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|Tipo=Guerra
|Nome del conflitto=Guerra Savoia-Genova del 1672
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== Antefatti ==
Da decenni vi erano tensioni tra la repubblica di Genova e il ducato di Savoia, tensioni che erano già culminate in una guerra nel 1625. Il ducato voleva infatti controllare alcune posizioni strategiche e le vie di comunicazione verso le proprie enclavi portuali nel mezzo del territorio della Serenissima <ref>{{cita| Enrico Lusso| p. 202| Lusso2015}}, 2015; {{cita| Paolo Palumbo| p. 340|Palumbo2006 }}, 2006.</ref>.
La nuova occasione per la guerra venne da Raffaele della Torre. Quest'uomo, un patrizio genovese, aveva condotto a lungo una vita dispendiosa, e messo alle strette si era dato alla rapina finché non uccise un uomo, proteggendosi, però, dai tribunali col suo buon nome. Ma, dopo avere saccheggiato una feluca colma d'oro che doveva andare a Livorno nel 1671, fuggì in Francia, mentre a Genova fu condannato a morte in contumacia <ref name="treccani.it">{{cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/raffaele-della-torre_res-3659abe0-87ec-11dc-8e9d-0016357eee51_(Dizionario-Biografico)/| titolo=Raffaele della Torre}}</ref>. Della Torre si spinse allora alla corte sabauda e propose un colpo di mano per cambiare regime a Genova, con l'utilizzo di truppe mercenarie; perdipiù contava sulla sollevazione popolare che riteneva certa alla luce delle tensioni sociali tra mercanti e nobili. In cambio del supporto Della Torre avrebbe dato Savona al ducato <ref
== Svolgimento ==
Contando sull'opera di Raffaele della Torre, i Savoiardi avanzarono da Ceva verso Savona <ref>{{cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/carlo-emanuele-ii-duca-di-savoia_%28Dizionario-Biografico%29/| titolo=Carlo Emanuele II}}</ref>. Informato del fallimento della congiura, il comandante piemontese Catalano Alfieri ricevette l'ordine da [[Carlo Emanuele II]] di muovere l'esercito nell'entroterra ligure, e occupare i territori contesi a lungo con la Repubblica di Genova (tra cui Zuccarello). Il conte si diresse a Garessio e poi da lì prese Pieve di Teco. La Serenissima inviò allora le proprie truppe a Oneglia, dove don Gabriele di Savoia (zio del duca), nominato nuovo comandante della spedizione, fu mandato ad organizzare le difese <ref name="ReferenceA">{{cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/catalano-alfieri_(Dizionario-Biografico)/| titolo=Catalano Alfieri}}</ref>, mentre altre truppe sotto il commissario generale genovese Gian Luca Durazzo si trincerarono ad Albenga <ref>{{cita| Pier Giorgio Fassino| p. 98| Fassino2009}}, 2009.</ref>. I sabaudi di don Gabriele dopo alcuni scontri minori furono però sconfitti e lo zio del duca fu costretto a ritirarsi, mentre il conte Catalano Alfieri si ritirò con le sue truppe nel borgo di Castelvecchio, da cui lanciò il 6 agosto una sortita contro le truppe genovesi. Fu però sconfitto subendo molte perdite e salvandosi a stento <ref
Il 15 agosto i Genovesi attaccarono Oneglia, che si arrese senza combattere. Il duca decise allora di provare un ultimo attacco, per potere fare uno scambio con Genova e riavere Oneglia; inviò quindi 6000 uomini sotto il comando di don Gabriele, assieme a 1000 cavalieri del marchese di Livorno ad attaccare [[Ovada]] <ref>{{cita| Pier Giorgio Fassino| p. 99| Fassino2009}}, 2009.</ref>.
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