Pellicola fotografica: differenze tra le versioni

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[[ImmagineFile:Film size comparison-cut.jpg|thumbminiatura|right|250px|MedioPellicole eper piccolo formato(24x36) ae medio formato confronto(6x6)]]
La '''pellicola fotografica''' è il supporto di natura [[chimica]] per "memorizzare" le [[Immagine#Immagini ottiche|immagini ottiche]], utilizzato nelle [[fotocamera|fotocamere]] cosiddette ''analogiche'' (per distinzione da [[Fotocamera digitale|quelle digitali]]), dalla seconda metà del 1800 fino agli anni 2000, con la conversione al [[Sensore di immagini|sistema digitale]]. Nonostante un breve periodo di disuso, con l'utilizzo sempre più ampio della [[fotografia digitale]] iniziata negli [[anni 1990]], la pellicola fotografica è tornata ad essere usata da [[Artista|artisti]], [[Fotografo|fotografi]] [[Professionista|professionisti]] e [[Dilettante|dilettanti]], negli [[anni 2010]] e [[Anni 2020|2020]], in tutte le sue varianti, dal [[Piccolo formato|piccolo]] al [[grande formato]], [[Pellicola invertibile|invertibili]], [[Fotografia istantanea|istantanee]] e [[Negativo (fotografia)|negative]].
La '''pellicola fotografica''' è il supporto atto a conservare le immagini riprese a mezzo di una [[macchina fotografica]] analogica (''a pellicola'').
 
== Storia ==
È costruita a strati, il supporto di base è un sottile nastro di materiale [[Plastica|plastico]] (solitamente [[poliestere]] o [[triacetato]] di [[celluloide]]), a cui è sovrapposto uno strato ''antialone'' per evitare riflessi interni. Gli strati successivi contengono una [[emulsione]] di [[alogenuro d'argento]] con cristalli di grandezza variabile. Il materiale fotosensibile è legato con della [[gelatina]], realizzata da materiali organici animali, all'alogenuro, prodotto combinando il [[nitrato d'argento]] con sali di [[alogenuri alchilici]] ([[cloro]], [[bromo]] e [[iodio]]) variando la dimensione del cristallo. Nelle pellicole bianco e nero, è presente un solo strato di emulsione fotosensibile, mentre nelle pellicole colore sono necessari tre diversi strati sensibili alle diverse frequenze di luce visibile per formare l'immagine finale, utilizzando la sintesi cromatica sottrattiva. Questi strati sono disposti uno sopra l'altro e resi sensibili ai colori con delle molecole organiche chiamate ''sensibilizzatori spettrali''. Partendo dal basso, il primo strato è sensibile al rosso, il secondo al verde e il terzo al blu. Tra il verde e il blu è presente uno strato filtro di colorante giallo per evitare il passaggio del blu. L'emulsione può essere resa sensibile alla [[luce]] visibile, all'[[infrarosso]], all'[[ultravioletto]], ai [[raggi X]] o ai [[raggi gamma]].
{{Vedi anche|Storia della fotografia|Fotografia#Storia}}{{S sezione|fotografia}}
Le immagini latenti delle [[fotografia|fotografie]] erano inizialmente impressionate utilizzando supporti di [[rame]], [[vetro]] o [[metallo]] cosparsi di [[Soluzione (chimica)|soluzioni]] [[Fotosensibilità|fotosensibili]] dette [[Emulsione fotografica|emulsioni]] di [[nitrato d'argento]].
 
Nel [[1813]] Niépce iniziò a studiare i possibili perfezionamenti alle tecniche [[Litografia|litografiche]], interessandosi poi anche alla registrazione diretta di immagini sulla lastra litografica senza l'intervento dell'incisore. In collaborazione con il fratello Claude, Niépce cominciò a studiare la sensibilità alla luce del [[cloruro d'argento]] e nel [[1816]] ottenne la sua prima immagine fotografica (che ritraeva un angolo della sua stanza di lavoro) utilizzando un foglio di carta sensibilizzato, forse, con cloruro d'argento.
Quando la pellicola viene sottoposta ad una esposizione controllata di luce si imprime una immagine su di essa, chiamata ''immagine latente''. È necessario applicare alla pellicola i processi chimici di ''rivelazione'' (sviluppo) per creare una immagine stabile e insensibile ad ulteriori esposizioni alla luce, mediante i processi di [[sviluppo]] e [[fissaggio]].
 
Nel [[1871]], [[Richard Leach Maddox]] mise a punto una nuova [[emulsione]], preparata con [[bromuro di cadmio]], nitrato d'argento e gelatina. Il [[1888]] vide la nascita della [[Eastman Kodak|Kodak]] N.1 e della pellicola avvolgibile, sulla quale il materiale fotosensibile era cosparso su carta che nel [[1891]] fu sostituita con una pellicola di [[celluloide]] avvolta in rulli, la moderna pellicola fotografica.
==Classificazione e caratteristiche==
La pellicola fotografica può essere per [[Pellicola per negativi|negativi]] o [[pellicola invertibile|invertibile]]. La prima trasforma l'immagine latente in negativo, quindi viene [[stampa fotografica|stampata]] su carta fotografica per ottenere il positivo, mentre nella pellicola invertibile o diapositiva il processo di [[sviluppo fotografico|sviluppo]] trasforma l'immagine in positiva, da proiettare o stampare.
 
==Descrizione==
Altre caratteristiche delle pellicole sono la [[velocità della pellicola|sensibilità]], la [[granularità della pellicola|grana]], la [[latitudine di posa]], la [[risolvenza (fotografia)|risolvenza]] ed il [[contrasto]]. Le pellicole sono tarate per una particolare [[temperatura di colore]], normalmente per luce diurna. Per l'utilizzo con fonti luminose diverse dalla luce naturale sono disponibili pellicole per luce al [[tungsteno]] o al [[Neon]], oppure si possono utilizzare appositi [[Filtro (fotografia)|filtri fotografici]] per la conversione colore dominante.
Il supporto di base più comune è un sottile nastro di materiale naturale trasparente, triacetato di cellulosa o sintetico, cioè di poliestere a cui è sovrapposto uno strato ''antialone'' per evitare riflessi interni. Gli strati successivi consistono in un'[[emulsione]] di micro cristalli di [[alogenuro d'argento]] dispersi uniformemente in gelatina animale o in tempi più recenti in gelatina sintetica. La sensibilità alla luce è data dai cristalli di alogenuro, prodotto combinando il [[nitrato d'argento]] con sali di [[alogeni]] ([[cloro]], [[bromo]] e [[iodio]]) e può essere variata modificando le dimensioni dei cristalli.
 
Nelle pellicole bianco/nero è presente un solo strato di emulsione fotosensibile, mentre nelle pellicole a colori sono necessari tre diversi strati, sensibili alle diverse frequenze di luce visibile per formare l'immagine finale, utilizzando la sintesi cromatica sottrattiva.
===Trattamento spinto===
Questi strati sono disposti uno sopra l'altro e resi sensibili ai colori con delle molecole organiche chiamate ''sensibilizzatori spettrali''. Partendo dal basso, il primo strato è sensibile al rosso, il secondo al verde e il terzo al blu. Tra il verde e il blu è presente uno strato filtro di colorante giallo per evitare il passaggio del blu verso gli strati inferiori.
È possibile esporre una pellicola ad una sensibilità diversa da quella nominale, con una tecnica chiamata ''trattamento spinto'' (''push processing'' nella letteratura in inglese). Con il trattamento spinto si utilizza la pellicola ad una sensibilità superiore, ovvero una sottoespozione che in fase di sviluppo richiede un aumento del tempo di sviluppo (o della temperatura dei liquidi) per compensare la scarsa esposizione. Questo procedimento aumenta il contrasto e la grana. Viceversa, utilizzando il ''pull'', si sovraespone in ripresa con la conseguente riduzione del tempo di sviluppo. In questo caso il contrasto e la saturazione dei colori diminuiscono.
 
L'emulsione per usi fotografici è particolarmente tarata per la [[luce]] visibile, ma è anche sensibile all'[[infrarosso]], all'[[ultravioletto]], ai [[raggi X]] e ai [[raggi gamma]]. Per applicazioni scientifiche (fotografia notturna, [[Radiografia|radiografia e gammagrafia]], [[Dosimetro|film-badge]], ecc.) si producono pellicole tarate per lo specifico campo di applicazione.
===Pellicole istantanee===
Esistono in commercio pellicole che contengono i chimici necessari per lo sviluppo diretto all'interno dello stesso supporto. La prima pellicola di questo tipo è stata introdotta dalla [[Polaroid]] nel [[1948]] e permette di ottenere l'immagine positiva pochi minuti dopo l'esposizione.
 
Quando la pellicola viene sottoposta ad un'esposizione controllata di luce attraverso l'obiettivo di una fotocamera, si imprime su di essa un'immagine non visibile della scena ripresa (in pratica un'"attivazione" dei cristalli proporzionale al numero di fotoni ricevuti), chiamata ''immagine latente''.
===Difetto di reciprocità===
Il rapporto di reciprocità, definito come la relazione tra [[Diaframma (ottica)|diaframma]], [[tempo di esposizione]] e [[velocità della pellicola]], è sempre lineare tranne che nelle situazioni in cui il tempo di esposizione è particolarmente breve o molto lungo. Nelle pellicole bianco e nero gli elementi sensibili presenti sulla pellicola non reagiscono allo stesso modo e possono provocare una risposta alla luce insufficiente. Questo problema, chiamato '''difetto di reciprocità''', può essere corretto variando l'esposizione e compensando la risposta insufficiente.
 
È quindi necessario applicare alla pellicola trattamenti chimici in [[soluzione acquosa]], per ottenere la ''rivelazione'' di un'immagine visibile e insensibile ad ulteriori esposizioni alla luce, mediante i processi di [[sviluppo fotografico|sviluppo]] e [[fissaggio]].
Nelle pellicole a colori la risposta alla luce è diversa per ogni livello di materiale fotosensibile, quindi si incorre in ''dominanti di colore'' che possono essere corrette con l'utilizzo di appositi [[Filtro (fotografia)|filtri]].
Il problema si presenta anche nelle riprese con [[flash]], che portano, solitamente, a immagini con dominanza tendente al ciano.
Queste soluzioni vengono normalmente illustrate all'interno dei manuali tecnici delle pellicole. Ad esempio, una pellicola 50 [[ISO]], richiede una compensazione dell'esposizione quando si utilizza un tempo di 4 secondi o superiore. La compensazione necessaria nel caso di esposizione di 4 secondi è di 1/3, quindi la pellicola dovrà essere esposta per circa 4,3 secondi.
 
L'immagine rivelata è costituita da finissimo particolato di argento metallico (nel caso del B/N), ma con i toni chiaro/scuro invertiti; è formata invece da tre strati sovrapposti di coloranti complementari ai colori primari originali (nel caso del colore).
Questo difetto è importante nella [[astrofotografia|fotografia astronomica]], in quanto la necessità di lunghe esposizioni porta al limite la risposta della pellicola. Per aumentare la sensibilità della pellicola e rendere la risposta alla luce più lineare nel tempo, è possibile immergere la pellicola nel [[gas]] "[[forming gas]]" a 30/40°C sottovuoto, per diverse ore. Deve essere mantenuta sotto zero ed estratta, utilizzata e sviluppata in brevissimo tempo.
Per tale motivo in entrambi i casi la pellicola uscita dal trattamento chimico è definita ''[[Pellicola per negativi|negativa]].''
 
== Caratteristiche ==
==Formati==
{{Vedi anche|Formato (fotografia)}}
Le pellicole fotografiche sono solitamente avvolte in rullini a tenuta di luce, che contengono un numero variabile di fotogrammi, da 12 a 36. Per uso professionale, sono distribuiti rulli di dimensioni maggiori venduti a metri, da tagliare e inserire manualmente in rullini.
La pellicola fotografica esiste in due tipologie: [[Pellicola per negativi|negativa]] o [[Diapositiva|positiva]] (detta anche [[Materiale invertibile|invertibile]]). Dopo il trattamento, la prima restituisce un'immagine in negativo, quindi è necessario [[Stampa fotografica|stamparla]] su [[carta fotografica]] negativa per ottenere (dopo ulteriore sviluppo e fissaggio) un'immagine positiva, cioè avente le stesse tonalità caratteristiche della ripresa originale; al contrario, la pellicola per diapositive fornisce direttamente un'immagine positiva, che è possibile [[Proiettore di diapositive|proiettare]] come al [[Proiettore cinematografico|cinema]], oppure [[Stampa fotografica|stampare]] su carta fotografica invertibile, con una ''inversione'' (da cui il termine invertibile).
 
Entrambe le pellicole possono avere la caratteristica di fornire i [[Colore|colori]], oppure rappresentare le immagini in [[bianco e nero]]. Le pellicole a colori sono tarate per una determinata [[temperatura di colore]], normalmente per [[Luce solare|luce diurna]] (o fonti comparabili, come flash elettronici o flash a lampadine azzurrate). Per l'utilizzo con fonti luminose diverse dalla [[Spettro visibile|luce naturale]] si usano apposite pellicole tarate per [[Lampada a incandescenza|lampada al tungsteno]] o [[lampada fluorescente]]; alternativamente si utilizzano [[Filtro (fotografia)|filtri fotografici]] di conversione, per l'uso di un tipo di pellicola con diverso tipo di luce.
La classificazione per formato si basa sulla dimensione del fotogramma.
* 135 (conosciuto come [[35mm]], il piccolo formato)
* [[Advanced Photo System|APS]] (Advanced Photo System)
* 110 (13 x 17 mm, fuori produzione)
* 120/220 (56 × 56 mm, il medio formato)
 
Altre caratteristiche delle pellicole sono: [[velocità della pellicola|sensibilità]], [[Grana della pellicola|grana]] e/o [[Risoluzione (grafica)|risolvenza]], [[latitudine di posa]] e [[contrasto]].
Il supporto fotografico è distribuito anche in [[lastra fotografica|lastre]] per utilizzo singolo nelle fotocamere a [[banco ottico]] a grande formato.
 
== Trattamenti non standard ==
==Conservazione==
È possibile, entro certi limiti, esporre una pellicola a una sensibilità ''diversa'' da quella nominale. Con una tecnica chiamata ''trattamento spinto o "tiraggio"'' (''push processing'' in inglese), si espone la pellicola come se avesse una sensibilità superiore, ottenendo un'immagine sottoesposta, che in fase di sviluppo richiede un aumento del tempo e/o della temperatura del trattamento per compensarne la scarsa esposizione. Questo procedimento aumenta il contrasto e la grana, ma permette comunque di fotografare anche in condizioni precarie di luce in cui si sarebbe rinunciato a "scattare".
La conservazione delle pellicole non ancora esposte richiede temperature inferiori a 15°C per l'uso nel medio periodo, inferiori a 0°C per l'utilizzo nel lungo periodo. Questo evita il naturale degrado degli alogenuri che possono portare a dominanti cromatiche o variazioni della sensibilità. Per le pellicole esposte sono sufficienti temperature inferiori a 25°C per il medio periodo e inferiori a 10°C per il lungo periodo, sempre con umidità compresa tra il 30% e il 50%. È importante comunque sviluppare la pellicola il prima possibile, per evitare il decadimento degli alogenuri.
 
Viceversa, se si sovraespone deliberatamente la pellicola in ripresa, come se avesse una sensibilità inferiore, e si compensa poi la sovraesposizione riducendo il tempo dello sviluppo, si ottengono immagini ''"soft"'' caratterizzate da bassi contrasto e saturazione dei colori. È una tecnica utilizzata spesso per ritratti e nudi femminili o per particolari paesaggi, al fine di conferire un aspetto ''"pittorico"'' alla foto.
==Storia==
Le fotografie erano inizialmente catturate utilizzando supporti di [[rame]], [[vetro]] o metallo cosparso di [[Soluzione (chimica)|soluzioni]] di [[nitrato d'argento]].
Nel [[1871]] [[Richard Leach Maddox]] mise a punto una nuova [[emulsione]], preparata con [[bromuro di cadmio]], nitrato d'argento e gelatina. Il [[1888]] vide la nascita della [[Kodak]] N.1 e della pellicola avvolgibile, sulla quale il materiale fotosensibile era cosparso su carta che nel [[1891]] venne sostituita con una pellicola di celluloide avvolta in rulli, la moderna pellicola fotografica.
 
== Rulli e confezioni ==
==Produttori==
Le pellicole fotografiche sono commercializzate in apposite confezioni a tenuta di luce.
 
Per le pellicole piane:
 
* scatole contenenti pellicole di [[grande formato]] per uso professionale, da caricare nei telai porta pellicola delle fotocamere da studio una alla volta in [[Camera oscura (sviluppo fotografico)|camera oscura]];
* caricatori contenenti più pellicole sovrapposte di [[medio formato]] (''film pack''), da inserire direttamente nella fotocamera anche in piena luce (ad es. [[Polaroid Corporation|Polaroid]]).
 
Le pellicole piane per utilizzo nelle fotocamere a [[banco ottico]] sono anche chiamate [[Lastra fotografica|lastre]], con riferimento agli albori della fotografia, in cui il supporto dello strato fotosensibile era una lastra di metallo o di vetro.
 
Per le pellicole a nastro o "in striscia":
 
* cassette contenenti due bobine (cedente e ricevente) di facile inserimento ed estrazione dalla fotocamera, pensate per l'utenza popolare meno esperta (ad es. 110, 126.);
* cartucce contenenti la sola bobina piena, destinate (almeno fino all'avvento delle fotocamere super-automatiche), ad un'utenza in grado di "caricare e scaricare" correttamente la pellicola (ad es. rullini 135);
* rullini contenenti la pellicola in spire strettamente avvolte, con carta di protezione al retro per tutta la lunghezza (ad es. 120) o anche soltanto la protezione di un nastro leader, formante le spire più esterne (ad es. 220). Più critici da manipolare e destinati prevalentemente a professionisti ed utenti esperti, in possesso di fotocamere "medio formato".
 
Le pellicole in striscia possono essere prive di perforazioni (l'avanzamento e il corretto distanziamento dei fotogrammi è affidato ai meccanismi della fotocamera), oppure dotate di una singola perforazione per fotogramma (foro di registro per il corretto distanziamento), con trascinamento a cura della bobina ricevente.
[[File:135 film perforations.jpg|miniatura]]
La pellicola 35 mm di derivazione [[Pellicola cinematografica|cinematografica]], dispone invece di ben 16 perforazioni totali (8+8) per fotogramma, in cui si inseriscono i denti del rullo della fotocamera, che effettua il trascinamento e il distanziamento, con una presa sia superiore che inferiore della striscia.
 
La pellicola 35 mm si può anche acquistare a metraggio in barattoli metallici, realizzando un discreto risparmio, ma è considerata una pratica limitata agli esperti più attrezzati, in quanto necessita di una camera oscura o di una certa abilità manuale per le operazioni di taglio della pellicola e di inserimento nelle cartucce 135. Pratica più frequente tra i dilettanti e poco diffusa tra i professionisti, per i quali l'affidabilità del lavoro è preponderante rispetto al risparmio conseguibile.
 
La conservazione delle pellicole non esposte richiede temperature inferiori a {{M|15|ul=°C}} per l'uso nel medio periodo, inferiori a 0 °C per l'utilizzo nel lungo periodo, al fine da evitare il naturale degrado degli alogenuri che portano a dominanti cromatiche o variazioni della sensibilità. Per le pellicole esposte sono invece sufficienti temperature inferiori a 25 °C per il medio periodo e inferiori a 10 °C per il lungo periodo, sempre con umidità compresa tra il 30% e il 50%.
 
== Pellicole istantanee ==
{{Vedi anche|Foto istantanea}}
A partire dal 1948 la [[Polaroid Corporation]] commercializzò un sistema (fotocamere e pellicole "abbinate") che permetteva di ottenere un'immagine positiva in B/N entro qualche minuto dall'esposizione. Tale sistema forniva immagini singole di piccolo formato quadrato, grazie a un film-pack che conteneva per ciascuno "scatto" sia la pellicola negativa che la carta destinata a divenire il positivo, e una fialetta di stagnola con i reagenti chimici di sviluppo e trasferimento a contatto d'immagine. Tirando manualmente una linguetta sporgente, il negativo e il positivo uscivano dalla fotocamera accoppiati in un sandwich, la cui "farcitura" erano i reagenti chimici sparsi dalla fialetta schiacciata. Infine, separando gli elementi del sandwich, si otteneva il positivo (unico) e un negativo da gettare perché non riutilizzabile.
 
Negli [[Anni 1960|anni sessanta]] la Polaroid introdusse un film-pack a colori basato sullo stesso sistema, e poi nel 1972 l'innovativo sistema [[Polaroid SX-70|SX-70]], basato su una fotocamera automatica [[Single-lens reflex|SLR]] ripiegabile e una nuova pellicola a colori in cui negativo, positivo e reagenti erano tutti contenuti nella copia che veniva espulsa automaticamente dalla fotocamera subito dopo lo "scatto" e consentiva di assistere alla comparsa dell'immagine. Sul finire degli [[anni 1970|anni settanta]] entrarono in campo anche [[Fujifilm|Fuji]] e [[Kodak]]; quest'ultima in particolare introdusse il sistema [[Kodak Instant]] basato su fotocamere e pellicole proprietarie che fornivano immagini rettangolari anziché quadrate. Polaroid tuttavia ravvisò alcune violazioni di brevetto da parte della Kodak e la citò in giudizio. Dopo aver perso la battaglia dei brevetti, Kodak abbandonò il business Instant nel gennaio 1986. Oggi pellicole istantanee sono prodotte da [[Impossible Project]] (su specifiche Polaroid) e da [[Fujifilm|Fuji]] per il proprio sistema.
 
== Difetto di reciprocità ==
Il difetto di reciprocità (noto anche come “effetto Schwarzschild” in omaggio all'[[Astrofisica|astrofisico]] [[Karl Schwarzschild]] che per primo lo descrisse), consiste in una deviazione dal corretto [[rapporto di reciprocità]] di una pellicola fotografica.
 
Il rapporto di reciprocità, definito come la relazione tra [[Diaframma (ottica)|diaframma]] e [[tempo di esposizione]] per una data [[velocità della pellicola]], è lineare tranne che nelle situazioni in cui il tempo di esposizione è particolarmente breve o lungo. In tali situazioni, gli elementi sensibili presenti sulla pellicola non reagiscono allo stesso modo e possono provocare una risposta alla luce insufficiente (sottoesposizione). Questo problema, chiamato difetto di reciprocità, può essere corretto per una pellicola bianco/nero aumentandone l'esposizione.
 
Nelle pellicole a colori la risposta alla luce è diversa per ogni strato del materiale fotosensibile, quindi oltre alla sottoesposizione si incorre in ''dominanti di colore,'' che si possono correggere con l'utilizzo di appositi [[Filtro (fotografia)|filtri]]. Il problema è presente anche nelle riprese con [[Flash fotografico|flash]] (il lampo dura in genere molto meno di un millesimo di secondo), che possono presentare immagini con dominante tendente al [[ciano]].
 
Queste problematiche e la loro soluzione sono illustrate all'interno dei manuali tecnici delle pellicole. Ad esempio, una pellicola 50 [[Velocità della pellicola|ISO]], richiede una compensazione dell'esposizione quando si utilizza un tempo di 4 secondi o superiore. La compensazione necessaria nel caso di esposizione di 4 secondi è di 1/3, quindi la pellicola deve essere esposta per circa 5,2 secondi.
 
La gestione del difetto di reciprocità è importante nella [[astrofotografia|fotografia astronomica]], in cui la necessità di lunghe esposizioni porta al limite la risposta della pellicola. Per aumentare la sensibilità della pellicola e renderne la risposta alla luce più lineare, è possibile immergerla in un "[[forming gas]]" a {{M|30|/|40|ul=°C}} sottovuoto, per diverse ore. Deve poi essere conservata a temperatura inferiore a 0 °C ed estratta, utilizzata e sviluppata in brevissimo tempo.
 
[[File:Soviet photographic film 2, Rostov-on-Don, Russia.jpg|thumb|280px]]
== Produttori ==
I principali produttori di pellicole fotografiche sono:
* [[Agfa|Agfa Photo]]
* [[Kodak]] Alaris
* [[Fujifilm]]
* [[Ilford Photo|Ilford]]
* [[Ferrania Technologies|Ferrania]] (Produzione definitivamente interrotta nel 2009)<ref>{{Cita news|url=http://www.savonanews.it/it/2008/07/31/leggi-notizia/articolo/cairo-crisi-ferrania-chiude-un039altra-azienda.html|titolo=Cairo: crisi Ferrania, chiude un&#039;altra azienda|pubblicazione=Savonanews.it|data=31 luglio 2008|accesso=9 ottobre 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20171009200656/http://www.savonanews.it/it/2008/07/31/leggi-notizia/articolo/cairo-crisi-ferrania-chiude-un039altra-azienda.html|dataarchivio=9 ottobre 2017|urlmorto=sì}}</ref>
* [[Ferrania]]
* [[Foma]]
* [[Efke Fotokemika]] (Produzione definitivamente interrotta nel 2012)
* [[Berrger]]
* [[Rollei]]
* [[3M|Scotch 3M]] (Nome commerciale delle pellicole Ferrania dal 1964 al 1999)
* [[FILM Ferrania|Film Ferrania]]
 
==Voci correlateNote ==
<references />
 
== Voci correlate ==
* [[Chimigramma]]
* [[Grana della pellicola]]
* [[Maschera nei negativi a colori]]
* [[Lastra fotografica]]
* [[Pellicola per negativi]]
* [[Formato margherita]]
* [[C41|Processo C-41]]
* [[Pellicole fotografiche non più in produzione]]
* [[Conservazione e restauro della pellicola]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|wikt_etichetta=film|wikt=film}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{en}}cita [web|http://science.howstuffworks.com/film.htm |How Photographic Film Works]|lingua=en}}
* [{{cita web | 1 = http://www.internetcamera.it/corsi/cbf/capXI-Le_pellicole.asp | 2 = Internet Camera: Corso base di fotografia] | urlmorto = sì | accesso = 11 gennaio 2006 | dataarchivio = 28 agosto 2011 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20110828104452/http://www.internetcamera.it/corsi/cbf/capXI-Le_pellicole.asp }}
* [{{cita web|http://digilander.libero.it/MAZZLU/pellic.htm |Ipersensibilizzazione nella fotografia astronomica]}}
 
{{Sviluppo e stampa fotografici}}
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