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La continua e sistematica ricerca di nuovi stimoli e il costruttivo bisogno di rinnovamento,accompagnati da una consapevolezza e maturazione artistica sempre più evidenti,osserva Patrizia Turini, accompagnano la produzione di Madiai anche nel ventennio che va dagli anni 90 a quelli attuali del nuovo millennio.<ref>{{cita |Turini}}</ref>
Rimangono comunque ''I paesaggi'', temi
Nel [[1996]], infatti, viene pubblicato ''I fiori, le foglie e l'acqua'', titolo che si riferisce chiaramente alle produzioni del pittore in questo periodo.Dedicandosi alla rappresentazione della natura morta, l'autore mostra l'altra metà della sua personalità.Il lavoro è svolto prevalentemente nel suo studio livornese, dove l'artista nel silenzio, senza testimoni, senza pubblico, da solo con la tela e il colore coglie i particolari di oggetti quotidiani, apparentemente privi di significato, ai quali, come
{{citazione|Madiai si è addentrato con sempre maggior convinzione nell'esplorazione del sedimento depositato nel suo studio e nella sua memoria, ricavando da una semplice ciotola di plastica rossa(e più recentemente grigia), dismesso relitto di abitudini e circostanze quotidiane dall'obsolescenza fatalmente rapida, un intero, affascinante cifrario di luce, colore, accensioni, reiterazioni ossessive, scandagli di senso nel campo magnetico ed imprevedibile della superficie.|Martina Corgnati}}
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