Ca' d'Oro: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
ampliamento voce |
|||
Riga 1:
{{Coord|45.440678|12.333865|scale:2000|format=dms|display=title}}
La '''
==La storia==
Fu edificata a partire dal [[
L’edificio non ha un unico progettista ma fu il frutto del lavoro di più maestri probabilmente coordinati da [[Marino Contarini]] stesso. Tra di essi vi furono certamente [[Marco d’Amedeo]], probabilmente direttore dei lavori, lo scultore milanese [[Matteo Raverti]], i veneziani [[Giovanni e Bartolomeo Bon]] e il francese [[Jean Charlier]], citato nei documenti di spesa a tutt’oggi ancora conservati, come [[Jean Charlier|Zuanne de Franza]] che si occupò della doratura e coloritura finale della facciata.
Dopo la morte di [[Marino Contarini]] nel [[1441]], e in seguito del figlio ed unico erede, la Ca’ d’Oro fu divisa tra le figlie di quest’ultimo, innescando, nei secoli successivi, una lunga serie passaggi di proprietà e di conseguenti alterazioni che ne mutarono la fisionomia, specialmente all’interno, proprio a causa delle differenti necessità abitative.
Solo verso la fine del [[XIX secolo]] la Ca’ d’Oro, per decisione di [[Alessandro Trubetzkoi]],il proprietario di allora, fu sottoposta ad un restauro di cui fu incaricato l’architetto [[Giovan Battista Meduna]]. Meduna modifico pesantemente la facciata ed anche l'interno del palazzo.
Nel [[1894]] l’intero edificio fu acquistato per 170000 [[lira|lire]], un notevole esborso per l’epoca, dal [[barone]] [[Giorgio Franchetti]] che volle intraprendere un attento restauro filologico dell’edificio tentando di riportarlo il più possibile vicino alla morfologia quattrocentesca.
Fin da principio il suo scopo non fu quello di fare della Ca’ d’Oro la sua abitazione, ma di ospitarvi la propria collezione di opere d’arte per renderla visitabile al pubblico.
Nel 1916 Franchetti stipulò un accordo con lo Stato Italiano nel quale si impegnò a cedere il palazzo al termine dei lavori in cambio della copertura finanziaria dei lavori. Il [[18 gennaio]] del [[1927]] venne inaugurato il museo intitolato Galleria Giorgio Franchetti alla memoria del barone, scomparso nel [[1922]].
==L’edificio==
La denominazione deriva dal fatto che in origine alcune parti della [[facciata]] erano ricoperte d’[[oro]]. Questa rifinitura faceva parte di una complessa [[policromia]], oggi scomparsa, che decorava la [[facciata]]. La [[facciata]] è ritenuta uno dei massimi esempi del [[gotico]] a [[Venezia]], soprattutto per ciò che riguarda gli edifici civili; essa si caratterizza per la marcata asimmetria tra la parte sinistra in cui si sovrappongono tre fasce traforate (portico al piano terra e loggiati ai piani superiori) e l’ala destra in cui prevale la muratura rivestita di marmi pregiati con singole aperture isolate. Tale asimmetria non è dovuta alla mancanza di un ala sinistra, ma fu una scelta dettata dallo stretto lotto disponibile; l'edificio non è quindi incompiuto. Nell’aspetto esteriore presenta diversi elementi di contatto con [[Palazzo Ducale]] (la cui attuale sistemazione esterna è infatti in parte coeva) come le forme del traforo del primo piano e la fascia merlata di coronamento.
Internamente l’edificio ha una [[pianta]] a forma di C articolata attorno ad una [[corte]] scoperta al centro della quale è posizionata una grande vera da pozzo un [[marmo rosso di Verona]] realizzata da [[Giovanni e Bartolomeo Bon|Bartolomeo Bon]] nel [[1427]] che vi scolpì su tre lati, tra un ricco fogliame, le [[allegoria|allegorie]] femminili della Giustizia, della Fortezza e della Carità. Come consueto nelle dimore veneziane alle ampie logge della facciata corrispondono all’interno dei lunghi saloni, detti “portego”, che attraversano l’edificio in tutta la sua profondità.
===Il pavimento marmoreo===
Durante i lavori realizzati da [[Giorgio Franchetti]] venne realizzato il pavimento marmoreo nel portico del piano terreno. Esso copre una superficie di 350 m2 utilizzando le tecniche dell’[[opus sectile]] e dell’[[opus tessellatum]]. I motivi geometrici che compongono la decorazione si ispirano alle pavimentazioni medievali delle chiese dalla laguna veneta come la basilica di San Marco a [[Venezia]], la cattedrale di Santa Maria e San Donato a [[Murano]] e la chiesa di S. Maria Assunta a [[Torcello]]. Molti sono però anche i punti di contatto con le decorazioni [[cosmati|cosmatesche]] del [[XII secolo|XII]] e [[XIII secolo]]. Sono presunti anche temi desunti dal repertorio decorativo bizantino. [[Giorgio Franchetti]] disegnò personalmente le geometrie della pavimentazione e si impegnò anche nella sua realizzazione materiale. Da sottolineare è il fatto che per tale opera Franchetti scelse di non utilizzare [[marmo|marmi]] e pietre di cavatura moderna, ma di utilizzare le tipologie più note e preziose fin dall’antichità romana, tra cui il [[porfido rosso antico]], il [[marmo serpemtino|serpentino]], il [[marmo cipollino|cipollino verde]], il [[marmo giallo antico|giallo antico]], il [[marmo pavonazzetto|pavonazzetto]], il [[marmo verde antico|verde antico]], il [[marmo africano|marmo luculleo]] e molti altri.
==Il museo==
La galleria ospita la collezione di opere d’arte raccolta da [[Giorgio Franchetti]] nella sua vita.
In seguito alla donazione allo Stato italiano ([[1916]]) e in vista dell’allestimento del museo alla collezione Franchetti furono affiancate alcune raccolte statali da cui provengono la maggior parte dei bronzi e delle sculture esposte oltre a numerosi dipinti veneti e fiamminghi. Tra le opere di maggior pregio vi sono il [[San Sebastiano]] di [[Andrea Mantegna]], la [[Venere]] alla specchio di [[Tiziano]], vedute di [[Francesco Guardi]], la [[Venere]] dormiente di [[Paris Bordone]] e ampie porzioni degli affreschi provenienti dalla facciata del [[Fondaco dei Tedeschi]] di [[Venezia]].
Oltre alle sale espositive il museo ospita vari laboratori per la conservazione e il [[restauro]] di opere d’arte.
<gallery>
|