Utente:Trabalza2/Sandbox: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
fix da Speciale:LintErrors |
|||
(20 versioni intermedie di 2 utenti non mostrate) | |||
Riga 4:
{{Museo
|NomeMuseo= Museo civico di Bevagna
|Stato = ITA
|Indirizzo= Corso Matteotti, 70, Bevagna (Pg)
|Tipologia= [[Arte]]
|Immagine=
|Didascalia=
|Larghezza=
|Telefono= 0742360031
|Fax=
|e-mail=
Riga 58 ⟶ 59:
===Storia delle collezioni===
[[File:Una sala del Museo di Bevagna.JPG|thumb|
Il Museo di Bevagna è costituito da una pinacoteca e da una raccolta archeologica.
Riga 64 ⟶ 65:
La raccolta archeologica nel [[1838]] fu sistemata lungo la scalinata di [[Palazzo Lepri]], allora sede del Municipio. Essa comprende la collezione raccolta dal [[1787]] dall’[[Abate Fabio Alberti]], studioso mevanate, della quale sono da segnalare alcuni frammenti di sculture colossali (braccia, gamba, piede,forse pertinenti ad una stessa statua).
== Percorso espositivo ==
Riga 124 ⟶ 123:
Ai lati, al di sotto di uno scudo che presenta l'arme dei Ciccoli e accanto a quella dei Sermattei di Assisi, si trovano i due cartigli con le seguenti iscrizioni in corsivo.
*A sinistra: ''Unica neptis erat prudens pulcherrima, sola haec / Mira suae aetatis corpore et ingenio / Sic dulcis sic chara mihi ut mihi sola senectae / Dulce haec solamen presidiumque foret / Nata decem menses binos compleverat annos, / vivebatque decem quatuor atque Dies / Tunc mors sic neptem invidit mihi saeva quae ausit / Proh Dolor, inferre huic febre furente necem.''
Traduzione:
*A destra: ''Non Victrix Mors saeva mei solaminis unquam / Mors in nepte fuit gloria nulla tibi, / Spiritus aeternis, ut cernis, sed, Orbe hoc / utque vides longum sic mea Neptis erit. / Sic ego te in vita consolor imagine neptis, / nepte duce et spero sede perenne frui''.
Traduzione:
Dalle due iscrizioni si deduce quindi che alla base della commissione ci sia il grande dolore per la morte della nipote e un senso di impotenza da parte del Dottor Gisberto Ciccoli, noto medico e lettore di medicina nello studio di Perugia per non averla potuta salvare.
Riga 148:
===San Giuseppe e Sant’Antonio da Padova===
[[File:S.Giuseppe.tif|left|100px|thumb|San Giuseppe]]
[[File:S.Antonio da Padova.tif|right|100px|thumb|
Le due tavole dipinte ad olio da [[Andrea Camassei]], provengono dalla Chiesa Bevanate di [[San Domenico]] e Giacomo <ref>Pinacoteca Comunale di Bevagna, Catalogo regionale dei beni culturali dell'Umbria, a cura di F.F.Mancini, Electa Editori Umbri Associati, Città di Castello,1999 p.37</ref>. Facevano forse parte di un trittico di cui sono rimasti solo i due comparti con Sant' Antonio e San Giuseppe.
La modesta qualità pittorica e le rigide ed acerbe fattezze dei due santi, evidenziano l'appartenenza alla primissima fase di attività artistica del Camassei, prima del 1625 quando affrescò la cappella Spetia e prima della partenza per [[Roma]]<ref>Pinacoteca Comunale di Bevagna, Catalogo regionale dei beni culturali dell'Umbria, a cura di F.F.Mancini, Electa Editori Umbri Associati, Città di Castello,1999 p.37</ref>. Il primo soggiorno romano documentato al [[1626]], metterà l’artista a diretto contatto con la cultura classicista e lo porterà all’incontro decisivo con il [[Domenichino]], il cui influsso sarà poi dominante.
Riga 161:
E' un'opera realizzata ad [[olio su tela]] di dimensioni 152 x 113 cm. Ritenuto in passato di [[scuola veneta]], il dipinto fu poi attribuito a [[Corrado Giaquinto]]<ref>Pinacoteca Comunale di Bevagna, Catalogo regionale dei beni culturali dell'Umbria, a cura di F.F.Mancini, Electa Editori Umbri Associati, Città di Castello,1999 p.55</ref>. Appartiene quasi certamente alla maturità del maestro, che forse lo realizzò intorno al [[1750]], alla vigilia della partenza per la [[Spagna]]<ref>Pinacoteca Comunale di Bevagna, Catalogo regionale dei beni culturali dell'Umbria, a cura di F.F.Mancini, Electa Editori Umbri Associati, Città di Castello,1999 p.55</ref>.
Si ignora la provenienza della tela, probabilmente realizzata per qualche nobiluomo o prelato di Bevagna (e non per una chiesa o per il Palazzo Comunale).Bruno Toscano sostiene che l'opera fu commissionata in ambito locale successivamente alla realizzazione di una grande pala raffigurante San Francesco in estasi e l'Immacolata Concezione per l'altare maggiore della chiesa dei Cappuccini a Foligno, che suscitò molto interesse nel territorio<ref>Pinacoteca Comunale di Bevagna, Catalogo regionale dei beni culturali dell'Umbria, a cura di F.F.Mancini, Electa Editori Umbri Associati, Città di Castello,1999 p.56</ref>.
Prima del restauro del 1970, il quadro era in pessime condizioni di lettura: era sporco e appannato e dubbia era la sua attribuzione. Il restauro ha restituito all’opera la luminosità originaria e ha tolto ogni dubbio sull’artista che l’ha eseguita: Corrado Giaquinto, considerato tra i più grandi pittori del [[Rococò]] internazionale dopo [[Tiepolo]] (tra i due artisti non corse mai buon sangue).
L’attribuzione non è stata semplice: il dipinto era fortemente malridotto e si pensò a lungo che si trattasse di una copia (tanto più che esiste un’altra versione pressoché identica a questa di [[Bevagna
Non si hanno notizie del dipinto prima che esso entrasse a far parte della collezione civica. Sembrerebbe quasi senza storia: si ignora la sua provenienza (collezione privata bevanate o piccola cappella gentilizia?). Le dimensioni della tela, comunque, la vorrebbero più proveniente dall’altare di una piccola cappella.
Tutti i personaggi che vi figurano, dalla [[Madonna]] col Bambino ai tre [[Magi]] a [[San Giuseppe]] al guerriero, corrispondono ai tipi cari all’artista.
Riga 175:
Giaquinto è infatti un pittore di grandi pale d’altare e di grandi decorazioni. Si afferma soprattutto come grande decoratore internazionale.
===
[[File:Sacrificio di Vitellio 1.jpg|left|350px|thumb|Sacrificio di Vitellio di Francesco Providoni]]Il dipinto eseguito ad [[olio su tela]], fu realizzato da [[Francesco Providoni]] nella seconda metà del [[XVII secolo]]. Si tratta dell'unica opera profana nota di questo pittore<ref>Pinacoteca Comunale di Bevagna, Catalogo regionale dei beni culturali dell'Umbria, a cura di F.F.Mancini, Electa Editori Umbri Associati, Città di Castello,1999 p.52</ref>.
Il quadro è inserito in una antica cornice di legno, verniciata in marrone e decorata con motivi vegetali dorati.
Il soggetto del dipinto è tratto dal racconto di [[Tacito]] presente nel terzo libro delle ''Historiae'', e riassunto sul plinto in basso a destra.
Vengono raffigurati i presagi negativi che colpirono l’imperatore [[Vitellio]] mentre parlava alle truppe, accampate presso Mevania (Bevagna),durante la guerra con [[Vespasiano]]:
"Infine, dopo insistenti pressioni dell’esercito stanziato a Mevania, con gran seguito di senatori, trascinati molti dall’ambizione, i più dalla paura, si recò all’accampamento pieno di incertezze e facile preda di malfidi consigli.
Mentre parlava all’esercito, si spiegò sopra di lui, raccapricciante prodigio, un volo di uccelli di malaugurio così fitto da oscurare in una nera nube la luce del sole. S’aggiunse un altro funesto presagio: un toro, scompigliando i preparativi del sacrificio fuggì dall’altare e fu sgozzato lontano, un modo per le vittime, non rituale. <ref> Historiae- III libro, Tacito (55-56)</ref>
L'episodio è ambientato entro una scenografia prospettica costituita da architetture classiche che evidenziano l'interesse dell'artista per soggetti architettonici e vedute.
== Note ==
|