Campagna italiana di Suvorov: differenze tra le versioni
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{{conflitto
|Tipo=Operazione militare
|Nome del conflitto=Campagna italiana di Suvorov
|Parte_di=della guerra della [[seconda coalizione]]
|Immagine=
|Didascalia= La campagna italo-svizzera<br />di [[Aleksandr Vasil'evič Suvorov]].
|Data= 15 aprile - 11 settembre 1799
|Luogo= [[Italia
|Mutamenti_territoriali =
|Esito= Vittoria
|Schieramento1= {{RUS 1721-1917}} <br />{{Sacro Romano Impero}}
|Schieramento2=
|Comandante1=
|Comandante2= {{Bandiera|FRAVichy}} [[Jean Victor Marie Moreau]]<br />{{Bandiera|FRAVichy}} [[Étienne Jacques Joseph Alexandre Macdonald|Étienne Macdonald]]
|Effettivi1= inizialmente {{formatnum:76000}}<ref name="ReferenceA">{{Cita|Mikaberidze 2003|p. 24, nota 35}}.</ref><ref name="Tucker Chronology">{{Cita|Spencer C. Tucker 2009|p. 1007}}.</ref><br />{{formatnum:44000}} (maggio)<ref name="Coppi257">{{Cita|Coppi 1824|p. 257}}.</ref> <br/>{{formatnum:65000}}+{{formatnum:35000}} (giugno)<ref name="Mikaberidze63 64"/><br />{{formatnum:50000}} (agosto)<ref name="Mikaberidze117 118">{{Cita|Mikaberidze 2003|pp. 117-8}}.</ref>
|Effettivi2= inizialmente {{formatnum:28000}}<ref name="Mikaberidze29"/> <br/>{{formatnum:20000}} (maggio)<ref name="Mikaberidze43"/><br />{{formatnum:26000}}+{{formatnum:44000}} (giugno)<ref name="Mikaberidze65 66"/><ref name="Mikaberidze38"/><br />{{formatnum:45000}} (agosto)<ref name="Botta356"/><ref name="Coppi272 273"/><ref name="Coppi274 275">{{Cita|Coppi 1824|pp. 274-5}}.</ref>
|Perdite1= dati non disponibili <!--
|Perdite2= dati non disponibili <!-- L'unica fonte attendibile appare Gachot ma morti e feriti (anche leggeri) vengono sempre sommati col risultato che, tenuto conto dei periodici rinforzi, alla fine risultano quasi più perdite degli effettivi iniziali! -->
}}
{{Campagnabox Guerra della seconda coalizione}}{{Campagnabox Campagna italiana di Suvorov}}
La '''campagna italiana di Suvorov''' si svolse nel [[Italia settentrionale|Nord Italia]] tra l'aprile e il settembre 1799 e vide in lotta l'esercito russo-austriaco guidato dal [[feldmaresciallo]] russo [[Aleksandr Vasil'evič Suvorov]] contro le [[Armée révolutionnaire française|truppe rivoluzionarie francesi]]. La campagna s'inserisce nel contesto della guerra della [[seconda coalizione]] e si concluse con la temporanea vittoria dei coalizzati e la caduta delle [[repubbliche sorelle]] filo-francesi.
A seguito dell'invasione nel 1798 della [[Svizzera]], la [[Impero russo|Russia]], alleata degli austriaci, inviò un esercito per liberare i territori elvetici occupati dai francesi che dal paese controllavano i passi alpini per l'Italia e minacciavano direttamente l'[[Monarchia asburgica|impero asburgico]]. Gli alleati insistettero perché le truppe austro-russe venissero guidate dal feldmaresciallo Suvorov, che però in patria era caduto in disgrazia per aver criticato lo [[zar]] [[Paolo I di Russia|Paolo I]]; questi decise quindi di riabilitarlo e lo inviò con {{formatnum:20000}} uomini in Italia, dove gli austriaci lo nominarono [[Feldmarescialli del Sacro Romano Impero|feldmaresciallo del Sacro Romano Impero]]<ref name="Mikaberidze19">{{Cita|Mikaberidze 2003|p. 19}}.</ref><ref name="Mathiez/Lefebvre476">{{Cita|Mathiez e Lefebvre 1992|p. 476, Vol. II}}.</ref>.
La partecipazione del generale Suvorov fu determinante: i russi uscirono vincitori nelle battaglie decisive, sconfiggendo e costringendo due armate francesi a ritirarsi sui rilievi intorno a [[Genova]]<ref name="Mathiez/Lefebvre490">{{Cita|Mathiez e Lefebvre 1992|p. 490, Vol. II}}.</ref>, e facendo crollare il predominio della Francia in Italia. Con il suo esercito austro-russo di oltre {{formatnum:70000}} uomini, in netta superiorità numerica di fronte ai circa 27/{{formatnum:28000}} francesi inizialmente disponibili<ref name="Mikaberidze29"/><ref>{{cita|Chandler 1988|p. 611}}.</ref>, Suvorov obbligò dapprima il generale [[Jean Victor Marie Moreau]] ad abbandonare la difesa dell'Adda e ripiegare verso ovest; i francesi evacuarono il milanese e concentrarono i resti delle loro forze ad [[Alessandria]], mentre gli austro-russi invasero la [[Repubblica Cisalpina]] ed entrarono a [[Milano]] il 29 aprile<ref name="Mathiez/Lefebvre476"/>. Nel frattempo si stava avvicinando da sud l'armata francese di [[Napoli]] guidata dal generale [[Étienne Jacques Joseph Alexandre Macdonald|Macdonald]], per cercare di ricongiungersi al generale Moreau; Suvorov riuscì a sbarrargli il cammino nella [[battaglia della Trebbia (1799)|battaglia della Trebbia]] (17-19 giugno 1799), costringendolo a ritirarsi lungo la costa e a raggiungere Genova, dove ben presto confluirono anche le forze del generale Moreau che, appresa la sconfitta di Macdonald, aveva ripiegato a sua volta<ref name="Mathiez/Lefebvre476 477">{{Cita|Mathiez e Lefebvre 1992|pp. 476-7, Vol. II}}.</ref>.
Occupata anche Torino e sconfitta l'ultima armata francese nella successiva [[battaglia di Novi]], Suvorov rimase a un certo punto padrone della situazione in Italia settentrionale e deciso addirittura a marciare verso la [[Francia]]<ref name="Presnukhin">{{cita pubblicazione|url=https://it.rbth.com/articles/2011/06/20/la_spedizione_russa_in_italia_contro_napoleone_12374.html|titolo=La spedizione russa in Italia contro Napoleone|autore=Mikhail Presnukhin|rivista=Russia Beyond The Headlines|editore=Rossiyskaya Gazeta|data=20 giugno 2011|accesso=17 marzo 2021|urlarchivio=https://archive.is/20140524160056/http://it.rbth.com/articles/2011/06/20/la_spedizione_russa_in_italia_contro_napoleone_12374.html}}</ref>, ma le divisioni e le rivalità delle potenze coalizzate avrebbero ben presto favorito una ripresa delle armate rivoluzionarie: per timore che l'influenza russa in Italia diventasse eccessiva, gli alleati, facendo anche leva sulle ambizioni di [[Paolo I di Russia|Paolo I]] di presentarsi come liberatore della Svizzera<ref name="Mathiez/Lefebvre583">{{Cita|Mathiez e Lefebvre 1992|p. 583, Vol. II}}.</ref>, ottennero che le truppe zariste interrompessero le loro operazioni e venissero rischierate nella Confederazione, lasciando l'iniziativa nella penisola agli austriaci<ref name="Rettificazioni1857">{{Cita|Rettificazioni 1857|p. 42}}.</ref>. A Suvorov fu ordinato quindi di marciare verso nord, attraverso il [[passo del San Gottardo]] per incontrarsi con l'altro corpo di truppe russe appena condotto sulla [[Limmat]] dal generale [[Aleksandr Michajlovič Rimskij-Korsakov]]<ref name="Mathiez/Lefebvre491">{{Cita|Mathiez e Lefebvre 1992|p. 491, Vol. II}}.</ref> e quindi affrontare l'armata del generale [[Andrea Massena]]<ref name="Giulio Rossi 1908">{{cita testo |autore=Giulio Rossi |titolo=Suwaroff in Svizzera |rivista=Corriere del Ticino |data=9-16 gennaio 1908}} Vedi testo in {{cita testo|url=http://www.museodelmalcantone.ch/cms/index.php?option=com_content&view=article&id=49:suwaroff-in-svizzera&catid=51:archivio-delle-notizie|titolo=Museo del Malcantone, Curio|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141018110440/http://www.museodelmalcantone.ch/cms/index.php?option=com_content&view=article&id=49:suwaroff-in-svizzera&catid=51:archivio-delle-notizie }}</ref>.
== I prodromi politici e militari della campagna ==
{{vedi anche|Guerre rivoluzionarie francesi|Seconda coalizione}}
=== Il contesto storico ===
[[File:Entrée de l’Armée française à Rome - Hippolyte Lecomte.png|thumb|left|Il generale [[Louis Alexandre Berthier]] entra a [[Roma]] con le truppe dell'[[Armata d'Italia]] l'11 febbraio 1798]]
[[File:Scherer.jpg|miniatura|upright|Il generale [[Barthélemy Louis Joseph Schérer|Schérer]] ]]
Dopo le sorprendenti vittorie del generale [[Napoleone Bonaparte]] in [[campagna d'Italia (1796-1797)|Italia nel 1796-1797]] l'[[Sacro Romano Impero|Impero d'Austria]] era stato costretto a concludere il [[trattato di Campoformio]], a seguito del quale la Francia rivoluzionaria dominava con i suoi rappresentanti le nuove repubbliche sorelle e poteva inoltre dirigere le sue nuove ambizioni verso la Svizzera, lo [[Stato Pontificio]] e il [[Regno delle Due Sicilie|Regno di Napoli]]<ref>{{Cita|Mathiez e Lefebvre 1992|pp. 386-400, Vol. II}}.</ref><ref>{{Cita|Mathiez e Lefebvre 1992|pp. 408-410, Vol. II}}.</ref>, mirando a sottoporre alla propria influenza tutta la penisola italiana. All'inizio del 1798 il generale [[Louis Alexandre Berthier]] occupò [[Roma]] e il 15 febbraio fu proclamata la [[Repubblica Romana (1798-1799)|Repubblica romana]], mentre il [[Papa]] veniva fatto prigioniero e trasferito a [[Siena]]<ref>{{cita libro|autore=Gaetano Moroni|titolo=Dizionario Di Erudizione Storico-Ecclesiastica Da S. Pietro Sino Ai Nostri Giorni (etc.)|editore=Dalla Tipografia Emiliana|anno=1840|città=Venezia|p=98|url=https://books.google.it/books?id=iwlTAAAAcAAJ&dq=Papa+pio+vi+Siena&hl=it&source=gbs_navlinks_s|isbn=no}}</ref>; in capo ad un altro anno, il 23 gennaio 1799, fu proclamata la [[Repubblica Napoletana (1799)|Repubblica Napoletana]]<ref>{{cita|Colletta|p. 8}}.</ref>; in un primo momento il [[Regno di Sardegna]] venne risparmiato e il [[Direttorio]] si limitò a insediare il 27 giugno 1798 una guarnigione francese nella cittadella di [[Torino]]<ref>{{Cita|Mathiez e Lefebvre 1992|pp. 432-434, Vol. II}}.</ref>, ma infine fu colto il pretesto della guerra a Napoli per dichiararla anche al re di Sardegna, considerato connivente con i nemici della Repubblica: il regno fu occupato dalle truppe francesi e il sovrano [[Carlo Emanuele IV di Savoia]] fuggì in [[Sardegna]]<ref>{{Cita|Mathiez e Lefebvre 1992|pp. 472-473, Vol. II}}.</ref>. Senza dare spazio a correnti indipendentiste, lo stesso Direttorio fece votare nel febbraio 1799 una petizione popolare a favore dell'annessione del Piemonte alla Francia<ref>AA. VV. ''Storia d'Italia'', vol. 6, De Agostini, 1980</ref>.
La [[Regno di Gran Bretagna|Gran Bretagna]], l'Austria e la [[Impero russo|Russia]], preoccupate dall'espansionismo francese, si unirono quindi nella [[seconda coalizione]]; i britannici finanziarono con ingenti capitali gli eserciti russi e austriaci<ref name="Mikaberidze15 16">{{Cita|Mikaberidze 2003|pp. 15-6}}.</ref>, ma la mancanza di effettiva coesione tra le grandi potenze e i persistenti conflitti legati ai divergenti obiettivi di guerra indebolirono fin dall'inizio la solidità di questa alleanza. Il cancelliere austriaco [[Giovanni Amadeo Francesco di Paola Thugut]] non concluse alcun accordo preciso con gli alleati, tuttavia iniziò vasti preparativi bellici e autorizzò le truppe russe ad attraversare il territorio austriaco: questo evento innescò la reazione del Direttorio, il quale decise di prendere l'iniziativa e dichiarare guerra all'Austria il 22 ventoso anno VII (12 marzo 1799) e invadere anche la [[Toscana]] cacciandone il [[Sovrani di Toscana|granduca]] [[Ferdinando III di Toscana|Ferdinando III]]<ref>{{Cita|Mathiez e Lefebvre 1992|p. 473, Vol. II}}.</ref>.
Le armate contrapposte si confrontavano su un fronte assai esteso che andava dalla [[Baviera]], alla Svizzera fino alla ex [[Repubblica veneziana]]<ref name="Mikaberidze17">{{Cita|Mikaberidze 2003|p. 17}}.</ref>. I francesi avevano mobilitato quasi {{formatnum:390000}} soldati contro circa {{formatnum:250000}} austriaci, {{formatnum:80000}} russi e oltre {{formatnum:20000}} britannici, ma la situazione per la Francia era molto precaria poiché il Direttorio era costantemente impegnato ad affrontare complotti e contrastare cospirazioni tese a rovesciarlo; ma soprattutto perché il suo migliore generale, Napoleone Bonaparte, e le sue truppe più esperte erano impegnate in una audace spedizione [[Campagna d'Egitto|in Egitto]]. Le ostilità vere e proprie iniziarono alla fine di marzo quando il generale francese [[Jean-Baptiste Jourdan]] decise di attaccare in [[Germania]] mentre contemporaneamente il generale [[Barthélemy Louis Joseph Schérer|Barthélemy Louis Schérer]] in Italia si muoveva verso est in direzione di [[Verona]]<ref name="Mikaberidze18">{{Cita|Mikaberidze 2003|p. 18}}.</ref>.
=== Le forze iniziali in campo in Italia ===
All'inizio della campagna nel 1799 l'Austria schierava nel nord-est dell'Italia, tra l'[[Adige]], Verona e [[Venezia]], circa {{formatnum:69000}} [[Fanteria|fanti]], {{formatnum:12000}} [[Cavalleria|cavalieri]] e {{formatnum:3000}} [[Artiglieria|artiglieri]] per un totale di {{formatnum:84000}} uomini al comando del generale [[Paul Kray von Krajowa]]<ref>{{cita|Clausewitz 1833|p. 167}}.</ref>, contro cui il generale Barthélemy Louis Schérer, comandante in capo dell'[[Armata d'Italia]], poteva opporre sei [[Divisione (unità militare)|divisioni]] per un massimo di circa {{formatnum:46400}} uomini<ref>{{cita|Clausewitz 1833|p. 170}}.</ref>. Schérer subì diversi rovesci: dopo aver raggiunto il fiume Adige il 26 marzo, quello stesso giorno fu respinto e sconfitto dagli austriaci a [[Pastrengo]], quindi a Verona (30 marzo) e infine a [[Buttapietra|Magnano]] (5 aprile)<ref>{{cita|Clausewitz 1833|pp. 172-204}}.</ref>; per difendere le vie di collegamento per [[Milano]], il 15 aprile dovette quindi ritirarsi sulla riva sinistra del fiume [[Adda]], dove venne cautamente inseguito dal generale Kray<ref>{{cita|Clausewitz 1833|p. 205}}.</ref>: l'esercito francese lasciò guarnigioni nelle [[fortezze del Quadrilatero]] ([[Peschiera del Garda]], [[Mantova]], [[Legnago]], [[Sistema difensivo di Verona|Verona]]), comprese fra il [[Mincio]], il [[Po]] e l'Adige<ref name="Mikaberidze19"/>. Pur rimanendo ancora formalmente a Schérer il comando francese, il controllo strategico passò al generale [[Jean Victor Marie Moreau|Jean Victor Moreau]] che organizzò una "difesa a cordone" della linea dell'Adda<ref name="Tucker Chronology"/><ref name="Zotti">{{cita web |autore= Nicola Zotti |url=http://www.warfare.it/campi/cassano.html |titolo=Cassano d'Adda 27 aprile 1799 |sito=warfare.it |accesso=23 novembre 2014}}</ref>.
=== L'arrivo del generale Suvorov e l'inizio dell'offensiva ===
[[File:Geller Suvorov.jpg|left|miniatura|Il generale Suvorov, in esilio a Kontšanskoje presso [[Velikij Novgorod]], riceve l'ordine imperiale di comando delle truppe nella lotta contro [[Napoleone Bonaparte
{{Citazione|La cipria per parrucche non è polvere da sparo, i boccoli non sono cannoni e le code non sono baionette!|Aleksandr Suvorov<ref>{{cita|Léger Marie Philippe 1809|p. 309}}.</ref>}}
Solamente il grande prestigio di cui godeva e l'importanza dei servizi resi all'[[Impero russo]] gli risparmiarono la deportazione in [[Siberia]] e gli procurarono solo una sorta di esilio nelle sue tenute a Kontšanskoje, un villaggio delle campagne a est di [[Velikij Novgorod]], oggi noto in suo onore come Kontšanskoje-Suvorovskoje ({{russo|Кончанское-Суворовское}}); fu qui che, pur controvoglia, nel febbraio 1799 Paolo I gli inviò l'ordine di reintegro nell'esercito russo e gli affidò il comando della spedizione in Italia<ref>{{cita|Léger Marie Philippe 1809|p. 322}}.</ref><ref>{{Cita|Gachot 1903|p. 94}}.</ref>.
Il 25 marzo Suvorov giunse a [[Vienna]], dove Francesco II lo accolse con tutti gli onori e gli conferì il grado di feldmaresciallo delle armate austriache<ref>{{cita|Léger Marie Philippe 1809|pp. 323-5}}.</ref>, e prese il comando delle truppe russe, che contavano circa {{formatnum:22600}} uomini, anche se la forza effettiva non superava i {{formatnum:17000}}<ref>{{cita|Clausewitz 1833|p. 220}}.</ref><ref>{{cita|Gachot 1903|p. 102}}.</ref>. Il 13 aprile raggiunse [[Vicenza]] e il 15 Verona<ref>{{cita|Gachot 1903|p. 104}}.</ref> i cui abitanti, presi dall'entusiasmo, staccarono i cavalli dalla sua carrozza e lo portarono in città a braccia<ref name="Mikaberidze21">{{Cita|Mikaberidze 2003|p. 21}}.</ref> gridando a gran voce: «Evviva il nostro liberatore!»<ref>{{cita|Gachot 1903|p. 112}}.</ref>. Il 17 aprile giunse in città anche il generale [[Pëtr Ivanovič Bagration]] che aveva conquistato la stima di Suvorov durante la [[Guerra russo-turca (1787-1792)|settima guerra russo-turca]] contro l'[[Impero ottomano]] (in particolare nell'[[Assedio di Očakov (1788)|assedio di Očakov]]) e nel corso della [[Rivolta di Kościuszko#La rivolta|campagna polacca del 1794]]<ref name="Mikaberidze21"/>. Fedele alle sue abitudini di partecipazione diretta alle operazioni sul campo di battaglia, il generale Suvorov assunse personalmente il comando di due reggimenti di fanteria e due di [[cosacco|cosacchi]] e ordinò a Bagration di attraversare il Mincio per iniziare la marcia<ref name="Mikaberidze22">{{Cita|Mikaberidze 2003|p. 22}}.</ref>.
[[File:George Dawe - Portrait of General Pyotr Bagration (1765-1812) - Google Art Project.jpg|miniatura|Ritratto del generale [[Pëtr Ivanovič Bagration|Bagration]]]]
Il generale Suvorov, secondo le proprie abitudini tattiche, procedette a marce forzate, nonostante fiumi in piena e pessime condizioni atmosferiche<ref name="Mikaberidze20">{{Cita|Mikaberidze 2003|p. 20}}.</ref>. È molto difficile fornire una media di marcia delle fanterie dell'epoca napoleonica, ma la maggior parte degli eserciti europei coevi percorreva ragionevolmente dai 20 ai 30 chilometri al giorno<ref>{{cita web |autore= Nicola Zotti |url=http://www.warfare.it/storie/marcia_fanteria_napoleonica.html |titolo=La velocità di marcia della fanteria napoleonica |sito=warfare.it |accesso=23 novembre 2014}}</ref>; l'esercito austro-russo, alla cui testa cavalcava costantemente il generale Suvorov, procedeva quasi sempre a marce forzate coprendo in alcune giornate più di 50 chilometri<ref name="Mikaberidze20"/>. La sua fanteria marciava anche con una temperatura di 35º e con un peso complessivo di armi e munizioni che arrivava a 20 chilogrammi; si racconta che i suoi soldati una volta riuscirono a percorrere 90 chilometri in trentasei ore<ref name="Mikaberidze65 66"/><ref name="Presnukhin"/>. Il suo motto era "La testa non aspetta la coda, [attacca] improvvisamente, come un fulmine dal cielo"<ref name="Mikaberidze22"/>; tuttavia molti combattenti restavano indietro e stessa sorte toccò spesso alle truppe austriache, scompaginando inevitabilmente la coesione delle forze alleate<ref name="Mikaberidze21"/>.
Il 19 aprile la prima colonna, agli ordini del generale
== L'attacco sull'Adda e la presa di Milano ==
=== La disposizione delle armate ===
[[File:Suvorov-campagna-Italia-1799-mappa-militare-fronte-Adda.png|thumb|Truppe in campo attorno al 24 aprile 1799, al momento dell'attacco sull'[[Adda]] ]]
Il 24 aprile la forza principale dell'armata attraversò il fiume Oglio e il giorno dopo il generale Suvorov dispiegò le sue forze sull'[[Adda]], dove i francesi sembravano finalmente decisi a dare battaglia e fermare l'avanzata degli alleati austro-russi<ref name="Mikaberidze29">{{Cita|Mikaberidze 2003|p. 29}}.</ref>. Il generale russo divise le sue forze in tre colonne lungo il fiume: sulla destra [[Andrei Rosenberg]] con {{formatnum:9000}} uomini e [[Josef Philipp Vukassovich]] con {{formatnum:7000}}, tra [[Caprino Bergamasco|Caprino]] e [[Brivio]]<ref name="Mikaberidze29"/>, quest'ultimo con l'obiettivo di ripristinarvi il ponte distrutto precedentemente dal generale [[Jean Mathieu Philibert Sérurier]] in ritirata<ref name="Botta327">{{Cita|Botta 1834|p. 327}}.</ref> e aprirsi la strada fino al [[lago di Garlate]] sulla direttrice per [[Lecco]]<ref name="Coppi253">{{Cita|Coppi 1824|p. 253}}.</ref>; al centro le divisioni di Jean Zopf e Ott<ref name="Coalition’s Army">{{cita web|autore=Enrico Acerbi|titolo=The 1799 Campaign in Italy: The Battle of Lecco (April 25 to 27, 1799)|sito=napoleon-series.org|url=http://www.napoleon-series.org/military/battles/1799/c_1799o.html|accesso=16 dicembre 2014|lingua=en}}</ref> nei pressi di [[Vaprio d'Adda]], con {{formatnum:5000}} uomini ciascuno, che dovevano puntare verso [[Trezzo sull'Adda]]<ref name="Mikaberidze29"/>; infine il generale [[Michael von Melas]], con {{formatnum:13000}} uomini<ref name="Mikaberidze29"/> sull'ala sinistra verso [[Treviglio]], che ebbe l'ordine di attaccare la principale posizione francese a [[Cassano d'Adda]]<ref name="Botta327"/>. Nel frattempo il generale di brigata Seckendorf<ref name="Coalition’s Army"/> occupava Crema con {{formatnum:1500}} uomini inseguendo i francesi sino al ponte per [[Lodi]]<ref name="Coppi253"/>, il principe di Hohenzollern si attestava a [[Pizzighettone]]<ref name="Mikaberidze29"/> e l'avanguardia del generale Bagration, con {{formatnum:3000}} uomini suddivisi in tre battaglioni di fanteria e tre reggimenti di cosacchi, incalzava i francesi presso Lecco<ref name="Coppi253"/>. Nel complesso gli alleati austro-russi avevano messo in campo circa {{formatnum:48500}} uomini<ref name="Mikaberidze29"/>.
I francesi, appostati sulla riva opposta in attesa di rinforzi e già in inferiorità numerica, si sparpagliarono lungo il fiume indebolendosi ulteriormente<ref>{{cita|Clausewitz 1833|pp. 230-231}}.</ref>: Sérurier con {{formatnum:8000}} uomini doveva coprire il fronte da Lecco a Trezzo, i generali [[Paul Grenier|Grenier]] e [[Claude-Victor Perrin|Victor]] (con altrettanti uomini) dovevano tenere rispettivamente quello tra Vaprio e [[Villa Pompeiana]] e quello da Villa fino a sud di Lodi; chiudeva il conto François Peter Laboissière, attestato sul Po di fronte a Pizzighettone con {{formatnum:4000}} uomini, portando la forza francese a un totale di {{formatnum:28000}}<ref name="Mikaberidze29"/><ref name="Zotti"/>. Approfittando della disparità numerica, il generale Suvorov concentrò il grosso delle sue forze tra Lecco e Cassano con ben {{formatnum:42000}} austro-russi contro solo {{formatnum:12000}} francesi<ref name="Mikaberidze30">{{Cita|Mikaberidze 2003|p. 30}}.</ref>. Il 26 Schérer lasciò provvisoriamente il comando al generale Moreau che lo avrebbe assunto ufficialmente e definitivamente il giorno dopo<ref>{{cita|Clausewitz 1833|p. 231}}.</ref>.
I piani di Suvorov prevedevano di attraversare l'Adda in forze tra Trezzo e Cassano, mentre Seckendorf e il principe di Hohenzollern avrebbero sferrato due attacchi diversivi a Lodi e Pizzighettone. Il generale Bagration invece, dopo aver attraversato il fiume a Lecco, avrebbe condotto una rapida manovra di accerchiamento per sorprendere i francesi alle spalle servendosi di [[Cacciatore (tattica)|cacciatori]] e cosacchi a cavallo<ref name="Mikaberidze30"/>. Il 26 aprile gli alleati si disposero ad attraversare il fiume in forze.
=== L'attacco degli alleati e l'assunzione del comando da parte del generale Moreau ===
{{Vedi anche|Battaglia di Lecco}}[[File:Jean Victor Moreau.jpg|miniatura|upright|Il generale [[Jean Victor Marie Moreau|Moreau]]]]
Alle 08:00 il generale Bagration attaccò alla periferia di Lecco, difesa dal generale Soyez con {{formatnum:5000}} soldati e dodici cannoni posti in piazzole fortificate<ref name="Mikaberidze30"/>. Dopo dodici ore di duri combattimenti, il generale russo, pur rimanendo ferito a una coscia nell'assalto, riuscì a prendere la città mentre i francesi si ritiravano dall'altra parte dell'Adda, impedendo però ai russi di attraversare a loro volta<ref name="Mikaberidze32 33">{{Cita|Mikaberidze 2003|pp. 32-33}}.</ref>.
Nel frattempo, dopo che Vukassovich aveva ripristinato il ponte a Brivio, il capo geniere degli austriaci [[Johann Gabriel Chasteler de Courcelles]] riusciva a gettare un altro ponte poco distante da Trezzo, in una sezione del fiume non presidiata dai francesi<ref name="Clausewitz_1833">{{cita|Clausewitz 1833|p. 233}}.</ref>, consentendo a Zopf e Ott di attraversare e sorprendere i generali Grenier e Sérurier presso il villaggio di [[Pozzo d'Adda]], prendere prigioniero il generale di brigata Baker e costringerli a dividersi e ritirarsi<ref name="Coppi253"/>, il primo verso Vaprio il secondo verso [[Verderio]]<ref name="Botta327"/>.
Suvorov, essendosi accorto che per Bagration non era possibile guadare a Lecco, dove i repubblicani avevano cantato vittoria intonando [[la Marsigliese]]<ref>{{Cita|Gachot 1903|p. 132}}.</ref>, cambiò strategia e il 27 si mosse verso [[Capriate San Gervasio|San Gervasio]] per disporsi ad attraversare a Trezzo<ref name="Mikaberidze34">{{Cita|Mikaberidze 2003|p. 34}}.</ref>. Nel frattempo, appreso che il comando francese dell'Armata d'Italia era passato da Schérer a Moreau<ref name="Mikaberidze34"/><ref name="Coppi252">{{Cita|Coppi 1824|p. 252}}.</ref>, commentò così:
{{Citazione|C'era scarsa gloria a sconfiggere un ciarlatano [Schérer]; gli allori [della vittoria] che strapperemo a Moreau, saranno più verdi.|Aleksandr Vasil'evič Suvorov<ref name="Mikaberidze34"/>}}
Il generale Moreau cercò di rimediare immediatamente agli errori del suo predecessore: concentrò le sue truppe e inviò Grenier a Vaprio, il generale Victor a Cassano e fece marciare Laboissière a nord verso Lodi. A Sérurier fu ordinato di abbandonare le posizioni a Lecco e Brivio e concentrare le sue divisioni su Trezzo<ref name="Clausewitz_1833" />. Rinforzi furono richiamati da [[Milano]], portando i suoi combattenti effettivi a {{formatnum:27000}} uomini<ref name="Mikaberidze34 35">{{Cita|Mikaberidze 2003|pp. 34-5}}.</ref>.
=== La battaglie di Cassano d'Adda e Verderio ===
{{Vedi anche|Battaglia di Cassano d'Adda (1799)|Battaglia di Verderio}}[[File:Jean mathieu philibert serurier.jpg|miniatura|upright|Il generale [[Jean Mathieu Philibert Sérurier|Sérurier]]]]
Dal canto suo il generale [[Michael von Melas|Melas]], sull'ala sinistra, aveva condotto personalmente l'assalto di tre battaglioni austriaci contro i francesi, che si erano trincerati dietro un testa di ponte sulla riva sinistra dell'Adda presso il canale Ritorto (sulla strada da Treviglio): il comandante austriaco, dopo averli respinti, superò anche la successiva posizione che questi ancora mantenevano a Cassano<ref>{{Cita|Clausewitz 1833|p. 235}}.</ref>, dopo aver ripristinato rapidamente un arco del ponte sul fiume che i francesi erano riusciti a danneggiare<ref name="Coppi253 254">{{Cita|Coppi 1824|pp. 253-4}}.</ref>. Precedentemente Moreau aveva compreso che l'attacco a Brivio era stato solo un diversivo e che l'attacco principale sarebbe avvenuto a Trezzo dove aveva inviato Sérurier; per scongiurare il rischio che venisse sbaragliato gli fece pervenire un nuovo ordine di attestarsi a Verderio e, per evitare di disperdere ulteriormente le sue forze, ordinò a [[Claude-Victor Perrin|Victor]] di accelerare la marcia e deviare verso Vaprio per congiungersi a Grenier<ref>{{Cita|Clausewitz 1833|p. 234}}.</ref>.[[File:Suvorovs Battle By Adda.jpg|thumb|left|Suvorov alla [[Battaglia di Cassano d'Adda (1799)|battaglia di Cassano d'Adda]]. Dipinto di [[Luigi Schiavonetti]]]]
Il comandante francese, che si trovava nei pressi di Cassano, non fece comunque in tempo a riorganizzare efficacemente le sue forze in quanto si ritrovò attaccato al contempo sulla sinistra e alle spalle dagli austro-russi che, condotti dal maresciallo Suvorov, avevano attraversato col grosso delle truppe a Trezzo da San Gervasio. Soverchiato da forze avversarie molto superiori, Moreau fu costretto a combattere duri scontri per evitare di essere accerchiato dalla morsa del nemico<ref name="Coppi254">{{Cita|Coppi 1824|p. 254}}.</ref><ref name="Mikaberidze35">{{Cita|Mikaberidze 2003|p. 35}}.</ref>; Jean Sérurier, rimasto inoperoso e isolato a Verderio, [[Battaglia di Verderio|fu invece circondato da Vukassovich]] e infine costretto ad arrendersi<ref name="Mathiez/Lefebvre476" /><ref>{{Cita|Clausewitz 1833|pp. 237-238}}.</ref>. Il generale francese ottenne la condizione che i soldati restassero prigionieri e che gli ufficiali potessero tornare in Francia<ref name="Coppi254" /> dietro solenne promessa che non avrebbero più combattuto nel corso della campagna<ref name="Mikaberidze35" />; sembra che in quell'occasione Suvorov, convinto di una sua prossima invasione della Francia, gli avesse detto: «Arrivederci a Parigi!»<ref name="Presnukhin" />.
In tre giorni di combattimenti i francesi avevano lasciato sui campi di battaglia circa {{formatnum:10000}} uomini tra morti, feriti e prigionieri e almeno 100 cannoni con i loro artiglieri<ref name="Coppi254"/>. Il generale Moreau aveva subito in Italia la sua prima sconfitta<ref>{{Cita|Gachot 1903|p. 150}}.</ref>; egli fu costretto a ripiegare il 28 aprile prima su Milano (dove lasciò un piccolo presidio di {{formatnum:1300}} uomini) e quindi su [[Torino]], ritirandosi in tre colonne: la destra da Lodi a [[Piacenza]], il centro da [[Pavia]] a [[Voghera]] e la sinistra da [[Vigevano]] per la capitale [[sabaudo|sabauda]]<ref name="Coppi254"/><ref>{{Cita|Gachot 1903|p. 151}}.</ref>. Giunto il 30 a [[Novara]], ricevette con disappunto la notizia della resa di Sérurier<ref>{{Cita|Gachot 1903|p. 152}}.</ref>.
La ritirata a ovest del [[Ticino (fiume)|Ticino]] da parte delle ultime truppe francesi provocò inevitabilmente la caduta della [[Repubblica Cisalpina]]<ref>{{Cita|Clausewitz 1833|p. 245}}.</ref> che era stata istituita il 29 giugno 1797<ref>{{DSS|I6621|Repubblica Cisalpina}}</ref>.
=== L'ingresso di Suvorov a Milano ===
[[File:Suvorov in Milan.jpg|thumb
Quello di Milano fu solo il primo di una serie di deboli presidi lasciati, spesso senza alcun disegno tattico, nelle fortezze delle città che i francesi man mano erano costretti ad abbandonare: «...non si comprende come i Francesi si siano risoluti a lasciare tanti presidii nelle fortezze dei paesi abbandonati; era evidente, che sarebbero stati costretti a capitolare, atteso massimamente che le più non erano difendevoli lungo tempo»<ref name="Botta328">{{Cita|Botta 1834|p. 328}}.</ref>. Il 29 aprile, infatti, Suvorov
Suvorov
{{
== La ritirata di Moreau e l'avanzata fino a Torino ==
=== L'ingresso in Piemonte ===
[[File:Suvorov with a Field-Marshal's batoon.jpg|thumb|upright
L'impazienza del feldmaresciallo russo fu presto soddisfatta: mentre il generale Moreau si ritirava di fronte a lui, Suvorov ricevette la notizia che il generale [[Étienne Jacques Joseph Alexandre Macdonald|Étienne Jacques Macdonald]] stava risalendo da Napoli con
Il 7 maggio Rosenberg attraversava il Ticino e raggiungeva [[Dorno]], mentre Suvorov lasciava il grosso delle forze e raggiungeva Bagration a Voghera. Qui il comandante russo riorganizzò le sue forze inviando il principe Peter a interrompere le comunicazioni francesi tra Tortona e Genova
A questo punto della campagna i soldati alleati
[[File:Alexander Suvorov caricature 1799.jpg|miniatura|left|Il generale Suvorov si gode una fricassea di teste francesi. Caricatura inglese del 1799]]
I francesi nel frattempo si riorganizzavano: Moreau riuscì a concentrare circa {{formatnum:20000}} uomini tra [[Valenza (Italia)|Valenza]] e [[Alessandria]] alla strategica confluenza tra il Po, il [[Tanaro]] e la [[Bormida]], che gli forniva anche un chiaro vantaggio tattico. Strategicamente Moreau controllava così la parte meridionale del Piemonte e le principali vie di comunicazione con la [[riviera ligure]], era in grado di agire velocemente su entrambe le rive del Po e bloccava le vie di accesso a Torino: se Macdonald fosse arrivato in tempo per attaccare gli alleati, egli avrebbe potuto impegnarli alle spalle costringendoli a combattere su due fronti. Tatticamente aveva i fianchi coperti dalle fortezze di Valenza e Alessandria e inoltre la riva settentrionale del fiume, su cui i francesi erano fortificati, era in posizione elevata rispetto a quella meridionale dalla quale Moreau si aspettava di essere attaccato, concedendogli una posizione dominante<ref name="Mikaberidze43"/>.
L'avanzata degli alleati continuava comunque. Il 10 maggio Bagration occupò [[Spinetta Marengo|Marengo]] e contemporaneamente il generale austriaco Chasteler assaliva la fortezza di Tortona, da cui la guarnigione francese bombardò la città. Bagration raggiunse Novi e verificò che la guarnigione francese si era già ritirata verso Genova, lasciando grandi quantità di vettovaglie e ben 70 carri di munizioni destinate all'armata principale<ref name="Mikaberidze45">{{Cita|Mikaberidze 2003|p. 45}}.</ref>.
A complicare la situazione delle truppe francesi si aggiunse il malcontento delle popolazioni locali che, esaurito l'iniziale entusiasmo, si accorgevano che i rivoluzionari, invece di portare la libertà e la gloria nazionale promesse, avevano instaurato per tre anni uno stato di guerra permanente, perpetrato oltraggi alla religione, spogliato musei, monumenti e chiese di opere d'arte e cagionato ogni genere di estorsioni e abusi, palesandosi più come invasori che liberatori<ref name="Presnukhin"/>: l'arrivo imminente delle truppe imperiali fu quindi l'occasione per molte città e villaggi di sollevarsi contro le guarnigioni francesi<ref name="Coppi255 256">{{Cita|Coppi 1824|pp. 255-6}}.</ref>. Bagration stesso informò Suvorov di avere ricevuto lettere dalle autorità cittadine di [[Oneglia]], [[Asti]] e [[Acqui]], che descrivevano le rivolte contro i francesi e offrivano appoggio alle armate alleate<ref name="Mikaberidze46">{{Cita|Mikaberidze 2003|p. 46}}.</ref>.
=== La battaglia di Bassignana ===
{{Vedi anche|Battaglia di Bassignana (1799)}}[[File:General Paul Grenier.JPG|miniatura
Tra l'11 e il 12 maggio Suvorov fece la sua mossa e, dando credito a iniziali informazioni errate, che davano i francesi in ritirata da Valenza<ref name="Mikaberidze43"/>, ordinò a Rosenberg di muoversi da Lomello e attraversare il Po a Mugarone per assalire i francesi sul lato sinistro<ref name="Coppi257"/><ref>{{cita|Clausewitz 1833|pp. 253-254}}.</ref>. Subito dopo, appresa la falsità della precedente notizia, gli ordinò di tornare indietro. Rosenberg tuttavia attraversò ugualmente e, messosi in marcia verso [[Bassignana]] con {{formatnum:10000}} uomini, scelse di dirigersi in un'area tra Valenza e il Tanaro; nel frattempo fece attraversare altri {{formatnum:4000}} uomini al comando del generale Nikolaj Andrejevic Tchouberov (o Chubarov), posizionandoli su una grande [[Isola#Isole fluviali|isola fluviale]] situata nei pressi di Mugarone<ref>{{cita|Clausewitz 1833|p. 254}}.</ref>.
Tchouberov, impaziente di attaccare, attraversò con tutte le sue truppe ma incappò nella divisione francese di Grenier forte di {{formatnum:4000}} soldati che proveniente da Valenza, al comando del generale [[Luigi Leonardo Colli|Colli]], lo assalì al fianco destro e gli inflisse pesanti perdite, costringendolo a ritirarsi disordinatamente sull'isolotto da cui aveva poco prima guadato, in una situazione oltremodo caotica tra uomini sbandati e carri immobilizzati, sotto il fuoco costante della fucileria francese e senza la possibilità di ritirarsi con rapidità oltre il Po, in quanto il cavo per raggiungere a braccia la riva sinistra si era spezzato<ref>{{cita|Clausewitz 1833|pp. 254-255}}.</ref>. Ciononostante i soldati russi della brigata di Bagration tennero la posizione per otto ore, resistendo fino a dopo il tramonto; col favore delle tenebre tutte le truppe di Rosenberg riuscirono infine a riattraversare il fiume e a marciare per ricongiungersi a Suvorov, lasciando sul campo almeno {{formatnum:1500}} uomini, un generale, cinquantotto ufficiali e due cannoni. I francesi lamentarono la perdita di 600 uomini<ref name="Mikaberidze46 47">{{Cita|Mikaberidze 2003|pp. 46-7}}.</ref><ref name="Botta330">{{Cita|Botta 1834|p. 330}}.</ref>.
Suvorov, furioso, chiamò immediatamente a rapporto Rosenberg per chiedergli conto della disfatta, paventandogli la corte marziale; nel frattempo decise di spostare il suo quartier generale a [[Castelnuovo Scrivia]]<ref name="Mikaberidze47">{{Cita|Mikaberidze 2003|p. 47}}.</ref>. Intanto l'11 maggio si era arresa la fortezza di Pizzighettone dopo una giornata di cannoneggiamenti<ref name="Coppi258">{{Cita|Coppi 1824|p. 258}}.</ref>. Le fonti coeve raccontano che, pur soverchiate, cavalleria e fanteria russe si fecero uccidere inutilmente anche a Bassignana pur di non arrendersi, perché Suvorov aveva l'abitudine di terrorizzare i suoi uomini raccontando loro i macabri e ovviamente falsi particolari delle presunte torture che i repubblicani rivoluzionari infliggevano ai soldati caduti nelle loro mani: i prigionieri sarebbero stati denudati, legati, distesi su una graticola e arrostiti; oppure sarebbero stati loro tagliati naso, mani e orecchie. Un cronista dell'armata francese raccontò che 800 russi preferirono gettarsi nel Po piuttosto che farsi catturare<ref>{{cita|Gachot 1903|pp. 198-199}}.</ref>.
=== Lo scontro a Marengo ===
{{Vedi anche|Prima battaglia di Marengo (1799)}}
Alla metà di maggio i russo-austriaci erano saldamente attestati sulla riva meridionale del Po: le truppe austriache a [[Torre Beretti e Castellaro|Torre]], Förster a [[Sale (Italia)|Sale]], Bagration a Novi con le sue truppe russe disposte tra Scrivia e [[Bormida]] a supporto del maggiore generale Andreas Karacsaj a Marengo. Suvorov ora disponeva di circa {{formatnum:36000}} effettivi, di cui {{formatnum:17500}} russi, senza contare i {{formatnum:5000}} uomini di Vukassovich a Boffalora; doveva affrontare solo circa {{formatnum:25000}} francesi, che tuttavia erano ottimamente disposti perché godevano di una posizione di vantaggio, resa ancor più formidabile dai fiumi in piena<ref name="Mikaberidze48 49">{{Cita|Mikaberidze 2003|pp. 48-9}}.</ref>. Il feldmaresciallo russo dovette riconoscere che non era in grado di attaccarli con successo: {{Citazione|Non sono in grado di fare partire una qualunque operazione [contro Alessandria] a causa della mancanza di barche.|Suvorov<ref name="Mikaberidze48 49"/>}}
[[File:Marechal-Victor.jpg|miniatura|upright|Il Generale [[Claude-Victor Perrin]], detto Victor]]
In realtà Moreau si trovava a mal partito: il Direttorio non era in grado di inviargli alcun rinforzo, Bagration gli rendeva molto difficoltose le comunicazioni con Genova e le [[Insorgenze antifrancesi in Italia#L.27insorgenza generale del 1799|rivolte in Piemonte]] insidiavano le vie di rifornimento dalla Francia<ref name="Mikaberidze49 50">{{Cita|Mikaberidze 2003|pp. 49-50}}.</ref>. Il generale [[Catherine-Dominique de Pérignon]], che controllava i passi per la riviera ligure, correva il rischio di essere facilmente schiacciato, facendogli perdere non solo l'ultima via di comunicazione con la Francia, ma anche con gli Appennini e l'esercito dell'accorrente Macdonald<ref name="cita-Clausewitz-1833-p256">{{cita|Clausewitz 1833|p. 256}}.</ref>. In più aveva il problema di fare arrivare in patria un gran numero di carri con il frutto delle spoliazioni di preziose opere d'arte trafugate in Italia<ref name="Coppi258"/>.
Il comandante francese decise quindi di rafforzare con una parte delle sue truppe il generale Pérignon, di proteggersi a sinistra con un'altra aliquota e di mettersi in marcia sulla strada da Torino per [[Nizza]] dal [[Colle di Tenda]], attraversando [[Cuneo]], preparandosi a ritirarsi sugli Appennini con lo scopo ultimo, senza troppe difficoltà e al momento opportuno, di ricongiungersi con Macdonald, che in quel momento aveva raggiunto il confine con la Toscana<ref name="cita-Clausewitz-1833-p256"/>. Cionondimeno, i rapporti dello spionaggio suggerirono a Moreau che il fallito tentativo di passaggio di Rosenberg a Bassignana e le notizie del successivo bombardamento di [[Casale Monferrato]] da parte di Vukassovich preannunciavano una risalita delle truppe russe di Suvorov lungo il Po. Egli immaginò che gli alleati stessero concentrando le loro forze muovendosi verso nord, lasciando solo poche truppe austriache ad assediare Tortona, e decise quindi di passare all'azione con un contrattacco a sorpresa tra la Bormida e lo Scrivia che gli consentisse di liberare la fortezza e mantenere aperto il [[Passo della Bocchetta]] per Genova<ref>{{cita|Clausewitz 1833|pp. 256-257}}.</ref>.
Moreau riunì due divisioni vicino a Alessandria e la notte tra il 15 a 16 maggio fece gettare un ponte sulla Bormida tra Marengo e [[San Giuliano Vecchio|San Giuliano]], facendovi passare la divisione del generale Victor ({{formatnum:5000}} fanti e {{formatnum:2000}} cavalieri), mentre l'unità di Grenier manteneva la posizione sul fiume<ref name="Coppi258"/><ref name="Mikaberidze49 50"/><ref>{{cita|Glochat 1903|p. 201}}.</ref><ref>{{cita|Clausewitz 1833|p. 257}}.</ref>. L'attacco all'inizio ebbe successo e gettò scompiglio tra le truppe di [[Konrad Valentin von Kaim|Kaim]] e Lusignan avanzando fino a San Giuliano. Lì s'imbatté nella divisione di Fröhlich, arrivato in tutta fretta per mettersi al comando del generale Lusignan e nella brigata del generale Bagration: i due ufficiali comandavano in totale undici battaglioni e nove squadroni e resistettero con successo fino a respingere nuovamente Victor al di là del fiume<ref name="Botta330"/><ref name="Coppi258 259">{{Cita|Coppi 1824|pp. 258-9}}.</ref>. Infine Moreau, avvistate altre truppe nemiche accorrere da Tortona, capì che il suo tentativo era fallito e ordinò il ripiegamento generale; alle 18:00 l'ultimo granatiere riattraversava la Bormida. I francesi lamentarono perdite per 596 uomini tra uccisi o feriti, mentre quelle alleate ammontavano a 720 e Suvorov, visto l'andamento incerto della giornata, non osò rivendicare la sua quarantaduesima vittoria<ref>{{cita|Clausewitz 1833|pp. 257-258}}.</ref><ref>{{cita|Gachot 1903|p. 204}}.</ref>.[[File:Torino terzo ampliamento.png|left|thumb|La cinta muraria di Torino e le sue porte nel XVIII secolo]]
=== La presa di Torino ===
{{Vedi anche|Assedio di Torino (1799)}}
Anche se lo scontro di Marengo non era stato decisivo, il 18 maggio Moreau decise di abbandonare la sua sicura posizione tra Valenza e Alessandria per ritirarsi verso Torino, inviando invece [[Claude-Victor Perrin|Victor]] verso sud in direzione della [[riviera ligure di ponente]], nella speranza di riuscire a congiungersi lì a Macdonald; nel frattempo riuscì a far giungere in Francia, attraverso il [[colle del Moncenisio]], le opere trafugate<ref name="Coppi258 259" />. Suvorov, ignaro di queste manovre, continuò a marciare sulla riva nord del Po in direzione di Torino, spostando la base delle operazioni a [[Candia Lomellina|Candia]]. Politicamente la speranza era di continuare a incoraggiare le popolazioni piemontesi ad armarsi e sollevarsi contro le truppe rivoluzionarie e contro i [[giacobino|giacobini]], con la promessa del ripristino del Regno e dell'ordine precedente; strategicamente gli alleati miravano a occupare la città per la posizione e la sicura cattura di un gran numero di armi, munizioni e materiale bellico<ref name="Coppi258 259" /><ref name="Botta332">{{Cita|Botta 1834|p. 332}}.</ref>. In effetti i piemontesi si armarono e attaccarono i rivoluzionari, specialmente nel Canavese e a [[Carmagnola]], e puntualmente si ebbero notizie di eccidi perpetrati per rappresaglia dai francesi ai danni delle popolazioni civili<ref name="Botta331">{{Cita|Botta 1834|p. 331}}.</ref>.
Mentre i genieri gettavano i ponti sul fiume per un nuovo attraversamento, Suvorov venne raggiunto dalla notizia che le truppe di Moreau avevano lasciato Alessandria e vi spedì una divisione per occuparla e assediarne la fortezza ancora presidiata<ref name="Coppi259">{{Cita|Coppi 1824|p. 259}}.</ref>. A questo punto Suvorov era perplesso dalle continue "sparizioni" sotto i suoi occhi delle truppe francesi e della sua incapacità di prevedere le loro mosse<ref name="Mikaberidze54 56">{{Cita|Mikaberidze 2003|pp. 54-6}}.</ref>: nonostante avesse a sua disposizione un gran numero di cavalieri ed esploratori, infatti, non fu mai in grado di costituire un efficace servizio di spionaggio. Ciò fu dovuto in parte alla scarsa conoscenza del territorio da parte dei cosacchi e alla loro difficoltà d'interagire con le popolazioni locali, in parte alla inettitudine di molti ufficiali russi, che non predisponevano adeguate ricognizioni, per cui i francesi riuscivano spesso ad allontanarsi indisturbati; infine l'abitudine dello stesso Suvorov di prendere per affidabile ogni semplice voce, sprecando tempo e risorse, complicava ulteriormente la situazione<ref name="Mikaberidze54 56"/>.
[[File:Pascal Antoine Fiorella.jpg|miniatura|destra|[[Pasquale Antonio Fiorella]]]]
Il 22 maggio i ponti furono pronti e, basandosi comunque sulle informazioni disponibili sui francesi, il generale russo continuò il suo avvicinamento a Torino, sotto le cui mura giunsero per primi il 26 Bagration e Vukassovich, senza incontrare alcuna resistenza perché Moreau aveva ripiegato su [[Cuneo]]<ref name="Coppi259"/>. La guarnigione francese contava su {{formatnum:3400}} uomini al comando del generale [[Pasquale Antonio Fiorella]]<ref>{{cita|Gachot 1903|p. 156}}.</ref>, soverchiata da forze dieci volte superiori e fortemente invisa alla popolazione. Gli alleati ne chiesero la resa incondizionata ma Fiorella rifiutò, disponendosi a resistere fino all'ultimo uomo<ref name="Mikaberidze57">{{Cita|Mikaberidze 2003|p. 57}}.</ref>. Si prepararono quindi a predisporre su un'altura vicina le batterie per bombardare la città, mentre Vukassovich la notte del 27 attaccò con i cannoni la "Porta di Po"<ref name="Coppi259"/>. Fu però risolutivo l'intervento dei cittadini insorti in armi, che la stessa notte attaccarono i francesi di guardia al sito e aprirono festosamente la porta agli alleati. L'evento si ripeté alla "Porta di Palazzo" e la città fu presa con facilità. Gli alleati s'impadronirono di 384 cannoni, {{formatnum:20000}} moschetti e grandi quantità di [[polvere da sparo]]. Suvorov fece il suo ingresso nella città alle 15:00, ricevendo acclamazioni per sé e per gli imperatori Paolo I e Francesco II<ref name="Mikaberidze58">{{Cita|Mikaberidze 2003|p. 58}}.</ref>.
Il generale Fiorella conservava ancora il possesso della cittadella fortificata e, per rappresaglia contro la popolazione
Se da parte alleata si erano denunciate rappresaglie francesi in Piemonte ai danni delle popolazioni civili<ref name="Botta331"/>, da parte francese si stigmatizzò
Nel frattempo l'inattività forzata cominciava a
== L'arrivo del generale Macdonald ==
[[File:Étienne Jacques Joseph Macdonald (1792).jpg|thumb|left|upright
Una volta cacciati i francesi da Torino, Suvorov si
Dal canto suo Moreau era riuscito a filtrare tra le maglie della rete alleata
Nel frattempo entrambi i contendenti ricevevano rinforzi:
Le strategie dei due comandanti francesi si rivelarono presto diverse se non contraddittorie. Fin dall'inizio l'intento di Moreau era di affrontare i russo-austriaci in un luogo vicino alle fortezze di Alessandria e Tortona, facilmente raggiungibile sia per chi arrivasse dalla Liguria tramite il valico di Bocchetta, sia per chi arrivasse dalla Toscana scendendo dalle valli della [[Val Trebbia|Trebbia]] e del [[Val di Taro|Taro]]
Le manovre dei francesi non sfuggirono comunque a Suvorov, che si dispose a reagire radunando
[[File:Pal Kray.jpg|miniatura|upright|Il generale [[Paul Kray von Krajowa]]]]
Il 7 giugno, senza attendere Moreau, Macdonald si era già mosso insieme ai {{formatnum:15000}} uomini al comando di Olivier e [[François Watrin|Watrin]] da Pistoia verso Modena, con alla loro sinistra [[Jan Henryk Dąbrowski|Dąbrowski]] e Victor da Pontremoli verso [[Reggio nell'Emilia|Reggio]] con {{formatnum:3500}} uomini e alla loro destra Montrichard e Rusca verso Bologna con altri {{formatnum:11000}}<ref>{{cita|Clausewitz 1833|p. 432}}.</ref>. Il 12 giugno questi attaccarono le truppe di von Klenau nei pressi di Bologna, respingendolo su [[Ferrara]]. Macdonald investì poi il principe di Hohenzollern [[Battaglia di Modena (1799)|presso Modena]] e lo costrinse a ripararsi sulla riva opposta del Po, dopo avergli inflitto perdite per oltre {{formatnum:2200}} uomini sui {{formatnum:4000}} che comandava<ref name="Clausewitz435">{{cita|Clausewitz 1833|p. 435}}.</ref>; anche Ott dovette ritirarsi dalle sue posizioni e arretrò verso Alessandria, dove si trovava Suvorov<ref name="Coppi264 265"/>. Macdonald, pur ferito nello scontro da due fendenti di sciabola<ref name="Clausewitz435"/><ref name="Botta346">{{Cita|Botta 1834|p. 346}}.</ref>, minacciava ora le truppe alleate che assediavano Mantova<ref name="Mikaberidze67 68">{{Cita|Mikaberidze 2003|pp. 67-8}}.</ref>. Il 14 riunì tutte le sue forze a Reggio, il 15 giunse a Parma e il giorno successivo a Piacenza; il 17 infine spinse la sua avanguardia fino al [[Tidone]] e fece ulteriormente arretrare Ott che si trovava tra questo fiume e la Trebbia<ref name="Botta346"/><ref name="Coppi265 266">{{Cita|Coppi 1824|pp. 265-6}}.</ref>.
Superata l'iniziale sorpresa per le fulminee azioni di Macdonald, Suvorov reagì prontamente: appresa la falsa notizia che Moreau stesse per ricevere rinforzi per un totale di {{formatnum:27000}} soldati<ref>{{cita|Clausewitz 1833|p. 429}}.</ref><ref>{{cita|Clausewitz 1833|p. 468}}.</ref>, avrebbe voluto concentrare il maggior numero possibile di truppe per annientare quelle di Moreau e Macdonald diminuendo quello degli uomini impegnati nell'assedio delle fortezze ancora in mano francese; a tal scopo ordinò a Ott di dirigersi verso Alessandria per rinforzare Bellegarde e al generale Kray di rinunciare momentaneamente all'assedio di Mantova (lasciandolo solo a otto squadroni di cavalleria leggera e alle guarnigioni di Legnago, Verona e Peschiera) e spostarsi verso Piacenza. Ciò avrebbe garantito un rinforzo di {{formatnum:12000}} uomini ben addestrati alle truppe che erano nella zona di Alessandria e la disponibilità di una massa di circa {{formatnum:65000}} uomini presso Tortona<ref>{{cita|Clausewitz 1833|pp. 430-431}}.</ref>. Ma ancora una volta gli interessi politici particolari degli austriaci ebbero il sopravvento sulle decisioni strategiche di Suvorov: più interessato a garantirsi il possesso delle roccaforti italiane che ad allargare il cerchio delle conquiste del feldmaresciallo, l'imperatore Francesco II ordinò al generale Kray di non abbandonare l'assedio di Mantova in nessun caso<ref>{{cita|Clausewitz 1833|pp. 431-432}}.</ref>. A Suvorov non restò quindi che marciare egli stesso verso Piacenza, risoluto ad affrontare Macdonald con il grosso delle sue forze, ricacciando le sue avanguardie nuovamente oltre il Tidone che la notte del 17 era ormai l'ultima barriera naturale tra i due eserciti<ref name="Botta346"/><ref name="Mikaberidze67 68"/>.
== La battaglia della Trebbia ==
{{vedi anche|Battaglia della Trebbia (1799)}}
=== Primo giorno ===
[[File:Suvorov Trebbia.jpg|miniatura|[[Battaglia della Trebbia (1799)|''La battaglia della Trebbia'']], di Alexander Kotzebue
La mattina del 18 giugno vide i due generali fronteggiarsi con circa {{formatnum:33000}} uomini ciascuno<ref name="Coppi265 266"/>. Suvorov dispose la sua armata su quattro colonne: due a sinistra al comando di Melas, con l'ordine di dirigersi verso Piacenza, due alla destra, composte dalle divisioni russe sotto il suo comando diretto, in direzione di [[Rivalta di Torino|Rivalta]] sulla Trebbia e [[San Giorgio Piacentino]] sul torrente [[Nure]]; spedì infine circa {{formatnum:2000}} uomini a riprendersi la posizione su Bobbio. Macdonald, ancora sofferente per la ferita subita nei combattimenti di Modena, era più vicino alla Trebbia che al Tidone e dispiegò a destra Olivier verso il Po con la cavalleria di Salm, al centro Montrichard e Victor e a sinistra i polacchi di Dąbrowski, con Watrin alla riserva<ref name="Coppi265 266"/><ref name="Botta347">{{Cita|Botta 1834|p. 347}}.</ref>. Secondo alcune fonti le forze di Watrin, Olivier e Montrichard impiegarono quella giornata marciando e non ebbero così modo di partecipare all'azione principale, riducendo così le forze attive di Mcdonald a soli {{formatnum:19000}} effettivi<ref>{{cita|Clausewitz 1833|p. 449}}.</ref>. Guadato il Tidone, gli alleati si trovarono così all'inizio in notevole vantaggio numerico e si scagliarono sull'ala sinistra del nemico travolgendo i polacchi, prima di essere temporaneamente fermati dall'accorrente Victor<ref name="Botta347"/>.
Nel frattempo i francesi retrocedevano prima a destra, poi al centro; il contrattacco dei cosacchi di Bagration nuovamente sulla sinistra costrinse infine i francesi a ritirarsi in disordine oltre la Trebbia<ref name="Coppi267 268">{{Cita|Coppi 1824|pp. 267-8}}.</ref>. Poiché il letto del fiume era quasi asciutto, gli scontri continuarono a lungo anche dopo il tramonto e solo attorno alle 23:00 i comandanti riuscirono a interrompere quella che era stata un'inutile carneficina<ref name="Coppi267 268"/><ref name="Mikaberidze76">{{Cita|Mikaberidze 2003|p. 76}}.</ref><ref>{{cita|Clausewitz 1833|p. 458}}.</ref>. Il risultato della prima giornata di combattimenti era stato sicuramente svantaggioso per i francesi: la loro ala sinistra aveva sofferto duramente ed era stata respinta dal campo di battaglia e ricacciata nuovamente sulla riva destra della Trebbia, ma in realtà non si era trattato affatto di una sconfitta decisiva e non un solo cannone era stato perso<ref>{{cita|Clausewitz 1833|pp. 454-455}}.</ref>. Tuttavia Macdonald, sofferente per le ferite ricevute e febbricitante, cominciava a credere che Moreau l'avesse abbandonato e che ciò avrebbe potuto causare l'indomani il disastro dell'armata di Napoli<ref name="cita-Gachot-1903-p256">{{cita|Gachot 1903|p. 256}}.</ref>.
=== Secondo giorno ===
Nonostante
Sul Po lo scontro era altrettanto sanguinoso: nonostante il duro fuoco di artiglieria di Melas, i L'ultima speranza di Macdonald era il generale Lapoype che discendeva da Bobbio: egli aveva ricevuto solo alle 11:00 l'ordine === La ritirata di Macdonald ===
Nella tarda serata del 19 Macdonald, col favore delle tenebre e lasciando qualche schiera di volontari sulla riva della Trebbia ad accendere decine di fuochi per far credere al
{{
Il
Solo le acque del fiume [[Arda (fiume italiano)|Arda]] in piena, che Macdonald era riuscito fortunosamente ad attraversare, fermarono infine l'inseguimento
Nel frattempo i generali di Suvorov prendevano Parma, Reggio e Modena, mentre Bologna sarebbe caduta il 30 luglio sotto l'attacco di Klenau<ref name="Coppi269 270">{{Cita|Coppi 1824|pp. 269-270}}.</ref>. La battaglia della Trebbia, una delle più importanti di tutta la campagna, si era conclusa con la totale disfatta dei repubblicani<ref name="Mikaberidze96">{{Cita|Mikaberidze 2003|p. 96}}.</ref>.
=== Le manovre di Moreau ===
{{Vedi anche|Seconda battaglia di Marengo (1799)}}
Mentre Macdonald era impegnato sulla Trebbia, Moreau non era rimasto inattivo e raccolti {{formatnum:14000}} uomini tra [[Voltaggio (Italia)|Voltaggio]] e [[Gavi]] li aveva organizzati in due divisioni al comando di Grenier (circa {{formatnum:9500}} soldati) e di [[Emmanuel de Grouchy|Grouchy]] ({{formatnum:4500}} effettivi)<ref>{{cita|Clausewitz 1833|p. 476}}.</ref>. Il 17 giugno aveva marciato con Grouchy sulla strada maestra per Novi, mentre Grenier seguiva una strada secondaria lungo la valle di [[Serravalle Scrivia]] da dove il 18 giugno aveva cacciato gli austriaci<ref name="Coppi269 270"/>. Il 19 giugno era quindi avanzato verso Tortona e il 20 aveva sconfitto Bellegarde a Marengo, facendogli perdere {{formatnum:3000}} uomini e ricacciandolo oltre la Bormida<ref>{{cita|Gachot 1903|p. 308}}.</ref>, quindi aveva liberato Tortona stessa dall'assedio<ref name="Botta350"/><ref name="Mikaberidze98 99">{{Cita|Mikaberidze 2003|pp. 98-9}}.</ref>. Contestualmente lo raggiunse un corriere di Lapoype con la notizia della sconfitta di Macdonald e della sua completa ritirata e quindi Moreau abbandonò ogni residua speranza di riuscire a ricongiungersi con questi. In ogni caso scelse di rimanere temporaneamente sulle sue posizioni per tentare almeno di distogliere l'attenzione di Suvorov e favorire il ripiegamento di Macdonald<ref name="Mikaberidze98 99"/><ref>{{cita|Gachot 1903|pp. 308-309}}.</ref>. Più tardi avrebbe ricordato:
{{Citazione|Ero persuaso che la mia presunta intenzione di invadere il Piemonte avrebbe turbato Suvorov, perché questo generale, che io pongo sullo stesso piano di Napoleone, aveva una scarsa capacità di reagire prontamente a tutte le mie manovre diversive|Jean Moreau<ref>Dalla conversazione tra Mikhailovsky-Danilevsky e Moreau, in {{cita|Mikhailovsky-Danilevsky, Miliutin 1852|Vol. II, p. 582}}.</ref>}}
{{ Raggiunto il suo scopo Moreau si ritirò nuovamente verso il valico della Bocchetta, lasciando presidi trincerati
== La conquista delle fortezze francesi ==
[[File:QuadrilateroAustriaco.png|thumb|Le quattro [[fortezze del Quadrilatero]]]]
A questo punto della campagna i francesi avevano perduto sette battaglie campali, le fortezze di Peschiera e Pizzighettone, Milano, Torino e tutta l'Italia da Napoli a Milano. Conservavano Tortona, Alessandria, Cuneo ma soprattutto la fortezza di Mantova, conquistata due anni prima dal generale [[Napoleone Bonaparte|Bonaparte]], forte di un presidio di {{formatnum:10000}} uomini che al momento rappresentava l'unica speranza di riconquista futura del Nord Italia<ref name="Botta351 352">{{Cita|Botta 1834|pp. 351-2}}.</ref>.
Il
[[File:Francis II, Holy Roman Emperor at age 25, 1792.png|miniatura|left|upright|[[Francesco II d'Asburgo-Lorena|Francesco II]] dopo l'incoronazione imperiale, 1792. Olio su tela]]
In realtà Suvorov avrebbe voluto continuare l'offensiva fino a Genova, convinto che ormai i francesi non fossero più in grado di opporsi efficacemente alla sua armata e che avrebbe potuto cacciarli anche dalla riviera ligure<ref>{{cita|Gachot 1903|pp. 292-293}}.</ref> per poi marciare verso [[Nizza]] e la [[Provenza]]<ref>{{cita|Clausewitz 1833|p. 490}}.</ref>. Tuttavia i propositi del comandante russo continuavano a essere contrastati dalle interferenze di Vienna: già in una lettera del 21 giugno l'imperatore Francesco II gli aveva ingiunto di fermare la sua avanzata ordinandogli di concentrarsi invece sulle fortezze lombarde. Nonostante i trionfalistici rapporti di Suvorov a Vienna sulle vittorie ottenute e il suo consiglio di marciare verso sud, sbaragliare le deboli forze rivoluzionarie e rivolgersi verso la Francia, il 10 luglio questi ricevette una sorta di ''ultimatum'' con cui gli si impediva di utilizzare ulteriormente le armate austriache per altro compito che non fosse quello di riconquistare le fortezze ancora in mano francese<ref name="Mikaberidze100 101"/>:
{{Citazione|Qualunque ulteriore progetto offensivo verso la Savoia o i valichi francesi deve essere abbandonato come io avevo già [precedentemente] ordinato (...), io inoltre non permetterò, in nessuna circostanza, che nessuna delle mie truppe venga impiegata per liberare Roma e Napoli, a meno che io stesso non dia specifiche istruzioni in tal senso|Francesco II d'Asburgo-Lorena<ref>Corrispondenza tra Francesco II e Suvorov - 10 luglio 1799, in {{cita|Mikhailovsky-Danilevsky, Miliutin 1852|Vol. II, pp. 327-8, 610-12}}.</ref>}}
Lo scopo dell'imperatore austriaco era chiaro: osteggiare i piani di Suvorov (e della Russia) per favorire la propria politica egemonica in Nord Italia<ref name="Mikaberidze100 101"/>.
Il feldmaresciallo si sottomise e incrementò le forze assedianti di Kray a Mantova, già forti di {{formatnum:29000}} uomini, a ben {{formatnum:40000}}<ref name="Botta351 352"/>. Il generale austriaco poté inoltre avvalersi di parte dei cannoni sottratti all'arsenale di Torino e di una flotta, presa ai francesi sul [[Lago di Garda]] e fatta scendere appositamente dal Mincio per contribuire ai bombardamenti<ref name="Coppi269 270"/>, schierando un totale di 600 bocche da fuoco<ref name="Botta353">{{Cita|Botta 1834|p. 353}}.</ref>. Il cannoneggiamento sulla guarnigione francese, forte di {{formatnum:11000}} uomini<ref>{{cita|Clausewitz 1833|p. 507}}.</ref> iniziò il 10 luglio e fu intensissimo fino al 21, quando Kray intimò di nuovo la resa ai francesi dimostrando loro che ogni resistenza era ormai inutile, perché non potevano aspettarsi più alcun aiuto dalle armate di Macdonald, ormai riparate oltre l'Appennino. Il 28 luglio il comandante francese Foissac-Latour firmò la capitolazione<ref name="Coppi272 273">{{Cita|Coppi 1824|pp. 272-3}}.</ref>.
La resa di Mantova permetteva a Suvorov di richiamare Kray con {{formatnum:20000}} uomini nuovamente sulla Bormida per dare battaglia ai francesi<ref name="Mikaberidze102 103">{{Cita|Mikaberidze 2003|pp. 102-3}}.</ref>. Nel frattempo il 5 agosto rafforzò l'assedio alla fortezza di Tortona e il 7 prese quella di Serravalle<ref name="Coppi272 273"/>, in posizione strategica sulla Scrivia al fine di portarsi sugli Appennini per il valico della Bocchetta<ref name="Botta354">{{Cita|Botta 1834|p. 354}}.</ref>.
== Le reazioni in Francia e l'invio in Italia di Joubert ==
[[File:Général Barthélemy Catherine Joubert 2.jpg|thumb|left|upright|Il generale [[Barthélemy Catherine Joubert]] ]]
La disfatta in Italia provocò in Francia un vero terremoto politico tra accuse di tradimento, insinuazioni di corruzione dei generali, recriminazioni sulla condotta militare tenuta, sospetti di scarso entusiasmo rivoluzionario anche sulla persona di Moreau; l'opinione pubblica non si capacitava di come alle costanti e numerose vittorie degli anni precedenti, fosse potuta seguire una tale serie di cocenti sconfitte<ref name="Coppi272 273"/><ref name="Botta354"/>. Per contrastare gli alleati che minacciavano le frontiere stesse della [[Prima Repubblica francese|Repubblica]] il Direttorio, in quello che fu ricordato come il "Colpo di Stato del 30 Pratile, Anno VII", il 18 giugno del 1799, sostituì tre dei suoi cinque quinqueviri con l'inserimento di [[Louis Gohier]], [[Roger Ducos|Pierre Roger-Ducos]] e [[Jean-François Moulin]], considerati fedeli repubblicani e più legati alla parte giacobina<ref name="Coppi272 273"/><ref name="Botta355">{{Cita|Botta 1834|p. 355}}.</ref>; ricorse a una nuova [[Servizio militare|coscrizione obbligatoria]] arruolando {{formatnum:500000}} uomini<ref name="Coppi272 273"/>; congedò tutti i vecchi comandanti delle armate sostituendoli con generali ritenuti capaci di proseguire la guerra con maggiore energia.
Il generale [[Jean-Baptiste Bernadotte]] divenne ministro della guerra, il generale [[Jean Étienne Championnet]] venne prosciolto dalle accuse per il suo comportamento tenuto precedentemente a Napoli e messo a capo dei {{formatnum:50000}} uomini previsti per l'Armata delle Alpi, il generale [[Barthélemy Catherine Joubert]] assunse il comando dell'Armata d'Italia e dei {{formatnum:70000}} uomini che sarebbero stati inviati a Genova, sostituendo il generale Moreau che però, su espresso desiderio di Joubert<ref name="Botta356">{{Cita|Botta 1834|p. 356}}.</ref>, sarebbe rimasto con l'armata come consigliere e vice-comandante. Infine il generale [[Andrea Massena]] fu inviato in Svizzera con la promessa di comandare {{formatnum:90000}} soldati<ref name="Coppi272 273"/><ref name="Mathiez/Lefebvre481 483">{{Cita|Mathiez e Lefebvre 1992|pp. 481-3, Vol. II}}.</ref>. In realtà il numero di effettivi assegnato ai generali per le operazioni si rivelerà sensibilmente più basso di quanto garantito e molti uomini si riveleranno inesperti di pratiche militari nonché carenti di addestramento<ref name="Botta356"/><ref name="Mikaberidze111 112">{{Cita|Mikaberidze 2003|pp. 111-2}}.</ref>.
Il generale Joubert lasciò Parigi il 15 luglio e arrivò a Genova tra il 5 e il 6 agosto e, nonostante che il numero di truppe non fosse quello promesso dal Direttorio e il loro stato fosse per molti versi disastroso<ref>{{cita|Gachot 1903|p. 315}}.</ref>, si trovò comunque al comando di una ragguardevole quantità di uomini: trovò infatti i veterani di Moreau, i {{formatnum:13000}} che Macdonald era riuscito a portare dalla Toscana e rinforzi dalla [[Vandea]] e da [[Brest (Francia)|Brest]] portati dalla flotta francese, per un totale di circa {{formatnum:45000}} soldati<ref name="Botta356"/><ref name="Coppi272 273"/><ref name="Coppi274 275"/>. L'esercito era però carente di approvvigionamenti, cavalli e munizioni; inoltre gli uomini non venivano pagati da mesi e le diserzioni avrebbero man mano ulteriormente indebolito l'armata rivoluzionaria<ref name="Mikaberidze111 112"/>. Gli ordini del Direttorio erano perentori: Joubert doveva liberare Tortona e piegare a sinistra mentre Championnet sarebbe disceso dalle Alpi per insidiare Torino, i due eserciti si sarebbero quindi dovuti riunire a Cuneo<ref name="Coppi274 275"/>. Joubert riconfermò la volontà di mantenere Moreau al suo fianco come consigliere e nominò [[Louis Gabriel Suchet]] come capo di stato maggiore<ref>{{cita|Gachot 1903|p. 316}}.</ref>.
== La battaglia di Novi ==
=== L
[[File:Italy northern 1796.jpg|thumb
Appresa solo il 12 agosto la notizia della caduta di Mantova ma ritenutala infondata<ref>{{cita|Gachot 1903|p. 317}}.</ref><ref>{{cita|Clausewitz 1833|p. 514}}.</ref>, il 13 agosto il generale Joubert decise comunque di muoversi immediatamente. Divise le sue forze in tre colonne, superò l'Appennino dal valico della Bocchetta, respinse le prime avanguardie
Suvorov era inizialmente inconsapevole dell'avanzata francese e ricevette solo scarne informazioni riguardo
La stessa notte i francesi tennero un consiglio di guerra per decidere se dare battaglia o ritirarsi a Genova. Appurata la soverchiante forza avversaria, i generali
=== La controffensiva di Suvorov ===
[[File:Battle of Novi.jpg|thumb|upright=1.2|La [[battaglia di Novi]]
Alle
[[File:Von Melas.jpg|thumb|left|Il generale [[Michael von Melas]], comandante delle forze austriache in Italia]]
La battaglia si mantenne in equilibrio almeno fino alle 08:00 e quasi in inattività al centro e sull'altra ala<ref>{{cita|Clausewitz 1833|p. 522}}.</ref>. Attorno alle 09:00 Suvorov decise di attaccare con le truppe russe le posizioni francesi al centro presso Novi, in modo anche da alleggerire la pressione a sinistra su Kray, ma i tre sanguinosi assalti condotti dai dieci battaglioni di Bagration e [[Michail Andreevič Miloradovič]] vennero respinti dalla tenace resistenza dei repubblicani<ref name="Coppi274 275"/><ref>{{cita|Gachot 1903|p. 368}}.</ref>. Nel pomeriggio, dopo sette ore di aspri combattimenti, gli alleati non erano ancora riusciti a sfondare le linee francesi, finché il feldmaresciallo non dette l'ordine a Melas di abbandonare la sua posizione a [[Rivalta Scrivia|Rivalta]] e assaltare il fianco destro dei francesi, mentre al centro i cosacchi di Bagration avrebbero rinnovato l'attacco a Novi e Kray avrebbe contrattaccato sul fianco sinistro<ref name="Mikaberidze124 125">{{Cita|Mikaberidze 2003|pp. 124-5}}.</ref>.
Questo fu il momento decisivo della battaglia: dopo una prima fase di grande incertezza, durante la quale lo stesso Suvorov temette di essere in procinto di venire sconfitto<ref>{{cita|Gachot 1903|p. 371}}.</ref>, Melas giunse sul campo di battaglia con i suoi {{formatnum:14000}} uomini<ref>{{cita|Clausewitz 1833|p. 526}}.</ref>: lasciando una parte delle sue forze al centro, marciò sulla sponda dello Scrivia e riuscì ad aggirare i francesi impadronendosi del campo a Serravalle, infine divise le sue forze in tre colonne e li assalì di fronte, al fianco e alle spalle sbaragliandoli<ref name="Coppi274 275"/><ref name="Botta359 360"/>. Nel frattempo Bagration riuscì finalmente a sfondare anch'egli, dilagando verso Novi, catturando molti prigionieri e minacciando di tagliare definitivamente fuori l'ala destra francese; tuttavia diverse centinaia di francesi formarono numerose sacche di resistenza combattendo casa per casa fino a tarda notte<ref name="Mikaberidze127 128">{{Cita|Mikaberidze 2003|pp. 127-8}}.</ref>.
Alle 18:00 Bagration si era comunque assicurato il controllo della cittadina, mentre i resti dell'armata francese si davano disordinatamente alla fuga abbandonando armi, cannoni e approvvigionamenti sotto il fuoco diretto dell'artiglieria<ref name="Mikaberidze127 128"/>. Le fonti riportano che durante questi violenti combattimenti i russi uccisero anche chi si arrendeva e non fecero alcun prigioniero<ref name="Botta359 360"/>. Più tardi, dopo una vana resistenza, vennero feriti e catturati i generali di divisione Grouchy e Pérignon, quelli di brigata [[Louis Partouneaux]] e Colli e almeno {{formatnum:4000}} francesi<ref name="Coppi276 277">{{Cita|Coppi 1824|pp. 276-7}}.</ref><ref>{{cita|Gachot 1903|p. 386}}.</ref>. Le perdite da una parte e dall'altra furono in seguito stimate in circa {{formatnum:25000}} tra morti, feriti e prigionieri e, a testimonianza della strenua resistenza dei francesi, le vittime furono in maggioranza tra le file austriache e in numero più elevato tra i russi<ref name="Botta359 360"/>. L'armata francese aveva comunque subito una disfatta completa: l'ala destra era stata totalmente dispersa, della sinistra non erano rimasti che gruppi sbandati, il comandante in capo era stato ucciso e quattro generali catturati; i francesi lasciarono sul campo trentasette cannoni e ventotto carri di munizioni e polvere da sparo, almeno {{formatnum:1500}} morti e {{formatnum:8000}} tra feriti e prigionieri, cioè tra un quarto e un terzo degli effettivi<ref>{{cita|Clausewitz 1833|p. 530}}.</ref>.
=== La ritirata di Moreau ===
A Moreau non restò dunque che ordinare la ritirata generale, ma nel frattempo il principe di Liechtenstein Luigi I aveva tagliato le vie di fuga da Novi verso Gavi e solo Saint-Cyr riuscì a riparare in buon ordine<ref name="Mikaberidze127 128"/> verso gli impervi sentieri di [[Pasturana]] e [[Tassarolo]]<ref name="Coppi274 275"/>. Suvorov scrisse:
{{Citazione|Le tenebre della notte nascondono l'umiliazione del nemico. Ma la gloria di questa vittoria rifulgerà per sempre!|Suvorov allo zar Paolo I - Corrispondenza di Suvorov, 25 agosto 1799, pag. 277<ref name="Mikaberidze127 128"/>}}
Il giorno seguente Moreau riuscì a riordinare le file superstiti della sua armata e si dispose tra [[Millesimo (Italia)|Millesimo]] e la Bocchetta<ref name="Coppi276 277"/>. Suvorov avrebbe voluto riprendere l'inseguimento dei francesi, ma non poté far altro che prendere atto del fatto che le sue truppe erano totalmente esauste e incapaci di avanzare ulteriormente; inoltre era preoccupato dall'arrivo dalle Alpi del generale Championnet, che minacciava ora la sua retroguardia,<ref>{{cita|Clausewitz 1833|pp. 539-540}}.</ref> anche se la mattina del 17 agosto a [[Gavi]] avvenne un [[Combattimento di Gavi (1799)|breve combattimento]] fra i resti dell'esercito francese in ritirata e l'avanguardia russa del generale [[Andrei Grigoryevich Rosenberg]] e 130 francesi furono catturati.<ref>{{Cita|Mikhailovsky-Danilevsky, Miliutin 1852|p. 75}}.</ref><ref>{{Cita|Orlov 1892|p. 308}}.</ref> Moreau poté quindi approfittare dell'arresto delle forze russe e riuscì ad attraversare indisturbato il passo sugli Appennini ritornando sulla riviera ligure con gli uomini rimastigli<ref name="Mikaberidze127 128"/>. Il comandante russo si concentrò quindi sulla presa della fortezza di Tortona che, nonostante un timido tentativo di soccorso portato da Moreau il 7 settembre, sarebbe caduta il 10 dello stesso mese<ref name="Coppi276 277"/>.
== Conseguenze politiche e strategiche delle vittorie di Suvorov ==
[[File:1799 Cary Map of Piedmont, Italy ( Milan, Genoa ) - Geographicus - Piedmont-cary-1799.jpg|miniatura|Il Piemonte, la Lombardia e la Liguria nel 1799
La campagna d'Italia, culminata col netto successo nella battaglia di Novi, diede agli alleati una vittoria apparentemente decisiva: l'armata francese fu pressoché distrutta, perse oltre {{formatnum:11000}} uomini tra morti, feriti e prigionieri tra i quali ben quattro generali, ottantaquattro ufficiali, quattro bandiere di guerra e grandi quantità di artiglieria, munizioni e scorte<ref name="Botta359 360"/><ref name="Mikaberidze127 128"/>. Le perdite furono però pesanti anche per gli austro-russi, tanto che Suvorov non fu immediatamente capace di portare le ostilità in Liguria, che rimase quasi per intero in mano alla Francia<ref name="Botta361">{{Cita|Botta 1834|p. 361}}.</ref>. Ben maggiori si dimostrarono però le conseguenze politiche che portarono al deterioramento della cooperazione tra gli alleati.
Era solo questione di tempo perché Suvorov, che dopo le sue vittorie aveva ottenuto dallo zar il titolo di "Principe d'Italia" (''Knjaz Italijski'' - {{russo|Князь Италийский}})<ref>{{cita web |url=http://www.xenophon-mil.org/rushistory/suvorov/suvoorde.htm |titolo=Suvorov, a Short List of His Important Decorations and Orders |sito=Xenophon Group International |accesso=11 ottobre 2014 |lingua=en |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150701234158/http://www.xenophon-mil.org/rushistory/suvorov/suvoorde.htm |urlmorto=sì }}</ref> e veniva ormai chiamato ''Italiski'' ("l'Italico")<ref name="Giulio Rossi 1908"/><ref>{{cita|Léger Marie Philippe 1809|p. 403}}.</ref>, scacciasse le ultime resistenze francesi in Piemonte e riprendesse la sua marcia per invadere la riviera ligure. Ciò innescò da un lato la preoccupazione dei britannici che la Russia si affacciasse pericolosamente sui porti del Mediterraneo{{#tag:ref|Paolo I ambiva a garantirsi una presenza militare nel Regno di Napoli per sorvegliare [[Malta]], disporre di una base alternativa a quelle sul [[Mar Nero]] per una futura spedizione contro [[Costantinopoli]] e sostenere e armare contro [[Selim III]] i greci, che reclamavano all'[[impero ottomano]] libertà e autonomia<ref>{{cita|Gachot 1903|p. 388}}.</ref>}} ma soprattutto quella degli austriaci, che vedevano nei successi dei russi e nell'ingerenza dello zar Paolo I una concreta minaccia alla loro influenza futura nel Nord Italia<ref name="Rettificazioni1857"/>.
Essi preferivano perdere il supporto militare russo in Piemonte piuttosto che il vantaggio politico che sarebbe loro venuto al tavolo della pace, quando si sarebbero presentati come gli unici occupanti dello stato sabaudo dal quale, inoltre, sarebbero potuti entrare facilmente da soli in Francia con le loro truppe<ref name="Mikaberidze131 132">{{Cita|Mikaberidze 2003|pp. 131-2}}.</ref><ref name="Coppi277 278">{{Cita|Coppi 1824|pp. 277-8}}.</ref>. Ulteriore interesse a distogliere la Russia dall'Italia e a spostare altrove il baricentro delle operazioni militari avevano gli inglesi, per le loro motivate preoccupazioni che la Francia repubblicana potesse utilizzare la notevole [[Koninklijke Marine|flotta olandese]] per minacciare direttamente la [[Gran Bretagna]]; per impedirlo caldeggiavano quindi la necessità di aprire un nuovo fronte bellico nella [[Repubblica Batava]]<ref name="Coppi277 278"/>.
La moderna storiografia non nega tuttavia che, al di là delle decisioni di quella che [[Carl von Clausewitz]] definì una «politica dalle vedute limitate» da parte di britannici e austriaci, mirante semplicemente a evitare una scomoda presenza russa in Italia e nel Mediterraneo e a soddisfare esigenze particolari, ci fossero in questi piani degli evidenti vantaggi militari<ref name="Vicari20">{{cita|Francesco Vicari 1999|p. 20}}.</ref>. Gli inglesi ritenevano realmente la Svizzera il territorio ideale per un piano d'invasione della Francia e gli austriaci erano più preoccupati delle truppe francesi concentrate lungo il [[Reno]] che di quelle superstiti in Italia; passando a una più prudente tattica difensiva nel nord della penisola, gli austriaci se ne assicuravano comunque il dominio e potevano liberare forze da impiegare in Germania. Anche per i francesi il territorio elvetico era di vitale importanza, infatti il controllo dell'[[altopiano svizzero]] consentiva loro due sbocchi strategici: uno permetteva di aggirare la [[Foresta Nera]] e dilagare facilmente nell'alto [[Danubio]], l'altro attraverso i passi alpini del [[Canton Vallese]] portava direttamente nel Nord Italia<ref name="Vicari20"/>.
=== Lo spostamento dell'armata russa in Svizzera ===
{{vedi anche|Campagna svizzera di Suvorov}}
[[File:Johann Thugut.jpg
Nonostante in teoria Suvorov rispondesse direttamente allo zar, il [[Consiglio di guerra di Corte|Consiglio
Le ultime rimostranze di Suvorov, che aveva definito "fuori di testa" Thugut per la strategia proposta, furono messe a tacere il 25 agosto da una lettera dell'imperatore austriaco che gli ordinava perentoriamente di abbandonare i propositi di attaccare i francesi a Genova, di attraversare invece immediatamente le Alpi e lanciare un'offensiva partendo dalla Svizzera<ref name="Mikaberidze131 132"/><ref>Imperatore Francesco II a Suvorov - 17 agosto 1799, in {{cita|Mikhailovsky-Danilevsky, Miliutin 1852|Vol. III, 199-200, 415-6}}.</ref>. Il 4 settembre Suvorov informò lo zar che stava per muoversi verso la Svizzera, non mancando di lamentare come fin dall'inizio della campagna gli austriaci fossero
{{Clear}}
== Note ==
== Bibliografia ==
* {{cita libro
* {{cita libro |autore=Carlo Botta |wkautore=Carlo Botta |titolo=Storia d'Italia dal 1789 al 1814 (in ventisette libri) |città=Lugano |editore=Giuseppe Ruggia e C. |anno=1834 |annooriginale=1824|oclc=427865342 |url=
* {{cita libro |curatore=David G. Chandler |titolo=I marescialli di Napoleone |città=Milano |editore=Rizzoli |anno=1988 |isbn=88-17-33251-8 |cid=Chandler 1988}}
* {{cita libro | wkautore= Carl von Clausewitz| cognome= von Clausewitz | nome = Carl | titolo = Die Feldzüge von 1799 in Italien und der Schweiz, Volume 1 |città= Losanna |editore=F. Dümmler |anno=1833 |lingua=
* {{Cita libro|curatore=Carlo Colletta|titolo=Proclami e sanzioni della repubblica napoletana|editore=Stamperia dell'Iride|città=Napoli|anno=1863|lingua=it|url=https://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=15146766|cid=Colletta}}
* {{cita libro |cognome=Coppi |nome=Antonio |titolo=Annali d'Italia dal 1750, Volume 2 |editore=Stamperia de Romanis |anno=1824 |url=http://books.google.it/books?id=i1VKAAAAYAAJ&dq=hohenzollern+Cremona&hl=it&source=gbs_navlinks_s |cid=Coppi 1824 }}
* {{cita libro|autore=Édouard Gachot|titolo=Les campagnes de 1799: Souvarow en Italie|editore=Perrin et cie.|anno=1903|lingua=
* {{cita libro|autore=Léger Marie Philippe comte de Laverne|titolo=Histoire du feld-maréchal Souvarof: liée à celle de son temps, avec des considérations sur les principaux événemens politiques et militaires auxquels la Russie a pris part pendant le XVIIIe siècle|anno=1809|editore=Chez Desenne, Lenormant, Au bureau des Annales, de l'impr. d'A. Égron|url=https://books.google.it/books?id=gHdEAAAAIAAJ|lingua=fr|isbn=no| cid=Léger Marie Philippe 1809}}
* {{cita libro |autore1=Albert Mathiez |wkautore1=Albert Mathiez |autore2=Georges Lefebvre |titolo=La rivoluzione francese |editore=[[Giulio Einaudi Editore|Einaudi]] |anno=1992 |cid=Mathiez e Lefebvre 1992 }}
* {{cita libro |nome=Alexander |cognome=Mikaberidze |titolo="The lion of the russian army": Life and Military Career of General Prince Peter Bagration |
* {{cita libro |autore1=Alexander Mikhailovsky-Danilevsky |autore2=Dmitri Miliutin |titolo=Istoriia voini Rossii s Frantsiei v 1799 godu |città=St. Petersburg |editore=Tip. Shtaba voenno-uchebnykh zavedenii
* {{cita libro |autore=Nikolaj Aleksandrovič Orlov |titolo=Suvorov: Razbor voennych dějstvij Suvorova v Italii v 1799 godu |città=St. Petersburg |editore=Trenke i Fjusno |anno=1892 |lingua=ru |cid=Orlov 1892
* {{cita libro |curatore=Spencer C. Tucker |titolo=A Global Chronology of Conflict: From the Ancient World to the Modern Middle East |editore=ABC-CLIO |anno=2009 |lingua=
* {{Cita libro |cognome=Suvorov |nome=Alexandr Vasil'evič |wkautore=Aleksandr Vasil'evič Suvorov|titolo=La Scienza della Vittoria |città=Mosca|editore=AST |anno=2023 |annooriginale=1806 |isbn=978-5-17-157345-4 |cid=Suvorov|2023}}
;Periodici
* {{cita pubblicazione |autore=Francesco Vicari |titolo=La campagna di Suvorov attraverso le Alpi svizzere nel 1799 |mese=luglio/agosto |anno=1999 |rivista=Rivista militare della Svizzera italiana |numero=4 |url=http://retro.seals.ch/cntmng?pid=rmi-002:1999:71::408|formato=PDF |accesso=18 ottobre 2014 |cid=Francesco Vicari 1999 }}
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* [[Guerre napoleoniche]]
* [[Prima coalizione]]
* [[Campagna d'Italia (1796-1797)]]
* [[Seconda coalizione]]
* [[Campagna svizzera di Suvorov]]
* [[
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[[Categoria:Guerre napoleoniche|Coalizione, 2]]
[[Categoria:Battaglie della Seconda coalizione|*]]
[[Categoria:Aleksandr Vasil'evič Suvorov]]
[[Categoria:Storia d'Italia]]
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