Domenico Modugno: differenze tra le versioni

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Nel film ''[[Carica eroica]]'' del 1952, dovendo interpretare il ruolo di un soldato siciliano che deve far dormire un bambino, Modugno canta una canzone popolare del suo paese, ''Ninna nanna'' meglio conosciuta come ''Ulìe ci tene ulìe'', grazie alla quale viene chiamato alla trasmissione ''Trampolino'' per presentarla; l'esibizione è apprezzata dal direttore del [[Radio 2|secondo canale]], [[Fulvio Palmieri]], che gli propone di ideare e condurre una trasmissione musicale in quattro puntate. Modugno coinvolge la Gandolfi e così, all'inizio del [[1953]], conduce ''Amuri...amuri...'', trasmesso dal secondo programma radiofonico alle 22, in cui interpreta una canzone in ogni puntata, proponendo brani che inciderà in seguito, come ''La cicoria'' o ''La barchetta dell'amore''.
 
Nasce in quei giorni la leggenda del Modugno siciliano in quanto molti scambiano il dialetto salentino di questa e di altre canzoni come lingua siciliana<ref>https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2018/02/06/cosi-modugno-giocava-a-fare-il-sicilianoPalermo10.html</ref>, e il cantautore, almeno in quel periodo, non smentisce, attirandosi l'astio dei compaesani di San Pietro per aver sentito lo stesso Modugno dichiarare di essere siciliano: (lui affermerà poi di averlo fatto perché costretto dai dirigenti Rai e dai discografici,. maSi sievince evinceperò facilmente che vi erano, soprattutto in seguito quando era già famoso, interessi economici e di immagine, suoi e di chi gestiva i suoi affari e la sua immagine).
 
Nel maggio 1953 [[Frank Sinatra]] è ospite di una puntata di ''Radioscrigno'', programma radiofonico condotto da [[Guido Notari]], durante il quale Modugno esegue ''[[Ninna nanna]]. Sinatra'' espresse interesse per la canzone, che poi non incise mai. L'episodio però servirà per raccogliere l'interesse dei dirigenti radiofonici della TV di Stato. L'ultima apparizione cinematografica prima del successo nel mondo della musica è del 1955 ne ''[[Il Mantello Rosso]]'' di [[Giuseppe Maria Scotese]]. Continuerà tuttavia a recitare anche successivamente.<ref name="bio1" />
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In quel periodo vengono pubblicati i primi [[Long playing|LP]]: l'album di esordio è ''[[I successi di Domenico Modugno I]]'' uscito nel [[1955]], che include alcuni brani già editi come 78 giri, seguito da ''[[I successi di Domenico Modugno II]]''. Spesso le canzoni di questo periodo si rifanno alla [[tradizione]] popolare siciliana e dei [[cantastorie]] siciliani, che furono del resto la sua prima esperienza musicale, anche se poi ha dichiarato: «Una notte, quando avevo tre anni, a Polignano a mare, fui svegliato da un suono bellissimo, che solo in seguito decifrai come il canto di un carrettiere; fu la mia prima esperienza musicale, quella per me fu la "musica" per molto tempo. Per questo ho iniziato a cantare con quelle canzoni; il cantastorie stava dentro di me, non era una scelta precisa»<ref>Intervista fatta da Maura Nuccetelli e Tommaso Di Francesco a Modugno il 23 ottobre del 1979, riportata in Gianni Borgna, La grande evasione - Storia del festival di Sanremo, editore Savelli (1980), pag. 184</ref>.
 
Alcune di queste prime canzoni sono depositate alla [[Società Italiana degli Autori ed Editori|Siae]] avendo altri autori come cofirmatari della musica, a esempio Romagnoli per ''La donna riccia'', in quanto - come spiegò Modugno in seguito - «Per le mie primissime composizioni dovevo ricorrere alla firma di persone già iscritte alla Siae come trascrittori, non potevo farlo io per via dei requisiti della legge vigente: io non sapevo scrivere la musica e suonavo vari strumenti a orecchio. Ero insomma un "melodista", come venivano definiti coloro che si trovavano nelle mie condizioni. Per depositare "La donna riccia" alla Siae, quindi, dovetti appoggiarmi a Romagnoli, che pur non avendo scritto nemmeno una nota incominciò in questa maniera a intascare i diritti d'autore. Molto presto riuscii a modificare la situazione: si riunìriu.nì appositamente per me una commissione che, dopo aver esaminato il caso, decise che il signor Modugno poteva tranquillamente depositare le sue opere pur non sapendo scrivere la musica.»<ref>Intervista di Francesco Trisciani con Domenico Modugno, pubblicata in Raro! nº 20 del 1989, pag. 77</ref> Tuttavia uno dei suoi primi coautori, [[Franco Nebbia]], giocò un ruolo importante proprio nel favorire gli inizi della carriera di Modugno.
 
Nel [[1956]], con il cambio di casa discografica e il passaggio alla [[Fonit Cetra]], riesce a esordire come autore al [[Festival di Sanremo]] con ''Musetto'', già incisa in precedenza, e venne presentata alla manifestazione da [[Gianni Marzocchi]] classificandosi all'ottavo posto. Nello stesso anno conduce le sette puntate della trasmissione televisiva ''Invito a Bordo'' insieme a Henri Salvador per la regia di Romolo Siena che si concluderà nel maggio 1956. Sempre nel 1956 compone ''Io, mammeta e tu'', che contribuisce a far circolare il nome del cantautore e fece alcune tournée in [[Francia]] traducendo alcune sue canzoni come ''Vecchio Frac'' o ''Io, mammeta e tu'' in francese. Nello stesso tempo escono altri [[Long playing|33 giri]] come ''[[Domenico Modugno e la sua chitarra - Un poeta un pittore un musicista]]'' e ''[[Domenico Modugno e la sua chitarra nº 2 - Un poeta un pittore un musicista]]'', che raccolgono anche reincisioni di vecchie canzoni. Sempre in quel periodo comincia a scrivere canzoni in [[lingua napoletana|napoletano]] con testi scritti da [[Riccardo Pazzaglia]] che aveva conosciuto al Centro Sperimentale di Cinematografia.