Notando una marcata differenza di stile fra gli elementi naturalistici e le figure mitiche che popolano la Corona di Kritonios, lo storico dell’artedell'arte orafa Angelo Lipinsky lanciò a suo tempo l’ipotesil'ipotesi che questo gioiello fosse il prodotto di artefici diversi che collaborarono all’internoall'interno di una stessa bottega, unendo il gusto [[ellenistico]] per il [[realismo]] (evidente in rami e fiori), con elementi figurativi di periodi precedenti, forse basati su vecchi stampi. Per quanto riguarda invece l’ambientel'ambiente artistico di produzione, egli ritiene che sia lucano sebbene non ignaro delle tecniche magno-greche, come suggerisce la stessa posizione geografica di Armento, forse coincidente con l’anticol'antico insediamento lucano-ellenico di Calesa. Ma l’influsso si ferma appunto alle tecniche, perché quanto al dato stilistico basta un raffronto con coevi diademi di ambito greco, come ad es. quelli di Canosa, Crispiano e Sant’Eufemia, per rendersi conto delle differenze.
Se infine ci si interroga sulla funzione a cui l’oggettol'oggetto dovette assolvere, la sua delicata struttura e il groviglio di [[racemi]] di [[Smilax]] che occupano tutta la parte centrale della corona escludono che questa fosse indossabile da qualcuno, quindi non restano che l’ipotesil'ipotesi del dono votivo per un santuario (se si condivide l’ipotesi del Lipinsky prima esposta) o l’omaggiol'omaggio onorifico ad un personaggio particolarmente meritevole, forse un grande poeta, un musicista, o un uomo che si era distinto nella vita pubblica di una di quelle città anelleniche lontane dalla costa.