Seconda battaglia di El Alamein: differenze tra le versioni

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{{conflitto
{{Progetto guerra collaborazione}}
|Tipo = Battaglia
{{Infobox conflitto
|Nome del conflitto = Seconda battaglia di El Alamein
|Tipo=Battaglia
|Parte_di = della [[campagna del Nordafrica]] della [[seconda guerra mondiale]]
|Nome del conflitto=Seconda battaglia di El Alamein
|Immagine = Sherman tanks of the Eighth Army move across the desert.jpg
|Parte_di=della [[campagna del Nordafrica]] della la [[seconda guerra mondiale]]
|Didascalia = Carri britannici [[M4 Sherman|Sherman]] avanzano nel deserto
|Immagine=Sherman tanks of the Eighth Army move across the desert.jpg
|Luogo = [[El Alamein]], [[Regno d'Egitto|Egitto]]
|Didascalia=Carri britannici [[M4 Sherman|Sherman]] avanzano nel deserto
|Data = 23 ottobre - 5 novembre [[1942]]
|Luogo=[[El Alamein]], [[Egitto]]
|Esito = Vittoria alleata
|Data=23 ottobre - 5 novembre [[1942]]
|Schieramento1 = {{DEU 1933-1945}}<br />{{ITA 1861-1946}}
|Esito=Decisiva vittoria alleata
|Schieramento2 = {{GBR}}
|Schieramento1={{DEU 1933-1945}}<br />{{ITA 1861-1946}}
|Schieramento2={{GBR Impero}}<br />
*{{AUS}}
*{{NZL}}
*{{IND 1858-1947}}
{{AUS}}<br/>
*{{ZAF 1928-1994}}
{{NZL}}<br/>
*{{CAN 1921-1957}}<ref>Partecipò alla battaglia con un Gruppo caccia</ref>
{{FRALibZAF 1928-1994}} <br />{{GRC 1822-1978}}
{{CAN 1921-1957}}<ref group="N">Partecipò alla battaglia con uno squadrone di caccia.</ref><br/>
|Comandante1={{bandiera|DEU 1933-1945}} [[Albert Kesselring]]<br /> {{bandiera|DEU 1933-1945}} [[Erwin Rommel]] <br/> {{bandiera|ITA 1861-1946}} [[Ugo Cavallero]] <br /> {{bandiera|ITA 1861-1946}} [[Ettore Bastico]]
{{bandiera|FRALib}} [[France libre|Francia libera]]<br />{{Bandiera|GRC 1822-1978}} [[Governo in esilio della Grecia|Grecia]]<br />{{USA 1912-1959}}<ref group="N">Limitatamente ai reparti aerei.</ref>
|Comandante2={{bandiera|GBR}} [[Harold Alexander]]<br />{{bandiera|GBR}} [[Bernard Montgomery]]
|Comandante1 = {{bandiera|DEU 1933-1945}} [[Albert Kesselring]]<br />[[Erwin Rommel]]<br />[[Georg Stumme]] †<br />{{bandiera|ITA 1861-1946}} [[Ugo Cavallero]]<br />[[Ettore Bastico]]
|Effettivi1=116.000 uomini<ref>{{cita|Buffetaut 1995|p. 95|harv=s}}.</ref> <br /> 547 carri armati<ref>249 tedeschi e 298 italiani. Quelli germanici erano così distribuiti: 31 [[Panzer II]], 85 [[Panzer III]], 88 [[Panzer III]], 388 [[Panzer IV]] e 7 carri del comando. Quelli italiani invece erano 278 [[Fiat]] [[M13/40]] e 20 carri leggeri. Ulteriori 23 carri armati tedeschi, che durante la battaglia erano in riparazione, non sono stati inseriti nel conteggio totale</ref>
|Comandante2 = {{bandiera|GBR}} [[Harold Alexander]]<br />[[Bernard Law Montgomery]]
|Effettivi2=195.000 uomini<ref>{{cita libro|cognome=Playfair|nome=Ian Stanley|titolo=The Mediterranean and Middle East, Volume IV: The Destruction of the Axis Forces in Africa - History of the Second World War United Kingdom Military Series|isbn=1-84574-068-8|lingua=inglese|pagine=pag. 30}}</ref><br />1.029 carri armati<ref>{{cita libro|cognome=Playfair|nome=Ian Stanley|titolo=The Mediterranean and Middle East, Volume IV: The Destruction of the Axis Forces in Africa - History of the Second World War United Kingdom Military Series|isbn=1-84574-068-8|lingua=inglese|pagine=pag. 9}}</ref>
|Effettivi1 = ~ {{formatnum:100000}} uomini<br />547 carri armati<ref group="N">249 tedeschi e 298 italiani. Quelli germanici erano così distribuiti: 31 [[Panzer II]], 85 [[Panzer III]], 88 [[Panzer III]], 38 [[Panzer IV]] e 7 carri del comando. Quelli italiani invece erano 278 [[FIAT]]-[[Ansaldo]] [[M13/40]] e 20 carri leggeri. Ulteriori 23 carri armati tedeschi, che durante la battaglia erano in riparazione, non sono stati inseriti nel conteggio totale</ref><br />198 aerei
|Perdite1=30.543 tra morti, feriti, prigionieri e dispersi<ref name=Barr>{{cita|Barr 2005|p. 404|harv=s}}.</ref><br />circa 500 carri armati<ref>La sera del 2 novembre le forze dell'Asse disponevano ancora di 32 carri tedeschi e 155 italiani. I restanti mezzi corazzati italiani furono abbandonati al termine della battaglia e catturati dalla 7ª Divisione corazzata britannica</ref><br />84 aerei<ref>64 tedeschi e 20 italiani</ref><br/>
|Effettivi2 = ~ {{formatnum:200000}} uomini<br />~ {{formatnum:1000}} carri armati<br />~ {{formatnum:1000}} aerei
Secondo altre stime: <br/> 10.000 morti <br /> 15.000 feriti <br /> 34.000 prigionieri<ref name="ReferenceA">{{cita|Krieg 1969|p. 217|harv=s}}.</ref><br /> ~ 450 carri armati e un migliaio di cannoni
|Perdite1 = {{formatnum:10000}} morti<br />{{formatnum:15000}} feriti<br />{{formatnum:34000}} prigionieri<ref name="ReferenceA">{{cita|Krieg 1969|p. 217}}.</ref><br />~ 450 carri armati e un migliaio di cannoni<br />'''Secondo altre stime''':<br />{{formatnum:30543}} tra morti, feriti, prigionieri e dispersi<ref name=Barr>{{cita|Barr 2005|p. 404}}.</ref><br />circa 500 carri armati<ref group="N">La sera del 2 novembre le forze dell'Asse disponevano ancora di 32 carri tedeschi e 155 italiani. I restanti mezzi corazzati italiani furono abbandonati al termine della battaglia e catturati dalla 7ª Divisione corazzata britannica</ref><br />84 aerei<ref group="N">64 tedeschi e 20 italiani</ref>
|Perdite2=13.560 tra morti, feriti e dispersi<ref>2.350 morti, 8.950 feriti e 2.260 dispersi. I britannici ebbero il 58% delle perdite, gli australiani il 22%, i neozelandesi il 10%, i sudafricani il 6%, gli indiani l'1% e il resto degli Alleati il 3%</ref><br />tra i 332<ref name = Barr /> e i 500 carri armati;<br />97 aerei (77 britannici e 20 statunitensi)<ref>{{cita|Playfair, Molony, Flynn 2004|p. 78|harv=s}}.</ref>
|Perdite2 = {{formatnum:13560}} tra morti, feriti e dispersi<ref group="N">{{formatnum:2350}} morti, {{formatnum:8950}} feriti e {{formatnum:2260}} dispersi. I britannici ebbero il 58% delle perdite, gli australiani il 22%, i neozelandesi il 10%, i sudafricani il 6%, gli indiani l'1% e il resto degli Alleati il 3%</ref><br />tra i 332<ref name=Barr /> e i 500 carri armati<br />97 aerei (77 britannici e 20 statunitensi)<ref>{{cita|Playfair, Molony, Flynn 2004|p. 78}}.</ref>
}}
{{campagnabox Campagna del Nord Africa}}
La '''seconda battaglia di El Alamein''' (o '''terza battaglia di El Alamein''' nellaper terminologiaquegli ufficiale italiana,autori che indicachiamano invece come secondala [[battaglia di ElAlam AlameinHalfa]] laseconda [[Battagliabattaglia di AlamEl Halfa]]Alamein) vennefu combattuta tra il 23 ottobre e il 35 novembre [[1942]] durante la [[campagna del Nordafrica]] della [[seconda guerra mondiale]]. Lo scontro vide fronteggiarsi le forze dell'[[Potenze dell'Asse|Asse]] comandate dal dell'[[feldmaresciallo]]Deutsch-Italienische [[ErwinPanzerarmee|Armata Rommelcorazzata italo-tedesca]], giàcomandate bloccate nelladal [[prima battaglia di El Alameinfeldmaresciallo]], e il generale britannico [[BernardErwin Law Montgomery|Bernard MontgomeryRommel]], ale comando delll'[[Eighth Army (RegnoBritish UnitoArmy)|8ª armataArmata britannica]], fino ad allora comandata daldel generale [[NeilBernard Ritchie]]Law e, dopo il suo esonero, direttamente dal comandante in capo dello scacchiere del Medio Oriente generale [[Claude AuchinleckMontgomery]].
 
La battaglia ebbe inizio con l'offensiva generale britannica ([[nome in codice]]: ''Operation Lightfoot'') e continuò per alcuni giorni con intensi combattimenti dall'esito alterno e pesanti perdite per entrambe le parti. L'Armata corazzata italo-tedesca del feldmaresciallo Rommel fu infine costretta a ripiegare con i pochissimi mezzi rimasti, di fronte alla netta superiorità numerica e materiale britannica. Interi reparti dell'Asse, soprattutto italiani, furono costretti alla resa perché sprovvisti di veicoli adeguati. Il ripiegamento venne inoltre ritardato dagli ordini di [[Adolf Hitler]] che imponevano una resistenza estrema sul posto, nonostante il parere contrario del feldmaresciallo Rommel. I soldati italiani tennero la posizione e la difesero fino all'ultimo mentre i tedeschi si ritirarono.
Il successo britannico in questa battaglia segnò il punto di svolta nella campagna del Nordafrica, che si concluderà nel maggio [[1943]] con la resa delle forze dell'Asse in [[Tunisia]].
 
La vittoria britannica in questa battaglia segnò il punto di svolta nella campagna del Nordafrica, che si concluse nel maggio 1943 con la resa definitiva delle forze dell'Asse in [[Tunisia]].
== La situazione ==
 
== Situazione generale ==
=== Sul campo ===
{{vedi anche|prima battaglia di El Alamein|battaglia di Alam Halfa}}
Nel luglio del 1942 l'Armata corazzata italo-tedesca (ACIT) comandata da Erwin Rommel, costituita dalla [[Afrika Korps|Panzerarmee Afrika]] tedesca (ridenominazione del ''Deutsches Afrika Korps'') e da due corpi d'armata italiani dei quali uno di fanteria ed uno meccanizzato, dopo la grande [[battaglia di al Gazala|vittoria di Gazala]] e aver costretto la guarnigione di [[Tobruk]] (forte di 33.000 uomini) alla capitolazione era penetrata profondamente in [[Egitto]], con l'obiettivo di troncare la vitale linea di rifornimenti britannica del [[canale di Suez]] ed occupare i campi petroliferi del [[Medio Oriente]]<ref name="GuerraDeserto">{{cita|Krieg 1969|pp. 43 e ss.|harv=s}}.</ref>.
Nel luglio del 1942 l'[[Deutsch-Italienische Panzerarmee|Armata corazzata italo-tedesca]] (ACIT) agli ordini del [[feldmaresciallo]] [[Erwin Rommel]], costituita dal [[Deutsches Afrikakorps]] e da due [[Corpo d'armata|corpi d'armata]] italiani, uno di fanteria e uno meccanizzato, dopo la [[battaglia di Ain el-Gazala|vittoria di Gazala]] e l'aver costretto la guarnigione anglo-australiana di [[Tobruch]] alla capitolazione, era penetrata profondamente in [[Regno d'Egitto|Egitto]] con l'obiettivo di troncare la vitale linea di rifornimenti britannica del [[canale di Suez]] ed occupare i campi petroliferi del [[Medio Oriente]]<ref name="GuerraDeserto">{{cita|Krieg 1969|pp. 43 e ss.}}</ref>.
 
In netta inferiorità numerica, indebolito da una catena di approvvigionamento troppo allungata, dalla mancanza di rinforzi e consapevole del massiccio afflusso di nuovi reparti e mezzi all'[[Eighth Army (British Army)|8ª armata britannica]], Rommel decise di colpire con rapidità prima che il rapporto degli effettivi divenisse ancor più svantaggioso; alle truppe si indirizzò con un proclama:
{{Citazione|Soldati dell'Armata corazzata d'Africa, dobbiamo ora annientare l'avversario. Noi non ci fermeremo prima di aver schiacciato le ultime unità dell'Ottava armata britannica. Nei prossimi giorni vi domanderò il grande sforzo finale.<ref>{{cita|Krieg 1969|p. 24}}.</ref>}}
 
L'Ottava armata ebbe il tempo di imbastire un'incompleta linea difensiva a [[El Alamein]] e, dopo una serie di scontri confusi e inconcludenti noti come [[prima battaglia di El Alamein]], l'attacco italo-tedesco sferrato il 30 agosto 1942 [[battaglia di Alam Halfa|presso Alam Halfa]] si risolse in uno scacco: impossibilitato a lanciare un'altra offensiva e in attesa dell'inevitabile contrattacco del nemico, Rommel preferì attestarsi e trincerare il proprio esercito<ref>{{cita|Ford 2009|pp. 10–11}}.</ref>.
In netta inferiorità numerica, indebolito da una catena di approvvigionamento troppo allungata e dalla mancanza di rinforzi, e consapevole del massiccio afflusso di nuovi reparti e mezzi britannici, Rommel decise di colpire mentre il rafforzamento delle truppe britanniche non era ancora completato, indirizzando alle truppe il seguente proclama: {{Citazione| Soldati dell'Armata corazzata d'Africa, dobbiamo ora annientare l'avversario. Noi non ci fermeremo prima di aver schiacciato le ultime unità dell'8ª armata britannica. Nei prossimi giorni vi domanderò il grande sforzo finale<ref>{{cita|Krieg 1969|p. 24|harv=s}}.</ref>.}} Ma l'attacco del 30 agosto [[1942]] ad [[battaglia di Alam Halfa|Alam Halfa]] fallì, e in attesa del contrattacco dell'Ottava Armata di Montgomery, l'[[Afrika Korps]] si trincerò.
 
Tra il 13 ede il 14 settembre, gli Alleati avevano tentatotentarono l'[[operazione Agreement]], volta a scompaginare il sistema di rifornimenti dell'Asse, che si era però risoltoconcluse in un clamoroso fallimento conaggravato da forti perdite per le forze alleate. Le forze alleate persero varie navi, tra cui l'incrociatore ''[[{{nave|HMS |Coventry (|D43)|Coventry]]''6}} ede i cacciacacciatorpediniere ''{{nave|HMS|Sikh''|F82|6}} e ''{{nave|HMS|Zulu''|F18|6}} della [[Classe Tribal (cacciatorpediniere 1936)|classe ''Tribal'']] a causa dell'efficace tiro delle [[Artiglieria costiera|batterie costiere italiane,]] e degli attacchi aerei sempre italiani<ref>{{cita web|url=http://www.naval-history.net/xDKCas1942-09SEP.htm|titolo=Casualty Lists of the Royal Navy and Dominion Navies, World War 2|accesso=23 dicembre 2010|editore=naval-history.net|lingua=en}} La lista delle perdite della Royal Navy per giorno ed operazione su Naval-history.net</ref>. Anche i reparti a terra furono contrastati e ridotti al silenzio dalle truppe presentirespinti, in particolare daidalla maròfanteria presentidi nellamarina basedi diguarnigione a TobrukTobruch.
 
=== Nei comandi ===
Le vicende sulanteriori campoe contemporanee alla battaglia furono condizionate pesantementesensibilmente dai rapporti all'internotra deigli ufficiali componenti i comandi sia dell'[[Potenze dell'Asse|Asse]], esia degli [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleati]].
 
==== Asse ====
[[File:Bundesarchiv Bild 146-1973-012-43, Erwin Rommel.jpg|thumb|left|upright|Il feldmaresciallo tedesco [[Erwin Rommel]].]]
Nell'Asse, esistevano pessimi rapporti tra Rommel ed il [[Comando Supremo Militare Italiano|Comando Supremo Italiano]], ed in particolare con i marescialli Cavallero, [[Capo di Stato Maggiore]] generale e [[Ettore Bastico]], governatore della [[Libia]] (da Rommel soprannominato "Bombastico")<ref>{{Cita|Petacco 2001|p. 66|harv=s}}</ref> ai quali rimproverava inettitudine e scarsa volontà di avvicinarsi al fronte (in pratica vigliaccheria); per contro da questi a Rommel veniva addebitata una frequente incapacità di coordinarsi con le altre forze, alle quali attribuiva le colpe dei suoi insuccessi. A lungo infatti vennero attribuite agli italiani, ed in particolare a presunti traditori presenti nella [[Regia Marina]], le fughe di notizie che portarono a numerosi affondamenti nei convogli dei rifornimenti, che in realtà erano frutto delle intercettazioni di [[Ultra (crittografia)|Ultra]] sulle comunicazioni tra l'addetto militare tedesco a [[Roma]], generale Enno von Rintelen e l'[[Oberkommando der Wehrmacht|OKW]]<ref>{{Cita|Petacco 2001|p. 161|harv=s}}</ref>. Con [[Delease]], la delegazione del Comando Supremo in Africa Settentrionale, comandata dal generale [[Curio Barbasetti di Prun]], i rapporti erano distanti; in effetti l'unico italiano stimato da Rommel era il generale [[Enea Navarini]], che aveva sostituito il generale [[Gastone Gambara]] alla testa del XXI corpo d'armata fino a poco prima dell'avanzata verso El Alamein<ref>{{Cita|Petacco 2001|p. 88|harv=s}}</ref>.
 
Teoricamente il teatro di guerra era in mano agli italiani tramite il [[capo di stato maggiore]] generale [[Ugo Cavallero]] e il governatore della [[Libia italiana|Libia]] [[Ettore Bastico]], cui era stato dato il comando delle forze italo-tedesche in Africa settentrionale, ma nella pratica era Rommel che dirigeva la campagna<ref>{{cita|Ford 2009|p. 17}}.</ref>. Nello schieramento dell'Asse esistevano pessimi rapporti tra Rommel e il [[Superesercito|Comando supremo italiano]], soprattutto con Cavallero e Bastico<ref>{{Cita|Petacco 2001|p. 66}}.</ref> cui il generale tedesco rimproverava inettitudine e scarsa volontà di avvicinarsi al fronte, accusandoli in pratica di vigliaccheria. Per contro gli ufficiali italiani lo incolpavano della frequente incapacità di coordinarsi con le altre forze, sulle quali faceva ricadere le responsabilità di eventuali insuccessi: ad esempio, i tedeschi a lungo attribuirono agli italiani, in specie alla [[Regia Marina]] che si riteneva accogliesse presunti traditori, le fughe di notizie che provocavano la perdita di navi, equipaggiamenti, uomini e carburanti. In realtà il forte ed efficace contrasto britannico ai convogli provenienti dall'Italia era reso possibile da [[Ultra (crittografia)|Ultra]], l'insieme delle informazioni ricavate dalla decodifica delle comunicazioni tra l'addetto militare tedesco a [[Roma]], generale [[Enno von Rintelen]] e l'[[Oberkommando der Wehrmacht|alto comando]] della [[Wehrmacht]] a [[Berlino]]<ref name="Petacco_2001">{{Cita|Petacco 2001|p. 161}}.</ref>. I rapporti erano puramente formali anche con [[Delease]], la delegazione del Comando supremo in Africa settentrionale comandata dal generale [[Curio Barbasetti di Prun]]; in effetti l'unico alto ufficiale italiano per il quale Rommel aveva considerazione era il generale [[Enea Navarini]], che aveva sostituito il generale [[Gastone Gambara]] alla testa del XXI Corpo d'armata poco prima dell'avanzata verso El Alamein<ref>{{Cita|Petacco 2001|p. 88}}.</ref>. Tra i reparti italiani Rommel nutriva stima solo per la [[185ª Divisione paracadutisti "Folgore"]], poiché vantava un'elevata preparazione dovuta all'opera di istruttori tedeschi{{cn}}. Riguardo al resto delle grandi unità italiane, il feldmaresciallo Rommel in una lettera al generale del [[Oberkommando des Heeres|comando supremo dell'esercito]] [[Alfred Gause]] scrisse: "ciò di cui ho bisogno qui non sono altre divisioni italiane (e tanto meno della "Pistoia" che non ha nessuna esperienza di combattimento) bensì di soldati tedeschi e di equipaggiamenti tedeschi, condizione assoluta perché io possa sperare di lanciare la mia offensiva."<ref name="ReferenceB">{{cita|Irving 1978|p. 213}}.</ref>
Inoltre anche tra Rommel e [[Albert Kesselring|Kesselring]], comandante tedesco della [[Wehrmacht]] per il settore sud (''OKS – Oberkommando Süden''), esisteva un pessimo rapporto personale, in quanto Rommel riteneva che questi stesse usurpando le sue funzioni<ref name= PistaVolpe >{{cita|Irving 1978|p. 186|harv=s}}.</ref>. Quest'ultimo, invece, era preoccupato dello scarso controllo esercitato da Rommel durante la battaglia, come personalmente verificato durante un combattimento nei pressi di [[Ain el Gazala]], nel quale lo stesso Kesselring aveva temporaneamente sostituito il generale [[Ludwig Crüwell|Crüwell]] al comando dell<nowiki>'</nowiki>''Afrikakorps'', constatando come fosse impossibile raggiungere Rommel da parte delle unità impegnate per ottenere rapidamente ordini operativi<ref name= PistaVolpe />.
 
Esisteva inoltre una pessima relazione tra Rommel e il feldmaresciallo [[Albert Kesselring]], comandante della Wehrmacht per il settore sud (OKS – Oberkommando Süden), in quanto riteneva che questi stesse usurpando le sue funzioni<ref name=PistaVolpe >{{cita|Irving 1978|p. 186}}.</ref>. Il feldmaresciallo Kesselring era invece preoccupato dallo scarso controllo globale esercitato da Rommel durante i combattimenti, come aveva potuto verificare di persona nel corso di uno scontro nei pressi di [[Ain el-Gazala]]; egli stesso dovette anzi temporaneamente sostituire il generale [[Ludwig Crüwell]] che guidava l'Afrikakorps, constatando l'impossibilità di raggiungere Rommel da parte delle unità che necessitavano di pronti ordini operativi<ref name=PistaVolpe />.
 
==== Alleati ====
[[File:Bernard Law Montgomery.jpg|thumb|upright|Il feldmaresciallo [[Bernard Law Montgomery]] con il suo tipico basco.]]
 
Per quanto riguarda gli Alleati, Montgomery manteneva un rapporto distante con i suoi subordinati, dai quali non accettava neanche gli inviti a pranzo; a questo proposito, durante una visita ufficiale di Churchill, si ritirò nella sua roulotte a pasteggiare con un sandwich nonostante gli fosse stato riservato un posto alla tavolata. In particolare "Monty" aveva rapporti molto difficili con alcuni generali veterani delle campagne nel deserto come [[Herbert Lumsden|Lumsden]], Gatehouse e Ramsden, mentre favoriva altri ufficiali da lui richiamati dall'Inghilterra per assumere importanti comandi operativi nell'armata, come [[Brian Horrocks]], [[Miles Dempsey]] e [[Oliver Leese]].
Per quanto riguarda gli Alleati, Montgomery manteneva un rapporto distante con i suoi subordinati, dai quali non accettava neanche gli inviti a pranzo; a questo proposito, durante una visita ufficiale del primo ministro [[Winston Churchill]], si ritirò nella sua roulotte a pasteggiare con un sandwich nonostante gli fosse stato riservato un posto alla tavolata. In particolare "Monty" aveva rapporti molto difficili con alcuni generali veterani delle campagne nel deserto come [[Herbert Lumsden|Lumsden]], Gatehouse e Ramsden, mentre favoriva altri ufficiali da lui richiamati dal Regno Unito per assumere importanti comandi operativi nell'armata, come [[Brian Horrocks]], [[Miles Dempsey]] e [[Oliver Leese]].
 
Anche con Churchill esisteva un rapporto problematico, tanto che questi disse di lui «come generale, Montgomery è formidabile, come uomo, insopportabile»<ref>{{Cita|Petacco 2001|p.name="Petacco_2001" 161|harv=s}}</ref>. In seguito agli insuccessi riportati, la struttura di comando britannica nell'area del [[Medio Oriente]] era statostata rimaneggiata con l'esonero del generale [[Claude Auchinleck|Auchinleck]] e l'arrivo di [[Harold Alexander|Alexander]] come comandante supremo del teatro del Medio oriente; il comandante dell'VIII armata, generale [[Neil Ritchie]], era stato esonerato già dopo la caduta di TobrukTobruch eed era stato sostituito, durante la prima battaglia di El Alamein, direttamente da Auchinleck. Dopo la rimozione di questo generale, il comando dell'armata, inizialmente previsto per l'esperto generale [[William Gott]], era stato quindi assunto (dopo la morte il 7 agosto in un incidente aereo dello stesso Gott) il 15 agosto da Montgomery<ref>{{cita|Krieg 1969|pp. 64 e ss.|harv=s}}.</ref>.
 
Anche la situazione politica inglesebritannica era precaria, con la [[Camera dei comuni (Regno Unito)|Camera dei Comuni]] che il 25 luglio aveva votato una mozione di sfiducia verso il primo ministro [[Winston Churchill]], mentre i [[dominion]] britannici, in particolare [[Australia]] e [[Nuova Zelanda]], chiedevano conto di come le loro truppe venivano impiegate<ref>{{cita|Krieg 1969|p. 26|harv=s}}.</ref>. In alcuni casi i rapporti con i subordinati non inglesibritannici erano molto tesi, tanto che, dopo che le sue unità vennero sottoposte per errore ad un mitragliamento da parte della [[Royal Air Force|RAF]], il generale [[Daniel Hermanus Pienaar|Dan Pienaar]], [[Afrikaner|boero]] e comandante della [[1st Infantry Division (South African Army)|divisioneDivisione sudafricana]], scrisse a Montgomery:
 
{{Citazione|Questo pomeriggio i vostri aerei si sono accaniti contro di noi per ore ed ore, malgrado le nostre disperate segnalazioni. È una vergogna! Sappia, caro signore, che quarantadue anni or sono mio padre combatteva furiosamente nel Transvaal contro voialtri inglesi della malora, e che i sentimenti della mia famiglia non sono affatto cambiati. Posso capire perfettamente, nello stesso spirito, che il programma della RAF comprenda l'annientamento delle truppe sudafricane! Fatemi sapere dunque se Rommel è mio amico o mio nemico e se devo mettere in azione la mia contraerea contro di voi!<ref>{{Cita|Petacco 2001|p. 142|harv=s}}.</ref>}}
 
== Il terreno ==
[[File:Al alamayn map.png|thumb|Mappa della costa, riferita ada un periodo posteriore a quello della battaglia; si noti che la ferrovia non termina a El Alamein ma prosegue per Marsa Matruh ede oltre.]]
Il luogo della battaglia, [[El Alamein]], fu prescelto dagli inglesi per le caratteristiche naturali che si prestavano ottimamente ad una difesa. A circa 60&nbsp;km dalla costa, e dalla località posta sul mare, si trova la [[depressione di Qattara]], avvallamento con un diametro di circa 300&nbsp;km la cui profondità raggiunge diverse decine di metri dal livello del mare ed è impraticabile ai mezzi meccanici<ref>{{cita|Krieg 1969|p. 83|harv=s}}.</ref>. Questo eliminava la possibilità di azioni avvolgenti da parte dell'ACIT (Armata Corazzata Italo Tedesca). La località ospitava all'epoca una stazione della linea ferroviaria che collegava la costa fino a [[Marsa Matruh]] con [[Alessandria d'Egitto]], permettendo un agevole flusso di rifornimenti alle forze impegnate. Esistevano notevoli campi minati posati in precedenza e rinforzati nel periodo immediatamente precedente. A metà strada dalla costa si erge la cresta di Ruweisat che domina il deserto circostante ed è uno dei pochi rilievi naturali della zona, la qual cosa la rende punto cruciale per il controllo del campo di battaglia; infatti pesanti combattimenti si svolsero già durante la prima battaglia di El Alamein per il suo possesso. Auchinleck l'aveva resa uno dei fulcri del sistema difensivo inglese. Altri rilievi presenti sono la cresta di Miteriya e la collina Kidney. A sud, dove erano schierate in prima linea le divisioni Folgore e Pavia, al limite della depressione di Qattara, si trova la più piccola depressione di Munassib.
 
Il luogo della battaglia, [[El Alamein]], fu prescelto dai britannici per le caratteristiche naturali che si prestavano ottimamente alla difesa. A circa 60 chilometri dalla costa e dalla località si trova la [[depressione di Qattara]], avvallamento con un diametro di circa 300 chilometri, diverse decine di metri sotto il livello del mare e impraticabile ai mezzi meccanici a causa della sua sabbia morbidissima che impediva il transito anche ai cingolati;<ref>{{cita|Krieg 1969|p. 83}}.</ref> era inoltre caratterizzata da scoscesi pendii ai margini, ulteriore difficoltà per qualunque veicolo avesse tentato di attraversarla<ref name="ReferenceC">{{cita|Irving 1978|p. 239}}.</ref>: la particolare morfologia del terreno eliminava quindi la possibilità di azioni avvolgenti da parte delle truppe italo-tedesche.
== L'operazione ''Lightfoot'' ==
[[File:El Alamein 1942 - British infantry.jpg|thumb|left|24 ottobre 1942: truppe del ''Commonwealth'' britannico all'attacco tra la polvere del deserto.]]
Il 23 ottobre 1942, veniva ricevuto a Londra il seguente messaggio proveniente dal Cairo:
{{Citazione|23 ottobre 1942 - Comandante in capo Medio Oriente a Primo Ministro e Capo di Stato Maggiore imperiale. ZIP}}
La parola ZIP, del cui significato erano a conoscenza, nell'occasione, il solo Churchill ed [[Alan Brooke]], capo di stato maggiore imperiale, oltre al generale Alexander, era il nome in codice dell'inizio dell'offensiva britannica. Il nome ricordava onomatopeicamente il suono della cerniera lampo dei piloti quando veniva chiusa ed era stato scelto dallo stesso Churchill<ref>{{cita|Krieg 1969|pp. 151-153|harv=s}}.</ref>. La parola ZIP fu utilizzata allo stesso scopo anche in occasione di altre operazioni angloamericane<ref>In [[Winston Churchill]], ''La seconda guerra mondiale'', vol. 9 ''La campagna d'Italia'', Mondadori, Verona, 1970, p. 148, per esempio, si riferisce l'invio da parte del generale Alexander del "segnale «Zip»" a Churchill la sera dell'8 settembre 1943, per comunicare l'avvio delle operazioni per l'[[Operazione Avalanche]] (lo sbarco di Salerno), e si specifica in nota che si trattava del segnale inviato dai comandanti in campo per comunicare l'inizio di una operazione.</ref>.
Dopo sei settimane di continui rifornimenti di uomini e materiali l'8ª armata britannica era pronta a colpire; scattava l'[[operazione Lightfoot]]: 200.000 uomini e 1.000 carri armati (ma i numeri variano secondo le fonti) di modello recente, tra cui 270 [[M4 Sherman|Sherman]] americani, guidati da Montgomery si mossero contro i 100.000 uomini e circa 490 carri, 211 tedeschi (di cui 38 [[Panzer IV]] dell'[[Afrika Korps]]) e 279 italiani di tipo [[M13/40|M14/41]] e 35 [[semovente 75/18|semoventi 75/18]]<ref>{{cita|Montanari 2006|p. 706|harv=s}}.</ref> (ma il numero non basta a dire la superiorità schiacciante degli inglesi nelle forze corazzate: i 285 ''Sherman'' e i 246 ''[[M3 Lee/Grant|Grant]]'' che Montgomery aveva in linea potevano essere contrastati solo dai ''Panzer IV'' tedeschi, che erano 38; le armi controcarro italiane erano impotenti contro il 66% dei mezzi corazzati nemici, quasi tutti con corazze da 75 millimetri;)<ref>[[Giorgio Bocca]], ''Storia d'Italia nella guerra fascista 1940-1943'', Mondadori; pagina 433</ref> il tutto secondo il solo modo di combattere concepito e sempre perseguito da Montgomery: quello di una preparazione meticolosa di ogni operazione, dove la velocità veniva spesso sacrificata alla eliminazione dei rischi; in effetti, in quel momento gli Alleati avevano il domino dei cieli dovuto alla enorme differenza numerica di velivoli (1.000 caccia e bombardieri moderni, in rapporto di tre a uno rispetto all'Asse), alla vicinanza alle loro principali basi aeree egiziane e alla pressoché illimitata disponibilità di rifornimenti e carburante.
 
El Alamein ospitava all'epoca una stazione della linea ferroviaria che collegava la costa fino a [[Marsa Matruh]] con [[Alessandria d'Egitto]], permettendo un agevole flusso di rifornimenti all'armata britannica; i notevoli campi minati posati in precedenza erano stati poi rinforzati nel periodo di stasi. A metà strada dalla costa si erge la cresta di Ruweisat che domina il deserto circostante ed è uno dei pochi rilievi naturali della zona, rendendola un punto cruciale per il controllo del campo di battaglia: pesanti combattimenti si erano già svolti per il suo controllo nel corso della prima battaglia di El Alamein. Il generale Auchinleck l'aveva quindi trasformata in uno dei fulcri del sistema difensivo britannico. Altri rilievi presenti sono la cresta di Miteriya e la collina Kidney (''Kidney Ridge'' era la denominazione britannica di questo rilievo naturale). A sud, dove erano schierate in prima linea la 185ª Divisione paracadutisti "Folgore" e la [[17ª Divisione fanteria "Pavia"]], al limite della depressione di Qattara, si trova la più piccola depressione di Munassib.
[[File:Bundesarchiv Bild 146-2002-010-05A, Nordafrika, Rommel bei El Alamein.jpg|thumb|Rommel ad El Alamein]]
<!-- Didascalia della foto (da tradurre): Generalfeldmarschall Erwin Rommel trifft in El Alamein ein, wo die letzten Besprechungen vor dem Kampf mit dem Fliegerführer Afrika stattfinden. -->
Infatti, delle 6.000 tonnellate di carburante promesse il 18 agosto dal Comando Supremo italiano, in particolare dal [[Maresciallo d'Italia|maresciallo]] [[Ugo Cavallero|Cavallero]] per il giorno 30, data di inizio dell'attacco, non ne erano arrivate che 1.000<ref>{{cita|Irving 1978|p. 218}}.</ref> con buona parte di esso persa nel siluramento della petroliera ''Panuco'' (1.650 t), costretta al rientro a causa dei danni, e dell'affondamento di un'altra, la ''Sanandrea'' (con un carico di 2.411&nbsp;t di carburante)<ref name= GuerraDeserto123 >{{cita|Krieg 1969|p. 123|harv=s}}.</ref>. Secondo altre fonti questi dati potrebbero non essere esatti in quanto il 23 agosto 1942 arrivò a Tobruk la pirocisterna Alberto Fassio con 2749 tonnellate di carburante, e la stessa nave riesce ancora a raggiungere ancora Tobruk il 28 agosto 1942 con 2040 (per altra fonte 2635) tonnellate di carburante; ancora il 15 settembre 1942 la nave forzò il blocco britannico con altre 2265 tonnellate di benzina<ref>{{cita web |http://conlapelleappesaaunchiodo.blogspot.it/2013_10_01_archive.html | Con la pelle appesa a un chiodo - sito | 3 giugno 2014}}</ref>. Comunque, poiché a metà agosto le due divisioni corazzate tedesche (15. e 21. Panzer-Division) disponevano di riserve per soli 170 km di autonomia<ref>{{cita|Irving 1978|p. 218}}.</ref>, era evidente su queste basi un serio problema di rifornimenti che avrebbe comunque compromesso le capacità di manovra.
 
== Forze in campo ==
Anche la Luftwaffe venne meno all'impegno, preso con Rommel, di consegnare 500 tonnellate di carburante al giorno, e così, al 2 settembre, le truppe tedesche disponevano di una sola giornata di rifornimenti<ref name= GuerraDeserto123 />. Ma gli inglesi, che si avvalevano delle informazioni decrittate da [[Ultra (crittografia)|Ultra]] per conoscere i movimenti italiani, decrittando le comunicazioni tra l'ambasciata tedesca a Roma e l'[[Oberkommando der Wehrmacht|OKW]] a Berlino, affondarono il 27 ottobre la cisterna ''Proserpina'' e poco dopo il trasporto ''Tergestea''; più avanti sarebbe toccato alle cisterne ''Luisiano'' e ''Portofino'' (quest'ultima giunta a Bengasi con 2.200&nbsp;t di benzina ma affondata in porto da un bombardamento)<ref>{{cita|Irving 1978|p. 232|harv=s}}.</ref>. Questo rese la mobilità delle truppe italo-tedesche alla vigilia della battaglia assai limitata, di fatto inesistente in uno scenario come quello desertico. Non tutte le fonti concordano però con questa analisi; nell'opera ''Le operazioni in Africa Settentrionale Vol. III El Alamein'' (in bibliografia), edito dal Centro Studi dell'Esercito Italiano, le perdite dei convogli nel mese di ottobre vengono stimate al 20% per i rifornimenti e al 22% per il carburante, cosa che implica quindi come la sconfitta non possa essere attribuita del tutto alla mancanza di mobilità.
Dopo sei settimane di continui rifornimenti di uomini e materiali l'8ª armata al comando del generale Montgomery era pronta a colpire secondo il piano operativo previsto dall'operazione Lightfoot: circa {{formatnum:200000}} uomini e {{formatnum:1000}} carri armati (i numeri variano secondo le fonti<ref group="N">In: {{cita|Bauer 1971|vol. IV, pp. 228-229}} le forze britanniche vengono calcolate in 86 battaglioni di fanteria e {{formatnum:1348}} carri armati; in: {{Cita|Correlli 2001|p. 386}} si parla di {{formatnum:220000}} soldati e {{formatnum:1100}} carri armati; in {{cita|Oxford 2001|pp. 772 e 776}}, {{cita|Playfair, Molony, Flynn 2004|pp. 9 e 30}} e {{Cita|Irving 1978|p. 232}}, di {{formatnum:195000}} soldati e {{formatnum:1029}} carri armati; in {{cita|Ford 2009|p. 61}} di {{formatnum:195000}} soldati e {{formatnum:1038}} carri armati, oltre a 200 in riserva.</ref>) di modello recente, tra cui circa 250/300 [[M4 Sherman]]<ref group="N">Secondo {{Cita|Irving 1978|p. 232}} gli Sherman erano 270, per {{cita|Ford 2009|p. 61}} 252. Gli altri carri erano [[M3 Lee/Grant|M3 Grant]], [[Mk VI Crusader]], [[Mk IV Churchill]], [[M3/M5 Stuart|Stuart]], [[Mk III Valentine]] e [[Mk II Matilda]].</ref> di fornitura statunitense, si mossero contro i circa {{formatnum:100000}} uomini<ref group="N">{{formatnum:116000}} per {{cita|Buffetaut 1995|p. 95}}; {{formatnum:108000}} per {{cita|Montanelli, Cervi 2011|p. 197}} e {{formatnum:104000}} per {{cita|Ford 2009|p. 65}}.</ref> (di cui poco più di {{formatnum:29000}} tedeschi in condizioni di combattere sui {{formatnum:46000}} che avrebbero dovuto essere in organico<ref name="Irving_1978">{{Cita|Irving 1978|p. 232}}.</ref>) e circa 490 carri, dei quali 211 tedeschi (compresi 38 [[Panzer IV]]) e 279 italiani di tipo [[M14/41]], più 35 [[75/18 (semovente)|semoventi 75/18]]<ref>{{cita|Montanari 2006|p. 706}}.</ref> che, sebbene concepiti come artiglierie mobili, venivano usati in funzione anticarro con buoni risultati. La superiorità britannica nelle forze corazzate era tuttavia ancor più netta per la qualità del materiale: gli Sherman e gli [[M3 Lee/Grant|M3 Grant]] che Montgomery aveva in linea potevano essere contrastati solo dalla quarantina di Panzer IV e dagli altrettanti semoventi da 75/18, mentre le armi controcarro delle fanterie italo-tedesche erano impotenti contro il 66% dei mezzi corazzati alleati, quasi tutti con corazze frontali spesse {{M|75|u=mm}}<ref>Giorgio Bocca, ''Storia d'Italia nella guerra fascista 1940-1943'', Mondadori; p 433.</ref>. Anche i 554 cannoni controcarro alleati [[Ordnance QF 2 lb|da 2 libbre]] non erano molto efficaci contro i carri tedeschi, ma gli 849 pezzi [[Ordnance QF 6 lb|da 6 libbre]] erano molto più potenti e in grado di arrecare seri danni, così come i 52 cannoni medi e gli 832 [[Ordnance QF 25 lb|obici da 25 libbre]] che componevano l'artiglieria pesante<ref>{{cita|Ford 2009|pp. 23 e 61}}.</ref>. Al momento dell'inizio dell'operazione Lightfoot, inoltre, gli Alleati vantavano il dominio dei cieli grazie alla preponderanza numerica della [[Desert Air Force]] della RAF (un migliaio tra caccia e bombardieri moderni, in confronto ai 198 della [[Luftwaffe (Wehrmacht)|Luftwaffe]] e della [[5ª Squadra aerea]]<ref>{{cita|Molteni 2012|p. 258}}.</ref>), alla vicinanza delle principali basi aeree egiziane e alla pressoché illimitata disponibilità di rifornimenti e carburante.
 
[[File:El Alamein 1942 - British infantry.jpg|thumb|left|24 ottobre 1942: truppe del Commonwealth britannico all'attacco tra la polvere del deserto]]
Lo stato di salute di Rommel, già malato, peggiorò al punto di richiederne il ritorno in Germania, e il comando dell'Afrika Korps passò il 22 settembre al generale [[Georg Stumme]], un esperto di truppe corazzate; comunque, prima di rientrare, Rommel passò per Roma a riferire della precaria situazione delle truppe impegnate nel deserto, ma senza risultati di maggiore impegno; disse poi:
 
{{Citazione|Mi ripetevano continuamente «ve la caverete». La fiducia manifestata era lusinghiera, ma un rifornimento soddisfacente mi sarebbe servito di più<ref>{{cita|Krieg 1969|p. 143|harv=s}}.</ref>.
Sul fronte italo-tedesco infatti, delle {{formatnum:6000}} tonnellate di carburante promesse il 18 agosto dal Comando supremo italiano, in particolare dal [[maresciallo d'Italia]] [[Ugo Cavallero]] per il 30 ottobre, non ne erano arrivate che {{formatnum:1000}}<ref name="cita-Irving-1978-p218">{{cita|Irving 1978|p. 218}}.</ref>: il resto era andato perduto con l'affondamento della petroliera ''Sanandrea'' ({{formatnum:2411}} tonnellate di carburante) e il grave danneggiamento della ''Panuco'' ({{formatnum:1650}} tonnellate), costretta a rientrare in patria<ref name=GuerraDeserto123 >{{cita|Krieg 1969|p. 123}}.</ref>. Secondo altre fonti questi dati potrebbero non essere esatti in quanto il 23 agosto 1942 era arrivata a Tobruch la pirocisterna ''Alberto Fassio'' con {{formatnum:2749}} tonnellate di carburante; la stessa nave ripeteva senza incidenti il trasporto di combustibile a Tobruch il 28 agosto 1942 con {{formatnum:2040}} (per altra fonte {{formatnum:2635}}) tonnellate di carburante; ancora il 15 settembre la nave forzò il blocco britannico con {{formatnum:2265}} tonnellate di benzina<ref>{{cita web|url= https://conlapelleappesaaunchiodo.blogspot.it/2013_10_01_archive.html|titolo= Con la pelle appesa a un chiodo|accesso= 3 giugno 2014}}</ref>. Comunque, poiché a metà agosto le due divisioni corazzate tedesche (15. e 21. Panzer-Division) disponevano di riserve per soli 170 chilometri di autonomia<ref name="cita-Irving-1978-p218"/>, era evidente che permaneva un serio problema di rifornimenti che avrebbe compromesso le capacità di manovra.
}}
 
Anche la Luftwaffe venne meno all'impegno, preso con Rommel, di consegnare 500 tonnellate di carburante al giorno e così, al 2 settembre, le truppe tedesche disponevano di una sola giornata di rifornimenti<ref name=GuerraDeserto123 />. I britannici, che si avvalevano delle informazioni decrittate da [[Ultra (crittografia)|Ultra]] per conoscere i movimenti navali italiani, affondarono il 27 ottobre la cisterna ''Proserpina'' e poco dopo il trasporto ''Tergestea''; più avanti sarebbe toccato alle cisterne ''Luisiana'' e ''Portofino'' (quest'ultima giunta a Bengasi con {{formatnum:2200}} tonnellate di benzina ma affondata in porto da un bombardamento)<ref name="Irving_1978" />. Questo rese la mobilità delle truppe italo-tedesche alla vigilia della battaglia assai limitata, di fatto inesistente in uno scenario come quello desertico.
Lo stato di salute di Rommel, già malato, peggiorò al punto di richiederne il ritorno in Germania, e il comando dell'Afrikakorps passò il 22 settembre al generale [[Georg Stumme]], un esperto di truppe corazzate; comunque, prima di rientrare, Rommel passò per Roma a riferire della precaria situazione delle truppe impegnate nel deserto, ma senza risultati di maggiore impegno; disse poi:
 
{{Citazione|Mi ripetevano continuamente «ve la caverete». La fiducia manifestata era lusinghiera, ma un rifornimento soddisfacente mi sarebbe servito di più<ref>{{cita|Krieg 1969|p. 143}}.</ref>.}}
[[File:Bundesarchiv Bild 146-2002-010-05A, Nordafrika, Rommel bei El Alamein.jpg|thumb|Rommel a El Alamein]]
 
Alla data del 15 ottobre, il confronto di forze era quindi di 150.000{{formatnum:150000}} uomini per l'8ª armata contro i 96.000{{formatnum:96000}} dell'ACIT, dei quali 24.000{{formatnum:24000}} tedeschi. Gli aerei e le navi di base a [[Malta]], che non era stata neutralizzata come previsto dall'[[operazione C3]] perché gli aerei necessari a questa quest'ultima erano stati trattenuti in Africa proprio da Rommel per appoggiare l'offensiva, falcidiavano sistematicamente del 50% i convogli di rifornimenti italiani<ref>{{cita|Krieg 1969|p. 147|harv=s}}.</ref>. In effetti, a causa del rinvio dell'attacco a Malta (poi definitivamente annullato), due reparti d'élite, la divisione paracadutisti ''"Folgore''" e la brigata paracadutisti tedesca Ramcke, verranno inviati a rinforzare l'armata italo-tedesca. La Folgore era una un'unità molto addestrata e disciplinata, priva di qualunque mezzo di trasporto e dotata per quanto riguarda l'artiglieria solo di cannoni anticarro da {{M|47&nbsp;|u=mm}}. La brigata tedesca, reduce dall'[[Battaglia di Creta|aviosbarco di Creta]] e classificata come ''1ª Fallschirmjägerbrigade'' dalla ''Luftwaffe'', alla quale apparteneva come tutte le unità paracadutiste germaniche, prendeva il nome dal suo comandante [[Hermann-Bernhard Ramcke]] (soprannominato "sorriso d'acciaio" perché aveva una dentiera di quel metallo, avendo perso i denti in un lancio); anch'essa non era motorizzata e si basava molto su quanto riusciva a reperire sul campo, di solito a spese dell'avversario; il suo simbolo era un aquilone con una "R" al centro<ref name= Ramcke >{{cita web|url=http://www.afrikakorps.org/ramcke_brigade.htm|titolo=Luftwaffenjäger-Brigade 1 or Fallschirmjäger-Ramcke Brigade|accesso=23 febbraio 2010|editorelingua=en|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090614001738/http://www.afrikakorps.org|lingua=en/ramcke_brigade.htm}}</ref>.
 
=== ForzeOrdini indi campobattaglia ===
{{vedi anche|Ordine di battaglia della seconda battaglia di El Alamein}}
[[File:Advance of the Panzerjager-Abteilung 39-AC1942.jpg|thumb|Mezzi del 39. Panzerjägerabteilung (parte del [[Kampfgruppe]] "Gräf",) delladistaccato 21ªdalla Panzer Division) dell<nowiki>'</nowiki>''[[Afrika21. KorpsPanzer-Division]]'' in movimento.]]
[[File:Bundesarchiv Bild 101I-784-0208-17A, Nordafrika, italienische Panzer.2.jpg|thumb|[[75/18 (semovente)|semovente da 75/18]].]]
[[File:Fanti italiani elalamein 1942.jpg|thumb|Fanti italiani nel nord Africa durante la battaglia di El Alamein.]]
 
[[File:Bundesarchiv Bild 101I-784-0208-17A, Nordafrika, italienische Panzer.2.jpg|thumb|Un [[75/18 (semovente)|semovente da 75/18]] del [[Regio Esercito]]]]
Di seguito sono elencati gli ordini di battaglia dell'Armata Corazzata Italo-Tedesca<ref>{{cita|Montanari 2006|pp. 680-683|harv=s}}.</ref> e dell'8ª armata britannica<ref>{{Cita|Petacco 2001|pp. 191-195|harv=s}}</ref><ref>{{cita|Playfair, Molony, Flynn 2004|pp. 7-8|harv=s}}.</ref>:
 
[[File:Fanti italiani elalamein 1942.jpg|thumb|Fanti italiani nel Nordafrica durante la battaglia di El Alamein]]
 
Di seguito sono elencati gli ordini di battaglia dell'Armata corazzata italo-tedesca<ref>{{cita|Montanari 2006|pp. 680–683}}.</ref> e dell'Ottava armata britannica<ref>{{Cita|Petacco 2001|pp. 191–195}}; {{cita|Playfair, Molony, Flynn 2004|pp. 7–8}}.</ref>:
 
==== Asse ====
'''[[Deutsch-Italienische Panzerarmee|Armata Corazzatacorazzata Italoitalo-tedesca]]:'''<br />
comandante: [[generale]] [[Georg Stumme]]; capo di stato maggiore: tenente colonnello [[Siegfried Westphal]] – aggiornato al 23 ottobre 1942
 
* [[AfrikaDeutsches Korps|Deutsche Afrika KorpsAfrikakorps]] (generale [[Wilhelm Ritter von Thoma|von Thoma]])
** [[15. Panzer-Division|15. Panzerdivision]] (generale [[Gustav von Vaerst|Von Vaerst]])
** [[21. Panzer-Division (Wehrmacht)|21. Panzerdivision]] (generale [[Heinz von Randow]])
** [[90. leichte Infanterie-Division (Wehrmacht)|90. leichte Afrika-Division]] (generale Von[[Theodor Graf von Sponeck]])
** [[164. leichte Infanterie-Division|164. leichte Afrika Division]] (generale [[Carl Hans Lungershausen]])
** Fallschirmjägerbrigade[[Fallschirmjäger-Brigade Ramcke]][[Luftwaffe (Wehrmacht)|Luftwaffe]] (dal nome del suo comandante, generale [[Hermann-Bernhard Ramcke,]]. e la cuiLa denominazione ufficiale dovrebbe essere 1ª Fallschirmjägerbrigade, ma le fonti non sono univoche)<ref name= Ramcke />
* X Corpo d'Armataarmata italiano (generale [[Enrico Frattini]] ''ad interim'' dopo la morte del generale [[Federico Ferrari-Orsi|Ferrari-Orsi]] durante una ispezione alle linee<ref name= divX >{{cita web|url=http://www.esercito.difesa.it/root/storia/elal_divX.asp|titolo=El Alamein Esercito Italiano - il sito ufficiale - Lo schieramento italiano - Il X Corpo d'Armata|accesso=23 febbraio 2010|editore=Ministero della Difesa|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100105150943/http://www.esercito.difesa.it/root/storia/elal_divX.asp}}</ref>, poi sostituito dal generale Nebbia<ref>{{cita|Montanari 2006|p. 673|harv=s}}.</ref>)
** [[17ª Divisione fanteria "Pavia"]] (generale Nazareno[[Nazzareno Scattaglia]])
** [[27ª Divisione fanteria "Brescia"]] (generale [[Brunetto Brunetti]])
** [[185ª Divisione Paracadutistiparacadutisti "Folgore"]] (generale [[Enrico Frattini]])
** [[9º Reggimento Bersaglieribersaglieri]] (su due battaglioni autotrasportatisul XXVIII e LVII battaglioni autotrasportati)<ref name= divX />
** XLIX gruppoGruppo di artiglieria pesante campale da [[105/28]]
** CXLVII gruppoGruppo di artiglieria pesante campale da [[15 cm sFH 18|149/28]]
** XXXI battaglioneBattaglione guastatori d'Africa (comandato dal maggiore [[Paolo Caccia Dominioni]])
** X battaglioneBattaglione genio artieri
** X battaglioneBattaglione collegamenti
* XX Corpo d'Armataarmata Motocorazzatomotocorazzato italiano (generale [[Giuseppe De Stefanis]])
** [[132ª Divisione corazzata "Ariete"]] (generale [[Francesco Antonio Arena]])
** [[133ª Divisione Corazzata Littorio (Italia)|133ª Divisione Corazzatacorazzata "Littorio"]] (generale [[Gervasio Bitossi]])
** [[101ª Divisione Motorizzatamotorizzata "Trieste"]] (generale [[Francesco La Ferla]])
* XXI Corpo d'Armataarmata italiano (generale [[Alessandro Gloria]], poi sostituito dadal generale [[Enea Navarini]] rientrato dall'Italia il giorno successivo all'arrivo di Rommel)
** [[25ª Divisione fanteria "Bologna"]] (generale [[Alessandro Gloria]])
** [[102ª Divisione motorizzata "Trento"]] (generale [[Giorgio Masina]])
* Supporti d'armata tra cui:
** 19ª Divisione. Flak-Division (generale BurckhardtHeinrich Burchard)
** Comando artiglieria 104
** Panzergrenadier-Regiment 288
** 288º Panzergrenadierregiment
** 580º gruppoGruppo esplorante
** [[136ª Divisione Corazzatacorazzata "Giovani Fascisti"]] (generale [[Ismaele Di Nisio]]); in realtà questa unità rimase a presidiare l'[[Siwa (oasi)|oasi di Siwa]], e non partecipò ai combattimenti<ref>{{Cita|Petacco 2001|p. 216|harv=s}}.</ref>.
 
Tra queste unità, la ''[[164ª. leichte Afrika Infanterie-Division'']] (164ª Divisione di fanteria leggera) era arrivata in Africa nel marzo 1942;, formata a partire dalla Festungs-Division Kreta. Venne impiegata per la prima volta proprio a El Alamein<ref>{{cita web|titolo=164. Leichte Afrika Division|url=http://www.axishistory.com/axis-nations/germany-a-austria/150-germany-heer/heer-divisionen/3908-164-leichte-afrika-division|accesso=5 giugno 2014|lingua=en}}</ref>. La [[16ª Divisione fanteria "Pistoia"|divisione]] di(generale fanteria[[Giuseppe italiana ''Pistoia''Falugi]]), appena inviata in Africa, non venne schierata da Rommel a causa delladell'assai sua inesistentecarente preparazione<ref>{{cita|Irving 1978|p. 213|harvname=s}}.<"ReferenceB"/ref>.
 
==== Alleati ====
[[File:El Alamein 1942 - British tanks.jpg|thumb|El Alamein 1942: Carri britannici muovono verso la linea di combattimento per ingaggiare i blindati tedeschi dopo che la fanteria ha liberato dei varchi nei campi minati nemici]]
 
[[File:MajGenDanPienaar1942.JPG|thumb|right|Il maggior generale Dan Pienaar, comandante della 1ª divisione sudafricana, nel 1942]]
[[File:MajGenDanPienaar1942.JPG|thumb|Il maggior generale Dan Pienaar, comandante della 1ª Divisione sudafricana]]
 
'''8ª armata britannica:'''<br />
comandante: generale [[Bernard Law Montgomery]]; capo di stato maggiore: [[brigadier generale]] [[Francis Wilfred de Guingand]]
* X Corpo d'Armataarmata britannico (generale [[Herbert Lumsden]])
** [[1st (United Kingdom) Division|1ª Divisione corazzata britannica]] (generale [[Raymond Briggs (ufficiale britannico)|Raymond suBriggs]])
*** II brigataBrigata corazzata
*** VII brigataBrigata motorizzata
** [[8th Armoured Division (British Army)|8ª Divisione corazzata britannica (non utilizzata in battaglia)]] (generale [[Charles Gairdner]]) susul solo quartier generale e alcune truppe divisionali., non fu utilizzata in battaglia
** [[10th Armoured Division (British Army)|10ª Divisione corazzata britannica]] (generale [[Alexander Gatehouse]])
*** VIII brigataBrigata corazzata,
*** XXIIII brigataBrigata corazzata,
*** CXXXIII brigata diBrigata fanteria (motorizzata)
* XIII Corpo d'Armataarmata britannico (generale [[Brian Horrocks]])
** [[7th Armoured Division|7ª Divisione corazzata britannica]] (generale [[John Harding]])
*** IV brigataBrigata corazzata leggera
*** XXII brigataBrigata corazzata
*** CXXXI brigataBrigata di fanteria (motorizzata)
*** I brigataBrigata della [[France libre|Francia libera]] (generale [[Marie-Pierre Kœnig|Pierre Koenig]])
** [[44th (Home Counties) Division|44ª Divisione di fanteria britannica]] (generale Ivor Hughes) su:
*** CXXXII brigata diBrigata fanteria inglese
** [[50th (Northumbrian) Infantry Division|50ª Divisione di fanteria britannica]] (generale John S. Nichols) su:
*** LXIX brigata diBrigata fanteria inglese
*** CLI brigata diBrigata fanteria inglese
*** I Brigata Francia libera (aggregata alla 50ª Divisione di Fanteria)
*** I Brigata di fanteria greca (aggregata alla 50ª Divisione di Fanteria)
* XXX Corpo d'Armata britannico (generale sir [[Oliver Leese]])
** XXIII Brigata corazzata (riserva di corpo)
** [[1st Infantry Division (South African Army)|1ª Divisione di fanteria sudafricana]] (generale Dan Pienaar)
*** I brigata diBrigata fanteria sudafricana
*** II brigata diBrigata fanteria sudafricana
*** III brigata diBrigata fanteria sudafricana
** [[2nd New Zealand Division|2ª Divisione di fanteria neozelandese]] (generale [[Bernard Freyberg|Freyberg]])
*** V brigata diBrigata fanteria neozelandese
*** VI brigata diBrigata fanteria neozelandese
*** IX brigataBrigata corazzata inglese
** [[4th Indian Infantry Division|4ª Divisione di fanteria indiana]] (generale Francis Tuker)
*** V brigata diBrigata fanteria indiana
*** VII brigata diBrigata fanteria indiana
*** CLI brigata diBrigata fanteria indiana
** [[9th Division (Australian Army)|9ª Divisione di fanteria australiana]] (generale Leslie Morshead)
*** XX brigata diBrigata fanteria australiana
*** XXIV brigata diBrigata fanteria australiana
*** XXVI brigata diBrigata fanteria australiana
** [[51st (Highland) Infantry Division|51ª Divisione di fanteria britannica ''Highland'']] (generale [[Douglas Wimberley]])
*** CLII brigata diBrigata fanteria
*** CLIII brigata diBrigata fanteria
*** CLIV brigata diBrigata fanteria
 
== Piani operativi ==
=== Asse ===
[[File:The Campaign in North Africa 1940-1943 E18469.jpg|thumb|L'artiglieria campale britannica apre il fuoco nella notte del 23 ottobre 1942 contro le linee dell'Asse a El Alamein]]
Le forze dell'Asse erano trincerate lungo due linee, chiamate dagli Alleati "Linea Oxalic" e "Linea Pierson". davanti ad esse giacevano mezzo milione di [[Mina terrestre|mine]], anticarro, antiuomo e a trappola, che costituivano i cosiddetti ''Giardini del Diavolo'' (Gartenteufel), in particolare nella parte meridionale dello schieramento, dove più debole era la consistenza numerica delle forze dell'Asse. Rommel il 23 settembre aveva dettagliatamente rilasciato al generale Stumme le istruzioni in base alle quali la difesa sarebbe stata organizzata su una serie continua di cinte difensive; avanti ad esse si sarebbe piazzata una [[Compagnia (unità militare)|compagnia]] per ogni [[battaglione]] di fanteria, ed alle spalle le postazioni difensive principali. Scaglionate in profondità le artiglierie pesanti ed anticarro, in particolare i [[8,8 cm FlaK|cannoni antiaerei da 88mm]] che erano particolarmente efficaci contro i carri pesanti alleati. Il 3% delle mine era costituito da mine antiuomo, che se attivate schizzavano verso l'alto seminando una rosata di palline d'acciaio a 360º. In totale, le forze dell'Asse seminarono 249.849 mine anticarro e 14.509 antiuomo, alle quali si univano quelle contenute nei campi già predisposti dagli inglesi ed ora nella zona sotto il controllo dell'Asse, per un totale di 445.000 mine<ref>{{cita|Irving 1978|p. 225|harv=s}}.</ref>.
 
Il 23 settembre il feldmaresciallo Rommel, sfibrato dalla lunga campagna militare, aveva ceduto il comando al generale [[Georg Stumme]] cui aveva dato dettagliate istruzioni per l'organizzazione di una serie continua di cinte difensive, davanti alle quali sarebbe stata piazzata una [[Compagnia (unità militare)|compagnia]] per ogni [[battaglione]] di fanteria; alle spalle sarebbero state sistemate le postazioni difensive principali con il grosso delle mitragliatrici e dei cannoni anticarro. Le artiglierie pesanti, in specie i [[8,8 cm FlaK|cannoni antiaerei da {{M|88|u=mm}}]] letali contro i carri alleati, sarebbero state scaglionate in profondità, lontano dall'artiglieria britannica. Dalla costa alla cresta di Miteiriya la linea principale era tenuta dalla 164ª Divisione leggera tedesca e dalla "Trento", affiancata alla sua destra, fino alla cresta di Ruweisat, dalla Divisione "Bologna". Più a sud fino alla cresta di Himeimat seguivano, in ordine, la Brigata paracadutisti tedesca Ramcke, la Divisione "Brescia" attorno a [[Depressione di Qattara|Bab el Qattara]], la "Folgore" e la "Pavia". Per tamponare ogni eventuale sfondamento, il feldmaresciallo tedesco posizionò la 15ª Panzer-Division e la "Littorio" nel settore nord, la 21ª Panzer-Division e l'"Ariete" a sud. Molto a ovest della linea principale, vicino alla costa, stazionavano in riserva la 90ª Divisione leggera tedesca e la Divisione "Trieste"<ref>{{cita|Ford 2009|pp. 63–65}}.</ref>.
 
Le forze dell'Asse si trincerarono quindi lungo due linee principali, chiamate in codice dagli Alleati "Linea Oxalic" e "Linea Pierson", protette da vasti [[Campo minato|campi minati]] formati da vari tipi di ordigni tra anticarro, antiuomo e a trappola; questi campi, detti "Giardini del Diavolo" (''Gartenteufel'' in tedesco), erano particolarmente fitti nella parte meridionale dello schieramento, dove più debole era la consistenza numerica delle forze dell'Asse. Il 3% delle mine era del tipo [[Schrapnellmine]], ordigno antiuomo che una volta attivato schizzava verso l'alto ed esplodeva a mezz'aria, seminando una rosa di piccole sfere d'acciaio tutt'intorno. Le forze dell'Asse seminarono {{formatnum:249849}} mine anticarro e {{formatnum:14509}} antiuomo, alle quali si dovevano aggiungere quelle contenute nei campi già predisposti dai britannici e ora nella zona sotto il controllo dell'Asse. Nel complesso la cintura minata contava {{formatnum:445000}} mine<ref>{{cita|Irving 1978|p. 225}}.</ref>.
 
=== Alleati ===
[[File:Tobruk 1941 - British Matilda tanks.jpg|thumb|Carri britannici [[Mk II Matilda|Carri britannici ''Matilda'']] in azione.]]
 
Il generale Montgomery, ufficiale autoritario e egocentrico, profondamento convinto della sua superiore capacità di comando, era deciso a controllare strettamente l'offensiva decisiva che stava accuratamente preparando da molte settimane. Egli riteneva che fosse essenziale una profonda riorganizzazione e un grande potenziamento delle forze britanniche dell'8ª Armata; il generale procedette a selezionare una serie di comandanti di piena fiducia e pronti ad eseguire rigidamente i suoi ordini<ref>{{Cita|Correlli 2001|pp. 376-377 e 389|harv=s}}</ref>. Pur avendo deciso di costituire un raggruppamento di riserva interamente meccanizzato, il 10° corpo d'armata del generale Lumsden con tre divisioni corazzate e la divisione neozelandese, il generale Montgomery decise di condurre una battaglia lenta e metodica, impiegando il fuoco dell'artiglieria e gli attacchi frontali della fanteria per sgretolare progressivamente le difese dell'Asse senza dare la possibilità al feldmaresciallo Rommel di sfruttare la superiore capacità di manovra delle sue Panzer-Division<ref>{{Cita|Correlli 2001|pp. 378-383|harv=s}}</ref>.
Il generale Montgomery, ufficiale autoritario ed egocentrico, profondamente convinto della sua superiore capacità di comando, era deciso a controllare da vicino l'offensiva decisiva che stava preparando con metodo da molte settimane. Egli riteneva che fosse essenziale una profonda riorganizzazione e un grande potenziamento delle forze britanniche dell'Ottava armata; il generale procedette a selezionare una serie di comandanti di piena fiducia e pronti a eseguire rigidamente i suoi ordini<ref>{{Cita|Correlli 2001|pp. 376–377 e 389}}.</ref>. Pur avendo deciso di costituire un raggruppamento di riserva interamente meccanizzato, il 10º Corpo d'armata del generale [[Herbert Lumsden]] con tre divisioni corazzate e la divisione neozelandese, il generale Montgomery decise di condurre una battaglia lenta e metodica, impiegando il fuoco dell'artiglieria e gli attacchi frontali della fanteria per sgretolare progressivamente le difese dell'Asse senza dare la possibilità al feldmaresciallo Rommel di sfruttare la superiore capacità di manovra delle sue [[Panzer-Division]]<ref>{{Cita|Correlli 2001|pp. 378–383}}.</ref>.
Il piano del generale Montgomery per l<nowiki>'</nowiki>"operazione Lightfoot", (il nome in codice dell'offensiva dell'VIII Armataarmata ada El Alamein,) prevedeva di aprire, con un attacco frontale del XXX corpoCorpo d'armata del generale [[Oliver Leese]], costituito da quattrocinque divisioni di fanteria, due varchi nel sistema fortificato delle forze italo-tedesche e occupare i due importanti rilievi tattici della "crestacollina Kidney" e dell'altura di Miteiriya. RaggiuntoAl questovarco risultatoverso la collina Kidney venne assegnata la 9ª Divisione australiana e la 51ª britannica, mentre del varco di Miteiriya se ne sarebbe occupata la 2ª Divisione neozelandese e la 1ª sudafricana. Raggiunto l'obiettivo, la fanteria avrebbe lasciato il campo alle divisioni corazzate del X corpoCorpo d'armata che avrebbero attraversato i corridoi, rispettivamente la 1ª Divisione corazzata alla collina Kidney e la 10ª corazzata all'altura di Miteiriya, e si sarebbero schierate sul terreno libero a occidente delle creste, dove avrebbero atteso su posizioni fisse il previsto contrattacco delle forze corazzate tedesche<ref>{{Cita|Correlli 2001|pp. 381-382381–382}}; {{cita|harv=sFord 2009|pp. 66–67}}.</ref>. All'estrema sinistra del XXX Corpo la 4ª Divisione indiana, non inserita nel dispositivo d'attacco iniziale, avrebbe operato delle incursioni diversive dall'estremità occidentale delle alture di Ruweisat<ref>{{cita|Ford 2009|p. 67}}.</ref>.
{{Tripla immagine|left|Gen H Lumsden circa 1943 IWM.jpg|140|Horrocks portrait.jpg|135|Leese4.jpg|140|Il generale [[Herbert Lumsden]], comandante del X corpo d'armata|Il generale [[Brian Horrocks]], comandante del XIII corpo d'armata|Il generale [[Oliver Leese]], comandante del XXX corpo d'armata}}
Attacchi diversivi a sud compiuti dalla 7ª Divisione corazzata britannica appoggiata dalla 44ª Divisione di fanteria britannica, dipendenti dal XIII corpo d'armata, avrebbero dovuto trarre in inganno il nemico e impedire al resto delle forze dell'Asse di muoversi verso nord<ref name= Krieg164 >{{cita|Krieg 1969|p. 164|harv=s}}.</ref>. Il generale Montgomery prevedeva che le forze corazzate tedesche sarebbero state distrutte dallo schieramento dei carri e dei cannoni anticarro del X corpo d'armata; dopo la vittoria sul campo, l'inseguimento sarebbe stato condotto in prevalenza lungo la strada costiera; il generale sottolineò chiaramente come fosse essenziale evitare confusi combattimenti manovrati nel deserto e sconfiggere il nemico soprattutto con la superiore potenza di fuoco<ref>{{Cita|Correlli 2001|p. 382|harv=s}}</ref>. Questo piano del generale Montgoemry peraltro avrebbe dimostrato alcuni punti deboli che ne resero l'esecuzione molto più difficile del previsto: lo scarso coordinamento tra le divisioni di fanteria e le forze corazzate; la limitata esperienza dei comandanti dei carri, l'eccessivo ammassamento di forze in settori ristretti esposti al tiro delle postazioni anticarro italo-tedesche<ref>{{Cita|Correlli 2001|pp. 382 e 391-392|harv=s}}</ref>.
 
{{Tripla immagine|left|Gen H Lumsden circa 1943 IWM.jpg||Horrocks portrait.jpg||Leese4.jpg||Il generale [[Herbert Lumsden]], comandante del X Corpo d'armata|Il generale [[Brian Horrocks]], comandante del XIII Corpo d'armata|Il generale [[Oliver Leese]], comandante del XXX Corpo d'armata|larghezza totale=400}}
I britannici misero in atto una serie di diversivi nei mesi precedenti la battaglia per ingannare il comando dell'Asse, non solo riguardo al punto dell'attacco ma anche sui tempi in cui sarebbe avvenuto. Questa operazione, nome in codice "operazione Bertram", prevedeva la costruzione di un falso oleodotto a sud della cresta di Ruweisat per indurre gli italo-tedeschi a credere che l'attacco sarebbe stato sferrato nel settore meridionale. Si cancellarono inoltre le tracce dei veicoli sulla sabbia per nascondere i loro spostamenti e si diffusero via radio false informazioni a beneficio del nemico<ref name= Krieg142 >{{cita|Krieg 1969|p. 142|harv=s}}.</ref>. Per aumentare l'illusione, finti carri armati costruiti con sagome di [[compensato]] attaccate a delle jeep vennero dislocati a sud, riprendendo un trucco già applicato in passato anche dal feldmaresciallo Rommel. Al contrario, i carri per la battaglia, posizionati a nord, erano camuffati come autocarri, piazzando sopra di essi delle sovrastrutture in compensato.
 
Attacchi diversivi a sud compiuti dalla [[7th Armoured Division|7ª Divisione corazzata]] britannica appoggiata dalla [[44th (Home Counties) Division|44ª Divisione di fanteria]] britannica, dipendenti dal XIII Corpo d'armata, avrebbero dovuto trarre in inganno i comandanti italo-tedeschi e impedire al resto delle forze dell'Asse di muoversi verso nord<ref name=Krieg164 >{{cita|Krieg 1969|p. 164}}.</ref>. Compito della I Brigata della Francia libera era quello di impossessarsi delle alture di Himeimat e di El Taqa<ref>{{cita|Ford 2009|p. 66}}.</ref>. Il generale Montgomery prevedeva che le forze corazzate tedesche sarebbero state distrutte dallo schieramento dei carri e dei cannoni anticarro del X Corpo d'armata; dopo la vittoria sul campo, l'inseguimento sarebbe stato condotto in prevalenza lungo la strada costiera: sottolineò chiaramente di evitare confusi combattimenti manovrati nel deserto e sconfiggere i reparti di Rommel soprattutto con la superiore potenza di fuoco<ref>{{Cita|Correlli 2001|p. 382}}.</ref>. Questo piano del generale Montgomery peraltro avrebbe dimostrato alcuni punti deboli che ne resero l'esecuzione molto più difficile del previsto: lo scarso coordinamento tra le divisioni di fanteria e le forze corazzate, la limitata esperienza dei comandanti dei carri, l'eccessivo ammassamento di forze in settori ristretti esposti al tiro delle postazioni anticarro italo-tedesche<ref>{{Cita|Correlli 2001|pp. 382 e 391-392}}.</ref>.
 
I britannici misero in atto una serie di diversivi nei mesi precedenti la battaglia per ingannare il comando dell'Asse, non solo riguardo al punto dell'attacco ma anche sui tempi in cui sarebbe avvenuto. Questa operazione, detta in codice [[operazione Bertram]], diretta dal maggiore [[Charles Richardson]], prevedeva la costruzione di un falso oleodotto a sud della cresta di Ruweisat per indurre gli italo-tedeschi a credere che l'attacco sarebbe stato sferrato nel settore meridionale. Si cancellarono inoltre le tracce dei veicoli sulla sabbia per nascondere i loro spostamenti e si diffusero via radio false informazioni<ref name=Krieg142 >{{cita|Krieg 1969|p. 142}}.</ref>. Per aumentare l'illusione e trarre in inganno l'alto comando dell'Asse, l'Ottava armata disponeva inoltre di carri armati fittizi di gomma gonfiati con aria compressa che furono dislocati nel settore meridionale, mentre dietro il fronte settentrionale i mezzi corazzati realmente pronti per l'offensiva furono camuffati come autocarri<ref>{{cita|Bauer 1971|vol. IV, pp. 225-226}}; {{cita|Afrikakorps 1993|p. 169}}.</ref>.
 
== La battaglia ==
{{Sequenza immagini
{{Galleria
|larghezza = 300
|titolo = Evoluzione della battaglia (23-30 ottobre)
|align = right
|sfondo = (il colore di defaultsfondo del quadro, predefinito è bianco)
|bordo = (il colore del bordo del quadro, predefinito è nero)|Image:2 Battle of El Alamein 001.png|Dispiegamento delle forze il 23 ottobre|Image:2 Battle of El Alamein 002.png|Attacco delle forze alleate alle 22:00 del 23 ottobre|Image:2 Battle of El Alamein 003.png|Le divisioni corazzate dell'Asse contrattaccano alle 18:00 del 24 ottobre|Image:2 Battle of El Alamein 004.png|La 1ª Divisione corazzata e la 51ª Divisione britannica attaccano la 164ª Divisione tedesca alle 12:00 del 25 ottobre. La 7ª Divisione britannica attacca la divisione italiana Folgore alle 13:00 del 25 ottobre|Image:2 Battle of El Alamein 005.png|La 1ª Divisione britannica subisce il contrattacco della Divisione Littorio e dalla 15ª Panzer. La 1ª e 51ª Divisione britanniche si liberano dall'attacco alla 15:30 del 25 ottobre<br />La 7ª Divisione britannica interrompe l'attacco alla divisione Folgore.<br />La 9ª Divisione australiana attacca la 164ª Divisione tedesca alla 21:30 del 25 ottobre|Image:2 Battle of El Alamein 006.png|La 7ª Divisione, la 44ª Divisione fanteria, la 50ª Divisione fanteria britanniche e la brigata della Francia Libera attaccano la divisione paracadutisti Folgore da tre posizioni dalle 22:30 del 25 ottobre alle 03:00 del 26 ottobre|Image:2 Battle of El Alamein 007.png|Il 7º Reggimento bersaglieri attacca la 9ª Divisione australiana alle 08:00 del 25 ottobre.<br />La 51ª Divisione britannica conquista la collina Kidney; altri avanzamenti a nord della collina vengono bloccati dal contrattacco della Divisione "Littorio" alle 17:00 del 26 ottobre.<br />La 2ª Divisione neozelandese e la 1ª Divisione sudafricana avanzano di un chilometro contro la Divisione "Trento" alle 17:30 del 26 ottobre.|Image:2 Battle of El Alamein 008.png|Entrambi gli schieramenti si riorganizzano tra il 26 ottobre notte e il 27 ottobre|Image:2 Battle of El Alamein 009.png|La 21ª Panzer-Division, la 15ª Panzer-Division e la Divisione corazzata "Littorio" attaccano la 51ª Divisione britannica, ma falliscono la riconquista della collina Kidney alle 08:00 del 27 ottobre<br />Il 7º Reggimento bersaglieri cerca senza successo di conquistare la quota 28 controllata dalla 9ª Divisione australiana alle 10:00 del 27 ottobre.<br />La 44ª Divisione di fanteria britannica sonda le difese della divisione paracadutisti Folgore il 27 ottobre.<br />La 7ª Divisione corazzata britannica muove verso nord il 27 ottobre.|Image:2 Battle of El Alamein 010.png|La Divisione "Trento" subisce un duro attacco dalla 1ª Divisione sudafricana e dalla 4ª Divisione indiana. La 21ª Panzer-Division e la Divisione corazzata "Littorio" contrattaccano e stabilizzano il fronte il 28 ottobre.<br />La 2ª Divisione neozelandese si muove verso la 9ª Divisione australiana il 28 ottobre.<br />La 9ª Divisione australiana tenta di attraversare la linea nemica a ovest della quota 28 alle 10:00 del 28 ottobre.|Image:2 Battle of El Alamein 011.png|La 9ª Divisione australiana tenta di attraversare le linee nemiche a ovest della quota 28 il 29 ottobre.<br />Rommel decide di riorganizzare le truppe il 29 ottobre.
|bordo= (di default è nero)
|Image:2 Battle of El Alamein 001.png|Dispiegamento delle forze il 23 ottobre 1942
|Image:2 Battle of El Alamein 002.png|Attacco delle forze alleate alle 22:00 del 23 ottobre 1942
|Image:2 Battle of El Alamein 003.png|Le divisioni corazzate dell'Asse contrattaccano alle 18:00 del 24 ottobre 1942
|Image:2 Battle of El Alamein 004.png|La 1ª Divisione corazzata e la 51ª Divisione britannica attaccano la 164ª Divisione tedesca alle 12:00 del 25 ottobre 1942. La 7ª Divisione britannica attacca la divisione italiana [[Brigata Paracadutisti Folgore|Folgore]] alle 13:00 del 25 ottobre 1942
|Image:2 Battle of El Alamein 005.png|La 1ª Divisione britannica subisce il contrattacco della [[133ª Divisione Corazzata Littorio (Italia)|Divisione Littorio]] e dalla 15ª Panzer. La 1ª Divisione e la 51ª Divisione britanniche si liberano dall'attacco alla 15:30 del 25 ottobre 1942<br />La 7ª Divisione britannica interrompe l'attacco alla divisione Folgore.<br />La 9ª Divisione australiana attacca la 164ª Divisione tedesca alla 21:30 del 25 ottobre 1942
|Image:2 Battle of El Alamein 006.png|La 7ª Divisione, la 44ª Divisione fanteria, la 50ª Divisione fanteria britanniche e la brigata della Francia Libera attaccano la divisione paracadutisti ''Folgore'' da tre posizioni dalle 22:30 del 25 ottobre 1942 alle 3:00 del 26 ottobre 1942
|Image:2 Battle of El Alamein 007.png|Il 7º reggimento bersaglieri attacca la 9ª Divisione australiana alle 08:00 del 25 ottobre 1942.<br />La 51ª Divisione britannica conquista il Kidney Ridge; altri avanzamenti vengono bloccati dal contrattacco della Divisione Littorio al nord del Kidney Ridge alle 17:00 del 26 ottobre 1942.<br />La 2ª Divisione neozelandese e la 1ª Divisione sudafricana avanzano di un chilometro contro la [[Divisione Trento]] alle 17:30 del 26 ottobre 1942.
|Image:2 Battle of El Alamein 008.png|Entrambi gli schieramenti si riorganizzano tra il 26 ottobre notte e il 27 ottobre 1942
|Image:2 Battle of El Alamein 009.png|La 21ª Panzerdivision, la 15ª Panzerdivision e la divisione corazzata Littorio attaccano la 51ª Divisione britannica, ma falliscono la riconquista di Kidney Ridge alle 08:00 del 27 ottobre 1942<br />Il 7º reggimento bersaglieri cerca senza successo di conquistare la quota 28 controllata dalla 9ª Divisione australiana alle 10:00 del 27 ottobre 1942.<br />La 44ª Divisione di fanteria britannica sonda le difese della divisione paracadutisti Folgore il 27 ottobre 1942.<br />La 7ª Divisione corazzata britannica muove verso nord il 27 ottobre 1942.
|Image:2 Battle of El Alamein 010.png|La Divisione Trento subisce un duro attacca dalla 1ª Divisione sudafricana e dalla 4ª Divisione indiana. La 21ª Divisione Panzer e la Divisione corazzata Littorio contrattaccano e stabilizzano il fronte il 28 ottobre 1942.<br />La 2ª Divisione neozelandese si muove verso la 9ª Divisione australiana il 28 ottobre 1942.<br />La 9ª Divisione australiana tenta di attraversare la linea nemica ad ovest della quota 28 alle 10:00 del 28 ottobre 1942.
|Image:2 Battle of El Alamein 011.png|La 9ª Divisione australiana tenta di attraversare le linee nemiche ad ovest della quota 28 il 29 ottobre 1942.<br />Rommel decide di riorganizzare le truppe il 29 ottobre 1942. |Image:2 Battle of El Alamein 012.png|L'operazione ''Supercharge'' inizia. La 9ª Divisione australiana apre il fronte nemico per la 2ª Divisione neozelandese alle 23:00 del 31 ottobre 1942. La 9ª Divisione australiana fallisce nel tentativo di tornare alla posizione di partenza. L'operazione ''Supercharge'' dura da 24 ore.
|Image:2 Battle of El Alamein 013.png|La 2ª Divisione neozelandese e la 1ª Divisione corazzata britannica attaccano a sud e respingono indietro la Divisione Trieste il 1º novembre 1942.<br />La 15ª Divisione Panzer e la 21ª Divisione Panzer contrattaccano, battaglia di carri armati a Tell el Aqqaqir alle 09:00 del 2 novembre 1942.<br />La Divisione corazzata Ariete si sposta a nord il 2 novembre 1942.<br />Le divisioni Trento, Bologna, Pavia, Brescia, Folgore e la brigata Rancke si ritirano alle 22:00 del 2 novembre 1942.
|Image:2 Battle of El Alamein 014.png|Le divisioni dell'Asse si ritirano il 3 novembre 1942
|Image:2 Battle of El Alamein 015.png|Su ordine di Adolf Hitler la ritirata viene bloccata il 3 novembre 1942
|Image:2 Battle of El Alamein 016.png|La 9ª Divisione australiana, la 2ª Divisione neozelandese, la 1ª Divisione corazzata e la 10ª Divisione corazzata britanniche attaccano alle 07:00 del 4 novembre 1942.<br />Le divisioni corazzate 1ª e 10ª attraversano il fronte e proseguono lungo la costa.<br />La 2ª Divisione della neozelandese si muove verso Fuka e sulla strada distrugge le divisioni Trento e Bologna.<br />La 7ª Divisione corazzata britannica circonda la divisione Ariete e la distrugge.<br />Le forze dell'Asse si ritirano.
}}
 
=== Primo attacco britannico ===
Il 23 ottobre 1942, venne ricevuto a Londra il seguente messaggio proveniente dal Cairo:
L'offensiva britannica sul fronte di El Alamein ebbe inizio alle ore 21.40 del 23 ottobre con l'apertura del fuoco d'artiglieria da parte di circa 1.000 cannoni dell'8ª Armata; il tiro continuò per circa quindici minuti e colpì duramente, con effetti distruttivi sulla prima linea italo-tedesca, sulle batterie dell'artiglieria nemica e sulle linee di collegamento<ref>{{cita|Bauer 1971|vol. IV, pp. 228-229|harv=s}}.</ref>. L'artiglieria dell'Asse, non disponendo di sufficienti munizioni, non potè controbattere il fuoco britannico con tiri sulle posizioni dei cannoni avversari. Alle ore 22.00 entrarono in azione i reparti specializzati del genio e i carri ''Scorpion'' preparati per l'apertura dei varchi nei vasti campi minati dell'Asse; tuttavia le operazioni di sminamento si dimostrarono molto più difficoltose del previsto e l'attacco notturno della fanteria non raggiunse subito gli attesi successi<ref>{{cita|Liddell Hart 1996|p. 421|harv=s}}.</ref>.
[[File:Campaign in North Africa 1940 - 1943 E18907.jpg|thumb|left|180px|Fanteria britannica all'attacco a El Alamein.]]
Il XXX corpo d'armata del generale Leese attaccò nel settore compreso tra Tell al Eisa e Dayr Umm Alsha con con la 9ª Divisione australiana, la 51ª Divisione fanteria scozzere e la 1ª Divisione sudafricana, ciascuna rafforzata da un reggimento corazzato, e la 2ª Divisione neozelandese che disponeva di un'intera brigata corazzata di rinforzo; l'obiettivo iniziale era la cosiddetta "Linea Oxalic", circa 5-8 chilometri all'interno del fronte dell'Asse. Gli australiani e gli scozzesi riuscirono a penetrare all'interno della linea di resistenza principale italo-tedesca in un settore di dieci chilometri dopo aver superato la resistenza di un reggimento della divisione ''Trento'' e un reggimento della 164ª Divisione leggera tedesca<ref>{{cita|Oxford 2001|pp. 777-778|harv=s}}.</ref>.
 
{{Citazione|23 ottobre 1942 - Comandante in capo Medio Oriente a Primo Ministro e Capo di Stato Maggiore imperiale. ZIP}}
In realtà durante la giornata del 24 ottobre i britannici incontrarono grandi difficoltà tattiche e non riuscirono a raggiungere le posizioni previste; la fanteria venne rallentata dalla resistenza italo-tedesca; i campi minati non vennero completamente bonificati e le brigate corazzate del generale Lumsden non poterono avanzare nei ristretti corridoi aperti, rimanendo pericolosamente ammassati dietro la fanteria. Nel pomeriggio le divisioni corazzate del X corpo tentarono ugualmente di avanzare attraverso i passaggi estremamente angusti aperti dalla fanteria nella cintura fortificata dell'Asse, ma la manovra non ebbe successo. Nel settore della "cresta Kidney", la 2ª Brigata corazzata guadagnò terreno pur senza sfondare, ma nel settore di Miteirya i carri britannici vennero bersagliati dal fuoco anticarro nemico e alle ore 04.00 del 25 ottobre furono bloccati all'interno dei campi minati. Il generale Lumsden, molto preoccupato, erano contrario a continuare gli attacchi con i mezzi corazzati; egli avrebbe preferito ritirare le sue forze e attendere ulteriori progressi della fanteria. Nella notte del 25 ottobbre si svolse una drammatica riunione dei generali britannici con il il generale Montgomery.
 
La parola "ZIP", del cui significato erano a conoscenza per l'attacco solo il primo ministro Winston Churchill, il [[Chief of the General Staff|capo di stato maggiore imperiale]] [[Alan Brooke]] e il generale Harold Alexander, era il nome in codice dell'inizio dell'offensiva britannica; ricordava onomatopeicamente il suono della cerniera lampo dei piloti quando veniva chiusa ed era stato scelto dallo stesso Churchill.<ref>{{cita|Krieg 1969|pp. 151–153}}.</ref> La parola "ZIP" fu utilizzata allo stesso scopo anche in occasione di altre operazioni angloamericane.<ref group="N">In {{Cita|Churchill 1970|p. 148}}, per esempio, si riferisce l'invio da parte del generale Alexander del "segnale «Zip»" a Churchill la sera dell'8 settembre 1943, per comunicare l'avvio delle operazioni per lo [[sbarco a Salerno]] e si specifica in nota che si trattava del segnale inviato dai comandanti in campo per comunicare l'inizio di un'operazione.</ref>
Il 24 ottobre, il comandante dell'Asse, generale [[Georg Stumme]] (Rommel era in licenza per malattia in [[Austria]]), morì per un attacco di cuore<ref name= PistaVolpe231 >{{cita|Irving 1978|p. 231|harv=s}}.</ref> e il generale [[Wilhelm Ritter von Thoma|von Thoma]] prese il comando, mentre a Rommel fu ordinato di tornare in Africa, dove arrivò il 25 ottobre, diramando alle 23:25 alle truppe il messaggio «Ho ripreso il comando della Panzerarmee. - Rommel»<ref name= PistaVolpe231 />.
 
L'offensiva britannica sul fronte di El Alamein ebbe inizio alle ore 21:40 del 23 ottobre con l'apertura del fuoco d'artiglieria da parte di circa mille cannoni dell'8ª armata; il tiro continuò per circa quindici minuti e colpì duramente, con effetti distruttivi sulla prima linea italo-tedesca, sulle batterie dell'artiglieria nemica e sulle linee di collegamento<ref>{{cita|Bauer 1971|vol. IV, pp. 228-229}}.</ref>. L'artiglieria dell'Asse, non disponendo di sufficienti munizioni, non poté [[Fuoco di controbatteria|controbattere]] il fuoco britannico con tiri sulle posizioni dei cannoni avversari. Alle ore 22:00 entrarono in azione i reparti specializzati del genio e i carri ''Scorpion'' preparati per l'apertura dei varchi nei vasti campi minati dell'Asse; tuttavia le operazioni di sminamento si dimostrarono molto più difficoltose del previsto e l'attacco notturno della fanteria non raggiunse subito gli attesi successi<ref>{{cita|Liddell Hart 1996|p. 421}}.</ref>.
Gli alleati furono costretti ad abbandonare l'attacco verso sud respinto dagli italiani. Montgomery diresse tutte le sue forze in un attacco verso nord: questo andò a buon fine nella notte tra il 25 e il 26. L'immediato contrattacco di Rommel invece fallì. Gli [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleati]] avevano perso 6.200 uomini contro i 2.500 dell'Asse, ma mentre Rommel aveva solo 370 carri armati pronti all'azione, Montgomery ne aveva ancora più di 900.
 
Il XXX Corpo d'armata del generale Leese attaccò nel settore compreso tra Tell al Eisa e Dayr Umm Alsha con la 9ª Divisione australiana, la 51ª Divisione fanteria scozzese e la 1ª Divisione sudafricana, ciascuna rafforzata da un reggimento corazzato, e la 2ª Divisione neozelandese che disponeva di un'intera brigata corazzata di rinforzo; l'obiettivo iniziale era la cosiddetta "Linea Oxalic", circa 5-8 chilometri all'interno del fronte dell'Asse. Gli australiani e gli scozzesi riuscirono a penetrare all'interno della linea di resistenza principale italo-tedesca in un settore di dieci chilometri dopo aver superato la resistenza di un reggimento della divisione "Trento" e un reggimento della 164ª Divisione leggera tedesca<ref>{{cita|Oxford 2001|pp. 777–778}}.</ref>. Il generale Freyberg della divisione neozelandese optò per mandare avanti le sue due brigate di fanteria prima di sfruttare tutta la potenza della brigata corazzata; il piano funzionò nonostante le importanti perdite patite dalla fanteria e i mezzi corazzati riuscirono a raggiungere la sommità della cresta di Miteiriya, dove tuttavia le artiglierie dell'Asse, favorite dalla luce dell'alba, li costrinsero a ripiegare dietro le alture. Stesso ''modus operandi'' e stessi risultati vennero conseguiti anche dalla divisione sudafricana<ref>{{cita|Ford 2009|pp. 68–69}}.</ref>. Nel complesso le prime dodici ore dell'attacco del XXX Corpo del generale Leese erano state positive: le sue divisioni avevano superato quasi tutti i campi minati dell'Asse addentrandosi nelle linee nemiche, conseguendo inoltre l'importante risultato di portare i reparti sulla cresta di Miteiriya<ref name=Ford69>{{cita|Ford 2009|p. 69}}.</ref>.
=== L'operazione ''Supercharge'' ===
Montgomery sentì che l'offensiva stava perdendo la sua spinta e decise di riorganizzarsi. Ci furono una serie di piccole azioni ma, per il 29 ottobre, la linea dell'Asse era ancora intatta. Montgomery era ancora fiducioso e preparò le sue forze per l<nowiki>'</nowiki>''operazione Supercharge''. Le infinite operazioni di disturbo e il logorio causato dalle forze aeree alleate avevano ridotto la forza effettiva dei carri di Rommel a 102 unità.
[[File:Campaign in North Africa 1940 - 1943 E18907.jpg|thumb|left|Fanteria britannica all'attacco a El Alamein]]
 
Analogo successo non ebbero i movimenti iniziali del X Corpo d'armata britannico. La resistenza italo-tedesca causò svariati ritardi alle squadre addette allo sminamento che incontrarono molte difficoltà ad aprire i varchi abbastanza ampi richiesti dai carristi britannici per raggiungere le fanterie del XXX Corpo. A nord, per la 1ª Divisione corazzata, venne aperto un solo varco, mentre a sud ne vennero segnalati quattro, di cui però effettivamente utilizzabile uno. Presto si crearono immensi ingorghi che rallentarono l'avanzata dei carri, ostacolati peraltro dai cannoni anticarro appostati in molti punti delle difese principali del nemico che erano ancora intatte. All'alba, nessuna delle due divisioni corazzate si trovava in posizione tale da poter sfruttare la penetrazione del XXX Corpo<ref name=Ford69/>.
La seconda offensiva massiccia degli alleati si svolse lungo la costa, inizialmente per catturare il rilievo di Tel el Aqqaqir. L'attacco iniziò il 2 novembre 1942, e vide l'impiego da parte britannica di 800 carri armati, sostenuti dal fuoco di 360 cannoni. Al 3 novembre, Rommel era rimasto con solo 35 carri armati operativi; nonostante riuscisse a contenere l'avanzata britannica, la pressione sulle sue truppe rese necessaria la ritirata. Lo stesso giorno il feldmaresciallo ricevette da [[Adolf Hitler]] un ordine di "Vittoria o morte" che fermò la ritirata; ma la pressione alleata era troppo grande e le forze italo-tedesche dovettero cedere nella notte tra il 3 e il 4 novembre.
 
A sud, prima dell'alba il XIII Corpo era riuscito a passare solo attraverso il primo dei due grandi campi minati nemici, ma gli attacchi della 7ª Divisione corazzata e della Brigata Francia libera contribuirono a confondere l'Asse circa la reale direzione di sfondamento scelta da Montgomery<ref>{{cita|Ford 2009|p. 70}}.</ref>.
[[File:M13-40 AS1942.jpg|thumb|Un [[M13/40]] in Africa Settentrionale nel 1942.]]
 
Il discreto ottimismo trapelato per i risultati conseguiti durante la notte venne meno durante il resto del 24 ottobre quando i britannici incontrarono grandi difficoltà tattiche e non riuscirono a raggiungere le posizioni previste; la fanteria venne rallentata dalla resistenza italo-tedesca; i campi minati non vennero completamente bonificati e le brigate corazzate del generale Lumsden non poterono avanzare nei ristretti corridoi aperti, rimanendo pericolosamente ammassate dietro la fanteria<ref>{{Cita|Correlli 2001|pp. 390–391}}.</ref>. Il generale Georg Stumme, comandante in capo delle forze dell'Asse dopo la partenza del feldmaresciallo Rommel in licenza per malattia in [[Austria]], si era subito recato in prima linea per controllare di persona la situazione, ma la sua auto era caduta sotto il fuoco dell'artiglieria britannica: il suo aiutante, colonnello Büchting rimase ucciso, mentre il generale cadde dalla vettura e venne ritrovato morto, verosimilmente per un attacco di cuore<ref>{{cita|Carell 2000|pp. 471–472}}.</ref><ref name=PistaVolpe231 >{{cita|Irving 1978|p. 231}}.</ref>. Per qualche tempo nessuno seppe cosa fosse successo o dove si trovasse Stumme, e solo verso mezzogiorno il generale von Thoma assunse il comando<ref>{{cita|Ford 2009|pp. 71–72}}.</ref>. Hitler ritenne essenziale richiamare il feldmaresciallo Rommel che quindi ricevette l'ordine immediato di ritornare in Africa. Ciononostante, il mattino del 24 ottobre la 15. Panzer-Division, rafforzata da alcuni reparti della Divisione corazzata "Littorio", contrattaccò<ref>{{cita|Oxford 2001|p. 778}}.</ref>; il I Battaglione corazzato del capitano Stiefelmayer, appartenente al Panzer-Regiment 8, riguadagnò una parte delle posizioni perdute; trentacinque carri britannici furono distrutti<ref>{{cita|Carell 2000|p. 474}}.</ref>. Nel pomeriggio le divisioni corazzate del X Corpo tentarono ugualmente di avanzare attraverso i passaggi estremamente angusti aperti dalla fanteria nella cintura fortificata dell'Asse, ma la manovra non ebbe successo. Nel settore della collina Kidney, la 2ª Brigata corazzata guadagnò terreno pur senza sfondare, ma nel settore di Miteiriya i carri britannici vennero bersagliati dal fuoco anticarro nemico e alle ore 04:00 del 25 ottobre furono bloccati all'interno dei campi minati<ref>{{Cita|Correlli 2001|pp. 390–393}}.</ref>. A sud il generale Horrocks aveva addirittura annullato la prevista puntata offensiva della 7ª Divisione corazzata a causa della difficoltà ad attraversare i campi minati<ref>{{cita|Ford 2009|p. 73}}.</ref>.
Rommel, di fronte all'ordine di Hitler di resistere ad ogni costo, mandò allora a Berlino, il tenente [[Alfred Berndt]], un egittologo che lavorava per il Ministero della Propaganda ed era inserito nel Quartier Generale della ''Panzerarmee'' dove redigeva tra l'altro il diario di Rommel; questi dichiarò nell'occasione «Se restiamo ancorati qui, l'armata non durerà tre giorni. Ma io ho il diritto come comandante in capo, anzi come soldato, di disobbedire agli ordini?» e poi «Il Fuhrer è pazzo!»<ref name= PistaVolpe247 >{{cita|Irving 1978|p. 247|harv=s}}.</ref>. Ma il fronte si stava sfaldando: il X e il XX corpo italiani stavano cedendo di fronte alla pressione alleata; anche Kesselring consigliò il ripiegamento suggerendo di «considerare il messaggio di Hitler come un appello anziché un ordine preciso»<ref name= PistaVolpe247 />.
 
In campo britannico il generale Lumsden, molto preoccupato, era contrario a continuare gli attacchi con i mezzi corazzati; egli avrebbe preferito ritirare le sue forze e attendere ulteriori progressi della fanteria. Nella notte tra il 24 e il 25 ottobre si svolse una drammatica riunione dei generali britannici con il generale Montgomery<ref>{{Cita|Correlli 2001|pp. 393–394}}.</ref>. Il comandante in capo dell'Ottava armata sembrò inizialmente deciso a continuare la battaglia secondo i suoi piani e ordinò di riprendere gli attacchi in massa in settori ristretti con le brigate corazzate nonostante la difficile situazione tattica; i generali Lumsden e Gatehouse protestarono vivacemente e richiesero di sospendere l'offensiva e di ritirare i carri armati dalla prima linea. Dopo accese discussioni, il generale Montgomery confermò l'intenzione di continuare l'offensiva e attaccare di nuovo la cresta di Miteiriya ma decise di impegnare nell'attacco frontale solo una parte delle sue forze corazzate<ref>{{Cita|Correlli 2001|pp. 394–396}}.</ref>.
Nella notte tra il 3 e il 4 novembre, venne quindi costituita una nuova linea difensiva dalle truppe dell'Asse, con l'Afrika Korps e la 90ª Leggera attestate a semicerchio che andava da Tell el-Mampsra a 16&nbsp;km a sud della ferrovia che correva lungo la costa. A questo schieramento si incernierava a sud il XX Corpo italiano con la Ariete, la Littorio e quello che restava della divisione Trieste. Ancora più a sud, la brigata ''Ramcke'' e il X Corpo italiano, con la ''Pavi''a e la ''Folgore''<ref name= Krieg209210 >{{cita|Krieg 1969|pp. 209-210|harv=s}}.</ref>.
[[File:Panzer III Afrikakorps.jpg|thumb|Un [[Panzer III]] tedesco in movimento nel deserto di El Alamein]]
 
Il 25 ottobre ripresero quindi gli attacchi del XXX Corpo d'armata; gli australiani e gli scozzesi guadagnarono terreno all'interno dei campi minati e alcuni reparti di fanteria tedeschi e italiani furono distrutti, ma l'attacco dei mezzi corazzati terminò con un nuovo fallimento. Nel settore di Miteirya un reggimento blindato britannico perse gran parte dei suoi carri armati, mentre l'attacco della 1ª Divisione corazzata sulla collina Kidney fu completamente bloccato e fu impossibile avanzare come previsto verso Sidi Abdel Rahman<ref>{{Cita|Correlli 2001|pp. 395 e 399}}.</ref>. L'Afrikakorps guidato dal generale von Thoma sferrò continui contrattacchi con la 15. Panzer-Division e riuscì a contenere l'avanzata nemica; tuttavia anche i tedeschi subirono pesanti perdite e la divisione corazzata rimase al termine della giornata del 25 ottobre con solo trentuno panzer ancora efficienti<ref name="Oxford779"/>. Alle 17:20 del 25 ottobre Rommel arrivò in aereo e alle 23:25 diramò alle truppe un primo messaggio per galvanizzarne il morale: «Ho ripreso il comando della Panzerarmee. - Rommel»<ref name=PistaVolpe231 />. Il feldmaresciallo venne informato dal generale von Thoma riguardo alla difficile situazione; egli per il momento predispose la concentrazione di tutte le sue forze corazzate nel settore nord per fermare ad ogni costo l'avanzata britannica.
[[File:Bundesarchiv Bild 101I-444-1672-04, Nordafrika, Transport eines Flak-Geschützes.jpg|thumb|left|Un cannone [[FlaK]] 88 al traino verso il fronte.]]
 
[[File:Campaign in North Africa 1940 1943 E18989.jpg|thumb|left|Carri pesanti britannici in movimento nel deserto di El Alamein]]
Sulla cresta di Aqqaqir, durante un furioso combattimento originato alle 2:30 dall'attacco della V Brigata indiana, venne catturato dalle truppe della 1ª Divisione Corazzata inglese il generale von Thoma, comandante dell'Afrika Korps, che uscì illeso da un blindato distrutto dall'artiglieria avversaria, e venne portato al cospetto di Montgomery; più tardi gli verranno attribuite delle dichiarazioni molto polemiche verso Hitler; il comando dell'Afrika Korps passa al capo di stato maggiore colonnello Bayerlein<ref>{{cita|Irving 1978|p. 248|harv=s}}.</ref>. Nel varco creato dall'attacco irruppero la 1ª, 7ª e 10ª Divisione Corazzata inglese che vennero fermate solo 9&nbsp;km ad ovest dallo schieramento anticarro, nel quale si trovavano anche i cannoni pesanti [[8,8 cm FlaK|FlaK da 88 mm]], usati spesso come arma anticarro con effetti devastanti<ref name= Krieg210 >{{cita|Krieg 1969|p. 210|harv=s}}.</ref>. Per quattro ore 300 carri inglesi vennero trattenuti da 30 carri tedeschi mentre a sud la 10ª Divisione Corazzata inglese dotata di carri medi M4 Sherman, [[M3 Lee/Grant|Grant]] e [[Crusader (carro armato)|Crusader]] attaccava il XX Corpo italiano con i suoi M13/40.
 
Di conseguenza, il feldmaresciallo Rommel prese la decisione, la sera del 26 ottobre, di richiamare a nord anche la 21. Panzer-Division dopo essere venuto a conoscenza del fallimento degli attacchi britannici nel settore meridionale del fronte e dopo che nella notte precedente gli australiani avevano sferrato un nuovo attacco e avevano conquistato l'importante collina 28, una posizione tatticamente importante a nord dei campi minati<ref name="Oxford779">{{cita|Oxford 2001|pp. 778–779}}.</ref>. Il 25 ottobre effettivamente l'attacco del XIII Corpo d'armata del generale Horrocks non raggiunse alcun risultato di fronte all'accanita resistenza dei paracadutisti italiani della "Folgore", sostenuti da raggruppamenti corazzati della 21. Panzer-Division e della Divisione corazzata "Ariete". Nonostante l'intervento di centosessanta mezzi corazzati della 7ª Divisione corazzata britannica, l'assalto alle alture di Himeimat fu respinto<ref name="Oxford779"/>. Nel settore di Miteiriya i neozelandesi e gli scozzesi guadagnarono terreno; tuttavia i carri armati della 1ª Divisione corazzata non raggiunsero alcun risultato e rimasero di nuovo bloccate; in tre giorni di offensiva erano stati distrutti duecento mezzi corazzati e le divisioni di fanteria avevano subito forti perdite<ref>{{Cita|Correlli 2001|pp. 400–401}}.</ref>.
La [[132ª Divisione corazzata "Ariete"]] venne attaccata dalla IV e VII brigata corazzata inglese, e da esse circondata a 5&nbsp;km a nord-ovest di Bir-el-Abd. Celebre è il messaggio finale (che però viene da alcuni messo in dubbio) ricevuto dal Comando d'Armata alle 15:30: «Carri armati nemici fatto irruzione sud Divisione Ariete. Con ciò Ariete accerchiata, trovasi 5 km nord-ovest Bir-el-Abd. Carri Ariete combattono». Di questo messaggio esiste un'altra versione, meno plausibile visto che poi una numero superiore di mezzi riuscì a ritirarsi, dal Comandante della Divisione al Comando d'Armata «Ci rimangono tre carri, contrattacchiamo». Alla fine del combattimento, le perdite italiane furono gravi, ma gli inglesi pagarono un prezzo altissimo, in uomini e mezzi. Cionondimeno, parte della divisione con il comando, una trentina di carri e parte dell'8º reggimento bersaglieri riuscì a sganciarsi e raggiungere il resto del XX Corpo in arretramento.
 
Il pomeriggio del 27 ottobre Rommel, molto preoccupato per il progressivo indebolimento delle linee difensive italo-tedesche, decise di tentare un contrattacco decisivo nel settore settentrionale del fronte di El Alamein con il concorso della maggior parte dei suoi mezzi corazzati; dopo aver completato lo spostamento da sud della 21. Panzer-Division, il feldmaresciallo sferrò l'attacco contro il corridoio di sfondamento britannico<ref name="OX782">{{cita|Oxford 2001|p. 782}}.</ref>. Intervennero nella battaglia i panzer del generale von Randow mentre rientrarono in combattimento i carri superstiti della 15. Panzer-Division guidati dal colonnello Teege, supportati anche da reparti mobili della Divisione corazzata "Littorio"; contemporaneamente i reparti della 90ª Divisione leggera attaccarono verso la collina 28<ref name="OX782"/><ref>{{cita|Carell 2000|p. 476}}.</ref>. I britannici avevano predisposto un potente schieramento di artiglieria campale e anticarro che inflisse gravi perdite alle unità meccanizzate dell'Asse, si combatterono aspri scontri tra mezzi corazzati con risultati alterni<ref>{{cita|Carell 2000|pp. 476–477}}.</ref>. Alla fine della battaglia del 27 ottobre le Panzer-Division non riuscirono a raggiungere il successo e le forze britanniche mantennero le posizioni raggiunte all'interno delle difese dell'Asse<ref name="OX782"/>. In particolare, il contrattacco dei panzer tedeschi contro la collina Kidney, condotto da circa centocinquanta mezzi corazzati nel tardo pomeriggio per sfruttare anche il sole calante alle loro spalle che avrebbe potuto infastidire i tiratori nemici, si infranse contro il fuoco dei nuovi cannoni anticarro e dei carri pesanti dell'Ottava armata; i tedeschi persero circa un terzo dei loro carri durante questi combattimenti<ref>{{Cita|Correlli 2001|pp. 401–402}}.</ref>. Il 28 ottobre il feldmaresciallo Rommel intendeva riprendere i contrattacchi ma intensi bombardamenti aerei da parte dell'aviazione britannica intralciarono il movimento delle colonne corazzate tedesche che quindi non riuscirono ad entrare in azione<ref>{{Cita|Correlli 2001|p. 402}}.</ref>.
La mattina del 4 novembre, il generale Alexander scriveva al primo ministro Churchill<ref name= Krieg212 >{{cita|Krieg 1969|p. 212|harv=s}}.</ref>:
{{Citazione|Dopo 12 giorni di lotta violenta ed accanita, l'8ª armata ha inflitto una grave sconfitta alle forze italo-tedesche comandate da Rommel. Il fronte nemico è stato rotto. Unità corazzate britanniche si sono aperte un varco e operano attualmente nelle retrovie dell'avversario. Le truppe nemiche che sono riuscite a sfuggire sono attualmente in piena ritirata, e i nostri carri non danno loro tregua, unitamente alle nostre unità mobili e all'aviazione. Altre divisioni nemiche sono restate sulle loro posizioni, tentando di ritardare la sconfitta; è probabile che verranno accerchiate ed isolate. La RAF non ha mai cessato di portare un magnifico appoggio alla battaglia e bombarda senza tregua le colonne in ritirata}}
 
=== L'operazione Supercharge ===
Molte unità offrirono infatti una caparbia resistenza, come i paracadutisti della ''[[185ª Divisione paracadutisti "Folgore"|Folgore]]'', che si batterono eroicamente per giorni e giorni subendo gravi perdite ed infliggendone al nemico anche di maggiori. Combatterono i corazzati britannici con mezzi di fortuna, quali bottiglie incendiarie e cariche di dinamite, avendo solo oltre a queste pochi cannoni anticarro da [[47/32 Mod 35|47/32]] con poche munizioni. Esaurite anche queste risorse, i paracadutisti si nascosero in buche scavate nel terreno e attaccarono mine anticarro ai mezzi britannici in movimento (i resti della ''Folgore'' si arrenderanno solo il 6 novembre e dopo aver distrutto le proprie armi rese inutili dall'esaurimento delle munizioni). L'aviazione dell'Asse, con la distruzione dei suoi aeroporti avanzati ed usurata da continui combattimenti sostenuti in immensa inferiorità numerica, era praticamente inesistente e pertanto la RAF operava senza alcun contrasto in aria, bombardando incessantemente le colonne in ritirata<ref>{{cita|Krieg 1969|p. 213|harv=s}}.</ref>.
{{Sequenza immagini
|larghezza = 300
|titolo = Evoluzione della battaglia (31 ottobre-4 novembre)
|align = right
|sfondo = (il colore di sfondo del quadro, predefinito è bianco)
|bordo = (il colore del bordo del quadro, predefinito è nero)|Image:2 Battle of El Alamein 012.png|La 9ª Divisione australiana apre il fronte nemico per la 2ª Divisione neozelandese alle 23:00 del 31 ottobre, ma un contrattacco tedesco sferrato il giorno successivo la costringe a tornare alle posizioni di partenza|Image:2 Battle of El Alamein 013.png|2 novembre: inizia l'operazione Supercharge. La 2ª Divisione neozelandese e la 1ª Divisione corazzata britannica attaccano a sud e spingono indietro la Divisione "Trieste".<br />La 15ª e 21ª Panzer-Division contrattaccano i carri nemici a Tell el Aqqaqir alle 09:00.<br />La Divisione corazzata "Ariete" si sposta a nord.<br />Le divisioni Trento, Bologna, Pavia, Brescia, Folgore e la brigata Ramcke si ritirano alle 22:00.|Image:2 Battle of El Alamein 014.png|Le divisioni dell'Asse si ritirano il 3 novembre.|Image:2 Battle of El Alamein 015.png|Su ordine di Adolf Hitler la ritirata viene bloccata il 3 novembre.|Image:2 Battle of El Alamein 016.png|La 9ª Divisione australiana, la 2ª Divisione neozelandese, la 1ª e la 10ª Divisione corazzata britanniche attaccano alle 07:00 del 4 novembre.<br />Le divisioni corazzate 1ª e 10ª attraversano il fronte e proseguono lungo la costa.<br />La 2ª Divisione neozelandese si muove verso Fuka e sulla strada distrugge le divisioni Trento e Bologna.<br />La 7ª Divisione corazzata britannica circonda la divisione Ariete e la distrugge.<br />Le forze dell'Asse si ritirano.
}}
 
Il generale Montgomery appariva, nonostante la mancanza di reali successi strategici, ancora calmo e risoluto<ref>{{Cita|Correlli 2001|p. 400}}.</ref>; in privato tuttavia il generale era molto meno ottimista e non mancava di preoccupazioni<ref>{{cita|Liddell Hart 1996|p. 424}}.</ref>. Dopo lo spostamento delle riserve corazzate tedesche verso nord, il comandante britannico decise a sua volta di trasferire nel settore settentrionale anche la 7ª Divisione corazzata, inserendola nella nuova riserva formata dalla divisione neozelandese e dalla 10ª Divisione corazzata (meno la XXIV Brigata corazzata aggregata già dal 25 ottobre alla 1ª Divisione corazzata)<ref>{{cita|Ford 2009|pp. 74 e 78}}.</ref>. La 1ª Divisione corazzata che aveva subito forti perdite venne temporaneamente ritirata e riorganizzata. Il comandante dell'Ottava armata aveva deciso, dopo il fallimento del suo piano originale, di organizzare un attacco decisivo, denominato operazione Supercharge, per sfondare finalmente il fronte dell'Asse nel settore costiero. Il generale Montgomery organizzò metodicamente il nuovo raggruppamento di forze, prevedendo di sferrare l'attacco nella notte del 1º novembre; il piano era molto simile al progetto Lightfoot: mentre il XIII Corpo avrebbe distratto il nemico a sud, la fanteria neozelandese del XXX Corpo d'armata, rafforzata da alcune brigate di fanteria e corazzate, avrebbe sfondato e i carri del X Corpo d'armata avrebbero fatto irruzione in campo aperto<ref>{{Cita|Correlli 2001|pp. 402–403}}.</ref>.
Alle 20:50 del 4 novembre, Hitler dava il consenso al ripiegamento. La nuova linea di difesa veniva fissata a Fuka<ref>{{cita|Irving 1978|p. 249|harv=s}}.</ref>.
 
Prima dell'inizio dell'operazione Supercharge, l'8ª armata riprese gli attacchi locali nel settore costiero con i reparti della 9ª Divisione australiana che il 29 ottobre guadagnarono terreno nel settore a nord di quota 28 difeso dal solo II Battaglione del 125º reggimento Panzergrenadier sostenuto da una linea di pezzi anticarro<ref name="cita-Irving-1978-p236">{{cita|Irving 1978|p. 236}}.</ref>. Ulteriori attacchi degli australiani nella notte del 30-31 ottobre misero in difficoltà i tedeschi della 164ª Divisione, ma un pronto contrattacco dei reparti mobili della 90ª Divisione leggera e della 21. Panzer-Division riguadagnò parte del terreno perduto, disimpegnò i reparti isolati e inflisse nuovamente forti perdite alle unità corazzate britanniche<ref>{{Cita|Correlli 2001|p. 403}}.</ref>.
 
Le gravi difficoltà dell'offensiva causarono grande preoccupazione a Londra; Churchill era esasperato e depresso; tra i vari commenti rivolti al generale [[Alan Brooke]], capo di stato maggiore generale imperiale, vi fu "Possibile che noi non abbiamo neppure un generale in grado di vincere un'unica battaglia?"<ref name="cita-Irving-1978-p236"/>. Gli apparenti successi difensivi delle forze italo-tedesche, suscitarono invece un certo ottimismo all'interno degli alti comandi dell'Asse; a Roma Mussolini e il maresciallo Cavallero inviarono il 1º novembre al feldmaresciallo Rommel un messaggio di congratulazioni per il brillante contrattacco della 21. Panzer-Division contro gli australiani nel settore costiero<ref>{{cita|Krieg 1969|p. 195}}.</ref>.
 
In realtà la situazione dell'Armata italo-tedesca stava diventando sempre più difficile; i continui attacchi britannici e la netta superiorità delle forze aeree nemiche avevano progressivamente logorato le truppe dell'Asse; le formazioni corazzate erano rimaste dopo gli ultimi combattimenti con novanta carri tedeschi mentre il generale Montgomery disponeva ancora in prima linea, nonostante un rapporto di perdite a sfavore secondo un rapporto di circa 4 a 1, di oltre ottocento mezzi corazzati<ref>{{cita|Liddell Hart 1996|p. 423}}.</ref>. Il feldmaresciallo Rommel era pienamente consapevole dell'andamento sfavorevole della battaglia; la notizia arrivata alle 11:00 del 29 ottobre sull'affondamento della petroliera ''Luisiana'' con {{formatnum:1459}} tonnellate di benzina rafforzò questa convinzione. Il comandante era molto pessimista e discusse con il tenente colonnello Westphal sulla possibilità di organizzare una nuova linea di difesa a Marsa Matruh con tappa a Fuka; tuttavia mantenne nascosto con gli italiani il suo pessimismo e a mezzogiorno del 29 ottobre dichiarò al generale Barbasetti che "con la benzina disponibile sarebbe impossibile sganciarsi dal nemico. Non ci resta che resistere ad ogni costo ad El Alamein"<ref>{{cita|Irving 1978|p. 237}}.</ref>. Il 30 arrivò una cisterna con 600 tonnellate di benzina, equivalente al consumo di una giornata, e il feldmaresciallo Kesselring, giunto sul posto, affermò che ben presto sarebbero giunte squadriglie di aerei da trasporto provenienti dal [[Fronte orientale (1941-1945)|fronte russo]] per migliorare il rifornimento dell'armata. In realtà nella fase finale della battaglia l'approvvigionamento delle forze italo-tedesche migliorò, e il feldmaresciallo Kesselring ricordò in seguito che quando le operazioni di ritirata iniziarono, si dovettero far saltare {{formatnum:12000}} tonnellate di munizioni nonostante spesso i comandanti si fossero lamentati della loro scarsità e in alcuni casi si fosse rinunciato a effettuare tiri di sbarramento nel preludio degli attacchi britannici. Gravissima era invece la carenza di veicoli<ref name="ReferenceC"/>.
 
La seconda offensiva massiccia degli alleati si svolse lungo la costa, inizialmente per catturare il rilievo di Tel el Aqqaqir. L'attacco iniziò alle 01:05 del 2 novembre, e vide l'impiego da parte britannica di ottocento carri armati, sostenuti dal fuoco di trecentosessanta cannoni e dall'aviazione. L'attacco di terra iniziò bene: sia la CLI che la CLII Brigata britannica, sostenute rispettivamente dai carri [[Mk III Valentine]] dell'[[8th Royal Tank Regiment|8th]] e del [[50th Royal Tank Regiment]], penetrarono per {{M|4|u=km}} attraverso le linee dell'Asse senza subire troppe perdite; il [[1st The Royal Dragoons|1st Royal Dragoons]] sfruttò le brecce aperte dalla fanteria dilagando nel campo aperto causando notevole caos nelle retrovie di Rommel. Alle 06:15 venne dato il via alla IX Brigata corazzata per raggiungere la pista nel deserto che portava a Sidi Abdel Rahman, tenacemente presidiata da fanti e pezzi anticarro del [[7º Reggimento bersaglieri]]. Al prezzo di settanta carri distrutti su novantaquattro, la IX Brigata corazzata riuscì a sfondare la posizione nemica dando modo alla II Brigata corazzata di attaccare l'adiacente quota 44 a Tell el Aqqaqir, dove venne però fermata, con pesanti perdite per entrambi gli schieramenti, dai carri e dai cannoni anticarro del 7º bersaglieri. Anche l'VIII Brigata corazzata, distaccata per l'occasione dalla 10ª alla 1ª Divisione corazzata, non riuscì ad avere la meglio sui tedeschi che presidiavano la posizione<ref>{{cita|Ford 2009|pp. 87–89}}.</ref>.
 
Al 3 novembre, Rommel era rimasto con soli trentacinque carri armati operativi; la pressione sulle sue truppe rese necessaria la ritirata. Lo stesso giorno il feldmaresciallo ricevette da [[Adolf Hitler]] un ordine di "vittoria o morte" che fermò la ritirata. Rommel, di fronte all'ordine di Hitler di resistere a ogni costo, dichiarò che «Se restiamo ancorati qui, l'armata non durerà tre giorni. Ma io ho il diritto come comandante in capo, anzi come soldato, di disobbedire agli ordini?» e poi «Il Führer è pazzo!»<ref name=PistaVolpe247 >{{cita|Irving 1978|p. 247}}.</ref>. Mandò allora a Berlino il tenente [[Alfred Berndt]], un egittologo che lavorava per il [[Reichsministerium für Volksaufklärung und Propaganda|Ministero della Propaganda]] ed era inserito nel Quartier generale della Panzerarmee dove redigeva tra l'altro il diario del feldmaresciallo, per tentare di convincere il Führer a ordinare la ritirata. Il fronte si stava sfaldando: il X e il XX Corpo italiani stavano cedendo di fronte alla pressione alleata; anche Kesselring consigliò il ripiegamento suggerendo di «considerare il messaggio di Hitler come un appello anziché un ordine preciso»<ref name=PistaVolpe247 />.
 
Nella notte tra il 3 e il 4 novembre, venne costituita una nuova linea difensiva dalle truppe dell'Asse, con l'Afrikakorps e la 90ª Leggera attestate a semicerchio da Tell el-Mampsra a {{M|16|u=km}} a sud della ferrovia che correva lungo la costa. A questo schieramento si incernierava a sud il XX Corpo italiano con l'"Ariete", la "Littorio" e quello che restava della divisione "Trieste". Ancora più a sud, la brigata Ramcke e il X Corpo italiano, con la "Pavia" e la "Folgore"<ref name=Krieg209210 >{{cita|Krieg 1969|pp. 209–210}}.</ref>.
 
[[File:Bundesarchiv Bild 101I-444-1672-04, Nordafrika, Transport eines Flak-Geschützes.jpg|thumb|left|Un cannone [[8,8 cm FlaK|FlaK 88]] al traino verso il fronte]]
 
Sulla quota 44 di Tell el Aqqaqir, durante un furioso combattimento originato alle 02:30 dall'attacco della V Brigata indiana, venne catturato dalle truppe della 1ª Divisione corazzata britannica il generale von Thoma, comandante dell'Afrikakorps, che uscì illeso da un blindato distrutto dall'artiglieria avversaria e venne portato al cospetto di Montgomery; più tardi gli verranno attribuite delle dichiarazioni molto polemiche verso Hitler; il comando dell'Afrikakorps passò al capo di stato maggiore colonnello [[Fritz Bayerlein]]<ref>{{cita|Irving 1978|p. 248}}.</ref>. Nel varco creato dall'attacco irruppero la 1ª, 7ª e 10ª Divisione corazzata britannica che vennero fermate solo {{M|9|u=km}} a ovest dallo schieramento anticarro, nel quale si trovavano anche i cannoni pesanti [[8,8 cm FlaK|FlaK da {{M|88|u=mm}}]], usati spesso come arma anticarro con effetti devastanti<ref name=Krieg210 >{{cita|Krieg 1969|p. 210}}.</ref>. Per quattro ore trecento carri britannici vennero trattenuti da trenta carri tedeschi mentre a sud la 10ª Divisione corazzata britannica dotata di carri medi M4 Sherman, Grant e [[Mk VI Crusader|Crusader]] attaccava il XX Corpo italiano con i suoi M13/40. La 132ª Divisione corazzata "Ariete" venne attaccata dalla IV e VII Brigata corazzata britannica, e da esse circondata {{M|5|u=km}} a nord-ovest di Bir-el-Abd. Celebre è l'ultimo, sebbene controverso, messaggio ricevuto dal Comando d'armata alle 15:30: «Carri armati nemici fatto irruzione sud Divisione Ariete. Con ciò Ariete accerchiata, trovasi {{M|5|u=km}} nord-ovest Bir-el-Abd. Carri Ariete combattono». Di questo messaggio esiste un'altra versione, meno plausibile visto che poi un numero superiore di mezzi riuscì a ritirarsi, dal comandante della Divisione al comando d'armata: «Ci rimangono tre carri, contrattacchiamo». Alla fine del combattimento le perdite italiane furono gravi, così come i britannici pagarono un prezzo altissimo in uomini e mezzi. Cionondimeno, parte della divisione con il comando, una trentina di carri e parte dell'[[8º Reggimento bersaglieri]] riuscì a sganciarsi e raggiungere il resto del XX Corpo in arretramento.
 
La mattina del 4 novembre, quando tutte le unità dell'Asse erano in ritirata verso ovest, il generale Alexander scrisse al primo ministro Churchill<ref name=Krieg212 >{{cita|Krieg 1969|p. 212}}.</ref>:
 
{{Citazione|Dopo 12 giorni di lotta violenta ed accanita, l'Ottava armata ha inflitto una grave sconfitta alle forze italo-tedesche comandate da Rommel. Il fronte nemico è stato rotto. Unità corazzate britanniche si sono aperte un varco e operano attualmente nelle retrovie dell'avversario. Le truppe nemiche che sono riuscite a sfuggire sono attualmente in piena ritirata, e i nostri carri non danno loro tregua, unitamente alle nostre unità mobili e all'aviazione. Altre divisioni nemiche sono restate sulle loro posizioni, tentando di ritardare la sconfitta; è probabile che verranno accerchiate ed isolate. La RAF non ha mai cessato di portare un magnifico appoggio alla battaglia e bombarda senza tregua le colonne in ritirata}}
 
Molte unità offrirono infatti una caparbia resistenza, come i paracadutisti della "Folgore", che si batterono per giorni e giorni subendo gravi perdite, costretti a combattere i corazzati britannici con mezzi di fortuna, quali bottiglie incendiarie e cariche di dinamite, avendo solo oltre a queste pochi e inutili cannoni anticarro da [[47/32 Mod. 1935|47/32]] con altrettanto poche munizioni. Esaurite anche queste risorse, i paracadutisti si nascosero in buche scavate nel terreno e attaccarono mine anticarro ai mezzi britannici in movimento (i resti della "Folgore" si arrenderanno solo il 6 novembre dopo aver distrutto le proprie armi rese inutili dall'esaurimento delle munizioni). L'aviazione dell'Asse, con la distruzione dei suoi aeroporti avanzati e usurata da continui combattimenti sostenuti in immensa inferiorità numerica, era praticamente inesistente e pertanto la RAF operava senza alcun contrasto in aria, bombardando incessantemente le colonne in ritirata<ref>{{cita|Krieg 1969|p. 213}}.</ref>. Uno dei massimi sforzi italo-tedeschi per una singola missione aerea si verificò il 29 ottobre, quando vennero fatti decollare centotrenta tra caccia e velivoli d'assalto: il bilancio finale fu di sedici aerei persi per gli italo-tedeschi e diciassette per l'[[United States Army Air Forces|USAAF]]<ref>{{cita|Molteni 2012|pp. 260–261}}.</ref>.
Alle 20:50 del 4 novembre, Hitler diede il consenso al ripiegamento. La nuova linea di difesa venne fissata a Fuka<ref>{{cita|Irving 1978|p. 249}}.</ref>.
 
=== Il ripiegamento ===
[[File:He 111 Wreck LOC 8e00286u.jpg|thumb|In un aeroporto abbandonato dai tedeschi durante il ripiegamento, la carcassa di un [[Heinkel He 111]] viene spogliata di quanto può essere utile. Dietro si vede il relitto di un [[Messerschmitt Bf 109|Me 109]] e uno [[Hawker Hurricane]] britannico]]
 
IlAll'alba del 4 novembre le forze dell'Asse, non più in grado di opporre resistenza organizzata, iniziarono il ripiegamento; per le divisioni di fanteria italiane, non motorizzate, era preclusa ogni via di fuga ede oltre 30.000{{formatnum:30000}} soldati si dovettero arrendere. Molti di più riuscirono però a ripiegare, sia per le capacità tattiche di Rommel, che per l'estrema prudenza di Montgomery, che non voleva cadere vittima di una delle brillanti invenzioni delle quali il suo avversario si era mostrato più volte capace. Probabilmente Rommel sarebbe riuscito a salvare molti più uomini se Hitler non lo avesse dapprima obbligato a resistere sul posto "fino all'ultimo uomo" su una linea di resistenza leggermente arretrata e solo in un secondo tempo gli avesse concesso la libertà di sganciarsi<ref>{{cita|Irving 1978|p. 245}}.</ref>. Quel giorno anche Cavallero diede il suo assenso alla ritirata<ref>{{cita|harv=sMontanelli, Cervi 2011|p. 199}}.</ref>.
 
[[File:2 Battle of El Alamein 016.png|thumb|left|Il dispiegamento delle forze il 4 novembre 1942 e le direttrici di avanzata Alleate]]
 
Anche le unità tedesche combatterono ai limiti delle loro possibilità ma, avendo le divisioni di fanteria una propria dotazione di mezzi di trasporto, diversamente dalle divisioni italiane, riuscirono a sganciarsi; inoltre la brigataBrigata paracadutisti Ramcke, appiedata ede a ranghi ridotti dagli estenuanti combattimenti, riuscì ad assaltare un convoglio britannico ede a procurarsi così i mezzi necessari per lo sganciamento<ref>{{cita|Irving 1978|p. 252|harv=s}}.</ref>. I soldati e i comandanti italiani, tra cui il generale Barbasetti, lamentarono in seguito che nel ripiegamento i tedeschi si impossessarono di ogni mezzo disponibile, negando sistematicamente ogni aiuto agli italiani. Tuttavia, né il generale Nebbia (rimasto anch'egli appiedato) né Bastico, che sicuramente non stravedeva per i tedeschi, insistettero molto sull'argomento. Certamente si verificarono episodi spiacevoli tra italiani e tedeschi, ma non tali da poter essere generalizzati. Citando Igino Gravina nel suo ''Le tre battaglie di Alamein'', i giornalisti [[Indro Montanelli]] e [[Mario Cervi]] riportano che "i tedeschi [...] avevano fatto largo ricorso alle riparazioni e messo in efficienza autoveicoli guasti abbandonati nel deserto, tra i quali quelli degli italiani che divennero così di loro proprietà... È emerso un solo caso di sopraffazione dei tedeschi ai nostri danni: fu il 6 novembre 1942 quando... un reparto germanico si impossessò di nostri locomotori e autocarri per esclusivo trasporto di mezzi e materiali. Non è da escludere che qualche altro caso sia avvenuto, ma si tratta di episodi... che nel momento dell'emergenza si sono verificati anche tra reparti della stessa nazionalità."<ref>{{cita|Montanelli, Cervi 2011|pp. 20–2020}}.</ref>
 
AllaSecondo finei dati dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito, l'Armata Corazzatacorazzata Italoitalo-tedesca Tedescasubì avevala subitoperdita 10.000in battaglia di {{formatnum:4000}}-{{formatnum:5000}} morti e dispersi, 15.000{{formatnum:7000}}-{{formatnum:8000}} feriti ede erano{{formatnum:17000}} statiprigionieri, fattiche 34durante la ritirata salirono a {{formatnum:9000}} tra morti e dispersi, {{formatnum:15000}} feriti e {{formatnum:35000}} prigionieri<ref>Aldo Montanari, ''Le operazioni in Africa Settentrionale, Vol.000 III: El Alamein'', Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito, Roma, 1989, p. 838</ref> (per altra fonte {{formatnum:10000}} morti, {{formatnum:15000}} feriti e {{formatnum:34000}} prigionieri)<ref name="ReferenceA"/>, con la perdita di circa 450quattrocentocinquanta carri armati ede un migliaio di cannoni, anche se le varie stime divergono leggermente (quella più prudenziale riportata nel quadro riassuntivo parla di 30.000{{formatnum:30000}} perdite in tutto tra morti feriti e prigionieri). Secondo il generale Giuseppe Rizzo, le perdite dell'Asse ammontarono complessivamente a {{formatnum:25000}} tra morti e feriti (tra cui {{formatnum:5920}} caduti italiani), {{formatnum:30000}} prigionieri ({{formatnum:20000}} italiani e {{formatnum:10724}} tedeschi), 510 carri armati e {{formatnum:2000}} cannoni di ogni tipo (da campagna, anticarro e contraerei).<ref>Giuseppe Rizzo, ''Buche e croci nel deserto'', Verona, 1969, p. 549.</ref> Di certo, quattro divisioni tedesche ede otto italiane avevano cessato di esistere come unità organizzate<ref name= Krieg218 >{{cita|Krieg 1969|p. 218|harv=s}}.</ref>.
 
Gli Alleati persero 13.560{{formatnum:13560}} uomini tra morti, feriti e dispersi, corrispondenti a circa il 10% delle forze schierate<ref name= Krieg218 /><!--,ref>{{cita|Ford cifra2009|p. esigua (il 10%) in proporzione alle forze schierate--90}}.</ref>. Dei 500cinquecento carri messi fuori uso, circa 350trecentocinquanta vennero recuperati grazie alle officine mobili ede al possesso del campo di battaglia. Andarono persi anche circa 100cento cannoni<ref name= Krieg218 />. La capacità operativa della 8ªdell'Ottava Armataarmata era quindi praticamente intatta. Iniziava l'inseguimento dell'ACIT da parte degli Alleati.
 
== Eventi successivi ==
[[Winston Churchill]] riassunse la battaglia, il 10 novembre 1942, con la famosa frase: "{{Citazione|Tutto ciò non può essere considerato come la fine; potrebbe essere il principio della fine, ma è certamente la fine del principio|Winston Churchill, 10 novembre 1942<ref>E.{{cita|Bauer, ''Storia contorversa della seconda guerra mondiale, 1971|vol. IV''V, p. 23}}.</ref>".}}
 
Il 10 novembre le forze dell'Impero britannico erano al [[Passo di Halfaya]], il 12 a Tobruch, il 19 a Bengasi e il 16 dicembre a [[El-Agheila]]<ref>{{cita|Montanelli, Cervi 2011|p. 200}}.</ref>. La battaglia fu la più grande vittoria del generale Montgomery, e gli valse il titolo di "Lord Montgomery visconte di Alamein" quando venne fatto [[Paria britannica|Pari del Regno Unito]]. Il successo del suo piano convinse definitivamente il generale Montgomery a preferire la superiorità schiacciante di fuoco e di mezzi in tutte le successive battaglie, dandogli la immeritata reputazione di comandante eccessivamente cauto e metodico. Con l'[[operazione Torch]], che si svolse in [[Marocco]] e [[Algeria]] immediatamente dopo la fine della battaglia (lo sbarco avvenne il 7 novembre), la battaglia di El Alamein segnò l'inizio della fine delle forze dell'Asse in Nordafrica. Proprio la prevista operazione Torch, originariamente fissata per il 4 novembre, di cui il generale Montgomery era a conoscenza, rende in realtà il quadro strategico e politico entro cui venne pianificata la seconda battaglia di El Alamein più problematico di quanto si creda comunemente. È su questo, infatti, che si basa quella che è forse l'analisi più famosa e controversa della battaglia: quella sviluppata dallo storico britannico [[Correlli Barnett]] nel suo libro ''I generali del deserto''. Secondo Barnett, l'operazione Torch avrebbe ugualmente costretto il feldmaresciallo Rommel a ritirarsi, poiché era ormai lontano più di {{formatnum:2300}} chilometri dalle sue basi che lo sbarco statunitense minacciava direttamente<ref>{{Cita|Correlli 2001|pp. 383–384}}.</ref>. Dopo il successo dell'operazione Torch, Rommel si sarebbe trovato fra l'8ª Armata, saldamente attestata nelle sue ormai impenetrabili postazioni difensive e forte di una superiorità schiacciante di forze e il grande corpo di spedizione anglo-americano del generale [[Dwight D. Eisenhower]] sbarcato nel Nordafrica francese<ref name="CB384">{{Cita|Correlli 2001|p. 384}}.</ref>. Barnett ritiene addirittura che la seconda battaglia di El Alamein sia stata sostanzialmente una "battaglia inutile", fortemente voluta dal primo ministro Churchill e dall'élite imperiale britannica principalmente per motivi di prestigio. Si trattava in pratica dell'ultima possibilità per il Regno Unito di ottenere, con le sole forze imperiali, una vittoria esclusivamente britannica sulle forze armate tedesche dopo due anni di sconfitte pressoché ininterrotte sul campo e prima che la superiorità militare ed economica statunitense ponesse inevitabilmente "in sottordine", come lo stesso Barnett si è espresso, lo sforzo e il ruolo britannici nella guerra<ref name="CB384"/>.
La battaglia fu la più grande vittoria del generale Montgomery, e gli valse il titolo di "Lord Montgomery Visconte di Alamein" quando venne fatto Pari d'Inghilterra. Il successo del suo piano portò Montgomery a preferire la superiorità schiacciante di fuoco e di mezzi in tutte le successive battaglie, dandogli la reputazione di comandante eccessivamente cauto e metodico.
 
In realtà, le speranze che gli Alleati affidavano a Torch, si realizzarono solo in parte: era previsto che le forze francesi in Nordafrica avrebbero rapidamente voltato le spalle a Vichy per unirsi allo sforzo contro l'Asse, ma ciò inizialmente non avvenne e le forze fedeli a Pétain combatterono dapprima sulle spiagge infliggendo notevoli perdite alle forze statunitensi, una situazione che rischiava di impantanare per mesi le forze di Eisenhower sul fronte algerino. Fu la completa vittoria britannica ad El Alamein a cambiare le carte in tavola, convincendo alcune personalità influenti del regime di Vichy a intavolare trattative con gli Stati Uniti e la Gran Bretagna. L'ammiraglio francese [[François Darlan]], in quel momento ad [[Algeri]], con lo stallo delle forze tedesche in Unione Sovietica e con la sconfitta di El Alamein, intuì che la marea della guerra stava cambiando a favore degli Alleati e ordinò alle forze francesi in Nordafrica di arrendersi, favorendo la situazione strategica degli Alleati. Infatti le difficoltà di inviare in Africa nordoccidentale soldati e materiali da parte degli Alleati che in quel periodo stavano subendo [[Battaglia dell'Atlantico (1939-1945)|enormi perdite nell'Atlantico]], e la decisione di Hitler di inviare in Nordafrica grossi rinforzi per consentire alle forze dell'Asse di resistere ad oltranza in Tunisia, avrebbero avuto ben altro peso se anche le forze francesi si fossero dimostrate ostili agli Alleati.<ref>{{cita|Weinberg 2007|pp. 472–473}}.</ref> L'operazione Torch subì grossi rallentamenti, e la rapida presa di Tunisi e Biserta programmata dai pianificatori alleati non avvenne nei tempi previsti nonostante la resa dei francesi; l'idea originale di spingersi in Libia con le forze provenienti da ovest e intrappolare l'armata italo-tedesca dovette essere ribaltata. L'ordine di inseguire le forze dell'Asse verso la Tunisia fu dato all'8ª Armata di Montgomery, che riuscì ad impedire alle forze italo-tedesche di ricostruire un solido fronte mettendo in atto un metodico e inesorabile inseguimento attraverso la Libia fino alla [[linea del Mareth]] in Tunisia, permettendo all'esercito sbarcato in Algeria e nel Marocco francese di rafforzarsi in vista di un'offensiva congiunta contro le forze italo-tedesche che si svolse in Tunisia nella primavera del 1943, e che mise la parola fine alla guerra in Nordafrica.<ref>{{cita|Weinberg 2007|pp. 476–483}}.</ref>
Co l'[[operazione Torch]], che si svolse in [[Marocco]] e [[Algeria]] immediatamente dopo la fine della battaglia (lo sbarco avvenne il 7 novembre), la Battaglia di El Alamein segnò l'nizio della fine delle forze dell'Asse in Nord Africa. Proprio la prevista Operazione Torch, originariamente fissata per il 4 novembre, di cui il generale Montgomery era a conoscenza, rende in realtà il quadro strategico e politico entro cui venne pianificata la Seconda Battaglia di El Alamein più problematico di quanto si creda comunemente. È su questo, infatti, che si basa quella che è forse l'analisi più famosa e controversa della Seconda Alamein: quella sviluppata dallo storico britannico [[Correlli Barnett]] nel suo libro: ''I generali del deserto''. Secondo Barnett, l'operazione Torch avrebbe ugualmente costretto il feldmaresciallo Rommel a ritirarsi, poiché era ormai lontano più di 2300 chilometri dalle sue basi che lo sbarco americano minacciava direttamente<ref>{{Cita|Correlli 2001|pp. 383-384|harv=s}}</ref>. Dopo il successo dell'operazione Torch, Rommel si sarebbe trovato fra l'VIII armata, saldamente attestata nelle sue ormai impenetrabili postazioni difensive e forte di una superiorità schiacciante di forze e il grande corpo di spedizione anglo-americano del generale [[Dwight Eisenhower]] sbarcato nel Nordafrica francese<ref name="CB384">{{Cita|Correlli 2001|p. 384|harv=s}}</ref>. Barnett ritiene addirittura che la Seconda Battaglia di El Alamein sia stata sostanzialmente una "battaglia inutile", fortemente voluta dal primo ministro Churchill e dall'élite imperiale britannica principalmente per motivi di prestigio. Si trattava in pratica dell'ultima possibilità per il Regno Unito di ottenere, con le sole forze imperiali, una vittoria esclusivamente britannica sulle forze armate tedesche dopo due anni di sconfitte pressoché ininterrotte sul campo e prima che la superiorità militare ed economica statunitense ponesse inevitabilmente "in sottordine", come lo stesso Barnett si è espresso<ref name="CB384"/>, lo sforzo e il ruolo britannici nella guerra.
 
== Mausolei e cimiteri di guerra ==
== Testimonianze ==
[[File:CippoSacrario Italiano El Alamein.jpg|thumbminiatura|Targaupright=0.8|Sacrario commemorativamilitare che delimita il puntoitaliano di massima avanzataEl dell'esercito italianoAlamein]]
 
Il paese di El Alamein contava nel 1996 circa {{formatnum:5000}} abitanti<ref>{{Cita web|titolo=Al ‘Alamayn|sito=Encarta|lingua=en|accesso=30 luglio 2014|url=http://encarta.msn.com/encyclopedia_761584420/Al_%E2%80%98Alamayn.html|dataarchivio=29 ottobre 2009|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20091029205938/http://encarta.msn.com/encyclopedia_761584420/Al_%E2%80%98Alamayn.html|urlmorto=sì}}</ref>, con un porto per la spedizione del petrolio, alberghi e una spiaggia attrezzata. La vecchia stazione ferroviaria, caduta in disuso ma ancora in piedi, è stata sostituita da una struttura più moderna a poca distanza. Nella cittadina, facilmente raggiungibile dai turisti, è stato costruito un museo con diorami, mostre fotografiche, oggetti, armi e mezzi corazzati di entrambi gli schieramenti che illustrano una delle battaglie più famose della seconda guerra mondiale<ref>{{cita|Ford 2009|p. 92}}.</ref>.
La presenza italiana è ricordata dal grande [[Sacrario Militare Italiano di El Alamein|Sacrario Militare di El Alamein]], a Quota 33 sulla litoranea per Alessandria, che raccoglie i resti di oltre 5.200 soldati italiani e 232 ascari libici<ref>{{cita web|url=http://www.esercito.difesa.it/root/storia/elal_sacrario.asp|titolo=Esercito Italiano - Il Sacrario Militare di El Alamein|accesso=23 febbraio 2010|editore=Ministero della Difesa}}</ref>.
 
Nella zona esistono tre [[mausoleo|mausolei]] e [[cimitero di guerra|cimiteri di guerra]]: uno per il Commonwealth, uno per la Germania e uno per l'Italia. Il cimitero di guerra di El Alamein del Commonwealth, disegnato dall'architetto [[Hubert Worthington]], ospita le spoglie di {{formatnum:7240}} soldati caduti nel [[teatro dell'Africa e del Medio Oriente della seconda guerra mondiale|teatro dell'Africa e del Medio Oriente]], anche se la maggior parte dei corpi risale proprio all'ottobre 1942 o al periodo immediatamente precedente. L'ingresso al cimitero avviene passando per il memoriale di Alamein, dove sono riportati i nomi di oltre {{formatnum:8500}} soldati e {{formatnum:3000}} aviatori del Commonwealth dispersi nel Nordafrica fino alla fine della [[campagna di Tunisia]] nel maggio 1943.<ref>{{Cita web|url=http://www.cwgc.org/find-a-cemetery/cemetery/2019000/EL%20ALAMEIN%20WAR%20CEMETERY|titolo=El Alamein War Cemetery|sito=Commonwealth War Graves Commission |lingua=en|accesso=30 luglio 2014}}</ref>
La progettazione del sacrario, la ricerca e raccolta dei resti dei caduti anche di altra nazionalità fu opera dell’allora Maggiore [[Paolo Caccia Dominioni]] con l'aiuto del suo assistente caporale [[Renato Chiodini]] e si svolse a partire da 1948 per più di dieci anni.
Su questa quota avvenne uno dei tanti episodi delle due battaglie, il sacrificio del LII Gruppo Cannoni da 152/37 che il 10 luglio 1942 si oppose agli australiani della 9ª Divisione.
 
La presenza italiana è ricordata dal grande [[Sacrario militare italiano di El Alamein|Sacrario militare di El Alamein]] completato nel 1955 sulla litoranea per Alessandria, che raccoglie i resti di oltre {{formatnum:5200}} soldati italiani e 232 ascari libici. Progettato dall'allora maggiore [[Paolo Caccia Dominioni]] e articolato in tre zone (il Sacrario propriamente detto, il complesso degli edifici situati lungo la strada litoranea e la base italiana di "Quota 33"), la ricerca e raccolta dei resti dei caduti anche di altra nazionalità fu opera dello stesso Dominioni con l'aiuto del suo assistente caporale [[Renato Chiodini]] sotto la supervisione del Commissariato generale per le onoranze ai caduti, e si svolse dal 1948 al 1961. A Quota 33 avvenne uno dei tanti episodi delle due battaglie, vale a dire il sacrificio del LII Gruppo [[Škoda 15 cm Vz. 15/16|cannoni da 152/37]] che il 10 luglio 1942 si oppose agli australiani della 9ª Divisione.<ref>{{cita web|url=http://www.esercito.difesa.it/Storia/Portalini_Storia/Iluoghidellamemoria/Pagine/IlSacrarioMilitarediElAlamein.aspx|titolo=Il Sacrario Militare di El Alamein|sito=Esercito Italiano|accesso=30 luglio 2014|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140808035013/http://www.esercito.difesa.it/Storia/Portalini_Storia/Iluoghidellamemoria/Pagine/IlSacrarioMilitarediElAlamein.aspx}}</ref> Inoltre poco lontano un'iscrizione, fatta dai bersaglieri del [[7º Reggimento bersaglieri|7º Reggimento]] il 1º luglio 1942 su un cippo ai margini della strada litoranea a {{M|111|u=km}} da Alessandria d'Egitto, riporta una frase che ricorda migliaia di italiani caduti in una guerra spesso condotta senza gli adeguati mezzi: «Mancò la fortuna, non il valore».
Inoltre poco lontano un'iscrizione, fatta dai [[bersaglieri]] del 7º reggimento il 1º luglio 1942 su un cippo ai margini della strada litoranea a 111 chilometri da Alessandria d'Egitto, riporta una nota frase che ricorda migliaia di italiani caduti in una guerra spesso condotta senza gli adeguati mezzi: «Mancò la fortuna, non il valore».
 
Il monumento tedesco, situato a Tell el Eisa, ha la forma di un castello [[Ordine teutonico|teutonico]] che circonda un cortile interno con al centro un obelisco sostenuto da quattro falchi. Attorno all'obelisco alcune placche ricordano i resti dei {{formatnum:4200}} soldati tedeschi qui sepolti.
Anche gli Alleati eressero i loro cimiteri nella zona della battaglia, con monumenti che ricordano l'evento.
 
== CulturaNella popolarecultura di massa ==
* ''[[Divisione Folgore (film)|Divisione Folgore]]'', regia di [[Duilio Coletti]] (1954)
* ''[[El Alamein (film 1957)|El Alamein (Deserto di gloria)]]'', regia di [[Guido Malatesta]] (1957)
* ''[[La battaglia di El Alamein]]'', regia di [[Giorgio Ferroni]] ([[1969]])
* ''[[Uccidete Rommel]]'', regia di [[Alfonso Brescia]] (1969)
* ''[[El Alamein - La linea del fuoco]]'', regia di [[Enzo Monteleone]] ([[2002]])
* ''[[Sabbia e ferro]]'', regia di Claudio Costa ([[2012]]); documentario con Carlo Volontè reduce della Divisione "Ariete" [https://www.imdb.com/title/tt2166109/combined info su Imdb]
* ''[[Cielo e sabbia]]'', regia di Claudio Costa (2012); documentario con Giovanni Peroncini reduce della [[185ª Divisione paracadutisti "Folgore"|Divisione Folgore]] [https://www.imdb.com/title/tt2202104/combined info su Imdb]
 
== Note ==
;Annotazioni
{{references|2}}
<references group=N/>
;Fonti
<references/>
 
== Bibliografia ==
* {{cita libro|cognome=Krieg|nome=Ernst|anno=1969|titolo=La guerra nel deserto|vol=2 - La battaglia di El Alamein|editore=Edizioni di Crémille|città=Ginevra|isbn=no|cid=Krieg 1969}}
=== Libri ===
* {{citaCita libro |autore=[[Winston AA.VV.Churchill]]|titolo=La Germanyseconda andguerra the second world warmondiale, vol. VI:9 theLa globalcampagna ward'Italia, Mondadori|anno= 2001 1970|editore= Oxford university press Mondadori|idcittà= ISBN 0-19-822888-0 |lingua =ingleseVerona|cid=Oxford2001Churchill 1970}}
* {{cita libro | cognome=Barr Bauer | nome=Niall Eddy | titolo=Pendulum ofStoria War:controversa Thedella Threeseconda Battlesguerra ofmondiale El Alamein|città editore=Woodstock, NYDe Agostini |editore città=Overlook PressNovara | anno=2005 1971 | isbn=978-1-58567-738-2|lingua=inglese no | cid=Barr 2005Bauer 1971 }}
* {{cita libro | cognome= Bauer Irving| nome=David|wkautore=David Eddy Irving|anno=1978| titolo=La Storia controversapista della seconda guerra mondiale volpe| editore= De Agostini Mondadori| città= Novara Milano| annoisbn= 1971 no| idcid = {{noISBN}}| cid= Bauer 1971Irving 1978}}
* {{cita libro |cognomeautore=Buffetaut|nome=Yves AA. VV.|titolo=Operation Supercharge-LaIl secondeTerzo batailleReich d'El|vol=Afrikakorps Alamein|anno=1995 1993 |editore=Histoire EtH&W Collections|isbn={{NoISBN}}|lingua=francese 88-7133-044-7|cid=BuffetautAfrikakorps 1993 1995}}
* {{cita libro|cognome=Caccia DominioniBuffetaut|nome=PaoloYves|wkautoretitolo=Operation PaoloSupercharge-La Cacciaseconde Dominionibataille d'El Alamein|anno=19621995|titoloeditore=AlameinHistoire 1932-1962Et Collections|cittàisbn=Milanono|isbnlingua={{NoISBN}}fr |cid=Buffetaut 1995}}
* {{cita libro | cognome=CacciaLiddell Hart Dominioni| nome=PaoloBasil H. |anno wkautore=1972Basil Liddell Hart | titolo=LeStoria 300militare oredella aseconda Nordguerra dimondiale Qattara| editore=Longanesi &Mondadori C| città=Milano | anno=1996 | isbn={{NoISBN}}88-04-42151-7 |cid=Liddell Hart 1996 }}
* {{cita libro | cognome=Correlli Carell | nome=Barnett Paul | wkautore= Paul Carell | titolo=I generaliLe volpi del deserto |città=Milano| editore= Rizzoli | città= Milano | anno=2001 2000 | isbn=978 88-881712540617-25834-2 | cid = CorrelliCarell 2000 2001}}
* {{cita libro |autore= AA.VV.|titolo= Germany and the second world war, vol. VI: the global war|url= https://archive.org/details/globalwarwidenin0002vari|anno= 2001 |editore= Oxford university press |isbn=0-19-822888-0|lingua =inglese|cid=Oxford 2001}}
* {{cita libro|cognome=Irving|nome=David|wkautore=David Irving|anno=1978|titolo=La pista della volpe|editore=Mondadori|città=Milano|isbn={{NoISBN}}|cid = Irving 1978}}
* {{cita libro|cognome=KriegCorrelli|nome=Ernst|anno=1969Barnett|titolo=LaI guerragenerali neldel deserto |volumecittà=vol. 2 - La battaglia di El AlameinMilano|editore=Edizioni di CrémilleRizzoli|cittàanno=Ginevra2001|isbn={{NoISBN}} 978-88-17-12540-6| cid =Krieg 1969Correlli 2001}}
* {{cita libro | cognome=Liddell Hart | nome=Basil H. | wkautore=Basil Liddell Hart | titolo=Storia militare della seconda guerra mondiale | editore=Mondadori | città=Milano | anno=1996 |id=ISBN 88-04-42151-7 |cid=Liddell Hart 1996 }}
* {{cita libro|cognome=Montanari|nome=Mario|titolo=Le operazioni in Africa Settentrionale |volume=vol. III - El Alamein|anno=2006|città=Roma|editore=Ufficio Storico dell'Esercito|id=EAN 9786000540197 |cid=Montanari 2006}}
* {{cita libro|cognome=Palladino|nome=Giuliano|titolo=Pace a El Alamein|città=Torino|editore=Einaudi|anno=1959|isbn={{NoISBN}}}}
* {{cita libro|cognome=Petacco|nome=Arrigo|wkautore=Arrigo Petacco|anno=2001|titolo=L'armata nel deserto|editore=Mondadori|città=Milano|isbn=978-88-04-50824-3| cid = Petacco 2001}}
* {{cita libro|cognome=Playfair|nome=Ian Stanley|coautoriautore2=F. C. Molony, |autore3=T. P. Flynn|titolo=The Mediterranean and Middle East |volumeurl=volhttps://archive. org/details/mediterraneanmid0003play|vol=IV: The Destruction of the Axis Forces in Africa - History of the Second World War United Kingdom Military Series|anno=2004|città=Uckfield, UK|editore=Naval & Military Press|isbn=1-84574-068-8|lingua=ingleseen |cid=Playfair, Molony, Flynn 2004}}
* {{cita libro|cognome=RochatBarr|nome=Giorgio|wkautore=Giorgio Rochat|anno=2005Niall|titolo=LePendulum guerreof italianeWar: (1935-1943)The Three Battles of El Alamein|città=Woodstock, NY|editore=EinaudiOverlook Press|cittàanno=Torino2005|isbn=978-881-0658567-19168738-92|lingua=en |cid=Barr 2005}}
* {{cita libro|cognome=Montanari|nome=Mario|titolo=Le operazioni in Africa Settentrionale|vol=III - El Alamein|anno=2006|città=Roma|editore=Ufficio Storico dell'Esercito|id=EAN 9786000540197|cid=Montanari 2006}}
* {{cita libro|cognome=Weinberg|nome=Gerhard L.|titolo=Il mondo in armi. Storia globale della seconda guerra mondiale|anno=2007|annooriginale=1994|editore=UTET|città=Torino|ISBN=978-88-02-07787-1|cid=Weinberg 2007}}
* {{cita libro|autore=Ken Ford|titolo=Rommel sconfitto - Il cambio della marea|anno=2009|editore=Osprey Publishing|città=Oxford|id=ISSN 1974-9414|cid=Ford 2009}}
* {{cita libro|autore=Indro Montanelli|autore2=Mario Cervi|titolo=L'Italia della disfatta, 10 giugno 1940 - 8 settembre 1943|editore=BUR|anno=2011|città=Milano|isbn=978-88-17-05238-2|cid=Montanelli, Cervi 2011}}
* {{cita libro|autore=Mirko Molteni|titolo=L'aviazione italiana 1940-1945 – Azioni belliche e scelte operative|editore=Odoya|città=Bologna|anno=2012|isbn=978-88-6288-144-9|cid=Molteni 2012}}
 
== Voci correlate ==
* [[Campagna del Nord Africa]]
* [[Deutsches Afrikakorps]]
* [[Operazione Torch]]
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== Altri progetti ==
{{interprogetto|commons=Category:Second Battle of El Alamein}}
 
== Collegamenti esterni ==
* [{{cita web|url=http://www.qattara.it/ |titolo=Un sito in memoria della battaglia di El Alamein che descrive la zona ed il contesto storico]}}
* [{{cita web | url = http://www.esercito.difesa.it/Storia/storia_esercito/19401943/23Ottobre1942ElAlamein/Pagine/default.aspx | titolo = La battaglia sul sito dell'Esercito Italiano] | accesso = 2 giugno 2014 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20131021190924/http://www.esercito.difesa.it/Storia/storia_esercito/19401943/23Ottobre1942ElAlamein/Pagine/default.aspx | urlmorto = sì }}
* [{{cita web | url = http://www.focus.it/Storia/multimedia/215545_la-battaglia-virtuale-di-el-alamein_5566.aspx | titolo = La battaglia virtuale di El Alamein] | accesso =1º luglio 2011 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20100118014440/http://www.focus.it/Storia/multimedia/215545_la-battaglia-virtuale-di-el-alamein_5566.aspx | urlmorto = sì }}
* {{en}}cita [web|url=http://desertwar.net/second-battle-of-el-alamein.html |titolo=Seconda battaglia di El Alamein su Desertwar.net]|lingua=en}}
* {{cita web|cognome=Don|nome=Kindell|anno=2009|url=http://www.naval-history.net/xDKCas1942-09SEP.htm|titolo=Casualty Lists of the Royal Navy and Dominion Navies, World War 2 - 1st - 30th SEPTEMBER 1942|editore=Naval-History.net|lingua=en|accesso=3 agosto 2009}}
 
{{Seconda guerra mondiale}}
 
{{Portale|guerra|seconda guerra mondiale|storia}}
{{vetrina|26|11|2009|Wikipedia:Vetrina/Segnalazioni/Seconda battaglia di El Alamein|arg=guerra}}
 
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[[Categoria:Battaglie della seconda guerra mondiale che coinvolgono l'Italia|El Alamein, Seconda battaglia]]
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