Bozza:Paiva Couceiro: differenze tra le versioni
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Paiva Couceiro arrivò a [[Luanda]], in [[Africa Occidentale Portoghese|Angola]], il 1º settembre 1889 e fu immediatamente nominato comandante dello Squadrone di Cavalleria Irregolare nel villaggio di [[Humpata]]. Non rimase a lungo in questo avamposto: pare fosse insoddisfatto dei suoi subordinati, dei loro metodi e del basso livello di disciplina, ma riuscì comunque a impiegarli in una campagna per il recupero di bestiame rubato, evitando di ricorrere ai mercenari boeri locali, come era consuetudine. Nel gennaio 1890 si recò nel villaggio di Belmonte, nel Bié, impegnato in una missione che lo portò lungo il fiume [[Cuando]], fino a [[Kuito Kuanavale|Cuito]] e poi a Lialui, lungo lo [[Zambesi]] per negoziare con il capo della tribù Barotze. Per ottenere il riconoscimento della sovranità portoghese da parte del capo tribale, Couceiro portò con sé una tunica e una spada da colonnello, tessuti, oro, velluti, casse di vino [[Porto (vino)|Porto]] e armi. Tuttavia, il progetto fu annullato dal governatore coloniale dell’Angola. Ciò fu una conseguenza dell'[[ultimatum britannico del 1890]], che spazzò via ogni residua illusione imperiale portoghese di sovranità nell’Africa centro-meridionale, rendendo il viaggio pericoloso e inutile. Per dispetto, Couceiro abbandonò l’uso del cognome materno "Mitchell"<ref name=":0" />.
Tornato a Bié, si unì allo Squadrone di Cavalleria di [[Artur de Paiva]] per una spedizione punitiva volta ad arrestare il capo Dunduma (o N’Dunduma), che sei mesi prima gli aveva lanciato l’ultimatum. Artur Paiva portò con sé 300 indigeni, 70 mercenari [[boeri]], volontari portoghesi e un gruppo di ausiliari composto da [[Zulu]] e [[Damara]]. Dopo 30 giorni di attacchi, durante i quali Couceiro annotò che fu imposta la giustizia portoghese, i Barotze consegnarono il loro capo. Terminata l’operazione, gli fu affidata la sottomissione della regione di Caranganja e l’esplorazione dei giacimenti di sale lungo la sponda orientale del fiume Cuanza, da cui produsse dettagliati rapporti sulla spedizione. Al termine della campagna, tornò a Belmonte con la febbre e il 17 febbraio 1891 il [[Ministero della marina (disambigua)|Ministero della Marina]] revocò la sua missione, ordinandone il rientro a Lisbona. In segno di riconoscenza, gli abitanti della regione Belmonte-Cuito-Benguela gli donarono una replica tempestata di diamanti della sua onorificenza dell’Ordine della Torre e della Spada. Ricevuto a Lisbona, fu celebrato per le sue attività militari e per l’apertura dell’entroterra angolano, ricevendo il titolo di Grande Ufficiale dell’Ordine della Torre e della Spada il 29 maggio 1891<ref name=":0" />.
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Il 1° aprile 1902 Couceiro inviò una petizione "rispettosa" alla [[monarchia portoghese]], in cui denunciava l’imposizione di dazi doganali ai creditori dello Stato, raccomandava un bilancio equilibrato e proponeva riforme al sistema politico che rispettassero la [[nobiltà]] e le tradizioni del popolo portoghese. La sua lettera fu ampiamente pubblicata dalla stampa e sostenuta dai monarchici, consacrandolo come leader indiscusso degli "africanisti" — ex militari o funzionari coloniali portoghesi rientrati dal [[Africa|continente africano]]. Il celebre autore [[Rafael Bordalo Pinheiro]] gli dedicò il poema ''Paródia'', in forma di elogio. Poco dopo la petizione, scoppiò un nuovo scandalo: nel dicembre 1902, António Teixeira de Sousa, Ministro della Marina e delle Colonie nel governo Hintze Ribeiro, negoziò un contratto con Robert Williams (un discepolo di Cecil Rhodes) per la costruzione di una ferrovia che collegasse [[Lobito]] e [[Benguela]] in Angola, al confine con il [[Congo belga|Congo]]. Il cosiddetto Contratto Williams scandalizzò i nazionalisti portoghesi, che consideravano quei diritti esclusivamente portoghesi. Couceiro denunciò pubblicamente i ministri che avevano approvato l’accordo, definendoli traditori<ref name=":0" />.
Le sue dichiarazioni non gli procurarono simpatie; nonostante i legami con la famiglia reale, il 6 dicembre 1902 fu trasferito al ruolo di aiutante presso l’ispezione del servizio di artiglieria a [[Évora]]. Questa sorta di esilio imposto durò fino al novembre 1903, quando il leader progressista José Luciano de Castro lo trasferì al gruppo di batteria a
Alle elezioni generali del 12 febbraio 1905, quando divenne evidente che il re Carlo I intendeva sostenere le riforme governative promosse da João Franco, Paiva Couceiro e altri "africanisti" — tra cui Freire de Andrade, Aires de Ornelas, Ivens Ferraz e João Baptista Ferreira — decisero di candidarsi con il Partito Rigeneratore-Liberale. Il giornale di destra ''Almanach'' lo celebrò definendolo “nobile nella persona e di candore immacolato… [sufficiente perché i portoghesi] non perdessero mai fiducia nel futuro della razza”. Couceiro si candidò alle elezioni dell'anno successivo, il 19 agosto 1906, rappresentando il 15º distretto di Lisbona orientale, dove rimase in carica fino al 1907. In questi anni divenne membro di diverse commissioni parlamentari sulla guerra, sui territori d'oltremare e sull'amministrazione pubblica. Inizialmente si occupò di questioni legate alle colonie e all’ambito militare, ma progressivamente si oppose alla politica progressista e sostenne posizioni chiaramente antidemocratiche. In particolare, quando si parlava delle colonie — soprattutto dell’Angola — difendeva con fervore l’idea che l’impero coloniale fosse l’unica risorsa capace di rendere "grande" il piccolo Portogallo.
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=== Opposizione alla Repubblica ===
Il silenzio di Paiva Couceiro si ruppe nel luglio 1910, quando pubblicò un editoriale sul giornale ''O Correio da Manhã'', sostenuto da João Franco. In esso lanciava un appello per una [[controrivoluzione]] [[Conservatorismo|conservatrice]] volta a salvare dal declino la monarchia, guidata dal giovane re [[Manuele II del Portogallo|Manuele II]]. I suoi appelli non
=== Attacchi a Chaves (1911-1912) ===
[[File:Avô Henrique h.jpg|min|Paiva Couceiro in [[Galizia (Spagna)|Galizia]] nel 1912]]
In seguito alle elezioni dell'[[Assemblea costituente]] della [[Prima Repubblica (Portogallo)|Repubblica portoghese]] il 28 maggio 1911, Paiva Couceiro si dimise polemicamente
"''Consegno le mie dimissioni e lascio il Paese a fermentare cospirazione. Arrestatemi se lo desiderate.''"
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Questo atto segnò il suo distacco definitivo dalle istituzioni repubblicane e il passaggio a una fase apertamente cospirativa e [[Controrivoluzione|contro-rivoluzionaria]]. Comandò la prima incursione monarchica nel [[Nord (Portogallo)|Nord]], tra il 3 e il 4 ottobre 1911, dopo un anno esatto dalla fine della monarchia. Le sue truppe entrarono a Cova de Lua, Espinhosela e [[Vinhais]], dove fu issata la bandiera monarchica blu e bianca sulla balconata del municipio, e occuparono la città di [[Chaves (Portogallo)|Chaves]]. Tuttavia, tre giorni dopo, furono sconfitte dalle forze repubblicane e costrette a ritirarsi in [[Galizia (Spagna)|Galizia]], in territorio spagnolo.
Nei mesi successivi, Couceiro partecipò alle riunioni sulla questione dinastica tra il sovrano in esilio Manuele II, ultimo [[re del Portogallo]], e suo cugino, il principe [[Michele Gennaro di Braganza|Michele di Braganza]], pretendente miguelista. Il confronto culminò nel "Patto di [[Dover]]", il cui progetto fu redatto da Couceiro a [[Londra]] il 30 dicembre 1911.
A differenza della prima incursione, i preparativi per un secondo attacco monarchico furono ben riforniti e sostenuti, grazie anche all’aiuto non ufficiale della [[Restaurazione borbonica in Spagna|Spagna]], che temeva che le politiche radicali della neonata Repubblica portoghese potessero oltrepassare il confine, minacciando la [[monarchia spagnola]], anch'essa precaria. In totale, circa 450 uomini, tra civili e militari, si unirono alla rivolta monarchica, e si prevedeva che altri volontari e sostenitori si sarebbero aggiunti lungo il percorso. Quando le forze monarchiche raggiunsero Chaves, l’8 luglio 1912, si prevedeva che circa 700 uomini avrebbero preso la città per la monarchia. Tuttavia, l’incursione non ricevette il sostegno popolare che Paiva Couceiro si aspettava, venendo acclamata principalmente da sacerdoti pacifisti e nobili, che però non potevano sostenere il movimento militarmente. Quando le forze monarchiche entrarono nella città vera e propria, 150 volontari locali, con un breve addestramento, si erano organizzati per difendere la città in nome del regime repubblicano, mentre una compagnia di 100 soldati dell’[[Exército Português|esercito portoghese]] marciava verso Chaves. Sebbene le forze monarchiche fossero numericamente superiori, mancavano delle scorte e dell’equipaggiamento che i 100 soldati regolari possedevano. Alla fine dell’attacco, 30 monarchici furono uccisi e i restanti fuggirono in esilio o vennero arrestati. L’attacco monarchico a Chaves si rivelò un fallimento, ma dimostrò che i monarchici e il loro principale agitatore erano disposti a usare la forza militare<ref>Crónica da Vila Velha de Chaves, Júlio M. Machado, 3rd ed., 2006.</ref>.
=== La Monarchia del Nord (1919) ===
{{Vedi anche|Monarchia del Nord}}[[File:A Bandeira Monarquica no Porto.png|miniatura|La bandiera monarchica issata a [[Porto]] il 18 gennaio 1919]]
Nel 1915, tornato in Portogallo dopo il suo primo esilio, Paiva Couceiro fu invitato dal governo repubblicano, rappresentato da Araújo de Sá, Oliveira Jericote e un altro emissario, ad assumere di nuovo il ruolo di governatore dell’Angola. I rappresentanti si recarono presso la sua residenza a [[Oeiras (Portogallo)|Oeiras]]. Couceiro rifiutò di servire la Repubblica e si stabilì di nuovo in Spagna, dove iniziò a preparare un nuovo tentativo di restaurazione monarchica: il movimento che sarebbe passato alla storia come ''[[Monarchia del Nord|Monarquia do Norte]]''.
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=== Il conflitto con Salazar e gli ultimi anni ===
Con l'avvento al governo di [[António de Oliveira Salazar]] e l'instaurazione dell'[[Estado Novo (Portogallo)|Estado Novo]], il 16 settembre 1935 fu nuovamente esiliato per sei mesi, dopo aver criticato pubblicamente la politica coloniale del nuovo regime<ref>Maria Filomena Mónica (coordenadora), ''Dicionário Biográfico Parlamentar (1834-1910)'', volume I, pp. 898-899. Lisboa: Assembleia da República, 2004</ref>, ma tornò a Lisbona il 13 gennaio 1937<ref>{{Cita web|url=http://www.angelfire.com/pq/unica/ultramar_1937_paiva_couceiro_ultramar.htm|titolo=1937 - Paiva Couceiro, Carta a Oliveira Salazar|sito=www.angelfire.com|accesso=2025-10-26|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100831154621/http://www.angelfire.com/pq/unica/ultramar_1937_paiva_couceiro_ultramar.htm|dataarchivio=2010-08-31}}</ref>. Nello stesso anno, dopo aver ancora attaccato violentemente la politica coloniale di Salazar, in una famosa lettera del 31 ottobre 1937 indirizzata al [[Presidente del consiglio dei ministri|presidente del Consiglio]], fu arrestato dalla [[PIDE|PVDE]] e condannato di nuovo a due anni di esilio. Nonostante i suoi 76 anni, fu inviato in una colonia penale spagnola a [[Granadilla de Abona]],
Secondo fonti storiche, Paiva Couceiro considerava Salazar un usurpatore della causa monarchica e vedeva nel suo regime una "falsa" restaurazione dell’ordine, priva della legittimità dinastica e troppo legata al [[clericalismo]] e alla burocrazia. Lo storico Manuel R. Cordeiro lo ha definito esplicitamente come "un monarchico convinto, anti-repubblicano e anti-salazarista". Salazar era un cattolico conservatore, ma non monarchico, credeva in un regime repubblicano disciplinato sotto il controllo della Chiesa e dell’esercito<ref name=":1">https://www.avozdetrasosmontes.pt/paiva-couceiro-um-monarquico-convicto-anti-republicano-e-anti-salazarista/</ref> e non poteva ammettere una figura come un monarca con una legittimità storica superiore alla sua.
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