Utente:Ilsdervi/Sandbox: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica |
Nessun oggetto della modifica |
||
Riga 8:
==Storia==
Le origini dell'ordine Bektashi risalgono all'indomani delle ribellioni di [[Baba Ishak|Babai]] - alle quali [[Hajji Bektash Veli]] era in una certa misura associato - nell'Anatolia del VII/XIII secolo. [[Hajji Bektash Veli]] raccolse attorno a sé i membri dei numerosi gruppi [[sufi]], diffusi tra la popolazione rurale e nomade dell'Anatolia: i [[Rum Abdallar]], i [[Camiler]] (seguaci di [[Shaykh Ahmad]] e, soprattutto, i [[Qalandari]]. Molte caratteristiche della prima pratica Bektashi derivano dall'influenza [[Qalandari]], in particolare il ''čahār żarb'' (la rasatura dei capelli, delle sopracciglia, dei baffi e della barba) e una preferenza per il celibato (''mücerredlik''). Durante la vita di [[Hajji Bektash Veli]], la rasatura della testa, insieme all'indossare un cappello speciale noto come ''alefī tāj'' con l'accompagnamento di ''takbīr'', costituiva una cerimonia di iniziazione. I [[Qalandari]] dell'Anatolia furono gradualmente assimilati nell'ordine dei Bektashi: le due designazioni sembrano essere diventate intercambiabili nel XVI secolo.
[[Balim Sultan]], noto nella tradizione Bektashi come ''pīr-e ṯānī''(il secondo anziano), effettuò importanti cambiamenti nella natura dell'ordine Bektashi e nelle sue pratiche. A [[Balim Sultan]] è attribuito il primo utilizzo di dodici candele e accessori associati in vari rituali e cerimonie; l'introduzione del Palihenk, una grande pietra simbolica con dodici scanalature portata al collo; e, soprattutto, la fissazione di una gerarchia. Dal tempo di [[Balim Sultan]] in poi, l'ordine Bektashi consisteva infatti in due rami reciprocamente antagonisti: il ramo ''Mucerred'' o ''Babagan'', fondato da [[Balim Sultan]] e presieduto da un derviscio celibe scelto da un collegio elettorale di suoi pari; e il ramo ''Çelebî'' o ''Sofiyan'', guidato da altri presunti discendenti di Ḥabīb e Ḵeżr Lāla.
=== Nella storia ottomana ===
L'ordine Bektashi era, in un certo senso, un mediatore tra lo stato ottomano e i suoi sudditi [[Qizilbash]]. Più importante, tuttavia, era l'associazione col corpo dei [[giannizzeri]]. Alcuni resoconti, probabilmente apocrifi, associano addirittura i Bektashi alla sua fondazione e attribuiscono l'origine del suo caratteristico copricapo (noto come ''börk'') a un Bektashi che partecipò alla conquista ottomana di Bursa. Quello che è certo è che [[Hajji Bektash Veli]] era considerato il patrono (''pīr'') del corpo dei [[giannizzeri]]. Questo legame con i [[giannizzeri]] fu un fattore importante per la capacità dei Bektashi di sopravvivere come elemento marcatamente eterodosso in un ambiente sunnita. La diffusione dell'ordine Bektashi nei Balcani potrebbe anche essere dovuta in gran parte ai [[giannizzeri]], che stabilirono l'ordine nelle regioni che conquistarono.
Fu, tuttavia, la loro associazione con i giannizzeri che valse la proscrizione formale dei [[Bektashi]] nel 1826 quando il sultano [[Maḥmūd II]], stanco delle eterne ribellioni dei giannizzeri, abolì il corpo dei giannizzeri. Diversi Bektashi furono giustiziati e molti altri furono banditi in aree dove si poteva contare sulla forte influenza del sunnita ʿolamāʾ per isolarli e neutralizzarli. Le [[tekke]] appena erette furono distrutte e quelli più vecchie furono consegnate agli shaikh dell'ordine Naqšbandī a causa del legame condiviso di entrambi gli ordini con lo Yasawīya.
In generale, l'ordine Bektashi ha potuto riaffermare la propria esistenza a partire da circa la metà del XIX secolo. I Bektāšī ripresero il controllo di alcuni dei loro tekka e gran parte della loro letteratura fu stampata. Il regno del sultano ʿAbd-al-Ḥamīd (1876-1908) provocò una pausa in questo risveglio, e i Bektāšīs furono attivi nelle logge massoniche e nel movimento dei Giovani Turchi che contribuì a comprendere il suo rovesciamento.
Nel 1925 l'ordine Bektāšī fu ufficialmente sciolto in Turchia, insieme a tutti gli altri ordini sufi. Anche se questo non segnò la fine dell'attività devozionale dei Bektāšī - che anzi continua fino ai giorni nostri - la guida ufficiale dell'ordine fu ora trasferita in Albania, principale roccaforte dei Bektāšīya nei Balcani.
=== Fuori dalla Turchia ===
I Bektāšīya arrivarono in Albania probabilmente già nel XV secolo e vi si stabilirono all'inizio del 1700. Non sono disponibili cifre precise, ma è certo che i Bektāšī erano abbastanza numerosi in Albania da essere considerati non semplicemente come un ordine sufi tra gli altri, ma come una comunità religiosa separata, ben distinta dai musulmani sunniti. Dopo la scomparsa ufficiale dei Bektāšīya in Turchia, la comunità albanese ha formato il più grande gruppo organizzato di Bektāšī che si possa trovare ovunque. Con l'avvento del governo comunista in Albania, furono poste una serie di restrizioni alla loro attività, culminate nel divieto ufficiale della Bektāšīya - insieme a tutte le altre religioni - nel 1967.
Altrove nei Balcani, in Tracia, Kossovo e Macedonia, la Bektāšīya continua a sopravvivere, anche se si presume che sia stata quasi sradicata in Bulgaria a seguito delle misure ufficiali prese contro tutti i gruppi musulmani nel 1985.
I Bektāšīya esistevano anche in Egitto. Nel XVI secolo Awlīāʾ Čalabī (Evliya Çelebî) riportò l'esistenza di tre Bektāšī tekka al Cairo ( Sīāḥat-nāma X, pp. 246ss.). All'inizio del XIX secolo, solo uno di essi, quello di Qaṣr al-ʿAynī, era ancora funzionante (de Jong, 1978, p. 26). Tutta l'attività di Bektāšī in Egitto sembra essere cessata negli anni '50; aveva coinvolto solo turchi e albanesi e non aveva mai attratto la popolazione locale.
Infine, si può menzionare una Bektāšī tekka ancora funzionante nel Michigan, dove un gruppo di immigrati albanesi continua a venerare Ḥājī Bektāš, loro remoto antenato spirituale del Khorasan.
=== In Iran ===
Quando l'ordine Bektāšī iniziò ad assorbire tendenze estremiste sciite nel XVI secolo, acquisì necessariamente anche alcuni legami con la dinastia safavide. Bektāšīs venerava il nome di Shah Esmāʿīl; prese con entusiasmo la sua poesia, scritta sotto lo pseudonimo di Ḵaṭāʾī, così come una raccolta spuria dei suoi sermoni ( buyruk ), nel loro corpus di testi liturgici; e gli rivolse persino alcune preghiere nel corso dell'ʿayn-e jamʿ . Alcuni sovrani safavidi, continuando la loro propaganda presso la popolazione eterodossa dell'Anatolia, ricambiarono proclamando la loro fedeltà a Ḥājī Bektāš, come ad esempio in una lettera inviata nel 1548 da Shah Ṭahmāsb ai suoi agenti a Tokat (comunicazione di A. Tietze).
È possibile che gli ospizi Bektāšī esistessero nell'Iran occidentale, almeno nel primo periodo safavide (Nasr, p. 279). In generale, comunque, l'influenza dei Bektāšīya sulla vita religiosa dell'Iran fu strettamente marginale. In un momento non determinabile, gli Ahl-e Ḥaqq della regione di Gūrān vennero evidentemente a conoscenza di Ḥājī Bektāš, poiché giunsero a considerarlo una delle manifestazioni del sultano Ṣoḥāk (fl. VIII/XIV secolo), il semileggendario fondatore della loro setta (Mokri, p. 73, n. 52). Moḥammad Bīg, considerato da un ramo dell'Ahl-e Ḥaqq come la sesta incarnazione della divinità, è anche considerato identico a Ḥājī Bektāš (comunicazione di M. van Bruinessen). Somiglianze tra la terminologia dell'Ahl-e Ḥaqq e quella dei Bektāšī, come la designazione dell'assemblea rituale come jamʿe delle quattro fasi della religione come šarīʿat , ṭarīqat , maʿrefat e ḥaqīqat (Minorsky, pp. 308-09) - indicano anche probabili contatti tra i due gruppi.
Possiamo anche notare che Shah Neʿmat-Allāh Walī (m. 834/1431) eponimo dei Neʿmatallāhīya, il principale ordine sufi dell'Iran sciita, soggiornò per qualche tempo presso la Kaygusuz Abdal tekka al Cairo; F. Köprülü considera l'influenza di Bektāšī su Shah Neʿmat-Allāh come decisiva per il suo spostamento di fedeltà allo sciismo e come fonte dell'origine del caratteristico copricapo dei Neʿmatallāhī (Köprülü, 1922, pp. 470, 486). Quando il grande viaggiatore Neʿmatallāhī Ḥājī Zayn-al-ʿĀbedīn Šīrvānī visitò il santuario centrale dei Bektāšī all'inizio del XIX secolo, si trovò in un'atmosfera congeniale, sebbene deplorasse l'abbandono della preghiera rituale da parte dei Bektāšī (Šīrvānī, pp. 152- 53).
== Credenze ==
I Bektashi sono una [[ṭarīqa|confraternita]] islamica [[sufi]], che condivide con le altre confraternite islamiche le stesse caratteristiche nell'avere bisogno di una guida spirituale - chiamata ''baba'' secondo i Bektashi - così come la dottrina delle "quattro porte" che devono essere varcate: la Sharia, il Tariqat, l'Haqiqat e il Marifat. Il bektashismo presta particolare attenzione al ''Waḥdat al-Wujūd'' (Unità) formulato da [[Ibn Arabi]], una forma di [[panenteismo|panenteismo]]. Ci sono anche importanti influenze dallo [[sciismo|sciismo]], per quanto riguarda il rispetto per Ali, i Dodici [[Imam]] e l'osservanza rituale dell'[[Ashura]] che commemora la [[battaglia di
|