Firenze: differenze tra le versioni

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|Nome = Firenze
|Panorama = Collage Firenze.jpg
|Didascalia = Gli [[Galleria degli Uffizi|Uffizi]] (in alto a sinistra) seguiti da [r[Palazzo Pitti]], una vista del tramonto sulla città e la [[Fontana del Nettuno (Firenze)|Fontana del Nettuno]] in [[piazza della Signoria]]
|Bandiera = Flag of Florence.svg
|Voce bandiera =
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A partire dal [[X secolo]] la città si sviluppò e dal [[1115]] si rese [[Comune medievale|Comune]] autonomo. Nel [[XIII secolo]] fu divisa dalla lotta intestina tra i [[Ghibellini]], sostenitori dell'[[imperatore del Sacro Romano Impero]], e i [[Guelfi]], a favore del [[Papato]] romano. Dopo alterne vicende, i Guelfi vinsero (la cosiddetta "[[battaglia di Colle]]", 17 giugno [[1269]]), ma presto si divisero internamente in "[[Bianchi e Neri]]" ([[Dante Alighieri]] stesso fu schierato nella fazione dei Bianchi).
 
La conflittualità politica interna non impedì alla città di svilupparsi fino a diventare una delle più potenti, prospere in Europa, assistita dalla sua propria valuta in [[oro]], il [[fiorino]] (introdotto nel [[1252]]), dalla decadenza della sua rivale [[Pisa]] (sconfitta da [[Genova]] nel [[1284]] e comprata da Firenze nel [[1406]]), e dalla sua potenza mercantile risultante da una costituzione anti-aristocratica, i cosiddetti "[[Ordinamenti di giustizia]]" di [[Giano della Bella]] ([[1293]]). L'espansione territoriale riguardò anche la [[Romagna]] e giunse, agli inizi del XV secolo, alle porte di [[Forlì]], allora sotto il dominio degli [[Ordelaffi]], con l'acquisto fiorentino di [[Castrocaro]] ([[1403]])<ref>[[Francesco Guicciardini]], ''Storie fiorentine'', cap. I.</ref>. Nasce così la cosiddetta [[Romagna toscana]].
I giudici e i notai avevano nel [[Comune]] fiorentino, e in tutti i Comuni italiani, una grandissima importanza. I primi perché ricoprivano la loro carica nella corte o nel tribunale di ciascuna Arte; decidevano riguardo le liti commerciali che gli si ponevano, proponevano le pene, si occupavano delle ambascerie più importanti insieme ai cavalieri e avevano in molti comuni i medesimi privilegi dei militi. Nei [[Tribunale|Tribunali]] del comune stabilivano le cause civili. Essendo ritenuti i cittadini più istruiti si trovavano ad essere tra i primi convocati, da parte dei capi del Comune, per dare una loro opinione riguardo rilevanti affari. I notai, invece, oltre ad occuparsi anch'essi della correzione degli [[Statuto (diritto)|Statuti]], assistevano i giudici nella risoluzione delle cause, sentendo le accuse, le testimonianze e le sentenze. Messi a capo dell’amministrazione finanziaria, dirigevano negli eserciti il servizio logistico. Questi due, insieme, rappresentavano la base da cui il Comune prendeva i suoi principali impiegati; questo ci spiega il perché di tanti di loro all'interno dei Comuni. Inoltre, dato che venivano sostituiti da nuovi funzionari entro massimo un anno, per essere rieletti avevano l’obbligo di mantenersi fedeli al [[Partito politico|partito]] da cui doveva dipendere la loro nomina. Ma a Firenze la questione era totalmente diversa. Loro non avevano nessun programma fisso, pensano solamente al presente, passando da un partito all'altro senza legarsi mai definitivamente ad uno. La loro arte, tra tutte le [[Corporazioni delle arti e mestieri|corporazioni]] dei mestieri a Firenze, si distingueva per essere l’unica non coinvolta nel [[commercio]]. Nonostante ciò i giudici e i notai, mediante il loro personale intervento nei contratti e negli atti giuridici, si assicuravano che tutto venisse svolto correttamente<ref>{{Cita libro|titolo=Gaetano Salvemini, Magnati e popolani in Firenze (1280-1295), Giulio Einaudi editore S.p.A., Torino, 1960, pp. 81-86}}</ref>.
 
[[File:Palazzo Vecchio Apr 2008.JPG|thumb|Palazzo Vecchio]]
Firenze nel [[XIII secolo|XIII secolo d.C.]] vedeva rinnovarsi in gran parte la propria [[Cittadinanza|“cittadinanza]]”, quel ceto assai ristretto che, fornito di un certo censo, partecipava in modo diretto o indiretto al governo del Comune. Questa nuova cittadinanza era formata da mercanti che si erano arricchiti nelle arti, quindi nelle industrie, e nella mercatura, ossia nel commercio e nella banca; proprio questo gruppo di cittadini fonderà poi lo stato delle [[Arti]] nel [[1282]].
 
la metà del [[XIV secolo]] fu un periodo buio per i “popolani grassi”, ossia per i grandi industriali, mercanti e banchieri, per varie cause: gli errori politici da loro commessi ad esempio l’ingiusta e disgraziata guerra per la conquista di [[Lucca]] ([[1341|1341-1342]]), il fallimento delle case commerciali e bancarie dei [[Bardi (famiglia)|Bardi]] e dei [[Peruzzi]] e la nefasta signoria del Duca di [[Atene]]. Quest’ultima aveva largamente aperto la via delle cariche pubbliche ad una grande quantità di gente nuova venuta in gran parte dal contado ed impreparata alla vita politica. Le famiglie dei “popolani grassi”, già abituate ad esercitare un potere quasi assoluto, fremevano di sdegno dovendo ora tollerare di dividerlo con tale gente in una proporzione che ai loro occhi appariva troppo piccola. Si trovavano nella stessa condizione dell’aristocrazia preesistente alla loro; ora correvano ,a loro volta, il rischio di essere sommersi da questo flusso popolare che cominciava ad invadere il potere e minacciava di dilagare.
 
E’ proprio questa la perenne vicenda che si riscontra in tutta la storia di Firenze: alcuni strati sociali, ad un certo momento, iniziano ad acquistare sempre più forza e talvolta soppiantare nel governo quelli che ,fino a quel momento, avevano tenuto il potere.
 
Accadde però che le [[Consorteria|consorterie]], non accettando di essere sopraffatte e  di aver perso notorietà, ricorsero ad un mezzo ingegnoso che serviva per trascinare le masse al servizio della propria setta o del proprio partito: il pretesto della difesa e del trionfo di un grande ideale ; e questa volta del guelfismo.
 
A ciò si aggiunsero inoltre i timori nati a causa dell’ipotetico arrivo  in Italia del grande imperatore [[Carlo IV di Lussemburgo|Carlo IV]] , figlio di quell’[[Enrico VIII d'Inghilterra|Enrico VII]] che si era illuso di ripristinare fra noi l’antica potenza imperiale ed aveva assediato Firenze nel [[1312]].
 
I “popolani grassi”, essendosi uniti con famiglie che un tempo erano  assai potenti come i “Grandi”, costituirono tutta la forza della Parte Guelfa e si accordarono tra loro per proporre delle leggi miranti ad escludere dagli uffici pubblici tutti coloro che, per sentenza dei Capitani della Parte stessa, erano stati indicati come ghibellini o semplicemente come sospetti ad esserlo.
 
Tale nome di [[Guelfi e ghibellini|“ghibellino”]] era considerato assai odioso in Firenze, e invece era venerata, per antica tradizione, l’autorità della [[Parte Guelfa]], che i Consigli del Comune non osarono opporsi alle leggi presentate dai [[Capitani di Parte Guelfa|Capitani di Parte]] e così questi, per un lungo periodo di quasi trent’anni, ebbero modo di esercitare un esoso potere tirannico, privando degli uffici pubblici una grande quantità di cittadini attraverso le ammonizioni.[[File:Palazzo Vecchio Apr 2008.JPG|thumb|Palazzo Vecchio]]
A fronte di una popolazione stimata di {{formatnum:80000}} persone prima della [[peste nera]] del [[1348]] (immediatamente dopo [[Venezia]], e subito prima di [[Milano]] e [[Bologna]], era la maggiore città italiana dell'epoca per popolazione), {{formatnum:25000}} persone lavoravano nell'industria della lana. Nel [[1345]] Firenze fu teatro di uno sciopero da parte dei ''[[Rivolta dei Ciompi|Ciompi]]'', che nel [[1378]] organizzarono una breve rivolta contro il dominio oligarchico della città. Dopo la repressione, la città cadde sotto il dominio della famiglia [[Albizi]] ([[1382]]-[[1434]]), acerrimi nemici ma anche precursori dei [[Medici]].
 
Fu sotto il dominio, anzi la [[Signore (titolo nobiliare)|Signoria]], di quest'ultima famiglia che Firenze conobbe la sua era probabilmente più fausta. A partire dal [[1437]] e per diversi secoli, i [[Medici]] per dar lustro alla casata, ma anche per un senso di offerta e amore verso la propria città e i cittadini, radunarono a corte i migliori artisti, letterati, umanisti e filosofi del tempo: tra gli altri, [[Michelangelo Buonarroti]], [[Pico della Mirandola]], [[Verrocchio]], [[Michelozzo]], [[Angelo Poliziano]], [[Antonio Pollaiolo]], [[Sandro Botticelli]], [[Galileo Galilei]], [[Filippo Brunelleschi]] e [[Leonardo da Vinci]].
 
Il primo signore rilevante di questa famiglia fu [[Cosimo de' Medici|Cosimo detto il Vecchio]].Verso gli anni 30 del ‘400 a Firenze, lui, [[Lorenzo il Vecchio|Lorenzo]] suo fratello e [[Averardo di Bicci de' Medici|Averardo]] suo cugino erano tre uomini molto ricchi e affluenti. Questo triumvirato, circondato da una clientela importante, da una rete di informatori, da artisti e letterati, non era visto di buon occhio dai capi della fazione dominante della città. Nonostante ciò nessuno di loro fu contrastato, perché l’Italia stava vivendo un momento di crisi: [[Venezia]], alleata di Firenze, è vittoriosa contro i Genovesi; l’[[Sigismondo di Lussemburgo|imperatore Sigismondo]] scende in Italia, passa per [[Milano]] e [[Siena]] per negoziare con il papa; la lega contro Milano, Genova e gli imperiali si disgrega; Firenze cade schiacciata dall’onere fiscale.
 
Ammirando la serietà di Cosimo, il cardinale Cossa, antipapa con il nome di [[Antipapa Giovanni XXIII|Giovanni XXIII]], lo volle avere con sé durante il [[Concilio di Costanza]] nel 1414; ma essendo stato deposto ed incarcerato il Cossa, lui e altri seguaci del papa, dovettero darsi alla fuga.Il nuovo gonfaloniere Guadagni richiama Cosimo a Firenze e nel 1433 lo pone in stato di arresto presso il palazzo della signoria. Prendendo in considerazione tutte le cospirazioni in cui i Medici sono stati coinvolti dal 1378 al 1431, anno della sventurata [[Assedio di Lucca|guerra di Lucca]], la signoria ne proclama l’esilio prima per cinque anni poi per dieci; Cosimo si dovrà recare a [[Padova]], Averardo andrà a [[Napoli]], Lorenzo a [[Venezia]]. Il 5 Ottobre del 1434, però, Cosimo fu invitato dalla Signoria a rientrare a Firenze. Fu accolto con trionfo e gli [[Albizzi|Albizi]] furono condannati all’esilio. Le continue lotte fra gli Stati italiani causarono la nascita di una [[Balìa|balía]], comitato straordinario.Quando le lotte si placarono per un nuovo pericolo, l’arrivo dei Turchi, il malcontento popolare si manifestò per le riunioni molto frequenti delle balie. Così a Firenze fu creata una riforma che consisteva nel far rimanere sospese per 7 anni le cariche pubbliche dello Stato e nel far scegliere i titolari dei pubblici uffici da una commissione formata da accoppiatori e da membri della Signoria. In questo modo la potenza di Cosimo crebbe sempre di più e riuscì a controllare tutti gli ingranaggi dello Stato. Fino alla sua morte conservò Firenze neutrale nei confronti delle guerre.Dopo la morte di Cosimo, gli succedette il figlio [[Piero I de' Medici|Piero]], il quale nonostante fosse afflitto da una grave deformazione riuscì a scongiurare un [[Luca Pitti|attacco di Luca Pitti]] alla signoria. Ebbe due figli maschi: [[Lorenzo de' Medici|Lorenzo]] e [[Giuliano de' Medici|Giuliano]]. Il maggiore prese il posto del padre fino al 1492 <ref>{{Cita libro|titolo=Ivan Cloulas, lorenzo il magnifico, Salerno editrice s.r.l, Roma, 1986 (edizione speciale per il giornale biblioteca statale), cap III}}</ref>.
 
Nella seconda metà del 1400 Lorenzo de Medici comprese che l’Italia poteva rimanere in pace solo grazie ad un’intima intesa tra Firenze, [[Milano]] e [[Napoli]], così che l’espansionismo della Chiesa e i maneggi di Venezia fossero neutralizzati. Dopo la morte di Paolo Sforza, Lorenzo cercò di rafforzare le cordiali relazioni della città con Milano accogliendo nel ’71 il duca [[Galeazzo Maria Sforza|Galeazzo Maria]] con sontuose feste. Egli cercò inoltre di allargare la cerchia delle sue conoscenze sia con i potenti d’Italia sia con quelli dell’estero per esempio i [[Bentivoglio (famiglia)|Bentivoglio]] di Bologna o [[Luigi XI di Francia]]. A quel tempo anche i rapporti con la Chiesa erano amichevoli e nel ‘71 Lorenzo si recò a Roma per portare obbedienza al nuovo papa [[Papa Sisto IV|Sisto IV]]. Però di lì a poco questa perfetta intesa tra i due si spezzò a causa della contesa per l’acquisto di [[Imola]] che provocò anche dissidio tra i Medici e i [[Famiglia Pazzi|Pazzi]],altra famiglia di Firenze, i quali sostennero il pontefice per interesse familiare.<ref>{{Cita libro|titolo=Palmarocchi, Lorenzo de Medici, Orsa Maggiore,Torriana, 1990, capo V}}</ref> Un altro pericolo per Firenze fu l’ascesa di [[Pietro Riario]] e di [[Giuliano della Rovere|Giuliano Della Rovere]], cardinali che presero sempre più potere, e l’assegnazione della nomina di arcivescovo a [[Francesco Salviati (arcivescovo)|Francesco Salviati]]; nel frattempo la potenza territoriale della Chiesa aveva subito un aggressivo accrescimento: dalla [[Romagna]], attraverso il [[ducato di Urbino]] e l’[[Umbria]], fino a [[Città di Castello]]. La prima risposta di Firenze alle manovre ostili della [[Santa Sede]] fu la conclusione di una lega difensiva ([[Lega Italica (1454)|Santissima Lega]]) con Milano e Venezia nel 1474. Fu  permesso l’accesso ad essa anche al papa e al re di Napoli, ma entrambi rifiutarono accentuando la divisione dell’Italia in due campi avversi. Da questo momento in poi, anche Firenze stessa fu divisa in due: da una parte i Medici, dall’altra i Pazzi. la [[Congiura dei Pazzi|congiura]] organizzata da quest’ultimi si concluse il 26 Aprile del 1478 con l’assassinio di Giuliano de Medici durante la messa in Cattedrale. La reazione di Lorenzo si manifestò da subito: [[Francesco de' Pazzi|Francesco de Pazzi]] e [[Francesco Salviati (arcivescovo)|Francesco Salviati]] furono impiccati al palazzo della Signoria; tutti quelli denunciati come amici dei Pazzi furono giustiziati; [[Jacopo de' Pazzi|Jacopo de Pazzi]] appena fu riconosciuto fu ucciso; i Pazzi non compromessi furono mandati in esilio. Nessuno rimase impunito e anche il nipote del papa mandato a Firenze proprio per pronunciare la messa del 26 Aprile fu preso in ostaggio come prigioniero. Ciò scatenò la rabbia del [[papa Sisto IV]] il quale scomunicò Lorenzo e i maggiorenti della Repubblica, dando inizio ad una guerra. Dopo mesi di duri scontri nel 1480 si stipulò la pace tra Firenze e la Chiesa, la quale sciolse Lorenzo dalla scomunica. Nei suoi ultimi anni di vita dovette fronteggiare numerosi scontri e pericoli, ma riuscì a mantenere un governo stabile fino alla sua morte, l’8 aprile 1492.<ref>{{Cita libro|titolo=Ivan Cloulas, lorenzo il magnifico, Salerno editrice s.r.l, Roma, 1986 (edizione speciale per il giornale biblioteca statale) cap III}}</ref>
 
A partire dal [[1437]] e per diversi secoli, i [[Medici]] per dar lustro alla casata, ma anche per un senso di offerta e amore verso la propria città e i cittadini, radunarono a corte i migliori artisti, letterati, umanisti e filosofi del tempo: tra gli altri, [[Michelangelo Buonarroti]], [[Pico della Mirandola]], [[Verrocchio]], [[Michelozzo]], [[Angelo Poliziano]], [[Antonio Pollaiolo]], [[Sandro Botticelli]], [[Galileo Galilei]], [[Filippo Brunelleschi]] e [[Leonardo da Vinci]].
 
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=== Età rinascimentale ===
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== Economia ==
Firenze, dotata di una vasta e redditizia proprietà agricola e di un'industria in continuo sviluppo, aveva basi solide in entrambi i campi. Per quanto riguarda l’agricoltura, le terre che fino a quel momento venivano utilizzate esclusivamente per la pesca, la caccia e l’allevamento suino, vennero sensibilmente valorizzate con un conseguente aumento di richiesta di manodopera, non costituita più dalla servitù personale, ma da contadini (indicati ora con il nome di villani) che potevano considerarsi come veri e propri coloni del podere.
 
Dall'altro lato dell’economia, l’industria ed il commercio erano strettamente legati. Rilevante era la produzione della [[lana]] che veniva trasportata infatti in quantità assai più considerevole,  rispetto all'oro, all'argento e agli schiavi, accanto al [[Cotone (fibra)|cotone]] e alla [[seta]]. Il mercante che si occupava di questo tipo di commercio di esportazione, veniva chiamato drappiere o lanaiolo.
 
Fondamentale per il commercio erano le comunicazioni. I progressi più rilevanti in questo ambito si concretizzarono nella costruzione di strade e di canali, ma soltanto all'interno dei singoli comuni. Mancavano infatti le strade che attraversavano gli [[Appennini]] e le [[Alpi]] dove i trasporti venivano ancora condotti a soma o a spalla d’uomo. Presso grandi corsi d’acqua, inoltre, come l’Arno in Toscana, il commercio diventava fluviale, che però risultava valido soltanto per percorsi relativamente brevi<ref>{{Cita libro|titolo=Gino Luzzatto, Breve storia economica dell’Italia Medievale, Giulio Einaudi editore S.p.A., Torino, 1976, pp. 130-148}}</ref>.
 
=== Industria e servizi ===
[[File:Mercato ortofrutticolo di novoli.JPG|thumb|Il [[Mercato ortofrutticolo di Novoli]]]]