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=== Gli anni ottanta ===
* 1980
Al suo primo anno da direttore della ''Berlinale'', [[Moritz de Hadeln]] si trovò ad affrontare l'eredità lasciata dall'edizione precedente, ovvero il boicottaggio dei [[Paesi socialisti]] come protesta per la presenza del film ''[[Il cacciatore]]'' di [[Michael Cimino]], considerato un "insulto" al popolo vietnamita. Era quindi necessario versare acqua sul fuoco e cercare la via migliore per far tornare i Paesi del [[blocco orientale]] al festival, un compito reso ancora più difficile dalla situazione geopolitica visto che gli stati occidentali stavano prendendo in considerazione il boicottaggio delle [[Olimpiadi di Mosca]] in risposta all'[[invasione sovietica dell'Afghanistan]].
L'unico film italiano in concorso, ''[[Chiedo asilo]]'' di [[Marco Ferreri]], fu molto apprezzato da pubblico e critica, oltre che dallo stesso direttore del festival, e si aggiudicò il Gran Premio della Giuria con questa motivazione: «Nel suo stile inventivo, Marco Ferreri ci pone a confronto con il mondo dei fanciulli e le nostre difficoltà di comunicare con loro, insieme alle nostre speranze e al nostro avvenire».
Alla fine de Hadeln ci riuscì anche grazie all'aiuto di [[Horst Pehnert]], giornalista e viceministro della cultura della [[Germania Est]] che negli anni successivi avrebbe continuato a fare da mediatore tra interessi artistici e diplomatici. Alcuni eventi confermarono però la tensione del momento, a partire dalla richiesta da parte dell'[[Unione Sovietica]] di escludere dalla retrospettiva dedicata a [[Billy Wilder]] i film ''[[Uno, due, tre!]]'' e ''[[Ninotchka]]'', co-sceneggiato da Wilder e ritenuto una pericolosa commedia ideologica.
Gli altri riguardarono i film ''[[Die wunderbaren Jahre]]'' del dissidente della [[DDR]] [[Reiner Kunze]] e ''[[Marigolds in August]]'', scritto e interpretato dal drammaturgo sudafricano [[Athol Fugard]]. Il primo fu escluso per motivi di qualità, scatenando le proteste di parte della stampa e dei Junge Liberale, organizzazione politicamente vicina all'[[Partito Liberale Democratico (Germania)|FDP]] che parlò di "auto-censura" e distribuì opuscoli in cui affermava "Ci vergogniamo di questa vigliaccheria". Il secondo portò di nuovo alla minaccia di boicottaggio da parte dell'URSS, che fece riferimento a una risoluzione delle [[Nazioni Unite]] che si opponeva alla cooperazione con il [[Sudafrica]]. Il management del festival sottolineò che il film era contro la [[segregazione razziale]] e che il dramma di Fugard era stato mostrato senza alcuna obiezione nei Paesi socialisti. Fu organizzata una proiezione speciale per la delegazione sovietica che fortunatamente tornò sui suoi passi, alla condizione che fosse inserito nel programma e nella documentazione del festival senza l'indicazione del Paese di origine. Alla fine ''Marigolds in August'' si aggiudicò il premio INTERFILM e Athol Fugard quello per il 30º anniversario della ''Berlinale''.
La nuova direzione implementò diverse funzionalità nella struttura del festival, tra cui un maggior numero di registi, critici e produttori nel comitato consultivo e il miglioramento dei requisiti di selezione dei film destinati al ''Kinderfilmfest'' (in cui fu particolarmente apprezzato ''[[Jag Är Maria]]'' dello svedese [[Karsten Wedel]]). All'attore e attivista [[LGBT]] [[Manfred Salzgeber]] fu affidato lo sviluppo dell'Info-Schau (che cinque anni dopo avrebbe dato origine alla sezione Panorama) nel quale fu proiettato tra gli altri ''[[Ratataplan]]'' dell'esordiente [[Maurizio Nichetti]]. Proseguì inoltre la cooperazione tra la competizione e il Forum internazionale del giovane cinema, che il consiglio di amministrazione riconobbe come partner alla pari, e la "tensione produttiva" tra le due sezioni diventò un marchio di qualità del festival. Nella sua relazione di chiusura, il direttore del Forum [[Ulrich Gregor]] scrisse che era stato positivo per registi e produttori che la ''Berlinale'' avesse messo a disposizione «due modalità completamente diverse di presentazione in termini di condizioni di proiezione e aspettative del pubblico».
Tra i film in concorso che riscossero maggior successo ci furono quelli provenienti dall'[[Europa dell'Est]], come ''[[Direttore d'orchestra (film 1980)|Direttore d'orchestra]]'' di [[Andrzej Wajda]] (per il quale [[Andrzej Seweryn (attore)|Andrzej Seweryn]] ricevette l'[[Orso d'argento per il miglior attore]]), ''[[Mosca non crede alle lacrime]]'' di [[Vladimir Men'šov]] e ''[[Solo Sunny]]'' di [[Konrad Wolf]] e [[Wolfgang Kohlhaase]] che ottenne tre riconoscimenti. La scelta della giuria ritenuta più coraggiosa e anticonvenzionale fu comunque l'assegnazione dell'[[Orso d'oro]] a ''[[Palermo o Wolfsburg]]'' di [[Werner Schroeter]], elogiato da pubblico e addetti ai lavori che mostrarono invece qualche perplessità riguardo l'altro vincitore, ''[[Heartland (film)|Heartland]]'' del regita statunitense [[Richard Pearce]].
Altro oggetto di dibattito fu la presenza di due film mostrati fuori concorso: ''[[Cruising]]'' di [[William Friedkin]] dette origine ad una polemica sullo sfruttamento superficiale e sensazionalista della comunità gay, mentre la co-produzione italo-americana ''[[Caligola (film)|Caligola]]'' di [[Tinto Brass]] fu liquidata come uno spettacolo di pura pornografia.
=== Gli anni novanta ===
=== Gli anni duemila ===
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