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Venezia mandò ad acri una flotta di quattordici galee comandate dall'ammiraglio Lorenzo Tiepolo e sconfisse quella di Genova, comandata dall'ammiraglio Paschetto Mallone, che aveva pure quattordici navi ma ne perse tre<ref>{{Cita | Del Punta | p. 12.}}</ref>.<br />
Il papa Alessandro IV fece di tutto per fermare gli scontri ma non ci riuscì<ref>{{Cita | Del Punta | p. 14.}}</ref>.<br />
Intanto il quartiere genovese di Acri era circondato dai nemici, in attesa dei rinforzi che stavano giungendo dalla città ligure sotto forma di cinquantadue navi da guerra, comandate dall'ammiraglio Rosso della Turca<ref>{{Cita | Del Punta | p. 15.}}</ref>. Il 24 giugno 1258, quando si scontrarono con la flotta pisana e veneziana, le navi genovesi di divisero: una parte si ritirò mentre un'altra parte rimase a combattere<ref name = "p16">{{Cita | Del Punta | p. 16.}}</ref>. Furono sconfitti e persero ventiquattro navi e circa millesettecento soldati<ref name = "p16" />. Inoltre i Genovesi che abitavano ad Acri dovettero abbandonare la città<ref>{{Cita | Del Punta | pp. 16-17}}</ref>.
====Conseguenze della guerra di San Saba====
{{Vedi anche|Battaglia di Trapani (1266)|Battaglia di Settepozzi}}
La sconfitta dei Genovesi durante la guerra di San Saba ebbe ripercussioni negative sull'economia della città. Il suo commercio in Medio Oriente fu drasticamente ridimensionato e indirizzò i traffici commerciali verso le aree bizantine<ref>{{Cita | Del Punta | p. 18}}</ref>.<br />
Negli anni seguenti il popolo genovese cercò di recuperare le perdite relative alla guerra di San Saba<ref name = "p17">{{Cita | Del Punta | p. 17}}</ref>. Nel 1259 la flotta genovese scontrò quella veneziana vicino a Tiro e fu sconfitta<ref name = "p17" />. Lo stesso avvenne nel 1260 vicino a Trapani
Genova si alleò poi con i Greci di Nicea nel 1261<ref>{{Cita | Del Punta | p. 20}}</ref>,
nello stesso anno conquistarono insieme Costantinopoli, che fu sottratta a Venezia, e Michele Paleologo divenne l'imperatore di Bisanzio<ref name = "p21">{{Cita | Del Punta | p. 21}}</ref>.<br />
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====Conclusioni====
Questi avvenimenti che precedettero la battaglia della Meloria portarono a due possibili schieramenti: il primo sarebbe stato composto da Pisa, Venezia, lo Stato Pontificio e il Regno di Sicilia; il secondo avrebbe compreso Genova e l'Impero bizantino<ref>{{Cita | Del Punta | p. 25}}</ref>. La città pisana aveva quindi valide possibilità di vittoria grazie alla sua rete di alleanze
===Gli anni prima della battaglia===
====I primi saccheggi====
Le ostilità nel mar Mediterraneo cominciarono gradualmente e la responsabilità dei conflitti sembra essere principalmente dei Pisani<ref name = "p24">{{Cita | Del Punta | p. 24}}</ref>. Pisa aveva avuto una crescita economica e demografica inferiore rispetto a quella di Genova ma poteva contare sulle alleanze stipulate con Venezia e Carlo I d'Angiò
Gli anni prima della battaglia della Meloria videro principalmente una guerra di corsa fra le due città, che consisteva in saccheggi rapidi e imprevedibili che avevano l'obiettivo di sabotare il commercio degli avversari<ref name = "p24" />.
====L'inizio della guerra====
Gli scontri si intensificarono nel 1282<ref name = "p24" /> e cominciò una vera e propria guerra fra le due città marinare. Due avvenimenti, in particolare, provocarono lo scoppio della guerra. Il primo fu un attacco da parte di due veloci navi pisane che sequestrarono, vicino a Napoli, una galea di Guglielmo de Mari, insieme al proprietario genovese. La città di Genova chiese la liberazione dell'ostaggio e il risarcimento dei danni provocati, ma non ricevette nessuna risposta
Il comune di Genova riceveva continue lamentele e quindi nel maggio 1282 inviò quattro galee da guerra per combattere Sinuccello della Rocca, che fu sconfitto<ref name = "p32" /> e dovette rifugiarsi a Pisa<ref name = "p33">{{Cita | Del Punta | p. 33}}</ref>. Questa città lo considerava un alleato e quindi lo proteggeva dai genovesi che volevano catturarlo e punirlo<ref name = "p33" />. Allora da Genova partirono trentacinque navi da guerra<ref name = "p33" />, comandate dal'ammiraglio Nicolino Spinola<ref name = "p34">{{Cita | Del Punta | p. 34}}</ref> il 10 agosto 1282<ref name = "p35">{{Cita | Del Punta | p. 35}}</ref>. Vicino alle Secche della Meloria trovarono trentadue galee pisane<ref name = "p35" /> e poi dopo poche ore si ritirarono. Probabilmente furono spaventati dalla flotta pisana. Inoltre i contadini che erano stati arruolati avevano bisogno di dedicarsi alla vendemmia<ref name = "p36">{{Cita | Del Punta | p. 36}}</ref>.<br />
Nel frattempo alcune centinaia di soldati Pisani sbarcarono in Corsica
====Gli scontri====
I primi scontri avvennero negli anni 1282 e 1283, principalmente a danno di grandi imbarcazioni commerciali, piene di uomini e di preziose merci<ref name = "p44">{{Cita | Del Punta | p. 44}}</ref>. Per vendicarsi di un saccheggio da parte dei Genovesi, i Pisani inviarono sedici galee a sud della Corsica. I soldati scesero poi a Santa Manza e devastarono il territorio, abbattendo alberi e raccolti<ref name = "p44" />. Un attacco simile fu eseguito da Genova contro l'isola di Pianosa<ref>{{Cita | Del Punta | p. 45}}</ref>.<br />
Poi il 30 aprile 1283 la flotta genovese, che era composta da trentaquattro galee e una saettìa, comandata dall'ammiraglio Tommaso Spinola e dal comandante Guglielmo Ficomatario, partì da Genova<ref>{{Cita | Del Punta | p. 46}}</ref>, arrivò il 17 maggio all'isola di Pianosa, distrusse delle imbarcazioni e fece più di cento prigionieri pisani<ref>{{Cita | Del Punta | p. 47}}</ref><ref>Il numero di prigionieri è incerto perché gli Annali Genovesi riportano la cattura di centocinquanta uomini, mentre Guido da Vallechia parla di centoventi prigionieri}}</ref>. Inoltre la flotta genovese intercettò una nave pisana, che fu costretta a informare i nemici sugli spostamenti marittimi che sarebbero avvenuti entro pochi giorni
Tommaso Spinola rimase con ventuno galee ed andò a Quirra, nella Sardegna orientale, per attendere il passaggio di navi mercantili pisane<ref name = "p4849">Del Punta pp. 48-49}}</ref>. Quando le navi pisane avvistarono i nemici cominciarono a fuggire, sperando di non essere raggiunte<ref name = "p49">{{Cita | Del Punta | p. 49}}</ref>. Tre navi fuggirono lungo la costa ed otto andarono al largo. I Genovesi riuscirono a sottrarre ai Pisani una delle navi, che fu abbandonata lungo la costa<ref name = "p49" />. Invece, le navi pisane al largo non riuscirono più a scappare e si prepararono per combattere<ref name = "p50">{{Cita | Del Punta | p. 50}}</ref>. Dopo un lungo scontro i Genovesi vinsero: fecero quasi mille prigionieri avversari ed un bottino che valeva migliaia di lire di denari genovesi<ref>I numeri di prigionieri e del valore del bottino riportati negli Annali Genovesi potrebbero essere esagerati. Spesso nel Medioevo si tendeva ad enfatizzare i successi della propria Nazione.}}</ref>.<br />
Nel frattempo Pisa inviò cinquantaquattro navi da guerra che arrivarono a Santa Amanzia, vicino a Bonifacio, in Corsica. I soldati sbarcarono e devastarono tutto quello che poterono, poi ripartirono per la Sardegna<ref>{{Cita | Del Punta | p. 48}}</ref>. Arrivarono ad Alghero e assediarono il castello dei Genovesi, che furono costretti ad arrendersi. Poi i Pisani demolirono completamente la rocca e sequestrarono tutti gli oggetti degli avversari<ref name = "p4849" />.<br />
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Pisa e Genova avevano dei soldati molto ben addestrati al combattimento con balestre. I combattenti delle navi erano molto violenti e spesso non rispettavano l'ideologia cavalleresca che considerava le armi da lancio disonoranti<ref name = "p54">{{Cita | Del Punta | p. 54}}</ref>.<br />
Spesso le battaglie navali cominciavano con una raffica di pietre e proiettili lanciati a distanza durante l'avvicinamento delle navi<ref name = "p84">{{Cita | Del Punta | p. 84}}</ref>. Dopodiché cominciava l'abbordaggio e l'invasione delle navi avversarie<ref name = "p84" />.<br />
Nella battaglia della Meloria furono usate armi particolari come polveri per accecare i nemici e saponi scivolosi per far cadere gli avversari, in particolar modo quelli che indossavano un'armatura pesante
Molte galee pisane avevano sulla prua una ruota con attaccate delle lunghe spade che giravano ad alta velocità<ref name = "p86">{{Cita | Del Punta | p. 86}}</ref>. La loro utilità era quella di ostacolare l'abbordaggio dei nemici<ref name = "p86" />. Queste navi erano anche solidamente rinforzate sui fianchi da grandi scudi<ref name = "p86" />.
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===Benedetto Zaccaria===
{{Vedi anche|Benedetto Zaccaria}}
[[Benedetto Zaccaria|Benedetto Zaccaria]] era un ammiraglio genovese molto esperto di battaglie marittime<ref>{{Cita | Del Punta | p. 57}}</ref><ref>http://www.treccani.it/enciclopedia/benedetto-zaccaria/}}</ref><ref>http://www.treccani.it/enciclopedia/benedetto-zaccaria_%28Enciclopedia-Italiana%29/}}</ref>. Aveva cominciato a combattere contro i Pisani nei primi mesi dell'anno 1284 nel Mar Mediterraneo ed il suo obiettivo era quello di eseguire attacchi improvvisi alle navi avversarie per danneggiare l'economia pisana e la sua flotta
Nel 1284 aveva il controllo diretto su trenta galee da combattimento<ref>{{Cita | Del Punta | p. 59}}</ref>, le quali furono riunite insieme al resto della flotta a Genova, pochi giorni prima della battaglia della Meloria
===Albertino Morosini===
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[[Albertino Morosini]] era un ammiraglio e [[Podestà (medioevo)|podestà]] molto esperto nell'ambito della navigazione e dei combattimenti con navi da guerra<ref>{{Cita | Del Punta | p. 64}}</ref>. Divenne podestà pisano nel marzo del 1284 (anche se era stato eletto a gennaio, arrivò nella città dopo tre mesi)<ref>{{Cita | Del Punta | p. 65}}</ref>.<br />
Proveniva da Venezia<ref name = "p65">{{Cita | Del Punta | p. 65}}</ref>. I Pisani lo elessero per la sua capacità militare e anche perché probabilmente speravano di coinvolgere il popolo veneziano nei frequenti contrasti fra Pisani e Genovesi<ref name = "p65" />.<br />
Prima della battaglia della Meloria, nei primi giorni del luglio 1284, partì con settantadue galee da combattimento per attaccare la flotta genovese
La flotta pisana si diresse comunque ad occidente perché voleva attaccare le navi di Benedetto Zaccaria, ma non riuscì nell'impresa perché l'ammiraglio era già tornato a Genova. I Pisani non vollero combattere contro l'intera flotta avversaria e tornarono alla loro città
===Oberto D'Oria===
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A Pisa il 18 ottobre 1284 fu eletto come podestà il conte Ugolino della Gherardesca, che aveva simpatie per i Guelfi<ref name = "p96">{{Cita | Del Punta | p. 96}}</ref>. La sua politica avrebbe potuto portare alla pace con città guelfe come Lucca e Firenze<ref name = "p96" />. Per migliorare i rapporti con queste città cedette anche i castelli di Viareggio e Ripafratta a Lucca e Pontedera a Firenze<ref name = "p97">{{Cita | Del Punta | p. 97}}</ref>.<br />
Nel luglio 1286 Ugolino Visconti fu eletto Capitano del Popolo e nella primavera del 1287 Ugolino della Gherardesca e Ugolino Visconti ottennero entrambi l'incarico di podestà e di capitani per dieci anni<ref name = "p102">{{Cita | Del Punta | p. 102}}</ref>. Questa signoria deluse mercanti, artigiani, coloro che approvavano il regime di Popolo, e i cittadini di tradizione ghibellina<ref name = "p102" />.<br />
La situazione peggiorò con gli scontri fra i due podestà<ref name = "p102" />. Nel 1287 Ugolino Visconti cercò di far nascere una ribellione nella città contro Ugolino della Gherardesca ma fallì<ref name = "p102" />. Dopodiché i Capitani delle sette Arti Maggiori e i Consoli dei tre Ordini affidarono il governo ad un podestà forestiero, Guidottino Bongi<ref name = "p102" />, che fu cacciato nel 1288
La signoria donoratico-viscontea cadde quando l'arcivescovo Ruggeri degli Ubaldini fece un colpo di Stato, insieme a importanti famiglie nobili come quelle dei Gualandi, Lanfranchi, Sismondi<ref name = "p103" />. Il governo fu affidato a Guido da Montefeltro, un esperto capo politico che rimase in carica a Pisa dal 1289 al 1293<ref name = "p104">{{Cita | Del Punta | p. 104}}</ref>. Ebbe la capacità di organizzare abilmente l'esercito e di gestire le alleanze della città<ref name = "p104" />. Si fece il possibile per evitare screzi con i Genovesi, per evitare quindi attacchi da parte degli avversari e proteggere gli importanti territori della Sardegna che erano rimasti<ref>{{Cita | Del Punta | p. 105}}</ref>.
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