Frate Francesco: differenze tra le versioni

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{{Film
|titoloitalianotitolo= Frate Francesco
|immagine= Frate-francesco chiesetta.jpg
|didascalia= Fotogramma del film: la chiesetta di San Damiano con Francesco ed i primi seguaci
|didascalia=
|paese= [[regno d'Italia (1861-1946)|Italia]]
|titolooriginale=
|titolo alfabetico= Frate Francesco
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|anno uscita= 1927
|paese= [[Italia]]
|durata= 110 min. (3.700 m.)
|titoloalfabetico= Frate Francesco
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|annouscita= [[1927]]
|aspect ratio= 1,33 : 1
|durata= 110 min.
|genere = Biografico
|tipocolore= B/N
|genere 2 = Storico
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|ratio= 1,33 : 1
|genere= religioso
|regista= [[Giulio Antamoro]]
|soggetto= [[CarloJohannes ZangariniJørgensen|Johan Joergensen]]
|sceneggiatore= [[Aldo De Benedetti]] e [[Carlo Zangarini]]
|casa produzione= [[I.C.S.A.]] (Industrie Cinematografiche Società Anonima) Roma - Firenze
|casaproduzione= [[ICSA]]
|casa distribuzione italiana=
|distribuzioneitalia=
|attori=
*[[ Alberto Pasquali]]: [[Sansan Francesco d'Assisi]]
*[[Hélène Drouzskoy]]: Giovanna Pica, madre di Francesco
*[[Euna De Rasi]]: Agnese
*[[Alfredo Robert]]: [[Pietro di Bernardone]]
*[[Bice Jany Romanella]]: Chiara degli Scifi
*[[Romuald Jubé]]
*[[Euna De Rasi]]: Agnese, sorella di Chiara
*[[Romuald Joubé]]: Monaldo di Sassorosso
*[[Franz Sala]]: Favorino degli Scifi, fratello di Chiara
*[[Donatella Gemmò]]: Myria di Leros
*[[Ruggero Barni]]: frate Leone
*[[Alberto Nepoti]]: frate Pietro de'Cattani
*[[Ugo Manni]]: frate Barbaro
*[[Gino Borsi]]: frate Bernardino da Quintavalle
*[[Ennio Neri]]: frate Masseo
*Adelmo Cimoli: frate Silvestro
*Mario Cavara: frate Morico
*Paolo Angelo Salvini: frate Egidio
*Enzo Nannicini: frate Angelo
*Domenico Arrighi: frate Ginepro
*Augusto Quinti: frate Ruffino
*Attilio Barbieri: frate Illuminato
*Umberto Lattes: frate Sabatino
*Ubaldo Ciunchi: frate Filippo
|fotografo= [[Fernando Risi]]
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|scenografo= [[Gerardo Cinti]], [[Otha Sforza]]
|costumista= [[Giovanni Costantini (pittore)|Giovanni Costantini]]
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}}
 
'''''Frate Francesco''''' è un [[film muto]] italiano del [[1927]] diretto da [[Giulio Antamoro]] con sceneggiatura di [[Carlo Zangarini]], sulla vita di [[Francesco d'Assisi]].
'''''Frate Francesco''''' è un [[film muto]] italiano del [[1927]] diretto da [[Giulio Antamoro]], realizzato negli stabilimenti cinematografici di Firenze - Rifredi in occasione del VII° centenario della morte di Francesco d'Assisi.
E' il terzo film muto italiano sulla vita di San Francesco dopo [[Il poverello di Assisi]] di [[Enrico Guazzoni]] del 1911 e [[Frate Sole]] di [[Mario Corsi]] e [[Ugo Falena]] del 1918.
 
==Collegamenti esterni==
== Trama ==
[http://www.imdb.com/title/tt1392123/ Il cimitero dei giustiziati IMDb]
Assisi, 1198 circa. Il giovane Francesco, figlio del ricco mercante Bernardone, conduce una vita dissoluta, ma viene coinvolto nel conflitto tra la sua città e [[Perugia]], e nella battaglia di [[Ponte San Giovanni (Perugia)|Ponte San Giovanni]] è fatto prigioniero. Sarà poi liberato, e torna a casa, ma quell'esperienza lo ha segnato e, durante una spedizione militare in Puglia agli ordini del Sassorosso, ha una visione che lo chiama ad una vita diversa e, benché tacciato di codardia, lascia le armi. Dopo un altro periodo di vita dissoluta con la cortigiana Myria, una seconda visione lo chiama all'obbedienza ed alla castità. Si allora rifugia in un eremo e si dedica alla preghiera ed all'aiuto dei poveri, per cui il padre lo disereda. Ma davanti al Vescovo il giovane si denuda delle vesti paterne e dichiara di riconoscere solo Dio come padre.
 
La chiesetta di San Damiano diventa il centro della sua attività e ben presto si forma un gruppo di seguaci, tra cui la giovane [[Chiara d'Assisi|Chiara Degli Scifi]]. Francesco ottiene da Papa [[Innocenzo III conferma la Regola francescana|Innocenzo III]] il riconoscimento della regola e sempre più persone decidono di unirsi a lui e di contribuire alla ricostruzione della [[Porziuncola]]. Francesco si reca a [[Damietta]] per promuovere la pace tra i [[Quinta crociata|crociati]] ed il [[al-Malik al-Kamil|Sultano]], ottenendo da costui la liberazione di Myria, prigioniera dei pirati. Ormai la "famiglia" francescana è diventata una realtà importante ed il [[Papa Onorio III]] conferma il riconoscimento dell'[[Ordine francescano|Ordine]]. Dopo essersi ritirato alla [[Eremo di Camaldoli|Verna]], dove compone il [[Cantico delle creature|Cantico]] e riceve le [[Stigmate|stimmate]], Francesco torna alla chiesa di San Damiano e lì muore.
 
==Realizzazione del film==
===Contesto storico===
La ricorrenza del VII° centenario della morte di Francesco d'Assisi provocò un vivo interesse per la produzione di un terzo film di produzione italiana che rievocasse la vita del Santo, dopo quelli che erano stati realizzati nel 1911 (il cortometraggio ''[[Il poverello di Assisi]]'', regia di [[Enrico Guazzoni]]) e nel 1918 (''[[Frate Sole]]''. per la regia di [[Mario Corsi (regista)|Mario Corsi]])<ref name=camerini>Claudio Camerini, ''Tre film francescani'' in ''[[Immagine. Note di Storia del Cinema]]'', prima serie, n. 4, giugno - settembre 1982.</ref><ref>Va ricordato anche il tentativo di realizzare un film "francescano" da parte di [[Guido Gozzano]], che tra il 1913 ed il 1916 elaborò un soggetto di 38 pagine sul tema, di cui parlò ancora il 17 aprile 1916, quattro mesi prima della morte. Cfr. Mario Gromo, ''Guido Gozzano cineasta'' in ''La Stampa'', 24 maggio 1932.</ref>.
[[File:FrateFrancesco1927 porte-ci.jpg|thumb|left|upright=0.8|Autunno 1926: gli stabilimenti "I.C.S.A." di Firenze Rifredi durante le riprese del film ''Frate Francesco'']] [[File:FrateFrancesco1927 Set del filmAlberto Pasquali e Giulio Antamoro.jpg|thumb|left|upright=1.1|Alberto Pasquali (di spalle) ed il regista Giulio Antomoro sul set del film a Rifredi, 1926]]
Ma in questo caso l'iniziativa cinematografica fu caratterizzata da un acceso spirito nazionalistico, a partire dalla decisione di [[Benito Mussolini|Mussolini]] di proclamare il 4 ottobre 1926 festa nazionale, con un decreto nel quale era scritto che «L'Italia, con anima nuova, si rivolge al ricordo del Sublime Suscitatore», per cui in una presentazione del film vi fu chi scrisse che «il duce del fascismo ha voluto glorificare la sublime opera francescana che affratella le genti dell'universo<ref name=ecocinema>''Eco del cinema'', supplemento speciale al n.35, ottobre 1926.</ref>».
 
Accanto all'esaltazione di Francesco d'Assisi quale "gloria nazionale" fatta a fini propagandistici dal Fascismo<ref>{{cita|Brunetta|p. 284}}.</ref>, si situò anche una delle ricorrenti speranze di "rinascita" del cinema italiano dopo la crisi in cui era caduto nel dopoguerra che aveva ridotto ai minimi termini la produzione tanto che nel 1927, anno di uscita di ''Frate Francesco'', furono solo 26 le pellicole realizzate in Italia, di cui diverse a carattere esclusivamente regionale<ref name=martinelli>Martinelli, cit. in bibliografia.</ref>. Così, anche in questo caso, il film veniva vantato come «lo squillo più alto e sonoro che oggi l'Italia lancia al mondo per annunciare la sua rinascita [cinematografica] artistica ed industriale<ref name=cinematografo>Alessandro Blasetti, recensione al film, ''Cinematografo'', n. 2, 21 marzo 1927.</ref>».
 
===Soggetto e sceneggiatura===
Per la stesura del soggetto si fece ricorso allo studioso [[Danimarca|danese]] del francescanesimo Johan Jorgensen, che scrisse un testo molto complesso, tanto da dover essere rivisto e ridotto dal poeta Carlo Zangarini e da Aldo De Benedetti in sede di sceneggiatura, alla quale collaborò anche il regista Giulio Antamoro, considerato uno specialista di film religiosi sin da quando (1916) aveva diretto ''[[Christus (film 1916)|Christus]]''. Anch'egli si fece contagiare dal clima nazionalista affermando che «''Frate Francesco'' dovrà essere un film italianissimo, trionfo della fede e della bellezza per dimostrare che siamo ancora capaci, noi italiani, di tener testa alla concorrenza straniera<ref name=antamoro>Intervista ad Antamoro, ne ''Il Corriere cinematografico'', n. 7 del 13 febbraio 1927.</ref>».
[[File:FrateFrancesco1927 taverna.jpg|thumb|Fotogramma del film. La taverna frequentata dal dissoluto giovane Francesco]]
===Produzione===
Lo sforzo produttivo, anche tenuto conto della critica situazione in cui versava la cinematografia italiana, fu notevole e venne sostenuto da una società da poco costituita, la "[[I.C.S.A.]]", con sede a Roma<ref>La sede romana della I.C.S.A era in via XX settembre. Del suo Consiglio di Amministrazione faceva parte anche [[Giuseppe Visconti di Modrone|Giuseppe Visconti]], padre del futuro regista [[Luchino Visconti|Luchino]]. Notizie in ''Eco del cinema''. n.36 del novembre 1936.</ref>, per la quale questo fu il primo film prodotto. Essa rilevò gli impianti di produzione costruiti nel 1919 a [[Rifredi]] dalla "[[Montalbano Film|Montalbano - V.I.S.]]", proponendosi un ambizioso programma di rilancio del cinema italiano<ref>Cfr. Mario Quargnolo, ''Un periodo buio del cinema italiano'', in ''Bianco e nero'', n. 4 - 5, aprile - maggio 1964.</ref>. Le strutture fiorentine, estese su circa 50.000 m², furono fortemente ristrutturate con un nuovo teatro di posa di 3.200 m², l'inserimento di ulteriore potenza elettrica, di nuovi laboratori tecnici, di camerini e ristoranti. La spesa ammontò alla considerevole, per i tempi, somma di 8 milioni di [[Lira italiana|lire]]. Inoltre ''Frate Francesco'' fruì di numerosi sostegni in campo religioso, dato che ottenne la collaborazione della [[Famiglia francescana]] e l'imprimatur del Vicariato romano<ref>Giuseppe Lega, ''Un luminoso segno di italianità'', in ''Eco del cinema'', n. 29, aprile 1926.</ref>. Il clima di attesa creatosi attorno al film fece anche ottenere ai produttori un'udienza presso il re, a cui fu consegnato un album fotografico del film<ref name=bernardini>Bernardini, cit. in bibliografia, p.340 e seg.</ref>.
{{doppia immagine|sinistra|FrateFrancesco 1927 animali.jpg|150|FrateFrancesco1927 crociati.jpg|145|Due fotogrammi del film: a sin Francesco parla agli animali; a destra predica la pace ai Crociati}}
===Apporti tecnici===
Particolarmente importante fu la larghezza di mezzi della scenografie e dei costumi. Otha (Otello) Sforza progettò a Rifredi la ricostruzione di ambienti della Assisi medievale su 15.000 m², con i monumenti, le piazze, i vicoli, le botteghe, che furono realizzati da circa 500 operai, con l'apporto di migliaia di metri cubi di materiale da costruzione mentre i costumi realizzati su disegni del pittore Costantini, membro della [[Accademia nazionale di San Luca|Accademia di San Luca]], furono 6.000. Si impiegarono nelle scene belliche circa 600 cavalli e per quelle dell'assalto dei pirati furono allestite due navi ormeggiate nel [[Porto di Livorno]]<ref name=ecocinema/><ref name=strazzulla>Gaetano Strazzulla, ''Il kolossal a Firenze negli anni venti'', in ''La Toscana e il cinema'', cit. in bibliografia, p. 181.</ref>. Alla riprese collaborò anche Gabriele Gabrielian che poi passerà al [[Istituto Luce|Luce]], diventando un fedele collaboratore di [[Roberto Omegna]] presso la sezione scientifica dell'Istituto.
[[File:FrateFrancesco1926 santa-ch.jpg|thumb|upright=1.1|Fotogramma del film]]
===Interpreti===
A fronte di un siffatto impegno produttivo, la scelta degli interpreti fu, al contrario, mossa da intenti di risparmio. Infatti, a fianco di Alberto Pasquali, anch'egli considerato uno "specialista" per i suoi ruoli nel ''Christus'' di dieci anni prima ed in ''[[Redenzione (film 1919)|Redenzione]]'' di [[Carmine Gallone|Gallone]] (1919), molti degli interpreti dei personaggi principali furono esordienti come la [[Bice Jany Romanella|Romanella]] (Chiara), la De Rasi (Agnese) o la Gemmò (Myria). La speranza di poter facilitare la distribuzione in Francia condusse la "I.C.S.A." a scritturare diversi attori della [[Comédie-Française]], come Romuald Joubé (Sassorosso, l'avversario di Francesco) o l'attrice di origine russa Druzskoy (la madre).
 
==Accoglienza==
===Commenti contemporanei===
Nonostante l'impegno profuso, ''Frate Francesco'' uscì in ritardo rispetto alla scadenza (marzo 1927) del centenario del Santo, dato che la prima visione romana si tenne il 9 aprile 1927<ref name=martinelli/>. Si trattò di uno sfarzoso evento mondano, che si svolse al cinema romano "Augusteo", a cui partecipò il re ed al quale presenziarono diplomatici, stampa italiana ed estera, intellettuali ed artisti, per cui si dovette delimitare il centro di Roma<ref name=blasetti>''Cinematografo'', n. 5 del 20 marzo 1927.</ref>. Il film ricevette commenti contrastanti che oscillarono tra un incondizionato apprezzamento e la delusione per il risultato. Tra i primi da segnalare quello del periodico cattolico ''Rivista del cinematografo'', secondo il quale «il film è riuscito, ed ottimamente riuscito. La figura di San Francesco ha tentato molti altri inscenatori, ma questo è certamente il migliore del genere<ref>Don Carlo Canziani, commento su ''Rivista del Cinematografo'', n. 3, marzo 1928.</ref>».
[[File:FrateFrancesco1927 interno chiesa.jpg|thumb|left|upright=1.1|Fotogramma del film]]
Ma, a fronte di questo importante avallo, altri commenti rilevarono gravi carenze artistiche. È il caso di ''Cinema-star'' che, pur ammettendo che «non si è fatto dello stupido e pesante kolossal e si è fatta rivivere Assisi nella sua vita, nelle sue passioni, nei suoi monumenti, non altrettanto può dirsi per la parte drammatica. Proprio nella parte di maggior movimento generale, il film non è abbastanza rapido, caldo intenso<ref>Luciano Doria, recensione in ''Cinema-star'', n. 11 del 20 marzo 1927.</ref>. Ed anche Giuseppe Lega, che era stato uno dei più convinti sostenitori della produzione I.C.S.A., manifestò la delusione di «non sapersi capacitare come mai in ''Frate Francesco'' la mancanza del dettaglio e del particolare appaia tanto visibile (e) vogliamo augurarci che dalle critiche mosse alla sua visione la I.C.S.A. sappia trarre per l'avvenire qualche insegnamento<ref>Giuseppe Lega, articolo in ''Eco del cinema'', n. 42, maggio 1927.</ref>». Anche Blasetti, pur apprezzando la «magnifica audacia industriale della I.C.S.A. che ha realizzato con un'Italia cinematografica moribonda un'opera che solo Hollywood avrebbe potuto affrontare» riconobbe che «il senso drammatico delle scene, ove doveva campeggiare e contrapporsi al senso religioso non è risultato il più efficace<ref name=cinematografo/>».
 
All'estero il film "francescano" ebbe analoghi, poco lusinghieri, commenti: «L'Italia aveva quasi rinunciato al cinema e quest'ultimo suo film dimostra che avrebbe fatto bene a perseverare su questa strada: è un bel teatro fotografato, o qualsiasi altra cosa vogliate, ma non è cinema<ref>''Cinégraphie'', n.4, dicembre 1927</ref>»
{{doppia immagine|destra|FrateFrancesco1926 joube+romanella.jpg|145|FrateFrancesco1927 pasquali alberto.jpg|145|Interpreti del film: a sin: Romuald Joubé e Bice Romanella. A destra Alberto Pasquali}}
===Commenti successivi===
La perdita di una parte consistente del film, di cui oggi sono conservate due copie molto parziali (a quella conservata presso la [[Cineteca Nazionale]] manca oltre la metà del film<ref name=camerini/>, mentre un'altra incompleta si trova presso la "Cinématèque" di [[Losanna]]<ref name=bernardini/> ), rende difficile dare oggi giudizi documentati sul film. Tuttavia gli storici del cinema l'hanno generalmente descritto come l'oggetto di una delle ricorrenti, quanto vane, aspirazioni alla "rinascita" del cinema italiano, di cui si parlava da tempo<ref>{{cita|Adriano Aprà, ''La rinascita del cinema italiano''|p. 165|Quaresima|titolo=Storia del cinema italiano 1924-1933}}.</ref>, per la quale si pensava che un'opportunità fosse offerta dalla proposizione di "eroi della storia patria" noti a livello internazionale<ref>{{cita|Luca Malavasi, ''Per un cinema europeo''|p. 180|Quaresima|titolo=Storia del cinema italiano 1924-1933}}.</ref>. Per la parte visibile, altri hanno sottolineato come il risultato artistico sia modesto, in quanto lento e noioso, privo di azione e di incisività<ref name=strazzulla/>.
 
===Risultato economico===
''Frate Francesco'' fu uno dei pochissimi film italiani della seconda metà degli anni venti che riuscì ad avere una distribuzione internazionale. Fu infatti esportato in [[Stati Uniti d'America|U.S.A.]], dove venne venduto per 80.000 [[Dollaro statunitense|dollari]] e presentato al cinema "Capitol" di [[New York]], ed in [[Canada]], Circolò inoltre in [[Belgio]], [[Polonia]], nei [[Scandinavia|Paesi scandinavi]], in [[Paesi Bassi|Olanda]] ed arrivò anche nei lontani mercati del [[America meridionale|sud America]]. In [[Francia]] il film generò un incasso di 1 milione e mezzo, mentre a [[Londra]] incontrò qualche difficoltà per motivi religiosi<ref>Notizie su distribuzione estera in ''Cinemalia''. n. 3 del 1 febbraio 1928.</ref>. A [[Parigi]] fu organizzata una particolare presentazione alla presenza del Cardinale Dubois<ref name=martinelli/>.
 
Ma nonostante questi risultati, i programmi della "I.C.S.A." non decollarono e nel 1929 le perdite su questo e sui successivi film prodotti causarono l'azzeramento completo del capitale sociale per cui l'azienda liquidò tutto il personale<ref>Chiara Caranti, ''Il mutamento delle strutture produttive'', in ''Storia del cinema italiano'', p.45.</ref> trasformandosi nella "Suprema Film", azienda con sede a Venezia che non avrà, nonostante alcuni film muti ''"coloniali"'' (''[[La sperduta di Allah]]'' e ''[[Miryam]]'' realizzati nel 1929, quando ormai il sonoro era alle porte) migliore fortuna<ref>''La rivista cinematografica'', n.5 del 15 marzo 1929</ref>. La sperata "rinascita" - che aveva indotto [[Alessandro Blasetti|Blasetti]] a definire il film «una magnifica affermazione dell'arte e dell'industria italiane<ref name=blasetti/>» - dovette essere ancora una volta rinviata, lasciando il cinema italiano assente a livello internazionale negli anni che precedono il sonoro<ref>{{cita|Brunetta|p. 329}}.</ref>
 
== Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
* Aldo Bernardini, ''Le imprese di produzione del cinema muto italiano'', Bologna, Persiani, 2015, ISBN 978-88-98874-23-1
* {{cita libro|autore=Gian Piero Brunetta|titolo=Storia del cinema italiano Vol. 1: Il cinema muto 1895-1929|città=Roma|editore=Editori Riuniti|edizione=2|anno=1993|ISBN=88-359-5045-7|cid=Brunetta}}
* Luca Gianelli (a cura di), ''La Toscana ed il cinema'', Firenze, Banca Toscana, 1994, {{No ISBN}}
* Vittorio Martinelli, ''Il cinema muto italiano. I film degli anni venti (1924-1931)'', numero speciale di ''Bianco e nero'', Roma. [[Centro Sperimentale di Cinematografia|C.S.C.]] - E.R.I., 1996, ISBN 88-397-0922-3
* {{cita libro|curatore=Leonardo Quaresima|titolo=Storia del cinema italiano Vol. 4: 1924-1933|città=Venezia|editore=Marsilio|anno=2014|ISBN=978-88-317-2113-4|cid=Quaresima}}
 
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