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== Svolgimento ==
L'8 marzo una forza di 24.000 fanti e 3000 cavalli (un terzo del totale era francese, il resto savoiardo) con 40 cannoni<ref>{{cita| Frédéric Ieva| p. 89| Ieva2015}}, 2015. </ref> avanzò verso [[Capriata]], poi passò a [[Ovada]] e Rossiglione che furono conquistate, ma a causa della difficoltà di muovere l'esercito attraverso i passi montani dovettero dirigersi verso [[Novi]], che fu presa anch'essa, e poi a Volteggio<ref>{{cita| Frédéric Ieva| p. 87| Ieva2015}}, 2015. </ref>. La repubblica di Genova sfortunatamente non era ancora pronta per la guerra, ma dopo un'iniziale panico che fece pensare di abbandonare la riviera di Ponente, mandò [[Tommaso Caracciolo]] (nobiluomo napoletano al servizio spagnolo, appena giunto in città come rinforzo con 3000 uomini La repubblica di Genova mandò anche 5000 soldati a Voltaggio, dove si scontrarono coi franco-piemontesi e vennero sconfitti<ref>{{cita| Frédéric Ieva| p. 88| Ieva2015}}, 2015. </ref>. Tommaso Caracciolo fu inoltre catturato dall'esercito nemico. Il duca di Savoia assediò e prese [[Gavi]] agli inizi di aprile, ma il re di Spagna aveva mandato altri 6000 soldati a Genova.
Contemporaneamente i Liguri iniziarono a spargere notizia sia a Madrid che a Roma delle brutali occupazioni franco-piemontesi<ref>{{cita| Frédéric Ieva| p. 91| Ieva2015}}, 2015. </ref>. Nello stesso periodo i Genovesi catturarono Oneglia, enclave piemontese dal 1576<ref>{{cita| Giuseppe Maria Pira| pp. 40-41|Pira1847}}, 1847.</ref>.
 
A seguito della presa di Gavi, i comandanti sabaudi e francesi ebbero delle divergenze nel mettere in pratica gli accordi stabiliti precedentemente tra il ducato e il regno sulla spartizione del territorio e sul collocamento della guarnigione a Genova, nonostante il fatto che l'esercito non fosse neanche giunto presso la città, ma riuscirono a ricomporre lo screzio verso metà maggio <ref>{{cita| Frédéric Ieva| pp. 92-93| Ieva2015}}, 2015. </ref>. Un tentativo di penetrazione del duca Carlo Emanuele I presso Mignanego e il monte Pertuso fu fermato dalla locale milizia di scelti; in generale la milizia della Val Polcevera si diede alla guerriglia per arrestare l'avanzata nemica.
[[Vittorio Amedeo]], figlio del duca, prese Pieve di Teco con 10.000 uomini e catturò Giovanni Gerolamo Doria che gli si era opposto con 4500 soldati <ref>{{cita|Giuseppe Maria Pira|p. 41|Pira1847}}, 1847.</ref>; poi giunse in rapida successione ad [[Albenga]] (15 maggio), [[Oneglia]] (16 maggio) a [[Porto Maurizio]] (18 maggio) e a [[Ventimiglia]] (22 maggio) accettandone la resa. A Ventimiglia però, nonostante la resa della città, il castello oppose resistenza. Dal 26 maggio i cannoni dell'esercito attaccante aprirono il fuoco, spingendo il governatore alla capitolazione<ref>{{cita| Frédéric Ieva| pp. 93-94| Ieva2015}}, 2015. </ref>. Questo fu l'ultimo successo franco-piemontese della guerra, perché i dissidi tra Carlo Emanuele e il comandante francese, il [[maresciallo Lesdiguières]], si acuirono nuovamente: il primo voleva puntare a Genova, mentre il secondo, considerando le perdite tra le sue truppe, voleva interrompere la campagna, temendo sia il numero dei soldati spagnoli a Genova sia la mancanza di rifornimenti. Poiché si escludeva l'assedio a Genova, non si poteva però ritornare in Piemonte, pena l'ignominia; inoltre le truppe si trovavano in una posizione poco difendibile, quindi si decise di attaccare Savona<ref>{{cita| Frédéric Ieva| pp. 94-95| Ieva2015}}, 2015. </ref>, ma prima ancora, a inizio giugno, il duca di Feria raccolse truppe ad Alessandria e attaccò Acqui, spingendo i savoiardi a ritirarsi dalle proprie posizioni verso metà giugno<ref>{{cita| Frédéric Ieva| p. 96| Ieva2015}}, 2015. </ref>, mentre il marchese di Santa Cruz con una flotta di settanta galee e 8000 soldati tra Spagnoli e Genovesi riconquistò numerosi centri costieri<ref>{{cita| Giuseppe Maria Pira| pp. 40-41|Pira1847}}, 1847.</ref> e prese i possedimenti sabaudi di Oneglia e Maro.
Le ostilità furono quindi interrotte fino al 5 marzo 1626, quando col trattato di Monzon si pose fine alla guerra, ma la vera pace si ottenne solo nel 1633<ref>{{cita| Carlo Bruzzo| p. 157| Bruzzo1938}}, 1938.</ref>. Oneglia fu restituita ai Savoia, ma prima le sue fortificazioni furono distrutte<ref>{{cita|Giuseppe Maria Pira| p. 45|Pira1847}}, 1847.</ref>. In definitiva la vittoria genovese riportò lo status quo ante bellum.