La '''maiolica arcaica''' prodotta a '''Pisa''' tra il [[XIII secolo|XIII]] e la metà circa del [[XVI secolo]], è un tipo di [[ceramica]] coperta sulla superficie principale da smalto stannifero e variamente decorata con motivi in bruno e in verde. La decorazione viene anche detta a “ramina (verde) e manganese (bruno)”. I manufatti possono essere decorati anche in solo bruno, oppure essere rivestiti dallo smalto bianco o verde lasciato privo di ulteriori arricchimenti cromatici (in questo caso il pezzo viene detto monocromo). La superficie secondaria è, invece, coperta con una vetrina piombifera incolore, giallastra oppure verde.
I '''bacini ceramici''' sono dei recipienti in [[ceramica]], variamente rivestiti, inglobati nelle superfici murarie esterne di edifici prevalentemente religiosi cristiani e islamici, anche se non mancano esempi di questo impiego in edifici civili, pubblici e privati.
Il termine si riferisce a sole forme aperte, originariamente create per scopi diversi dalla decorazione architettonica. Tra le località dove queste furono utilizzate per decorare le murature, quella che presenta l’attestazione più precoce e prolungata è senz'altro la città di '''Pisa''', dove vennero importate da diverse località del [[Bacino del Mediterraneo|Bacino Mediterraneo]] a partire dalla fine del [[X secolo]] e fino al [[XIV secolo]] circa <ref>{{cita|Enciclopedia TRECCANI, di A. Ghidoli - Enciclopedia dell’Arte Medievale (1991) http://www.treccani.it/enciclopedia/bacini_%28Enciclopedia-dell%27-Arte-Medievale%29/}}</ref><ref>{{cita|BERTI - GIORGIO 2011|pp. 11-28}}.</ref>{{#tag:ref|Tra le altre principali città e regioni dove i “bacini” vennero usati maggiormente come decorazione architettonica figurano: Roma, Pavia, Ascoli Piceno, Sardegna.|group=N}}.
Gli studiosi che se ne sono occupati fino ad ora hanno identificato diverse fasi produttive:
A Pisa fino a tutto il [[XII secolo]] erano fabbricati soltanto recipienti privi di rivestimenti vetrosi e di colore (per questo detti anche “acromi”). Questi, venivano usati principalmente per la cottura delle vivande e per la loro conservazione nelle dispense, oltre che per alcuni usi legati alla mensa (ad esempio per la mescita delle bevande liquide). Dalla fine del [[X secolo]] compaiono però in città ceramiche che avevano ben altro pregio rispetto a quelle di produzione locale, tecnologicamente più avanzate, perché provviste di rivestimenti impermeabili (vetrine a base di piombo o smalti a base di stagno e piombo), ed esteticamente più gradevoli, perché arricchite di decori colorati. Queste ceramiche giunsero a Pisa grazie agli importanti commerci che la [[Repubblica di Pisa|Repubblica]] Marinara riuscì ad instaurare e mantenere per diverso tempo in molti porti del [[Mediterraneo]]<ref name=BG_13>{{cita|BERTI - GIORGIO 2011|p. 13}}.</ref><ref>{{cita|BERTI - GELICHI 1995a}}.</ref><ref>{{cita|BERTI - MENCHELLI 1998}}.</ref><ref>{{cita|GIORGIO - TROMBETTA 2008}}.</ref>.
#Una prima che va dalle origini nei primi decenni del XIII secolo (1210-1230) fino al 1280 circa.
#Una seconda fase si sviluppa dal 1280 circa fino al 1330-1340 circa.
#Una terza fase copre la seconda metà del XIV secolo.
#Una quarta comprende la prima metà del XV secolo (in questa fase Pisa cominciò a sperimentare la produzione di ceramiche rivestite di ingobbio e abbellite con decorazioni graffite).
#Una quinta copre la seconda metà del XV secolo
#Un’ultima fase si estende sino alla fine del XVI secolo (in quest’ultima le fabbriche pisane continuano a produrre maiolica arcaica nella sola versione smaltata monocroma bianca).
Le ceramiche giunte in città tra il [[Mille]] e il [[Trecento]] hanno trovato due impieghi distinti. Alcune, sono state usate in casa sulle mense, sia in forme aperte (prevalenti) sia in forme chiuse (boccali, alberelli, etc.) {{#tag:ref|L'mpiego è attestato da numerosi scavi archeologici urbani negli ultimi 25 anni, i primi due dei quali furono realizzati in Piazza Dante del 1991 e in Piazza dei Cavalieri del 1993. Vedi: {{cita|BERTI - GIORGIO 2011|p. 13}}; {{cita|BRUNI 1993}}; {{cita|BRUNI - ABELA - BERTI 2000}}. |group=N}}
Altre invece, tutte forme aperte quali scodelle, catini, piatti, ciotole, ect., sono state usate per ornare le murature esterne degli edifici religiosi cittadini{{#tag:ref|Gli esemplari originali sono stati distaccati dai monumenti di Pisa tra gli anni ‘70 e ‘80 del [[XX secolo]] e sono stati conservati, restaurati e poi esposti presso il [[Museo nazionale di San Matteo]]. |group=N}}<ref>{{cita|BERTI - GIORGIO 2011|pp. 13, 28-31 per ulteriori dettagli sui "bacini" pisani"}}; {{cita|BERTI 1993c|per la catalogazione di "baini ceramici" presenti nella provincia di Pisa e in altre località Toscane}}; {{cita|BERTI 1993e|per la catalogazione di "baini ceramici" presenti nella provincia di Pisa e in altre località Toscane}}; {{cita|BERTI 2003a|per la catalogazione di "baini ceramici" presenti nella provincia di Pisa e in altre località Toscane}}.</ref>.
== Note ==
Fino al [[XII secolo]] sui perimetrali esterni e i campanili delle chiese pisane troviamo murati soltanto prodotti ceramici importati da varie località del Mediterraneo, che arrivano prevalentemente dalle zone occidentali poste sotto l’influenza islamica e, soprattutto, dall’[[al-Andalus]]. Non mancano tuttavia “bacini” dalla [[Tunisia]] e dalla [[Storia della Sicilia islamica|Sicilia islamica]], dall’[[Egitto]] e dal [[Vicino Oriente]] e anche dall’area bizantina. Dalla fine del XII secolo si cominciano inoltre ad importare e ad impiegare come “bacini” anche le ceramiche rivestite di produzione savonese e fabbricate in diversi centri dell’Italia meridionale peninsulare. A partire dalla prima metà del XIII secolo, infine, si usano come bacini le “maioliche arcaiche” di fabbricazione locale. Tra la fine del [[XIII secolo|XIII]] e i primi decenni del [[XIV secolo|XIV]] le ceramiche utilizzate come “bacini” sono quasi esclusivamente di produzione pisana. Sono cinque gli edifici religiosi più importanti sui quali sono attestate queste ultime: tre, [[Chiesa di San Sisto (Pisa)|San Sisto]], [[Chiesa di Santa Cecilia (Pisa)|Santa Cecilia]] e il campanile di [[Chiesa di San Francesco (Pisa)|San Francesco]], situati a nord dell’[[Arno]]; uno, [[Chiesa di San Martino (Pisa)|San Martino]], a sud; un'altro è posto fuori città, in prossimità della costa, [[Basilica di San Pietro Apostolo|San Piero a Grado]]<ref name=BG>{{cita|BERTI - GIORGIO 2011}}</ref>.
=== Esplicative ===
<references group=N/>
=== Bibliografiche ===
{{Note_strette}}
== Bibliografia ==
== La datazione dei manufatti ceramici usati come "bacini" ==
* {{cita pubblicazione|autore=G. Berti|etal=si|titolo=Le ceramiche medievali delle chiese di Pisa. Contributo per una migliore comprensione delle loro caratteristiche e del loro significato quale documento di storia|rivista=Biblioteca del «Bollettino Storico Pisano». Collana Storica|numero=25|città=Pisa|anno=1983|cid=AA. VV. 1983}}
Per datare i manufatti che ornano le murature esterne delle chiese, in assenza di dati più precisi dalle stesse aree di produzione, gli studiosi hanno fatto riferimento al periodo di edificazione degli edifici stessi. Questo è reso possibile in quanto, di norma, le ceramiche usate come bacini, venivano inserite contemporaneamente all’innalzamento delle mura e venivano collocate dagli operai stessi operando con più tecniche<ref name=BG_13></ref>.
Sono stati individuati diversi modi per la posa in opera, suddivise in base ai materiali di costruzione degli edifici: la [[pietra]] e i [[laterizi]]<ref name=BG_15_26>{{cita|BERTI - GIORGIO 2011|pp. 15-26, Figg. 3-45}}.</ref><ref>{{cita|BERTI - GABRIELLI - PARENTI 1993|pp. 255-257}}.</ref><ref>{{cita|BERTI - PARENTI 1994|p. 198}}.</ref>. In base a queste evidenze per i monumenti della [[Toscana]] decorati con “bacini” è stata costruita quella che da [[Graziella Berti]] è stata definita una “stratigrafia ideale”.
* {{cita libro|curatore1=M. Burresi|curatore2=A. Caleca|titolo=Arte Islamica. Presenze di cultura islamica nella Toscana costiera, Catalogo della Mostra, Pisa -Museo Nazionale di San Matteo 1995|città=Pontedera|editore=Bandecchi e Vivaldi|anno=1995|cid=AA. VV. 1995}}.
Questa è stata suddivisa in cinque periodi che vanno dalla fine del X secolo fino al XV<ref>{{cita|BERTI - GIORGIO 2011|pp. 18, 25}}</ref>.
* Periodo 1 - fine [[X secolo|X]]-fine [[XI secolo]].
* Periodo 2 - [[XII secolo]].
* Periodo 3 – inizio-terzo quarto [[XIII secolo]].
* Periodo 4 - ultimo quarto XIII secolo – terzo quarto [[XIV secolo]].
* Periodo 5 – fine XIV-[[XV secolo]].
* {{cita pubblicazione|autore1=E. Abela|autore2=G. Berti|titolo=Pisa. I commerci fra XI e XIII s. alla luce dei rinvenimenti ceramici|conferenza=Atti della Tavola Rotonda, Ceramica, città e commercio nell’Italia tardomedievale e nelle aree circonvicine|città=Ravello|anno=1993|cid=Abela - Berti 1993}}
=== Strutture in pietra ===
Queste tecniche sono state adottate tra la fine del X secolo fino alla prima metà del XIII secolo. Le pietre usate per la costruzione dei muri perimentrali delle chiese venivano appositamente lavorate in base alle dimensioni dei "bacini ceramici" destinati alla decorazione architettonica. In linea di massima i "bacini" venivano collocati dall'interno del muro prima che questo fosse riempito "a secco"; le ceramiche potevano poggiare su delle scalanature appositamente create per accogliere l'orlo o la tesa del recipiente oppure potevano occupare uno spazio scavato che rispettava la dimensione del manufatto ceramico. Una pietra poteva essere ornata da uno o più "bacini" e un bacino poteva essere collocato su più pietre contigue<ref name=BG_15_26/>.
* {{cita conferenza|titolo=VIè Congrès International sur la Céramique Médiévale en Méditerranée: Mutation et Transfert|città=Aix-en-Provence|anno=1995|cid=Aix-en-Provence}}
=== Strutture in laterizi ===
Le tecniche di messa in posa dei "bacini ceramimi" in strutture costruite con i laterizi sono state adoperate tra l'inizio del XII secolo sino alla prima metà del XIV. I mattoni venivano tagliati seguendo le misure del "bacino" che dovevano accogliere e prima che il muro fosse riempito "a secco". In alcuni casi il piede del "bacino ceramico" veniva cinto con un pezzo di corda e ancorato all'interno del muro con delle pietre o della calce. Di solito rimanevano degli spazi vuoti tra i recipienti di ceramica e i laterizi; questi potevano essere riempiti sia con dei pezzi di mattoni appositamente creati, sia con frammenti di laterizi irregolari<ref name=BG_15_26/>.
* {{cita pubblicazione|autore1=C. Agrippa|autore2=E. Boldrini|autore3=L. Capelli|autore4=M. L. Ceccarelli Lemut|autore5=C. Cucini|autore6=F. Cuteri|autore7=R. Francovich|autore8=S. Guideri|autore9=G. Paolucci|autore10=R. Parenti|autore11=A. Rovelli|autore12=A. Vannini|titolo=Un villaggio di minatori e fonditori di metallo nella Toscana del medioevo: S. Silvestro (Campiglia Marittima)|rivista=Archeologia Medievale|numero=XII|anno=1985|pp=313-401|cid=Agrippa et al. 1985}}
== Ipotesi su motivazioni e finalità della loro adozione nelle architetture ==
Nel tempo sono state avanzate diverse ipotesi, tre in particolare, sui motivi di adozione di questo sistema di decorazione delle architetture per mezzo dei "bacini ceramici", senza che sia stata ancora raggiunta una posizione condivisa da tutti gli studiosi, anche se l’ipotesi 3 è quella attualmente maggiormente invalsa.
* {{cita libro|autore=A. Alberti|capitolo=La maiolica arcaica della u. s. 1/1983, in E. Abela Bernardi et al.|titolo=Ripafratta (Pisa). 3|rivista=Archeologia Medievale|numero=XVI|anno=1989|pp=441-444|cid=Alberti 1989}}
#Nel [[1929]], lo storico dell’arte [[Gaetano Ballardini]] avanzò l’ipotesi secondo la quale l’impiego architettonico di tali ceramiche proviene da usi radicati in età più antica<ref>{{cita|BALLARDINI 1929|pp. 113-121}}</ref>.
#La seconda ipotesi vede l’apposizione di tali manufatti nelle chiese pisane come esaltazione della potenza militare della [[Repubblica di Pisa|Repubblica]], reduce da alcune vittorie nei confronti di popoli islamici. Dunque i bacini sarebbero stati importati in un primo momento a Pisa come bottino di guerra e come tale ostentati sulle facciate degli edifici religiosi<ref>{{cita|MARRYAT 1857}}</ref> {{#tag:ref|Ad esempio, [[David Abulafia]] parla di una razzia della città di [[Mahdia]] compiuta dai pisani nel [[1087]]; con il bottino i pisani costruirono la Chiesa di San Sisto che presenta numerosi bacini sulla facciata e su altri muri esterni. Vedi: {{cita|ABULAFIA 2013|e David Abulafia - "The Pisan 'bacini' and the medieval Mediterranean economy: a historian's viewpoint, Papers in Italian Archaeology IV: the Cambridge Conference, Part IV, Classical and Medieval Archaeology"}}. |group=N}}.
#Viene anche avanzata una ipotesi legata a fattori estetici ed economici. Secondo alcuni infatti l’uso dei bacini come abbellimento architettonico è stato preferito alle tarsie in marmo o ad altre pietre in quanto meno costosi ma in grado comunque di dare colore alle facciate delle chiese. Tale supposizione appare plausibile dato che diverse fonti scritte e archeologiche testimoniano intensi scambi economici e culturali con il mondo islamico<ref>{{cita|BERTI - TONGIORGI 1981a}}</ref>.
* {{cita libro|autore=A. Alberti|capitolo=Maiolica arcaica|curatore=F. Redi|titolo=Medioevo vissuto. Primi dati sulla cultura materiale del castello di Ripafratta. I reperti dello scavo|città=Pisa|editore=Giardini|anno=1990|pp=53-60|cid=Alberti 1990}}
== Le principali strutture religiose pisane decorate con "bacini ceramici" ==
=== La chiesa di San Piero a Grado ===
La [[Basilica di San Pietro Apostolo]], conosciuta anche come San Piero a Grado è la prima chiesa pisana che si incontra venendo dal mare, distante qualche chilometro dal centro cittadino. Si tratta di una delle chiese più antiche di [[Pisa]] in quanto essa sorge, come hanno dimostrato gli scavi archeologici condotti nel complesso, su un vecchio edificio paleocristiano datato al [[IV secolo]], poi ampliato tra l’[[VIII secolo|VIII] e il [[IX secolo]].
* {{cita libro|autore=R. Albertini|capitolo=Le site défensif des Pilone (commune de Montegrossu)|curatore=H. Marchesi|titolo=Recherches récentes d’archéologie médiévale en Corse, “Patrimoine d’une île. Patrimoniu isulanu”|città=Ajaccio|anno=1995|pp= 35-39|cid=Albertini 1995}}
La singolarità di questo complesso sta nella presenza di quattro [[absidi]]: tre volgono verso oriente, uno (il più grande) verso occidente. Le mura esterne della chiesa sono abbellite da lesene e nella parte superiore sono presenti archetti ciechi in stile romanico pisano.
* {{cita pubblicazione|autore1=A. Alberti|autore2=M. Baldassarri|titolo=Prima delle Vettovaglie: gli scavi archeologici nella piazza|rivista=Architetture pisane|numero=3|pp=42-49|cid=Alberti - Baldassarri 2004}}.
L’edificio all’interno è organizzato in tre navate divise da una serie di colonne reimpiegate, prese da altri monumenti. Le pareti di quella principale sono decorate con un ciclo di affreschi eseguiti dal pittore lucchese [[Deodato Orlandi]] intorno al [[1300]] - [[1312]]. Gli stessi affreschi testimoniano la presenza di forme chiuse in [[maiolica arcaica]] prodotte a Pisa nel [[XIV secolo]].
* {{cita libro|autore1=A. Alberti|autore2=M. Giorgio|titolo=Vasai e vasellame a Pisa tra Cinque e Seicento. La produzione di ceramica attraverso fonti scritte e archeologiche. Con testi di C. Capelli, G. Clemente, M. Febbraro, A. Fornaciari, D. Stiaffini. I edizione|editore=Società Storica Pisana|città=Pisa||anno=2013|isbn=978-88-6019-718-4||cid=Alberti - Giorgio 2013}}
La basilica viene citata in una fonte scritta del [[1046]] e tra la seconda metà del [[X secolo|X] e l’inizio dell’[[XI secolo]] vennero edificate le tre absidi che volgono ad est, ornate con i manufatti ceramici. [[Graziella Berti]] colloca la posa dei “bacini” proprio in questo periodo.
* {{cita conferenza|titolo=Albisola - Atti Convegni Internazionali della Ceramica|città=Albisola}}
Nella prima metà circa del secolo successivo comincia la costruzione, al posto di una vecchia facciata, dell’abside occidentale che infatti, insieme ai suoi prossimi paramenti murari, non è decorato con i bacini. Sullo stesso lato sorgeva un tempo il campanile che venne distrutto durante la [[Seconda guerra mondiale]]; di questo oggi rimane solo il basamento in pietra, ricostruito qualche anno fa<ref>{{cita|BERTI - TONGIORGI 1981|pp. 22-23}}</ref><ref>{{cita|SODI - BURRESI 2010}}</ref><ref>{{cita|CECCARELLI LEMUT - SODI 2003}}</ref><ref>http://web.rete.toscana.it/Fede/ricerca.jsp?lingua=italiano; http://www.sanpieroagrado.it/</ref>.
* {{cita pubblicazione|autore=J. W. Allan|titolo=Abû’l-Qâsim’s treatise on ceramics|conferenza=Acts Iran|numero=XI|anno=1973|pp=110-120|cid=Allan 1973}}
=== La chiesa di San Sisto ===
La [[Chiesa di San Sisto (Pisa)|chiesa di San Sisto]] risale al [[1087]] quando i pisani, dopo aver saccheggiato il porto tunisino di [[Mahdia]], poterono disporre di ingenti somme per la sua costruzione.
* {{cita pubblicazione|autore1=A. C. Ambrosi|autore2=A. Gardini|titolo=I santuari “d’Abri” nelle Apuane e i livelli medievali della Tecchia di Equi (Massa Carrara)|rivista=Archeologia Medievale|numero=II|anno=1975|pp=367-377|cid=Ambrosi - Gardini 1975}}
Sorge in una zona, la Cortevecchia, dove al tempo della [[Repubblica di Pisa|Repubblica]] si svolgeva gran parte della vita politica cittadina. La stessa chiesa venne sicuramente investita di un forte significato civico, in quanto al suo interno catturano l’attenzione i quattro stendardi dei quartieri pisani e sono conservati simboli della vecchia [[repubblica marinara]]: un timone e un albero appartenenti ad una vecchia imbarcazione del [[XIV secolo|XIV]] - [[XV secolo]].
* {{cita pubblicazione|autore1=F. Amigues|autore2=A. Bazzana|titolo=(Actes recueillis et présentés par), Fours de Potiers et «testares» médiévaux en Méditerranée occidentale. Méthodes et résultats, Colloque, Madrid, 1987, «Publications de la Casa de Velazquez»|rivista=Série Archéologie|numero=XIII|città=Madrid|anno=1990|cid=Amigues - Bazzana 1990}}
La chiesa rispecchia l’originale struttura medievale anche se fu interessata da diversi lavori già nella metà del XV secolo ma anche all’inizio del [[Seicento]] e negli anni Sessanta dal [[XVIII secolo]].
* {{cita pubblicazione|autore1=H. Amouric|autore2=G. Demians d’Archimbaud|autore3=L. Vallauri|titolo=De Marseille au Languedoc et au Comtat Venaissin: les chemins du vert et du brun|rivista=Le vert & le brun|anno=1995|pp=185-233|cid=Amouric - Demians d'Archimbaud - Vallauri 1995}}
All’interno è organizzata in tre [[navate]], coperte da un tetto a [[capriate]] e divise da [[colonne]] di spoglio coronate da [[capitelli]] classici. In quelle laterali si aprono alcune piccole cappelle.
* {{cita pubblicazione|autore1=F. Anichini|autore2=G. Gattiglia|titolo=Nuovi dati sulla topografia di Pisa medievale tra X e XVI secolo. Le indagini archeologiche di Piazza S. Omobono, via Uffizi, via Consoli del Mare e via Gereschi|rivista=Archeologia Medievale|numero=XXXV|anno=2009|pp=121-150|cid=Anichini - Gattiglia 2009}}
La facciata presenta tre porte, una per navata. Sull’[[architrave]] di quella centrale è presente un [[Arcata cieca|arco cieco]] a tutto sesto (come anche sui portali laterali), sopra il quale si apre una bifora. Tra gli spioventi del tetto e gli archetti ciechi che abbelliscono la facciata, sono collocati “bacini ceramici” importati soprattutto da centri del [[Bacino del Mediterraneo|Bacino Mediterraneo]] occidentale sotto l’influenza islamica.
* {{cita pubblicazione|autore=T. Antoni|titolo=I “partitari” maiorchini del Lou dels Pisans, relativi al commercio dei Pisani nelle Baleari (1304-1322 e 1353-1355)|rivista=Biblioteca del “Bollettino Storico Pisano”, Collana Storica|numero=18|città=Pisa|editore=Pacini|anno=1977|cid=Antoni 1977}}
Il fianco che si affaccia sull’odierna via Corsica è abbellito allo stesso modo.
* {{cita pubblicazione|autore=M. Baldassarri|titolo=Pisa. Le indagini archeologiche nel cortile settentrionale del Museo di San Matteo|rivista=Notiziario della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana|numero=2|anno=2007|pp=199-203|cid=Baldassarri 2007}}
Sul lato opposto alla facciata si innalza il [[campanile]] in laterizi che poggia su una base in pietra e in alto è ornato da bacini ceramici che alloggiano tra gli archetti ciechi e la copertura [[cuspide (architettura)|cuspidata]]<ref>{{cita|PALIAGA - RENZONI 2005|pp. 138-140}}.</ref><ref>{{cita|GARZELLA 1990|p. 62}}.</ref>.
* {{cita pubblicazione|autore=M . Baldassarri|etal=si|titolo=L’intervento archeologico nel cortile settentrionale del monastero di San Matteo in Pisa (campagna 2003)|rivista=Archeologia Postmedievale|numero=8|anno=2005|pp=163-198|cid=Baldassarri et al. 2005}}
=== La chiesa e il campanile di Santa Cecilia ===
==== La chiesa ====
L’edificio è stato fondato nel [[1102]] e consacrato nel [[1103]] o [[1107]]<ref name=BR_43>{{cita|BERTI - RENZI RIZZO 1997|p. 43}}</ref>
{{#tag:ref|Per altri documenti e informazioni che attestano l'edificazione e la consacrazione, oltre alla citazione dei confini parrochiali e alcuni dettagli sui diversi momenti di costruzione vedi: {{cita|REDI 1991|pp. 363-364}};{{cita|GARZELLA 1990|pp. 138-139, 174/n.54-175}};{{cita|CRISTIANI 1962|p. 149/n. 222}}. |group=N}}.
La chiesa è ad un’unica [[navata]] e ha l’ingresso principale orientato verso [[ovest]] che si affaccia sulla via omonima. Il lato meridionale si trova su via San Francesco (già “carraia sancte Cecilie”)<ref>{{cita|BERTI - RENZI RIZZO 1997|p. 42}}.</ref><ref>{{cita|BONAINI 1854-1870|I, p. 469}}.</ref><ref>{{cita|TOLAINI 1979|pp. 302}}.</ref><ref>{{cita|GARZELLA 1990|p. 177}}.</ref>.
Il corpo della chiesa è provvisto di un [[campanile]] “sospeso” che si alza sull’angolo sud-ovest.
Il [[Capriata|tetto a capriate]] e buona parte del lato [[nord]] sono stati ricostruiti a seguito degli ingenti danni subiti dopo i bombardamenti caduti sulla città di [[Pisa]] durante la [[seconda guerra mondiale]].
All’esterno, la [[Cuspide (architettura)|facciata monocuspidata]] è organizzata in due livelli differenti: quello inferiore è stato costruito in pietre fino all’altezza dell’[[architrave]] della porta d’ingresso, mentre quello superiore è in [[laterizi]], rifinito poi con un coronamento ad [[Arcata cieca|archetti ciechi]]. I [[piedritti]] e gli elementi che formano le archeggiature sono intervallati da una serie continua di "bacini ceramici" posti sopra le giunzioni degli archetti. Al di sopra della porta è presente una [[bifora]] vetrata<ref name=BR_43/> {{#tag:ref|Per gli schemi distributivi dei "bacini" e per altre notizie vedi: {{cita|BERTI-TONGIORGI 1981a|pp. 99-116}}. |group=N}}.
* {{cita libro|autore=O. Banti|capitolo=Pisa e l’Islam|titolo=Arte Islamica. Presenze di cultura islamica nella Toscana costiera, Catalogo della Mostra, Pisa -Museo Nazionale di San Matteo 1995|città=Pontedera|editore=Bandecchi e Vivaldi|anno=1995|pp=31-33|cid=Banti 1995}}
Sul fianco sud correva una fila di “bacini” alla stessa altezza di quelli posti alla base del campanile, qualche altro era collocato più in basso sopra le porte e sulla lesena terminale. Il fianco opposto era ornato analogamente ma ad oggi rimangono solo tracce della posizione originale dei “bacini”.
La collocazione di questi ultimi sulle murature esterne potrebbe risalire al [[1256]], anno in cui è stato forse completato l’edificio<ref name=BR_44_45>{{cita|BERTI - RENZI RIZZO 1997|pp. 44-45}}.</ref><ref>{{cita|BERTI - TONGIORGI 1981a|p. 109}}.</ref>.
Alcune ceramiche, oltre a essere murate, erano ancorate alla parete con un legamento in [[rafia]]{{#tag:ref|Tracce di corda sono state trovate intorno al piede di un esemplare in [[Lustro (tecnica)|lustro metallico]] [[al-Andalus|andaluso]]. Una messa in posa simile è stata riscontrata, oltre che a Pisa, sulla [[Chiesa di San Romano (Lucca)|chiesa di San Romano di Lucca]] e in un recipiente della [[chiesa di Santa Eufrasia]] precuperato nell'ottobre del 1995. Per il recipiente della chiesa di San Romano vedi: {{cita|BERTI - PARENTI 1994}}|group=N}}.
Per decorare la [[Chiesa di Santa Cecilia (Pisa)|chiesa di Santa Cecilia]] furono impiegate ceramiche di varie provenienze<ref> {{cita|BERTI - HOBART - PORCELLA 1990}}; {{cita|BERTI - CAPPELLI 1994|pp. 151-162}}.</ref>:
[[Maiolica arcaica di Pisa|maioliche arcaiche pisane]], recipienti [[Ingobbio|ingobbiati]] di produzione [[Liguria|ligure]], protomaioliche dell’Italia meridionale, ceramiche a [[Lustro (tecnica)|lustro metallico]] spagnole-andaluse, prodotti [[Tunisia|tunisini]] e infine esemplari medio-orientali ad invetriatura alcalina.
* {{cita conferenza|autore=G. Batini|titolo=Pisa: un porto della maiolica, in Mostra della ceramica toscana. Maioliche e porcellane di Doccia. Monte S. Savino, 28 maggio – 11 giugno|anno=1972|città=Firenze|cid=Batini 1972}}
==== Il campanile ====
Il corpo del campanile è abbellito da [[lesene]] angolari che salgono dalla base in pietra del livello inferiore della chiesa. Per dare un senso di continuità sono stati inseriti sul corpo del campanile dei bacini alla stessa altezza di quelli presenti a contorno della bifora posta sopra la porta principale<ref name=BR_44_45/><ref>{{cita|CRISTIANI TESTI 1986|p. 58}}; {{cita|TESTI CRISTIANI 1987|p. 109}}; {{cita|PALIAGA-RENZONI 1991|p. 34}}.</ref>{{#tag:ref|La datazione suggerita da Fabio Redi rimanda al [[1286]], quando, secondo lo studioso, avvenne la posa delle ceramiche e il completamento della parte finale del campanile. Rimane comunque un termine non sicuro in quanto tale ipotesi contrasta con alcune evidenze archeologiche riguardanti i bacini ceramici collocati su di esso. Vedi: {{cita|REDI 1991|p. 308/n. 129.}} |group=N}}.
BATINI 1974 – G. G. Batini, L'amico della ceramica. Guida per i collezionisti di terracotta, maiolica, porcellana, Firenze.
=== Il campanile di San Francesco ===
[[Chiesa di San Francesco (Pisa)|La chiesa di San Francesco]] presenta decorazioni con “bacini” solo sul corpo del campanile.
BAZZURRO et al. 1974 - S. Bazzurro, D. Cabona, G. Conti, S. Fossati, O. Pizzolo, Lo scavo del castello di Molassana, “Archeologia Medievale”, I (1974), pp. 19-53.
==== Storia della chiesa ====
Le prime notizie sulla [[Ordine francescano|comunità francescana]] pisana risalgono al [[1211]], ma il loro definitivo insediamento in città si ha nel [[1228]], quando all’ordine viene concessa la chiesa della [[Solennità della Santissima Trinità|SS.Trinità]], già esistente nel [[1173]]. Nel [[1233]] fu edificato, nei pressi della stessa, un piccolo [[oratorio (architettura)|oratorio]] dedicato a [[San Francesco]], che comincia ad essere ampliato nel [[1241]]. Grazie al racconto di un miracolo avvenuto in città nel [[1253]] sappiamo indirettamente che la nuova chiesa era in fase di edificazione già in questo anno<ref name=BR_46>{{cita|BERTI - RENZI RIZZO 1997|p. 46}}; {{cita|RONZANI 1985|pp. 20-21}}.</ref>. L’edificio è ad un’unica grande navata con il transetto nella parte terminale della stessa. Quest’ultimo è arricchito da sette cappelle, riprendendo l’[[iconografia]] tipica dell’Ordine francescano. Le fasi conclusive della costruzione si collocano intorno al [[1318]], quando erano da completare ancora il tetto e la facciata, abbellita poi con un rivestimento di [[marmo]] bianco. Gli interventi susseguitisi nel tempo hanno interessato lavori minori di rifinitura e piccole costruzioni.
==== Il campanile ====
Il [[campanile]] pensile, completato contemporaneamente alla chiesa, si erge sul braccio sinistro del [[transetto]]<ref name=BR_46/><ref>{{cita|TESTI CRISTIANI 1987|pp. 111-115, per avere informazioni tecniche sulla costruzione del campanile}}.</ref>. I “bacini” furono collocati sul campanile in due momenti. Il primo interessa recipienti di importazione simili a quelli che abbelliscono la [[Chiesa di Santa Cecilia (Pisa)|chiesa di Santa Cecilia]], posati alla base intorno agli anni ‘50-‘60 del [[XIII secolo]]. Il secondo momento di erezione delle murature e di contemporanea posa delle ceramiche concerne i tre piani sovrastanti la base del campanile. Questi sono scanditi da archetti trilobati, decorati sulla parte superiore da esemplari tutti in [[maiolica arcaica]] di produzione locale<ref>{{cita|BERTI - RENZI RIZZO 1997|p. 47}}; {{cita|BERTI - GABRIELLI - PARENTI 1993}}.</ref>.
BELLATALLA - BERTINO - GARDINI 1989 - E. Bellatalla, A. Bertino, A. Gardini, Lo scavo dell’area suburbana in via S. Vincenzo a Genova, “Archeologia Medievale”, XVI (1989), pp. 357-410.
=== La chiesa di San Martino ===
La [[Chiesa di San Martino (Pisa)|chiesa di San Martino]] si erge nel quartiere un tempo detto di “Chinzica”, a sud del fiume [[Arno]], in sostituzione di una vecchia chiesa ivi preesistente. L’inizio della sua costruzione si colloca negli anni finali del [[XIII secolo]] e venne ultimata intorno al [[1332]], anno in cui venne fusa la “campana grande”. Sappiamo dal lascito testamentario di [[Fazio della Gherardesca|Bonifacio Novello]] che, nel [[1337]], si stava ancora lavorando agli interni della chiesa perché egli lasciò donazioni per il completamento del [[Coro (architettura)|coro]] e dell’[[altare maggiore]]<ref>{{cita|BERTI-TONGIORGI 1981a|p. 129}}; {{cita|REDI 1991|p. 391}}; {{cita|PALIAGA-RENZONI 1991|pp. 132-136}}.</ref>.
BENENTE 1991 - F. Benente, Note sulla maiolica arcaica a Savona e in Liguria tra XV e XVI secolo, in “Albisola”, XXIV, pp. 91-108.
La chiesa è ad un’unica grande [[navata]] che presenta nella parte terminale un [[transetto]] dai corti bracci, sul quale si apre l’[[abside]]. Sulle pareti perimetrali, in alto sotto gli spioventi del tetto, sono presenti degli archetti trilobati della stessa tipologia di quelli del campanile di San Francesco. Questi sono separati da delle [[lesene]]<ref name=BR_48>{{cita|BERTI - RENZI RIZZO 1997|p. 48}}</ref><ref>{{cita|BERTI - TONGIORGI 1974|pp. 71-73}}; {{cita|CIAMPOLTRINI 1980|pp. 517-518}}.</ref>.
BERTI 1990 - G. Berti, Pisa. Le produzioni locali dei secoli XIII - XVII dal Museo Nazionale di S. Matteo, in BOJANI 1990, pp. 220-253
Tutte le pareti esterne della chiesa, esclusa la facciata principale che è stata rivestita da [[marmo]] bianco in epoca posteriore, sono decorate con “bacini ceramici" inseriti tra gli ultimi decenni del [[XIII secolo]] ed il primo quarto del [XIV secolo|XIV]]. Questi sono nella maggior parte dei casi recipienti di produzione locale, [[maioliche arcaiche]] e recipienti invetriati, ma non mancano manufatti importati come i [[Lustro (tecnica)|lustri metallici]] [[Spagna|spagnoli]]<ref name=BR_48/>{{#tag:ref|Per gli schemi distributivi delle ceramiche vedi {{cita|BERTI - TONGIORGI 1981a|pp. 129-146}}. Per notizie sulla facciata, che nel [[XVII secolo]] fu interessata da ristrutturazioni e per notizie su modifiche apportate nel tempo, come l’apertura di nuove finestre e ristrutturazioni degli interni vedi {{cita|BURRESI - CATALDI - RATTI 1980|pp. 293-294}}. |group=N}}.
BERTI 1992 - G. Berti, Le produzioni graffite in Toscana fra XV e XVII secolo, in: S. Gelichi (a cura di:) Alla fine della Graffita. Ceramiche e centri di produzione nell’Italia settentrionale tra XVI e XVII secolo, Convegno - Argenta, 1992, Firenze (All’Insegna del Giglio), 1993, pp. 187-205.
=== Altre chiese pisane decorate con bacini ===
*[[Chiesa di San Zeno (Pisa)|San Zeno]].
*[[Chiesa e convento di San Matteo|San Matteo]].
*Santo Stefano.
*[[Duomo di Pisa|Duomo]].
*[[Chiesa di San Pietro in Vinculis (Pisa)|San Pierino]].
*[[Chiesa di San Silvestro (Pisa)|San Silvestro]].
*[[Chiesa di Sant'Andrea Forisportam|Sant’Andrea Fuorisportam]].
*[[Chiesa di San Frediano (Pisa)|San Frediano]].
*San Luca.
*[[Chiesa di San Paolo a Ripa d'Arno|San Paolo a Ripa d’Arno]].
*[[Chiesa di Santa Eufrasia|Sant’Eufrasia]].
*[[Chiesa di San Michele degli Scalzi|San Michele degli Scalzi]].
*[[Chiesa di San Paolo all'Orto|San Paolo all’Orto]].
*[[Chiesa di San Biagio in Cisanello|San Biagio di Cisanello]].
*San Giovannino.
*[[Chiesa di San Michele Arcangelo (Oratoio)|San Michele Arcangelo di Oratoio]]
*[[Chiesa di Santa Caterina d'Alessandria (Pisa)|Santa Caterina]].
*[[Chiesa e convento di Sant'Anna (Pisa)|Sant’Anna]]{{#tag:ref|Secondo Graziella Berti e Marcella Giorgio l’ordine dell’elenco ripercorre la cronologia di costruzione delle chiese e dei bacini impiegati, vedi:{{cita|BERTI - GIORGIO 2011|pp. 25-26, Tabb. 1-2, Fig. 45a}}. |group=N}}.
BERTI 1993a - G. Berti, Introduzione di nuove tecniche ceramiche nell’Italia centro settentrionale, in “Atti del Convegno Italo-Spagnolo di Archeologia Medievale”, Acculturazione e mutamenti. Prospettive nell’Archeologia Medievale del Mediterraneo, Pontignano (SI), 1993, “QUAMS”, nn. 38-39, 1995, pp. 263 - 283.
== La classificazione dei bacini ceramici e la definizione delle provenienze ==
La cospicua presenza a [[Pisa]] di ceramiche d’importazione, provenienti da vari centri, è dovuta al grande ruolo ricoperto dal porto pisano nei commerci mediterranei. Esso era infatti, almeno in [[Toscana]], una tappa obbligata per tutte le merci che provenivano da paesi esteri. Pare dunque ragionevole pensare che molte, se non tutte, le ceramiche di importazione trovate in altri contesti fuori città, siano dovute passare per forza dalla dogana pisana. Le ceramiche “esotiche” importate a Pisa tra la fine del [[X secolo|x]] e la metà circa del [[XIII secolo]] coprono un repertorio molto vasto, che tocca quasi tutti i maggiori centri produttori di vasellame del [[Mediterraneo]]. Troviamo infatti in città testimonianze provenienti da<ref>{{cita|BERTI - GIORGIO 2011|p. 27}}; {{cita|BERTI-TONGIORGI 1981a|pp. 161-284}}; {{cita|BERTI 2002a}}; {{cita|BERTI 2002b}}; {{cita|BERTI 2003a}}.</ref>:
BERTI 1993b - G. Berti, Ceramiche islamiche (IS). 2°m. X-1°m. XIII, in “Piazza Dante”, pp. 535-582.
*aree sotto l’influenza islamica come l’[[al-Andalus]], le [[isole Baleari]], la [[Storia della Sicilia Islamica|Sicilia Islamica]], la [[Tunisia]] e forse il [[Marocco]];
BERTI 1993c - G. Berti, Pisa - dalle importazioni islamiche alle produzioni locali di ceramiche con rivestimenti vetrificati (2°m. X-1°m. XVII s.), in “Piazza Dante”, pp. 119 - 143.
*aree [[bizantine]];
BERTI 1993d - G. Berti, Pisa - A seafaring Republic. Trading relation with islamic countries in the light of ceramic testimonies (2nd half of 10th to middle of 13th Century), in Colloque d’Archeologie Islamique IFAO, Le Caire, 1993.
*aree costiere della penisola italiana come quella [[Brindisi|brindisina]], [[Salerno|salernitana]], [[Storia della Sicilia normanna|siciliana]] (non più islamica) e [[Liguria|ligure]];
BERTI 1993e - G. Berti, I “Bacini” ceramici della Toscana, in “Albisola”, XXVI, 1993, pp. 101-138.
*alcune zone del [[Vicino Oriente]] e l’[[Egitto]], che per la sua particolare posizione geografica rappresenta un punto cardine che collega le ceramiche di provenienza islamica con quelle del Vicino Oriente e quelle bizantine.
BERTI 1995a - G. Berti, Ceramiche medievali e rinascimentali, in: AA. VV., Museo Archeologico Versiliese Bruno Antonucci. Pietrasanta, Viareggio (Arti Grafiche M e G. Pezzini), 1995, pp. 194-216.
Dai primi anni del [[XIII secolo]] cominciarono ad essere usate come “bacini” numerose [[Maiolica arcaica di Pisa|ceramiche di produzione pisana]].
BERTI 1995b - G. Berti, I reperti ceramici, in G. PIANCASTELLI POLITI NENCINI, La Fortezza Vecchia difesa e simbolo della città di Livorno, Milano (Amilcare Pizzi), 1995, pp. 156-161.
=== I rivestimenti vetrosi dei bacini ceramici di Pisa ===
Tra gli anni ’70 e ‘80 del Novecento sono stati rimossi tutti i “bacini ceramici” dalle loro collocazioni originali per essere studiati, restaurati e conservati presso il Museo Nazionale di San Matteo a Pisa. Per poter stabilire con sicurezza la composizione dei rivestimenti dei “bacini” importati sono state condotte delle analisi con il metodo della [[Fluorescenza X|Fluorescenza a Raggi X]]. Agli studiosi interessava capire se le miscele usate erano le stesse adottate dai Pisani, agli inizi del [[XIII secolo]], per la propria produzione.
BERTI 1995c - G. Berti, Le “protomaioliche” in Toscana, in Convegno Nazionale di Studi, La protomaiolica. Bilanci e aggiornamenti, Roma (C.N.R), 1995.
I risultati delle analisi hanno permesso di suddividere i rivestimenti vetrosi delle ceramiche importate in tre categorie, queste sono caratterizzate dalla presenza di solo piombo (vetrine piombifere), dalla compresenza di piombo e stagno (smalto piombo-stannifero), dalla presenza di alcali, quali il sodio e potassio (vetrine alcaline){{#tag:ref|Le vetrine alcaline mancano di piombo e stagno, vedi: [http://www.comune.pisa.it/museo/Inoplug-in/DOC/cne-005/swish.idx]. |group=N}}.
BERTI – CAPPELLI 1991 – G. Berti, L. Cappelli, “Maioliche arcaiche policrome” del quattrocento in Toscana, in “Albisola”, XXIV, 1991, pp. 7-17.
Nel caso delle vetrine piombifere per alcune aree di produzione, come quella bizantina, è stato notato l’uso anche di ingobbio (rivestimento terroso biancastro) tra il corpo ceramico e il rivestimento vetrificato.
BERTI – CAPPELLI 1994 – G. Berti, L. Cappelli, Lucca. Ceramiche medievali e postmedievali (Museo Nazionale di Villa Guinigi). I. Dalle ceramiche islamiche alle “maioliche arcaiche”. Secc. XI-XV, in «Ricerche di Archeologia altomedievale e medievale», N°19-20, Firenze (All'Insegna del Giglio), 1994.
=== Tecniche produttive dei bacini ceramici di Pisa ===
Le ceramiche provenienti dalle varie aree del Mediterraneo sono state distinte per tecnica produttiva.
BERTI – GELICHI 1995a – G. Berti, S. Gelichi, Le “anforette” pisane: note su un contenitore in ceramica tardo-medievale, in «Archeologia Medievale», XXII (1995), pp. 191-240.
{| class="wikitable"
|-
! Tecnica !! Tipo di decorazione
|-
| Ceramiche Invetriate <small>(vetrina piombifera)</small> ||
*Policrome
*Bicrome
*Monocrome
|-
| Ceramiche Smaltate <small>(smalto stannifero)</small> ||
*Policrome
*Bicrome
*Monocrome
|-
| Ceramiche Ingobbiate e invetriate <small>(vetrina piombifera)</small> ||
*Policrome <small>(“Glazed Reserved Slip-eare”)</small>
*Bicrome <small>(“Glazed Reserved Slip-eare”, “Glazed Slip-ware with Green Splashed Decoration”)</small>
*Monocrome
*Monocrome graffite
*Policrome graffite <small>(“Zeyxippus ware. Class II” e savonesi)</small>
|-
| Ceramiche eseguite con tecniche particolari ||
*Decorate a “Lustro metallico”
*Decorate a “Cuerda seca” totale
*Decorate a “Cuerda seca” parziale
*Decorate a “boli gialli e fondo verde”
*Decorate con “rotellatura” o “solcate”
|}
BERTI - GELICHI 1995c - G. Berti, S. Gelichi, Mille chemins ouverts en Italie, in “Le vert et le brun”, pp. 128-163.
Le ceramiche alle quali si avvicinano di più i [[Maiolica arcaica di Pisa|manufatti prodotti a Pisa]] a partire dai primi anni del [[XIII secolo]] sono quelli provenienti dall’[[al-Andalus]] e dalle [[isole Baleari]], che condividono la particolarità di avere un doppio rivestimento sulle superfici del recipiente. Infatti, in entrambe le aree geografiche si registra l’uso di coperture diverse sulle superfici interne ed esterne. Da una parte abbiamo lo smalto stannifero bianco che va a ricoprire la parte principale, mentre la superficie secondaria veniva nella maggior parte dei casi rivestita da una vetrina piombifera che poteva essere incolore, gialla o verde.
BERTI - GIORGIO 2011 - G. Berti e M. di Giorgio (a cura di), Ceramiche con coperture vetrificate usate come “bacini” - Importazioni a Pisa e in altri centri della Toscana tra fine X e XIII secolo, All’Insegna del Giglio, Firenze 2011.
I bacini ceramici provenienti invece dalle aree bizantine, come le coste medio-orientali del [[Mediterraneo]], l’area egeo-[[Anatolia|anatolica]] e dell’Attica, e quelle che provenivano dalle zone liguri, hanno la caratteristica di essere rivestite di [[ingobbio]] sotto la vetrina piombifera. Possono essere monocromi, policromi o bicromi, arricchiti o meno da decorazioni graffite e rivestiti da vetrine piombifere incolori o colorate<ref>{{cita|BERTI - GIORGIO 2011|pp. 27, 52-53}}</ref>.
BERTI – CAPPELLI – FRANCOVICH 1984 – G. Berti, L. Cappelli, R. Franconvich, La maiolica arcaica in Toscana, in «Siena», pp. 483-510.
=== Le aree di provenienza dei bacini ceramici di Pisa ===
*'''Prodotti della Sicilia islamica'''
Questo gruppo comprende ceramiche databili tra l’ultimo quarto del [[X secolo|X]]-primo quarto [[XII secolo]], che presentano coperture in vetrina piombifera ([[Piombo|Pb]]), stesa su entrambe le superfici, incolore o colorata. Quasi tutti i reperti sono decorati pure sulla superficie esterna con barrette e segni arcuati disegnati con i soliti colori oppure, raramente, in solo bruno.
BERTI - CAPPELLI - TONGIORGI 1986 - G. Berti, L. Cappelli, E. Tongiorgi, Considerazioni su produzioni di ceramiche ingobbiate e graffite di alcuni centri della Toscana nord-occidentale, in “Albisola”, XIX, 1986, pp. 155-166 (E. C., disegni a p. 165=Fig.2, a p. 166=Fig. 1).
{| class="wikitable"
|-
! Tecnica di produzione !! Decorazione
|-
| Invetriate policrome{{#tag:ref|All’interno di queste ceramiche si possono riscontrare due varianti che dipendono dal modo in cui i colori venivano applicati sul manufatto. La prima variante prevede che i disegni in verde e in bruno sono tracciati con lo stesso pennello. Nella seconda, i due colori hanno finalità diverse in quanto con il bruno si delimitavano i contorni dei disegni, mentre con il verde si campivano le aree delimitate dal bruno; vedi: {{cita|BERTI - GIORGIO 2011|pp. 32 - 34}}; {{cita|BERTI-TONGIORGI 1981a|pp. 170-175 e 175-177}}; {{cita|MANNONI 1979|p. 236}} |group=N}} ||
*Decorate in verde e bruno.
*Decorate in verde e bruno con arricchimenti in giallo - bruno.
|-
| Invetriate bicrome<ref name=BG_34>{{cita|BERTI - GIORGIO 2011|p. 34}}.</ref> ||
*Decorate in bruno e invetriate con vetrina piombifera verde.
|-
| Invetriate monocrome “solcate”<ref name=BG_34/> ||
*Decorate con “solchi” e coperte da vetrina piombifera verde sia all’interno che all’esterno.
|-
|}
BERTI - GELICHI - MANNONI 1995 - G. Berti, S. Gelichi, T. Mannoni, Trasformazioni tecnologiche nelle prime produzioni italiane con rivestimenti vetrificati (secc. XII-XIII), in “Aix-en-Provence”.
*'''Prodotti della Tunisia - Ifriqiya'''
I prodotti della [[Tunisia]] risalgono all’ultimo quarto/fine [[X secolo|X]]-metà [[XIII secolo]]. La categoria vede manufatti coperti con vetrina piombifera o con smalto stannifero, incolori o colorati. La copertura risulta la stessa su entrambe le superfici<ref>{{cita|BERTI - GIORGIO 2011|p. 35}}; {{cita|BERTI 2002a}}; {{cita|BERTI 2003|pp. 134-139}}.</ref>.
{| class="wikitable"
|-
! Tecnica di produzione !! Decorazione
|-
| Invetriate ||
*Invetriate policrome <small>(due o tre colori sono stesi sotto la vetrina piombifera incolore). Decorate in verde e bruno. Decorate in verde, bruno e giallo</small><ref>{{cita|BERTI - GIORGIO 2011|pp. 35-36}}; {{cita|DAOULATLI 1995|pp. 80-81, n.24}}.</ref>.
*Invetriate bicrome decorate in bruno e vetrina colorata verde o gialla. <small>Decorate con vetrina piombifera gialla o verde</small><ref name=BR_37>{{cita|BERTI - GIORGIO 2011|p. 37}}.</ref>.
*Decorate in verde sotto vetrina incolore<ref name=BR_37/>.
*Invetriate in verde con decorazioni “solcate”. <small>Decorate monocrome con solcature</small><ref name=BR_37/>.
*Invetriate e smaltate monocrome. <small>Decorate monocrome e invetriate o smaltate</small><ref name=BR_37/>.
*Policrome e bicrome con copertura a basso contenuto di stagno. <small>Decorate con vetrina piombifera contenente piccole quantità di stagno</small><ref>{{cita|BERTI - GIORGIO 2011|pp. 37-38}}.</ref>.
|-
| Smaltate ||
* Smaltate policrome. <small>In bruno, verde e giallo su smalto bianco</small>. <small>In bruno e verde su smalto bianco. A cobalto e manganese su smalto bianco</small><ref>{{cita|BERTI - GIORGIO 2011|pp. 38-39}}; {{cita|BERTI 2002b}}.</ref>.
* Smaltate bicrome. <small>In blu cobalto su smalto bianco. In bruno su smalto verde. In verde su smalto bianco</small><ref name=BR_39>{{cita|BERTI - GIORGIO 2011|p. 39}}.</ref>.
|-
| Invetriate e smaltate ||
*A boli gialli e fondo chiaro. <small>I disegni sono eseguiti in verde, bruno e giallo ma la decorazioni in giallo è data a gocce entro contorni bruni</small><ref name=BR_39/>.
|-
| Tecniche particolari ||
*A boli gialli e fondo verde. <small>La decorazione ricorda quella della "cuerda seca" spagnola</small><ref>{{cita|BERTI - GIORGIO 2011|p. 40}}.</ref>.
|}
BERTI - MIGLIORI - DAINI 1989 - F. Berti, G. Migliori, E. Daini, Tecnologia della Ceramica Antica. Museo Archeologico e della Ceramica di Montelupo. Sezione didattica “Ezio Tongiorgi”, Centro Stampa Museo Montelupo, 1989.
*'''Prodotti della Penisola Iberica - Al-Andalus e Baleari'''
Le ceramiche prodotte nella penisola iberica e usate a [[Pisa]] come "bacini" sono databili nell’ultimo quarto del [[X secolo|X]]-metà del [[XIII secolo]]. I corpi ceramici sono completamente rivestiti con coperture vetrose (piombifere e piombo-stannifere) e a volte sullo stesso manufatto coesistono i due tipi di rivestimento.
BERTI - RENZI RIZZO 1997 - G. Berti, Pisa. Le “Maioliche Arcaiche”. Secc. XIII – XV (Museo Nazionale di San Matteo), C. Renzi Rizzo, Appendice: “Nomina Vasorum”, All’Insegna del Giglio, Firenze, 1997.
{| class="wikitable"
|-
! Tecnica di produzione !! Decorazione
|-
| Invetriate ||
*Invetriate e smaltate monocrome. <small>Decorate monocrome verdi con “estampillas” e invetriate monocrome “solcate”. Vetrina incolore</small><ref>{{cita|BERTI - GIORGIO 2011|p. 42}}.</ref>.
*Invetriate monocrome color marrone. <small>Rivestite internamente di una vetrina piombifera giallo-bruna</small><ref>{{cita|BERTI - GIORGIO 2011|p. 43}}.</ref>.
*Altre invetriate monocrome. <small>Decorate con vetrina piombifera verde con tracce di stagno e vetrina incolore esterna</small><ref>{{cita|BERTI - GIORGIO 2011|p. 43-44}}; {{cita|BERTI 2000b}}.</ref>.
|-
| Smaltate ||
*Smaltate policrome. <small>Decorata in verde e in bruno su smalto stannifero bianco. Esterno rivestito con vetrina piombifera incolore o colorata. Queste ceramiche sono definite comunemente “in verde y manganeso” e “califfali”</small><ref>{{cita|BERTI - GIORGIO 2011|p. 44-45.}}</ref>.
*Smaltate monocrome di colore verde-turchese. <small>Decorate con copertura interna ed esterna a smalto verde</small><ref>{{cita|BERTI - GIORGIO 2011|p. 44}}.</ref>.
|-
| Tecniche particolari ||
*"Cuerda Seca" totale.
*"Cuerda Seca" parziale<ref>{{cita|BERTI - GIORGIO 2011|p. 45}}; {{cita|BERTI - MANNONI 1995}}.</ref>.
|-
| Lustro metallico ||
*Decorate con motivi che tendono alla tonalità del rame su smalto stannifero bianco. <small>La copertura secondaria è smaltata ma questo ha un contenuto in stano più basso. Possono essere decorate all’esterno anche con una vetrina piombifera</small><ref>{{cita|BERTI - GIORGIO 2011|pp. 45-46}}.</ref>.
|}
BERTI – TONGIORGI 1971 – G. Berti, L. Tongiorgi, Alcuni bacini restaurati provenienti da chiese pisane, in Mostra del Restauro di opere delle Province di Pisa e Livorno – Pisa. Museo Nazionale di San Matteo – 1971, Pisa.
*'''Prodotti Islamici dell’Egitto'''
Arrivano a [[Pisa]] tra l’ultimo quarto [[X secolo|X]]-primo quarto del [[XII secolo]], rivestite con coperture vetrose (vetrine piombifere o piombo-stannifere) complete, uguali su entrambe le superfici o differenti.
BERTI – TONGIORGI 1972 – G. Berti, L. Tongiorgi, Bacini ceramici restaurati, in Mostra del Restauro – Pisa, Museo di S. Matteo – 1972, Pisa.
{| class="wikitable"
|-
! Tecnica di produzione !! Decorazione
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| Invetriate ||
* Invetriate monocrome con decorazioni incise. <small>Decorate con vetrina incolore, gialla o verde e incise.</small>.
|-
| Smaltate ||
*Smaltate monocrome. <small>Con smalto verde su entrambe le superfici e con smalto bianco su entrambe le superfici.</small>
*Smaltate bicrome (Fayyum ware). <small>Decorate con macchie in verde o verde e bruno su smalto bianco interno. L’esterno è ricoperto da vetrina piombifera giallo-verde.</small>
|-
| Lustro metallico ||
* Decorate con lo stesso smalto bianco sia all’interno che all’esterno. I disegni a lustro sono di norma color rame<ref>{{cita|BERTI - GIORGIO 2011|pp. 48-49}}.</ref>.
|}
BERTI - TONGIORGI 1974 - G. Berti, L. Tongiorgi, I bacini ceramici delle chiese della provincia di Pisa con nuove proposte per la datazione della ceramica spagnola “tipo Pula”, “Faenza”, LX (1974), pp. 67-79.
*'''Prodotti del Vicino Oriente Islamico'''
Reperti databili verso l’ultimo quarto [[XII secolo|XII]]-primi decenni del [[XIII secolo]]. I corpi ceramici sono rivestiti con coperture vetrose (vetrine alcaline e smalti stanniferi), possono coprire completamente il manufatto e si possono presentare uguali in entrambe le superfici o differenti. Sono recipienti provenienti da [[Raqqa]], in [[Siria]].
BERTI - TONGIORGI 1975a - G. Berti, L. Tongiorgi, Bacini ceramici su edifici religiosi e civili delle Province di Pistoia, Firenze e Siena, “Faenza”, LXI (1975), pp. 123-135.
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! Tecnica di produzione !! Decorazione
|-
| Raqqa Ware ||
*I decori sono tracciati in nero sotto vetrine alcaline blu stese su entrambe le superfici <small>(Black-under-turquoise)</small><ref> {{cita|BERTI - GIORGIO 2011|pp. 50-51}}; {{cita|BERTI 1987|p.7, Tav. Ia}}; {{cita|JENKINS-MADINA 2006|n.365, pp. 181-183, 186, Figg. 625-627}}.</ref>.
|-
| Invetriate (vetrine alcaline) e smaltate ||
*Decorate con vetrina alcalina colore bruno-violaceo.
*Decorate con vetrina alcalina nero-porpora.
*Decorate con smalto stannifero verde su entrambe le superfici<ref>{{cita|BERTI - GIORGIO 2011|p. 51}}.</ref>.
|}
BERTI - TONGIORGI 1975b - G. Berti, L. Tongiorgi, Les céramiques décoratives sur les églises romanes de Corse, “Cahiers Corsica”, 53-54 (1975).
*'''Prodotti di aree bizantine'''
I reperti risalgono all’ultimo quarto [[XII secolo|XII]]-inizio del [[XIII secolo]]. I manufatti sono ingobbiati e coperti da vetrina piombifera incolore o colorata.
Le aree di provenienza vengono decretate sulla base di analisi mineralogiche:
#Coste mediorientali del Mediterraneo: da qui provengono ceramiche ingobbiate monocrome con decorazioni graffite<ref name=BG_52>{{cita|BERTI - GIORGIO 2011|p. 52}}.</ref>.
#Area egeo-anatolica: le ceramiche sono ingobbiate monocrome e abbellite con decorazioni varie <small>(“Glazed Reserved Slip-ware”, “Glazed Spil-ware with Green Splashed Decoration”)</small><ref name=BG_52/><ref>{{cita|BERTI - CAPELLI 2000}}.</ref>.
#Attica: le ceramiche sono ingobbiate e graffite <small>(“Zeuxippus ware. Class II”)</small><ref>{{cita|BERTI - GIORGIO 2011|pp. 52-53}}.</ref>.
BERTI - TONGIORGI 1977a - G. Berti, L. Tongiorgi, Ceramica Pisana – Secoli XIII – XV, “Biblioteca di Antichità pisane”, I, Pacini Editore – Pisa, 1977
*'''Prodotti dell’Italia meridionale'''
Le ceramiche risalgono al primo quarto del [[XII secolo]] e alla metà del [[XIII secolo|XIII]] e tra le zone dell’[[Italia meridionale]] viene anche inclusa la [[Sicilia della Sicilia normanna|Sicilia sotto la dominazione normanna]]. I corpi ceramici sono rivestiti con coperture vetrose sulla superficie principale del vaso o su entrambe. La vetrina può essere incolore o colorata (verde o gialla, in diverse tonalità). Le decorazioni possono essere in verde e bruno, in solo bruno, o in rosso, bruno e verde. La tavolozza cromatica di questo gruppo comprende anche l’azzurro accostato al bruno. Tra le decorazioni si possono trovare motivi tracciati con l’ausilio di una “rotella”.
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Le aree di provenienza sono suggerite dai risultati forniti da analisi mineralogiche incrociati con le caratteristiche tecnologiche e morfologiche:
#[[Salerno]] e [[Gaeta]]<ref>{{cita|BERTI - GIORGIO 2011|p. 54}}, {{cita|BERTI - TONGIORGI 1984}}.</ref>.
#Sicilia centromeridionale ([[Gela]])<ref name=BG_56>{{cita|BERTI - GIORGIO 2011|p. 56}}.</ref>.
#[[Puglia]] (“protomaioliche” pugliesi)<ref name=BG_56/><ref>{{cita|BERTI - HOBART - PORCELLA 1990}}; {{cita|BERTI 1997c}}.</ref>.
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*'''Prodotti ingobbiati e invetriati della Liguria'''
Questo gruppo comprende ceramiche arrivate a Pisa nella seconda metà del [[XII secolo|XII]] e [[XIII secolo]] e sono principalmente di produzione savonese. Hanno il rivestimento in [[ingobbio]] sotto uno strato di vetrina piombifera trasparente e decoro graffito. L’ingobbio è un sedimento argilloso selezionato e biancastro, che veniva steso sulla superficie principale dei recipienti. I manufatti così trattati potevano essere graffiti monocromi e policromi (verde-giallo tendente all’arancio) oltre che semplicemente dipinti. Le vetrine piombifere che ricoprivano il manufatto ingobbiato potevano essere incolori o colorate<ref>{{cita|BERTI - GIORGIO 2011|p. 58}}; {{cita|VARALDO 2001a}}; {{cita|VARALDO 2001b}}; {{cita|BERTI - GELICHI 1995b}}; {{cita|BERTI - GELICHI - MANNONI 1997}}.</ref>.
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* {{cita pubblicazione|autore=Gaetano Ballardini|wkautore=Gaetano Ballardini|titolo=Note sui "bacini" romanici e in particolare su alcuni "bacini" orientali in S. Sisto di Pisa|conferenza=Atti Faenza XVII|città=Faenza|anno=1929|cid=BALLARDINI 1929}}
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* {{cita libro|curatore=C. Varaldo|titolo=Graffita arcaica tirrenica, Ingobbiata chiara, in Archeologia urbana a Savona: scavi e ricerche nel complesso monumentale del Priamar. II.2 Palazzo della Loggia (scavi 1969-1989). I materiali. Istituto Internazionale di Studi Liguri|città=Bordighera - Savona|anno=2001|pp=167-198|cid=VARALDO 2001b}}
«Valbonne» - La Céramique Médiévale en Méditerranée occidentale, Xe-XVe siècles, Actes du Colloque International, N° 584 (CNRS), Valbonne, 1978 (Paris, 1980).
== Voci correlate ==
[[Repubblica di Pisa]]
[[Maiolica arcaica]]
[[Bacino ceramico]]
[[Ceramica]]
[[Pisa]]
[[Storia di Pisa]]
[[Maiolica arcaica di Pisa]]
VANNI DESIDERI 1985 - A. Vanni Desideri (a cura di), Archeologia del Territorio di Fucecchio, Fucecchio, 1985.
== Altri progetti ==
VIOLANTE 1987 - P. Violante, I reperti archeologici di Santa Maria a Monte (Pisa), in: E. BEDINI - A. P. BIANCHINI - F. REDI - P. VIOLANTE, Santa Maria a Monte (Pisa). RApporto preliminare, 1985-1986, “Archeologia Medievale”, XIV (1987), pp. 327-334.
== Collegamenti esterni ==
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