SMS Goeben: differenze tra le versioni
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{{Infobox nave
| Categoria=incrociatore
| Nome=SMS ''Goeben''<br/>''Yavuz Sultan Selim''<br/>TCG ''Yavuz''
| Immagine=Bundesarchiv DVM 10 Bild-23-61-15, Panzerkreuzer "SMS Goeben".jpg
| Didascalia=La ''Goeben'' in navigazione
| Bandiera=War Ensign of Germany (1903-1918).svg
| Bandiera2=Ottoman Flag.svg
| Bandiera3=Flag of Turkey.svg
| Tipo=[[Incrociatore da battaglia]]
| Classe=[[Classe Moltke|Moltke]]
| Cantiere=[[Blohm und Voss|Blohm & Voss]], [[Amburgo]]
| Identificazione=B70 (dal 1952)
|
|
|
| Completamento=
| Entrata_in_servizio=2 luglio [[1912]]
| Intitolazione= [[August Karl von Goeben]] / [[Selim I]]
| Proprietario=
|
| Destino_finale=Trasferita all'Impero Ottomano il 16 agosto [[1914]], con il nome '''TCG
| Dislocamento=standard: 22.979 t<br />a pieno carico: 25.400 t.
| Stazza_lorda=
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| profondità_di_immersione=9,2
| Ponte_di_volo=
| Propulsione=4 eliche, turbine Parsons, 62.000 [[cavallo vapore|CV]], potenza massima 85.782 [[cavallo vapore|CV]]
| Velocità=25,5 nodi, velocità massima 28,4
| Velocità_km=
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| Sistemi_difensivi=
| Armamento=10 cannoni da 280/50 mm<br />12 cannoni da 150 mm<br />12 cannoni da 88 mm
| Corazzatura=Murata: 280-100 mm<br />Barbette: 230 mm<br />Torrette: 230 mm<br />Ponte: 76,2-25,4 mm<br />Torre di comando 350 mm<ref>{{cita|Staff
| Mezzi_aerei=
| Motto=
| Soprannome=
| Note=
| Ref= dati tratti da<ref name="Staff 12">{{cita|Staff
}}
La '''[[Seiner Majestät Schiff|SMS]] ''Goeben''''' (
Quattro mesi dopo la sua entrata in servizio del 2 luglio [[1912]], la ''Goeben'', con l'incrociatore leggero
La nave fu demolita nel [[1973]], dopo che il governo tedesco rifiutò l'invito a ricomprare la nave dalla Turchia. È stata l'ultima nave sopravvissuta della marina imperiale tedesca e la corazzata tipo ''[[dreadnought]]'' con il più lungo servizio attivo del mondo.<ref name=Hough91>{{cita|Hough
== Costruzione ==
[[File:Germany's fighting machine; her army, her navy, her air-ships, and why she arrayed them against the allied powers of Europe (1914) (14777782304).jpg|thumb|left|Torretta di prua della ''Goeben'', sono visibili i periscopi del telemetro sul tetto della torretta ed il telemetro posto sulla torre di comando.]]
La [[Kaiserliche Marine|Marina Imperiale]] ordinò la ''Goeben'', il terzo [[Incrociatore da battaglia]] tedesco, l'8 aprile 1909 con la denominazione provvisoria di "H" dai cantieri [[Blohm + Voss|Blohm & Voss]] di Amburgo ed il numero di costruzione 201. Lo scafo fu impostato il 19 agosto e varato il 28 marzo 1911. Completato l'allestimento, la nave entrò in servizio nella Marina Tedesca il 2 luglio 1912.<ref name="Staff 12"/>
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== Guerre balcaniche ==
[[File:Bundesarchiv DVM 10 Bild-23-61-22, Kleiner Kreuzer "SMS Breslau".jpg|thumb
Allo scoppio della prima [[guerre balcaniche|guerra balcanica]], ottobre [[1912]], lo stato maggiore tedesco stabilì che era necessario, per proteggere gli interessi tedeschi nell'area, creare una divisione navale mediterranea (''
Il 29 giugno 1913, iniziò la seconda guerra balcanica e la divisione del mediterraneo fu trattenuta nell'area. Il 23 ottobre 1913, il contrammiraglio [[Wilhelm Souchon]] prese il comando della squadra. La ''Goeben'' e la ''Breslau'' continuarono le loro crociere nel Mediterraneo, visitando più di 80 porti prima dell'inizio della prima guerra mondiale.<ref name=Staff18/> La Marina tedesca programmava di sostituire la ''Goeben'' con la sua gemella
Dopo l'assassinio di Sarajevo, il contrammiraglio Souchon si rese conto che la guerra era imminente fra gli [[Imperi Centrali]] e la [[Triplice intesa]] e ordinò il rientro a [[Pola]] per manutenzione.<ref name="Staff18"/> La nave arrivò nel porto austriaco di Pola il 10 luglio.<ref name=Massie27>{{cita|Massie
Furono inviati degli ingegneri dalla Germania per lavorare alla nave.<ref name=Halpern51>{{cita|Halpern
== Prima guerra mondiale ==
=== Inseguimento della ''Goeben'' e della ''Breslau'' ===
{{
[[File:Bundesarchiv Bild 134-D0004, Großer Kreuzer Goeben.jpg|thumb
Il [[Kaiser]] [[Guglielmo II di Germania|Guglielmo II]] aveva ordinato che, in caso di guerra, la ''Goeben'' e la ''Breslau'' avrebbero dovuto sia condurre dei raid nel Mediterraneo occidentale per impedire il transito di truppe francesi dal nord Africa all'Europa,<ref name=Halpern51/> sia cercare di forzare Gibilterra e tornare in acque tedesche attraverso l'Atlantico, a discrezione del loro comandante.<ref name=Herwig153>Herwig, p. 153.</ref> Il 3 agosto 1914, la due navi dirigevano verso l'Algeria quando il contrammiraglio Souchon ricevette la notizia della dichiarazione di guerra alla Francia. La ''Goeben'' bombardò il porto di [[Skikda|Philippeville]] (oggi ''Skikda'', Algeria) per circa 10 minuti, la mattina del 3 agosto, mentre la ''Breslau'' colpiva Bône (oggi [[Annaba]]) seguendo gli ordini del Kaiser.<ref name=Halpern52>Halpern, p. 52.</ref> Gli ammiragli [[Alfred von Tirpitz]] e [[Hugo von Pohl]] gli trasmisero, successivamente, degli ordini segreti di dirigersi verso [[Costantinopoli]], in contrasto con la volontà del Kaiser ed a sua insaputa.<ref name=Herwig153/>▼
La flotta francese dell'ammiraglio Lapeyrère (Augustin Manuel Hubert Gaston Boué de Lapeyrère (18 gennaio 1852 – 17 febbraio 1924), alla fonda a Tunisi, ebbe notizia della dichiarazione di guerra solo a notte fonda e poco dopo ebbe la notizia dei bombardamenti, troppo distante, non riuscì ad intervenire.<ref name=Poggi22>Poggi, p. 22.</ref>▼
▲Il [[Kaiser]] [[Guglielmo II di Germania|Guglielmo II]] aveva ordinato che, in caso di guerra, la ''Goeben'' e la ''Breslau'' avrebbero dovuto sia condurre dei raid nel Mediterraneo occidentale per impedire il transito di truppe francesi dal nord Africa all'Europa,<ref name=Halpern51/> sia cercare di forzare Gibilterra e tornare in acque tedesche attraverso l'Atlantico, a discrezione del loro comandante.<ref name=Herwig153>{{cita|Herwig
Dato che la ''Goeben'' non poteva raggiungere Costantinopoli senza fare rifornimento di carbone, Souchon diresse di nuovo verso [[Messina]]. La mattina del 3 agosto dopo le 10 del mattino Le due navi incontrarono i due [[incrociatore da battaglia|incrociatori da battaglia]] britannici ''[[HMS Indefatigable (1909)|HMS Indefatigable]]'' e la ''[[HMS Indomitable (1907)|HMS Indomitable]]'', ma la Germania non aveva ancora dichiarato guerra alla Gran Bretagna e quindi non ci fu ingaggio. I britannici cercarono di inseguire la squadra tedesca ma Souchon poté superarli in velocità ed arrivare a Messina il 5 agosto.<ref name=Poggi24>Poggi, p. 24.</ref>▼
▲La flotta francese dell'ammiraglio Lapeyrère
▲Dato che la ''Goeben'' non poteva raggiungere Costantinopoli senza fare rifornimento di carbone, Souchon diresse di nuovo verso [[Messina]]. La mattina del 3 agosto dopo le 10 del mattino Le due navi incontrarono i due [[incrociatore da battaglia|incrociatori da battaglia]] britannici
Il rifornimento a Messina fu complicato dalla dichiarazione di neutralità dell'Italia resa nota il 2 agosto. Per il Diritto Internazionale, alle navi belligeranti era consentito di restare solo 24 ore in un porto neutrale.<ref name=Halpern52/><ref>[http://avalon.law.yale.edu/20th_century/hague13.asp Seconda Convenzione dell'Aia, capitolo 13].</ref> Le autorità italiane del porto di Messina si mostrarono compiacenti e consentirono alla ''Goeben'' ed alla ''Breslau'' di rimanere in porto per circa 36 ore mentre venivano rifornite di carbone da una carboniera tedesca.<ref>Bennett, p. 31.</ref> Nonostante il tempo guadagnato le riserve di carbone della ''Goeben'' non erano sufficienti per raggiungere Costantinopoli, così Souchon organizzò un incontro con un'altra carboniera nel [[Mar Egeo]].<ref name=Halpern52/> La flotta francese rimase nel Mediterraneo occidentale, seguendo le direttive del comandante della flotta del Mediterraneo, l'ammiraglio [[Augustin Boué de Lapeyrère]], che era convinto che Souchon avrebbe cercato di fuggire in Atlantico o raggiungere il porto austriaco di Pola.<ref>Halpern, pp. 55–56.</ref>▼
▲Il rifornimento a Messina fu complicato dalla dichiarazione di neutralità dell'Italia resa nota il 2 agosto. Per il Diritto Internazionale, alle navi belligeranti era consentito di restare solo 24 ore in un porto neutrale.<ref name=Halpern52/><ref>[http://avalon.law.yale.edu/20th_century/hague13.asp Seconda Convenzione dell'Aia, capitolo 13].</ref> Le autorità italiane del porto di Messina si mostrarono compiacenti e consentirono alla ''Goeben'' ed alla ''Breslau'' di rimanere in porto per circa 36 ore mentre venivano rifornite di carbone da una carboniera tedesca.<ref>{{cita|Bennett
La squadra tedesca partì da Messina il 6 agosto e si diresse verso il Mediterraneo orientale. I due incrociatori da battaglia britannici erano a 100 miglia di distanza, mentre un terzo il ''[[HMS Inflexible]]'', si stava rifornendo di carbone nel porto di [[Bizerta]], in Tunisia. L'unica forza navale britannica che si trovava sulla rotta di Souchon era la prima squadra di incrociatori (''1st Cruiser Squadron''),<ref>Bennett, p. 33.</ref> che consisteva in quattro [[incrociatore corazzato|incrociatori corazzati]] ''HMS Defence'', ''HMS Black Prince'', ''HMS Duke of Edinburgh'' e ''HMS Warrior'' sotto il comando del contrammiraglio [[Ernest Troubridge]].<ref>Bennett, p. 27.</ref> La squadra tedesca si diresse inizialmente verso l'Adriatico per ingannare gli inseguitori, riuscendo a confondere Troubidge che navigò verso l'imbocco dell'Adriatico. Dopo aver capito l'errore, Troubridge invertì la rotta e ordinò all'incrociatore leggero ''HMS Dublin'' e a due [[cacciatorpediniere]] di lanciare un attacco con i [[siluro|siluri]] contro le navi tedesche. Le vedette della ''Breslau'' avvistarono gli attaccanti e nel buio, riuscirono a sfuggire all'attacco senza essere scoperte.▼
|pp. 55-56}}.</ref>
Troubridge rinunciò all'inseguimento il 7 agosto, convinto che ogni attacco contro la ''Goeben'' —armata con cannoni da 280 mm— portato con i suoi antiquati incrociatori corazzati sarebbe stato suicida.<ref>Bennet, pp. 33–34.</ref> La rotta di Souchon verso Costantinopoli diventava, ora evidente.<ref name=Halpern56>Halpern, p. 56.</ref>▼
▲La squadra tedesca partì da Messina il 6 agosto e si diresse verso il Mediterraneo orientale. I due incrociatori da battaglia britannici erano a 100 miglia di distanza, mentre un terzo, il
La ''Goeben'' si rifornì di carbone a largo dell'isola di Donoussa vicino a [[Naxos]].<ref name=Halpern56/> Nel pomeriggio del 10 agosto le due navi entrarono nello stretto dei [[Dardanelli]]. Vennero ricevute da una scorta d'onore, che le guidò all'interno del [[Mar di Marmara]].<ref>Bennett, pp. 35–36.</ref> Per ovviare ai limiti dello status di nazione neutrale dell'Impero Ottomano, la Germania trasferì le due navi alla Marina Ottomana il 16 agosto. Il 23 settembre, Souchon accettò il comando della Marina Ottomana. La ''Goeben'' fu ribattezzata ''Sultano Yavuz Selim'' e la ''Breslau'', ''Midilli''; i loro equipaggi tedeschi indossarono uniformi ottomane ed il [[Fez (abbigliamento)|fez]].<ref>Halpern, pp. 57–58.</ref>▼
▲Troubridge rinunciò all'inseguimento il 7 agosto, convinto che ogni attacco contro la ''Goeben'' —armata con cannoni da 280 mm— portato con i suoi antiquati incrociatori corazzati sarebbe stato suicida.<ref>
▲La ''Goeben'' si rifornì di carbone
=== Attività nel Mar Nero ===
==== 1914 ====
[[File:Bundesarchiv Bild 134-B0024, Stenia, Bosporus, Kreuzer Goeben.jpg|thumb|La ''Yavuz'' nel Bosforo.|alt=Una baia su di un stretto, all'orizzonte l'altra riva dello stretto. Nella baia, ormeggiata ad un pontile una grande nave da guerra spicca sulle piccole case che coronano la baia. Alla sinistra della grande nave, due più piccole sono ormeggiate accostate l'una all'altra.]]
Il 29 ottobre la ''Yavuz'' bombardò [[Sebastopoli]] nella prima operazione contro l'Impero Russo, nonostante l'Impero Ottomano non fosse ancora in guerra con la Triplice Intesa. Un proiettile da 254 mm colpì la nave nel fumaiolo di prora, ma non esplose facendo danni trascurabili.<ref name="Staff19"/> Altri due colpi fecero danni minimi. La nave, con la sua scorta, passò attraverso un campo di mine inattivo, durante l'azione.<ref>McLaughlin, p. 122.</ref> Tornando verso acque turche, la ''Yavuz'' incontrò il [[posamine]] russo ''Prut'' che si autoaffondò<ref>Langensiepen and Güleryüz, p. 44.</ref> con il suo carico di 700 mine. Durante l'ingaggio il cacciatorpediniere di scorta ''Leitenant Pushchin ("Лейтенант Пущин")'' fu danneggiato da due proietti da 150 mm delle batterie secondarie della ''Yavuz''. In risposta ai bombardamenti, la Russia dichiarò guerra il primo novembre, trascinando l'Impero Ottomano in guerra. La Francia e la Gran Bretagna bombardarono le fortezze di guardia ai Dardanelli il 3 novembre e consegnarono la formale dichiarazione di guerra due giorni dopo.<ref name="Staff19">Staff, p. 19.</ref> Da questo scontro, la Marina Russa concluse che la [[Flotta del Mar Nero]] avrebbe dovuto rimanere unita per evitare di essere annientata, una nave per volta, dalla ''Yavuz''.<ref>Halpern, p. 227.</ref>▼
▲Il 29 ottobre la ''Yavuz'' bombardò [[Sebastopoli]] nella prima operazione contro l'Impero Russo, nonostante l'Impero Ottomano non fosse ancora in guerra con la Triplice Intesa. Un proiettile da 254 mm delle batterie costiere colpì la nave nel fumaiolo di prora, ma non esplose facendo danni trascurabili.<ref name="Staff19"/> Altri due colpi fecero danni minimi. La nave, con la sua scorta, passò attraverso un campo di mine inattivo, durante l'azione.<ref>{{cita|McLaughlin
La ''Yavuz'', scortata dalla ''Midilli'', [[Battaglia di Capo Sarych|intercettò la Flotta del Mar Nero]] 17 miglia a largo della costa della [[Penisola di Crimea|Crimea]], il 18 novembre, mentre tornava dal bombardamento della città turca di [[Trebisonda]]. Nonostante fosse mezzogiorno era presente la nebbia e, dopo l'avvistamento reciproco da parte degli incrociatori, passò mezz'ora prima che le navi da battaglia si individuassero, quando, ormai erano a 8.000 m di distanza.<ref>{{cita web|url=http://www.gwpda.org/naval/csayrch1.htm|titolo=Action off Cape Sarych|lingua=en|accesso=8 maggio 2011}}</ref> La Flotta del Mar Nero aveva sperimentato il coordinamento del fuoco da parte di una nave ''comando'' prima della guerra e la ''Evstafi'' ({{russo|Евстафий}}) non aprì il fuoco finché la nave comando, la Ioann Zlatoust (in russo: Иоанн Златоуст), non fu in grado di rilevare la ''Yavuz''. Quando fu ricevuta la [[soluzione di tiro]], eccedeva di 3.700 m quella rilevata dalla ''Evstafi'', che era di 7.000 m, quindi la ''Evstafi'' aprì il fuoco con i propri dati di tiro prima che la ''Yavuz'' manovrasse per fare fuoco di [[bordata (guerra)|bordata]].<ref>McLaughlin, pp. 127–28.</ref> Riuscì a colpire la ''Yavuz'' con uno dei suoi proiettili da 305 mm che penetrò parzialmente una delle casematte dei cannoni secondari da 150 mm. Il colpo fece detonare le munizioni presenti nella camera di manovra, uccidendo tutti i membri dell'equipaggio del cannone.<ref name=m1/> In totale morirono 13 uomini e tre rimasero feriti.<ref name="Staff19"/>▼
▲La ''Yavuz'', scortata dalla ''Midilli'', [[Battaglia di Capo
[[File:Evstafiy1914damage2.jpg|thumb|right|Danni inferti dalla ''Goeben'' alla ''Evstafi''|alt=Il fianco di una grande nave da battaglia, al centro un ampio squarcio nero nelle lamiere della nave, appena sopra e a lato di un cannone che si protende dalla fiancata. Una fila di marinai sul ponte sopra lo squarcio.]]▼
▲[[File:Evstafiy1914damage2.jpg|thumb
La ''Yavuz'' rispose al fuoco e colpì la ''Evstafi'' nel fumaiolo centrale; il proietto esplose dopo aver trapassato il fumaiolo e distrusse le antenne dell'impianto radio per la trasmissione dei dati di tiro, così la ''Evstafi'' non poté correggere i dati [[telemetro|telemetrici]] errati della ''Ioann Zlatoust''. Le altre navi russe o utilizzarono i dati errati della ''Ioann Zlatoust'' o non riuscirono a vedere la ''Yavuz'' e non misero a segno nessun colpo. La ''Yavuz'' colpì la ''Evstafi'' altre quattro volte, uno dei proiettili non esplose,<ref name=m1>McLaughlin, pp. 131.</ref> prima che il contrammiraglio [[Wilhelm Souchon]] decidesse di rompere il contatto dopo 14 minuti di combattimento.<ref>McLaughlin, pp. 129–30.</ref> I quattro proiettili da 280 mm uccisero 34 persone e ne ferirono 24.<ref>McLaughlin, pp. 131, 133.</ref>▼
▲La ''Yavuz'' rispose al fuoco e colpì la ''Evstafi'' nel fumaiolo centrale; il proietto esplose dopo aver trapassato il fumaiolo e distrusse le antenne dell'impianto radio per la trasmissione dei dati di tiro, così la ''Evstafi'' non poté correggere i dati [[telemetro|telemetrici]] errati della ''Ioann Zlatoust''. Le altre navi russe o utilizzarono i dati errati della ''Ioann Zlatoust'' o non riuscirono a vedere la ''Yavuz'' e non misero a segno nessun colpo. La ''Yavuz'' colpì la ''Evstafi'' altre quattro volte, uno dei proiettili non esplose,<ref name=m1>{{cita|McLaughlin
Il mese successivo, il 5 e 6 dicembre, scortarono un convoglio di trasporto truppe, ed il 10 dicembre, la ''Yavuz'' bombardò [[Batumi]].<ref name="Staff19"/> Il 23 dicembre, la ''Yavuz'' e l'incrociatore ''Hamidiye'' scortarono tre navi da trasporto a Trebisonda. Tornando da un'altra missione di scorta, il 26 dicembre, la ''Yavuz'' urtò una mina che esplose al di sotto della torre di comando, dal lato di dritta, un miglio a largo del Bosforo.<ref name=Halpern228>Halpern, p. 228.</ref> L'esplosione creò uno squarcio di 50 m<sup>2</sup> nello scafo, ma la [[controcarena anti-siluro]] tenne. Due minuti dopo, la ''Yavuz'' urtò una seconda mina, sempre sul lato di dritta, all'altezza dell'estremità anteriore della [[barbetta]] della batteria principale; aprendo una falla di 64 m<sup>2</sup>. Le lamiere della camera stagna si curvarono di 30 cm, ma mantennero la tenuta al mare. A causa delle esplosioni la nave imbarcò 600 t di acqua.<ref name="Staff19"/> Solo all'appello fu scoperta l'assenza di due marinai che poi risultarono rimasti intrappolati negli scompartimenti allagati dalle mine.<ref>{{Cita libro|nome=Gary|cognome=Staff|titolo=German Battlecruisers of World War One: pdf|url=https://books.google.com/books?id=3Xg7CQAAQBAJ|accesso=20 aprile 2016|data=29 novembre 2014|editore=Seaforth Publishing|lingua=en|capitolo=Damage on 18 November 1914|ISBN=978-1-84832-307-0}}</ref><ref name=Poggi41>Poggi, p. 41.</ref> Non era presente, nell'Impero Ottomano, un [[bacino di carenaggio]] abbastanza grande da permettere di portare in secca la ''Yavuz'', così si dovettero fare delle riparazioni temporanee utilizzando dei ''[[Cofferdam]]'' (dighe temporanee metalliche) per creare, pompando via l'acqua, un'area asciutta per effettuare le riparazioni. Le falle nello scafo furono riparate con il calcestruzzo, che durò per diversi anni finché non furono necessarie riparazioni definitive.<ref name=Halpern228/>▼
▲Il mese successivo, il 5 e 6 dicembre, la ''Yavuz'' e l'incrociatore ''[[Hamidiye]]'' scortarono un convoglio di trasporto truppe, ed il 10 dicembre, la ''Yavuz'' bombardò [[Batumi]].<ref name="Staff19"/> Il 23 dicembre
==== 1915 ====▼
▲==== 1915 ====
Ancora danneggiata la ''Yavuz'' fece una sortita dal Bosforo il 28 gennaio e ancora, il 7 febbraio 1915, per aiutare la ''Midilli'' a sfuggire alla flotta russa; inoltre coprì il ritorno dell'incrociatore corazzato ''Hamidiye''. Poi la ''Yavuz'' iniziò i lavori di riparazione che durarono fino a maggio.<ref name=Halpern228/>
Il primo aprile, con le riparazioni ancora incomplete, la ''Yavuz'' lasciò il Bosforo insieme alla ''Midilli'' (la ex ''Breslau'') per coprire il rientro della ''Hamidiye'' e dell'incrociatore corazzato ''Mecidiye'', che erano stati inviati a bombardare il porto di [[Odessa]]. Forti [[Corrente oceanica|correnti]] trascinarono gli incrociatori 15 miglia ad est presso la barra posta di fronte alla baia formata dalla foce del [[Bug Orientale|Bug Meridionale]] dove sorge la città di [[Mykolaïv]]. Mentre si riportavano verso ovest, il ''Mecidiye'' urtò una mina ed affondò, portando alla cancellazione della missione di bombardamento.<ref>{{cita|Nekrasov
Il 25 aprile, lo stesso giorno dello sbarco a [[Campagna
Il primo maggio, la ''Yavuz'' si diresse verso la baia di Beykoz, all'interno del Bosforo, poiché la flotta russa aveva bombardato i forti all'ingresso del Bosforo. Intorno al 7 maggio, fece una sortita verso Sebastopoli, cercando di intercettare delle navi russe, senza esito. Avendo scarsità di munizioni per le batterie principali, non bombardò Sebastopoli. Mentre tornava, la mattina del 10 maggio, le vedette della ''Yavuz'' individuarono due corazzate russe ''pre-dreadnoughts'', la ''Tri Sviatitelia'' (dal russo: Три Святителя, "i tre sacri gerarchi") e la ''[[Potëmkin (nave da battaglia)|Pantelimon]]'', ed aprì il fuoco. Nei primi 10 minuti, fu colpita due volte dalla risposta russa e nonostante non fosse seriamente danneggiata, l'ammiraglio Souchon decise di rompere il contatto e tornare verso il Bosforo, inseguito dal naviglio leggero di scorta alle due navi russe.<ref>{{cita|Langensiepen
Nel maggio due dei cannoni da 150 mm furono sbarcati per essere usati contro le truppe alleate nella [[Campagna di Gallipoli|penisola di Gallipoli]],<ref name="Staff 12"/><ref>{{Cita
[[File:Bundesarchiv Bild 134-B0032, Großer Kreuzer Goeben.jpg|thumb|left|La ''Yavuz'' procede a tutto vapore.]]
Il 28 luglio la ''Midilli'' urtò una mina, imbarcando 610 t di acqua e non fu più in grado di scortare i convogli di carbone da [[Provincia di Zonguldak|Zonguldak]] al Bosforo. Così la ''Yavuz'' fu assegnata a questo compito strategico e il 10 agosto scortava un convoglio di cinque carboniere, insieme alla ''Hamidiye'' e a tre [[torpediniera|torpediniere]]. Durante il tragitto vennero attaccati da un sottomarino russo, il ''Tyulen'' (Тюлень - foca), che affondò una delle carboniere. Il giorno successivo il ''Tyulen'' e un altro sottomarino cercarono di attaccare la stessa ''Yavuz'' ma non riuscirono a trovare un'occasione per poter colpire il bersaglio.<ref name=Halpern234>Halpern, p. 234.</ref>▼
▲Il 28 luglio la ''Midilli'' urtò una mina, imbarcando 610 t di acqua e non fu più in grado di scortare i convogli di carbone da [[Provincia di Zonguldak|Zonguldak]] al Bosforo. Così la ''Yavuz'' fu assegnata a questo compito strategico e il 10 agosto scortava un convoglio di cinque carboniere, insieme alla ''Hamidiye'' e a tre [[torpediniera|torpediniere]]. Durante il tragitto vennero attaccati da un sottomarino russo, il ''Tyulen'' (Тюлень,
Due cacciatorpediniere russe, il ''Bystry'' e il ''Pronzitelny'', attaccarono un convoglio di due carboniere scortato dalla ''Hamidiye'' e da due torpediniere il cinque settembre. I cannoni da 150 mm dell{{'}}''Hamidiye'' andarono in avaria, così la ''Yavuz'' fu inviata in soccorso, ma giunse troppo tardi: le due carboniere si erano già gettate in secca per evitare la cattura.<ref name=Halpern234/>
Il 21 settembre la ''Yavuz'' fu inviata di nuovo in soccorso di un convoglio attaccato da cacciatorpediniere russe. Le missioni di scorta continuarono fino al 14 novembre, quando la ''Yavuz'' fu attaccata dal sottomarino russo ''Morzh'' (Морж, "leone marino") fuori dal Bosforo, che la mancò di poco con i suoi due siluri. L'ammiraglio Souchon decise che il rischio per la sua ammiraglia era troppo grande e sospese la scorta ai convogli. Solo le navi che erano in grado di effettuare il trasporto da Zonguldak a Costantinopoli in una notte erano autorizzate. Al di fuori del Bosforo, venivano scortate dalle torpediniere per difenderle dai sottomarini russi in agguato.<ref>{{cita|Halpern ==== 1916–17 ====
[[File:Bundesarchiv Bild 146-1981-137-08A, Konstantinopel, Besuch Kaiser Wilhelm II..jpg|thumb
L'ammiraglio Souchon inviò la ''Yavuz'' a [[Zonguldak]] l'
▲[[File:Bundesarchiv Bild 146-1981-137-08A, Konstantinopel, Besuch Kaiser Wilhelm II..jpg|thumb|right|Guglielmo II di Germania visita la ''Yavuz'' nell'ottobre 1917.]]
▲L'ammiraglio Souchon inviò la ''Yavuz'' a [[Zonguldak]] l'otto gennaio, per proteggere una carboniera scarica che si avvicinava al porto, ma i Russi affondarono la carboniera prima dell'arrivo della ''Yavuz''. Tornando verso il Bosforo, incontrò la ''Imperatritsa Ekaterina''. Le due navi iniziarono un breve scambio di colpi, iniziato alla distanza di 18.500 m. La ''Yavuz'' virò a sud-ovest, e nei primi quattro minuti dello scontro, sparò cinque salve dalle batterie principali. Nessuna delle due navi riuscì a colpire l'avversario, ma alcune schegge di un colpo esploso in prossimità, colpirono ''Yavuz''.<ref name=H237>Halpern, p. 237.</ref> Nonostante fosse, sulla carta, molto più veloce della ''Imperatritsa Ekaterina'', aveva la carena pesantemente incrostata e gli assi delle eliche in cattive condizioni. Queste condizioni resero molto difficile la fuga della ''Yavuz'' dalla potente corazzata russa, che era accreditata per 23,5 nodi di velocità massima.<ref name=C26>Campbell, p. 26.</ref><ref>Langensiepen e Güleryüz non fanno cenno di questo scontro.</ref>
Le forze russe stavano guadagnando ampie fasce del territorio ottomano durante la [[Campagna del Caucaso]]. Nel tentativo di prevenire ulteriori avanzate delle forze russe, la ''Yavuz'' trasportò 429 fra soldati ed ufficiali, una batteria da montagna, mitragliatrici e delle unità aeree, 1.000 fucili e 300 casse di munizioni a Trebisonda il quattro febbraio.<ref>{{cita|Halpern
La scarsità di carbone continuò a peggiorare fino a quando l'ammiraglio Souchon fu costretto a sospendere le operazioni per tutto il 1917.<ref>{{cita|Halpern
==== 1918 ====
[[File:HMS Raglan (1915).jpg|thumb
Il 20 gennaio [[1918]], la ''Yavuz'' e la ''Midilli'' lasciarono i Dardanelli sotto il comando del vice-ammiraglio Rebeur-Paschwitz, che aveva sostituito Wilhelm Souchon richiamato in patria a settembre per
La ''Yavuz'' scortò la commissione dell'Impero Ottomano ad [[Odessa]] per partecipare ai negoziati successivi al trattato di Brest-Litovsk, il 30 marzo 1918. Dopo essere tornata da Costantinopoli salpò in maggio verso Sebastopoli dove effettuò la pulizia della carena e alcune piccole riparazioni. Il 28 giugno la ''Yavuz'' insieme ad alcuni cacciatorpediniere si diressero a [[Novorossijsk]] per sequestrare le rimanenti navi sovietiche, che però si autaffondarono prima dell'arrivo delle navi turche. I cacciatorpediniere rimasero a Novorossijsk, mentre la ''Yavuz'' ritornò a Sebastopoli. Il 14 luglio la nave fu messa in disarmo per il resto della guerra.<ref>Langensiepen and Güleryüz, p. 54.</ref> Dopo aver effettuato i lavori precedentemente iniziati la ''Yavuz'' tornò a Costantinopoli, dove dal 7 agosto al 19 ottobre, fu installata, intorno alla nave in secca, una diga di palancole per poter effettuare delle riparazioni dei danni inflitti alla nave dalle mine.<ref name=C26/>▼
[[File:Sms goeben beached.jpg|thumb|left|La ''Yavuz'' arenata, gennaio 1918]]
La Marina Tedesca trasferì formalmente la proprietà della nave al governo turco il due di novembre.<ref>Halpern, p. 258.</ref> Secondo il [[Trattato di Sèvres]] fra l'Impero Ottomano e gli Alleati, la ''Yavuz'' avrebbe dovuto essere ceduta alla Marina Britannica come riparazione dei danni di guerra. Dopo la [[Guerra d'indipendenza turca]], guidata da [[Mustafa Kemal Atatürk]], il Trattato di Sèvres fu superato ed al suo posto fu siglato il [[Trattato di Losanna (1923)|Trattato di Losanna]] nel 1923. Con questo trattato, la Turchia riconquistò gran parte della flotta, tra cui la ''Yavuz''.<ref>Gardiner and Gray, p. 388.</ref>▼
I britannici la attaccarono con i bombardieri del secondo gruppo dell'aviazione navale ([[Royal Naval Air Service]]) e la colpirono solo due volte, su 180 bombe lanciate, senza fare danni rilevanti.<ref name=Poggi53>{{cita|Poggi|p. 53}}.</ref> Il monitore HMS ''M17'' cercò di colpire la nave arenata ma dovette ritirarsi dopo solo 10 salve per la reazione dell'artiglieria costiera turca.<ref>{{Cita pubblicazione|cognome=Hownam-Meek|nome=R. S. S.|coautori=''et al.''|anno=2000|titolo=Question 3/99: The Loss of the German Light Cruiser Breslau|rivista=Warship International|editore=International Naval Research Organization|città=Toledo, OH|volume=XXXVII|numero=1|pp=92-95|issn=0043-0374}}</ref> Il sottomarino HMS ''E14'' fu inviato per distruggere la nave danneggiata, ma troppo tardi;<ref name=H255-6>{{cita|Halpern|pp. 255-256}}.</ref> la vecchia corazzata ''[[SMS Weissenburg|Turgut Reis]]'' aveva già trainato la ''Yavuz'' a Costantinopoli.<ref name=Staff20>{{cita|Staff|p. 20}}.</ref> La ''Yavuz'' non era in grado di operare a causa degli estesi danni; le riparazioni andarono avanti dal 7 agosto al 19 ottobre.<ref name=Staff20/>
== Il dopoguerra ==▼
▲La ''Yavuz'' scortò la commissione dell'Impero Ottomano ad [[Odessa]] per partecipare ai negoziati successivi al trattato di Brest-Litovsk, il 30 marzo 1918. Dopo essere tornata da Costantinopoli salpò in maggio verso Sebastopoli dove effettuò la pulizia della carena e alcune piccole riparazioni. Il 28 giugno la ''Yavuz'' insieme ad alcuni cacciatorpediniere si diressero a [[Novorossijsk]] per sequestrare le rimanenti navi sovietiche, che però si autaffondarono prima dell'arrivo delle navi turche. I cacciatorpediniere rimasero a Novorossijsk, mentre la ''Yavuz'' ritornò a Sebastopoli. Il 14 luglio la nave fu messa in disarmo per il resto della guerra.<ref>{{cita|Langensiepen
▲La Marina Tedesca trasferì formalmente la proprietà della nave al governo turco il due di novembre.<ref>{{cita|Halpern
▲== Il dopoguerra ==
[[File:Yavuz (Goeben) battlecruiser Istambul April 1946 - cropped.jpg|thumb|La ''Yavuz'' ad Istanbul durante la visita della nave statunitense [[USS Missouri (BB-63)|USS Missouri]] nel 1946.]]
Negli anni venti l'impegno per un ammodernamento della ''Yavuz'' fu l'argomento costante delle varie politiche navali che si succedettero in Turchia.<ref>{{cita|Güvenç
[[File:Yavuz-Havuz.jpg|thumb|left|La ''Yavuz'' nello scalo galleggiante presso Gölcük, nel [[1928]].|alt=Una grande nave da guerra bianca all'interno di un alto pontile galleggiante fermo in una baia.]]
La ditta francese ''Atelier et Chantiers de St. Nazaire-Penhöet'' ricevette l'appalto nel dicembre 1926 per supervisionare il conseguente aggiornamento che fu effettuato dal cantiere navale ''Gölcük Naval Shipyard''.<ref name="Whitley241"/> I lavori procedettero per tre anni (1927–1930); subirono un arresto quando diversi compartimenti dello scalo galleggiante collassarono una volta svuotati. la ''Yavuz'' fu leggermente danneggiata e lo scalo dové essere riparato prima che i lavori di riparazione riprendessero. Il Ministro della Marina, Ihsan Bey, fu accusato di appropriazione indebita a seguito di un'inchiesta.<ref name=b7/> Altri ritardi furono dovuti alle accuse di frode che portarono all'abolizione del ministero della marina. Il capo di stato maggiore, [[Fevzi Çakmak|Marshal Fevzi]], si oppose alle spese per le costruzioni navali e rallentò tutti i programmi di costruzione che erano stati impostati dopo le accuse di frode. I lavori iniziarono a procedere rapidamente solo dopo che la [[Polemikó Nautikó|Marina Greca]] effettuò un'esercitazione navale su larga scala al limite delle acque turche nel 1928. Il governo turco espresse la necessità di contrastare la superiorità greca sul mare.<ref>{{cita|Barlas
Nei lavori di aggiornamento fu riparato il danno fatto dalle mine,<ref name=Conways/> fu aumentato il dislocamento fino a 23.100 t e lo scafo fu leggermente modificato. La lunghezza fu ridotta di mezzo metro ma la larghezza fu aumentata di 10 cm. La ''Yavuz'' fu equipaggiata con nuove caldaie e un nuovo sistema di controllo del tiro di origine francese. Due dei cannoni da 150 mm furono tolti dalla casamatta.<ref name=Conways391/>
La ''Yavuz'' fu rimessa in servizio nel 1930, riprendendo il ruolo di nave ammiraglia della flotta turca,<ref name=b8>{{cita|Brice
Nel 1933, portò il Primo Ministro [[İsmet İnönü]] da [[Varna (Bulgaria)|Varna]] ad [[Istanbul]] e lo [[Scià dell' Iran]] da [[Trebisonda]] a [[Samsun]] l'anno seguente.<ref name=b8/> La ''Sultano Yavuz Selim'' fu ribattezzata sinteticamente ''Yavuz'' nel 1936. Una breve revisione fu condotta nel 1938, e nel novembre dello stesso anno trasportò la salma di [[Mustafa Kemal Atatürk]] da Istanbul a İzmit.<ref name=Conways391/><ref name="Whitley241"/> Nel 1937 fu considerata, insieme alle altre navi della flotta turca, obsoleta dal ''British Naval Attache'' (L'ufficiale della marina britannica assegnato all'ambasciata di Istanbul), in parte perché priva di un armamento antiaereo adeguato, comunque nel 1938 il governo turco iniziò a programmare un incremento della forza navale.<ref>{{cita|Deringil
[[File:
▲[[File:A.screw.of.yavuz.jpg|thumb|Una delle eliche della ''Yavuz'', in mostra presso la città portuale turca di Gölcük, sul Mar di Marmara.]]
La ''Yavuz'' rimase in servizio per tutta la durata del conflitto. Nel novembre [[1939]], insieme alla ''Parižskaja Kommuna'', erano le uniche navi da battaglia presenti nel Mar Nero. Secondo fonti dell'epoca la ''Yavuz'' era superiore alla nave sovietica poiché quest'ultima era in cattive condizioni generali.<ref>{{Cita news|url=http://books.google.com.au/books?id=9kEEAAAAMBAJ&printsec=frontcover&dq=Yavuz+life+magazine&lr=&cd=3#v=onepage&q=Yavuz%20&f=false|titolo=Turkey Bestrides the Dardanelles|pubblicazione=Life|cognome=Eliot|nome=George Fielding|data=6 novembre 1939|editore=Time Inc|issn=00243019|accesso=17 febbraio 2010}}</ref> Nel [[1941]], le batterie antiaeree furono potenziate a quattro cannoni da 88 mm, dieci da 40 mm, e quattro da 20 mm. Quest'ultima dotazione fu aumentata successivamente a 22 cannoni da 40 mm e 24 da 20 mm.<ref name=Conways391/>
Dopo la guerra, il 5 aprile [[1946]], la corazzata statunitense ''[[USS Missouri (BB-63)|USS Missouri]]'', l'incrociatore leggero ''USS Providence'', ed il cacciatorpediniere
Dopo il 1948, la nave fu basata a İzmit<ref name=Conways391/> o a [[
== Note ==
{{
== Bibliografia ==
* {{Cita pubblicazione|cognome=Barlas|nome=
* {{Cita pubblicazione|cognome=Brice|nome=Martin H.|anno=1969|titolo=S.M.S. Goeben/T.N.S. Yavuz: The Oldest Dreadnought in Existence—Her History and Technical Details|rivista=Warship International|editore=Naval Records Club|città=Toldedo, OH|volume=VI|numero=4|
* {{Cita libro|cognome=Buxton|nome=Ian|titolo=Big Gun Monitors: Design, Construction and Operations 1914–1945|editore=Naval Institute Press|città=Annapolis, MD|anno=2008|edizione=
* {{Cita libro |cognome=Bennett|nome=Geoffrey |wkautore=Geoffrey Bennett|titolo=Naval Battles of the First World War|url=https://archive.org/details/navalbattlesofww00unse|anno=2005|città=Londra|editore=Pen & Sword Military Classics|isbn=1-84415-300-2|cid=Bennett|lingua=en}}
* {{Cita libro|cognome=Campbell|nome=N. J. M.|titolo=Battle Cruisers|editore=Conway Maritime Press|città=Greenwich, England|anno=1978|serie=Warship Special|volume=1|isbn=0-85177-130-0|cid=Campbell|lingua=en}}
* {{Cita libro|cognome=Corbett|nome=Julian|wkautore=Julian Corbett|titolo=Naval Operations|edizione=
* {{Cita libro|cognome=Deringil|nome=Selim|titolo=Turkish Foreign Policy During the Second World War: An 'Active' Neutrality|editore=Cambridge University Press|città=Cambridge|anno=2004|serie=LSE Monographs in International Studies|url=http://books.google.com.au/books?id=XEMaQZjfAOoC&dq=battlecruiser+Yavuz&lr=&source=gbs_navlinks_s|isbn=978-0-521-52329-5|cid=Deringil|lingua=en}}
* {{cita libro | cognome= Friedman | nome= Norman | anno=2008 | titolo=Naval Firepower: Battleship Guns and Gunnery in the Dreadnought Era | url= https://archive.org/details/navalfirepowerba0000frie | editore=Naval Institute Press | isbn=978-1-59114-555-4 |cid= Friedman |lingua=en}}
* {{Cita libro|curatore=R. Gardiner
* {{Cita pubblicazione|cognome=Güvenç|nome=Serhat|coautori=
* {{Cita libro |cognome=Halpern|nome=Paul G.|titolo=A Naval History of World War I|anno=1995|città=Annapolis|editore=Naval Institute Press|isbn=1-55750-352-4|cid=Halpern|lingua=en}}
* {{Cita libro |cognome=Herwig|nome=Holger|titolo="Luxury" Fleet: The Imperial German Navy 1888–1918|anno=1980|città=Amherst, New York|editore=Humanity Books|isbn=978-1-57392-286-9|cid=Herwig|lingua=en}}
* {{Cita libro |cognome=Hough|nome=Richard|wkautore=Richard Hough|titolo=Dreadnought: A History of the Modern Battleship|anno=2003|editore=Penzance|città=Cornwall, UK|isbn=1-904381-11-1|cid=Hough|lingua=en}}
* {{Cita libro|cognome=Langensiepen|nome=Bernd|cognome2=Güleryüz|nome2=Ahmet|titolo=The Ottoman Steam Navy 1828–1923|anno=1995|editore=Conway Maritime Press|città=Londra|isbn=0-85177-610-8|cid= Langensiepen e Güleryüz|lingua=en}}
* {{Cita libro|cognome=Massie|nome=Robert K.|titolo=Castles of steel|editore=Pimlico|anno=2005|città=Londra|isbn=1-84413-411-3|cid=Massie|lingua=en}}
* {{Cita libro|cognome=McLaughlin|nome=Stephen|curatore=Preston, Antony|titolo=Warship 2001–2002|anno=2001|editore=Conway Maritime Press|città=Londra|
* {{Cita libro|cognome=Nekrasov|nome=George|titolo=North of Gallipoli: The Black Sea Fleet at War 1914–1917|serie=East European monographs|volume=CCCXLIII|anno=1992|editore=East European Monographs|città=Boulder, Colorado|isbn=0-88033-240-9|cid=Nekrasov|lingua=en}}
* {{Cita libro |cognome=Poggi|nome=Marco|titolo=Le navi fantasma|anno=1960|città=Roma|editore=Vito Bianco|cid=Poggi}}
* {{Cita libro|cognome=Rohwer|nome=Jürgen|coautori=
* {{Cita libro |cognome=Staff|nome=Gary|titolo=German Battlecruisers: 1914–1918|anno=2006|città=Oxford|editore=Osprey Books|isbn=978-1-84603-009-3|cid=Staff|lingua=en}}
* {{Cita libro|nome = Gary|cognome = Staff|titolo = German Battlecruisers of World War One: Their Design, Construction and Operations|url = https://books.google.it/books?id=3Xg7CQAAQBAJ|anno=2014|editore = Seaforth Publishing|isbn= 978-1-84832-307-0|cid=Staff 2014|lingua = en}}
* {{Cita libro |titolo=Battleship Missouri: An Illustrated History |url=https://archive.org/details/battleshipmissou0000stil |cognome=Stillwell|nome=Paul|anno=1996 |editore=Naval Institute Press |città=Annapolis, Maryland |isbn=1-55750-780-5|cid=Stillwell|lingua=en}}
* {{Cita libro|curatore-cognome=
* {{Cita libro|cognome=
* {{Cita libro|cognome=Worth|nome=Richard|titolo=Fleets of World War II|editore=Da Capo Press|anno=2001|città=Cambridge, MA|isbn=0-306-81116-2|cid=Worth|lingua=en}}
== Voci correlate ==
* [[Battaglia del mar Mediterraneo (1914-1918)]]
* [[Inseguimento della Goeben e della Breslau]]
* [[Operazioni navali nella prima guerra mondiale]]
== Altri progetti ==
{{interprogetto
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
{{Classe Moltke}}
{{Portale|marina}}
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[[Categoria:Incrociatori da battaglia della Kaiserliche Marine|Goeben]]
[[Categoria:
[[Categoria:Navi costruite a Amburgo|Goeben]]
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