Caffè Florian: differenze tra le versioni

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|immagine = Entrata Caffè Florian.jpg
|didascalia = L'esterno del Caffè
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Il '''Caffè Florian''' è un caffè storico della città di [[Venezia]], situato sotto i [[portico|portici]] delle [[Procuratie Nuove]] in [[Piazza San Marco]].
 
È il più antico caffè italiano e il caffè più antico del mondo<ref name=":0">{{Cita news|autore=Alessandro Marzo Magno|titolo=Florian, un Caffè lungo 300 anni: nel 1720 ci andavano i Dogi. E lì nacquero i giornali|pubblicazione=Il Gazzettino|data=26/02/ febbraio 2020}}</ref>. Venne inaugurato il 29 dicembre 1720 da Floriano Francesconi con il nome di ''Alla Venezia Trionfante'', ma fin da subito i Veneziani dicevano semplicemente “andemo da Florian”, dal nome del proprietario nel dialetto veneziano. Da allora ha proseguito ininterrottamente fino ai giorni nostri la sua attività quotidiana di caffè, divenendo meta privilegiata di veneziani, italiani e stranieri. Floriano Francesconi ispirò il personaggio di Ridolfo della ''[[La bottega del caffè (Goldoni)|Bottega del caffè]]'' di Carlo Goldoni<ref name=":0" />.
 
[[Giacomo Casanova]] vi corteggiava le dame e [[Carlo Goldoni]] vi entrò ragazzo. Lo frequentarono illustri personaggi come [[Gasparo Gozzi]], [[Giuseppe Parini]], [[Silvio Pellico]], [[Lord Byron]], [[Ugo Foscolo]], [[Charles Dickens]], [[Johann Wolfgang von Goethe|Goethe]], [[Ernest Hemingway]], [[Jean-Jacques Rousseau|Rousseau]], [[Gabriele d'Annunzio]].<ref>{{cita|''Venezia''|p. 199}}.</ref>
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Una particolarità sono le divise del personale del caffè: lo chef de rang ha il farfallino nero, i due demichef grigio, i commis bianco. I camerieri portano la giacca bianca al mattino mentre al pomeriggio lo chef indossa il frac e gli altri dipendenti indossano la giacca nera. Nel caffè si alternano due orchestre.<ref name=":0" />
 
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== Cenni storico-artistici ==
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Nel 1858 la proprietà del Florian passò da Antonio Francesconi ai proprietari di uno dei caffè più in voga del tempo, il Caffè degli Specchi. I nuovi proprietari, Vincenzo Porta, Giovanni Pardelli e Pietro Boccanello, affidarono a [[Ludovico Cadorin]] il compito di dirigere i lavori di restauro del Caffè. Gli arredi del Florian non erano stati mai veramente rinnovati dall'ampliamento nel XVIII secolo ed erano in misere condizioni. Cadorin crea, quindi, un progetto di restauro complessivo e radicale degli spazi del caffè. Tra gli artigiani che collaborano ci sono Battistuzzi per le pitture decorative, Dal Tedesco per i rivestimenti lapidei, Monticelli per i tavolini in marmo, Penato per le dorature, Jacer per gli intagli in legno, Bassani per gli specchi e Beaufre e Faido per i putti reggi-lume a gas.<ref>{{cita|Pastor e Libralesso|p. 54}}.</ref>
 
Per la Sala Cinese, Cadorin sceglie uno stile {{CitazioneSenza necessariafonte|definito in seguito ''pompadour'' da Tommaso Locatelli}}. Le pitture e i motivi ornamentali sono di Antonio Pascuti, cui si deve la figura del cinese ricordata anche da [[Henri de Régnier]].<ref name="DL">{{Cita|De Laroche}}.</ref>
La Sala Orientale (sempre in stile ''pompadour'') è decorata da Giacomo Casa (1827–1887) con pitture esotiche di donne amabilmente svestite ma sottilmente velate.
 
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La Sala delle Stagioni (o degli Specchi) è decorata con quattro grandi dipinti di Cesare Rota, raffiguranti le personificazioni delle quattro stagioni. Il soffitto della sala ha una grande decorazione a stucco, opera di Giuseppe Ponga.
 
Nel 1920 al Florian viene festeggiato il bicentenario della fondazione e in questa occasione la proprietà decide di allestire per il pubblico un'ulteriore sala, la Sala Liberty, decorata in stile [[Art Nouveau]]. In questo periodo una nota frequentatrice era la [[Luisa Casati|Marchesa Luisa Casati]] che una volta affittò il Florian per un'intera notte, con l'obbligo di servire soltanto champagne ai 300 invitati. Un'altra sera invece indossando soltanto una pelliccia, senza niente sotto, entrò al Florian si tolse la pelliccia rimanendo in piedi completamente nuda<ref name=":0" />.
 
Nel 1988, da un'idea di Daniela Gaddo Vedaldi, Stefano Stipitivich e Roberto Nardi per ricordare che proprio al Florian nacque la Biennale, si realizza il progetto di aprire il Caffè all'arte contemporanea. Agli artisti invitati si chiede di reinterpretare in chiave moderna le sale del caffè attraverso una installazione. Tra gli artisti si ricordano [[Bruno Ceccobelli]], [[Mimmo Rotella]], [[Fabrizio Plessi]], [[Gaetano Pesce]], Luca Buvoli, Arcangelo, Irene Andessner, Joselita Giuffrida, Fausto Gilberti, Botto&Bruno, Marco Tirelli, Pietro Ruffo, Omar Galliani , Aron Demetz, Paolo William Tamburella, Matteo Pugliese e Qiu Zhijie. Il Florian nel corso degli anni ha aperto poi le sue sale ad artisti del vetro contemporaneo (Toots Zynsky, Richard Marquis, Yoichi Oira, ecc.), alla fotografia ([[Gianni Berengo Gardin]]) e al design ([[Alessandro Mendini]]).