Arduino d'Ivrea: differenze tra le versioni

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Tornato nella sua marca, Arduino si strinse ai suoi [[Vassallo|vassalli]], investì, probabilmente<ref name="EBU"/>, anche se la cosa non sembra fattibile<ref>{{Cita libro|autore=[[Giuseppe Sergi]]|titolo=Arduino fra storia e mito|editore=[[il Mulino]]|città=[[Bologna]]|p=20|ISBN=978-88-15-27837-1}}</ref>, il figlio [[Arduino II d'Ivrea]] della carica di marchese e cacciò dalle loro sedi i vescovi di Ivrea e Vercelli.
 
L'imperatore Ottone, con l'intercessione del pontefice che scomunicò i due marchesi, sollevò dall'incarico Arduino II, conferendo la reggenza della marca al cugino [[Olderico Manfredi II|Olderico Manfredi]], incaricato anche di sedare la ribellione anscarica (detta anche arduinica). Questa ulteriore scomunica non pose tuttavia fine alla lotta di Arduino. Olderico non riuscì nel suo intento, anzi, la ribellione dei conti italiani si allargò al punto che l'imperatore dovette tornare in Italia per sedare la rivolta.
 
Olderico non riuscì nel suo intento, anzi, la ribellione dei conti italiani si allargò al punto che l'imperatore dovette tornare in Italia per sedare la rivolta.
 
Nel frattempo l'imperatore consegnò con diploma del 9 luglio [[1000]] la carica comitale di Ivrea al vescovo [[Warmondo]] ed alcune terre degli anscarici al vescovo [[Leone di Vercelli]] e al marchese Olderico Manfredi ([[Pavia]], tolta ai marchesi [[Obertenghi]], le [[Contea di Asti (età altomedievale)|contee di Asti]] ed [[Acqui Terme|Acqui]], tolte agli [[Aleramici]]).
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=== Re d'Italia ===
[[File:Ivrea Duomo Lapide Arduino.jpg|thumb|Duomo di Ivrea, lapide di riconciliazione di [[Warmondo]]]]
Nel [[1002]], approfittando della morte di Ottone III, un certo<ref>Per la quantità di ''[[Grandi del regno|potentes]]'' che appoggiarono Arduino per l'elevazione al trono italico (che, si ricorda, in quest'epoca la carica di sovrano ha un carattere d'ufficio e non dinastico/ereditario) si veda {{Cita libro|autore=[[Giuseppe Sergi]]|titolo=Arduino fra storia e mito|editore=[[il Mulino]]|città=[[Bologna]]|pp=32-33, nota 24|ISBN=978-88-15-27837-1}}</ref> gruppo di ''[[Grande del regno|potentes]]'' ostili al potere imperiale e contrari a Olderico Manfredi fecero eleggere Arduino [[re d'Italia]], nella [[basilica di San Michele Maggiore]] a [[Pavia]], dal vescovo della città, avendo il sostegno di almeno alcune grandi famiglie, tra cui gli [[Obertenghi|Orbetenghi]], stirpe di appartenenza della moglie [[Berta degli Obertenghi (regina d'Italia)|Berta]]<ref>{{Cita libro|autore=[[Giuseppe Sergi]]|titolo=Arduino fra storia e mito|editore=[[il Mulino]]|città=[[Bologna]]|p=20|ISBN=978-88-15-27837-1}}</ref>, aspiranti alla [[Marca di Tuscia|carica marchionale di Tuscia]], carica non occupata dalla morte del marchese [[Ugo di Toscana|Ugo]] il 21 dicembre 1001 e non assegnata per la morte, avvenuta un mese dopo, di Ottone III, e, da essa, forse, aspirarono al trono italico<ref>{{Cita libro|autore=[[Giuseppe Sergi]]|titolo=Arduino fra storia e mito|editore=[[il Mulino]]|città=[[Bologna]]|p=33, nota 25|ISBN=978-88-15-27837-1}}</ref>.
 
Il clero, nella figura di [[Arnolfo II da Arsago|Arnolfo]] [[Arcidiocesi di Milano|arcivescovo di Milano]], temendo nuovamente per il proprio potere, chiamò in Italia [[Enrico II il Santo|Enrico II]], succeduto ad Ottone III, offrendogli la [[Corona ferrea]].
 
Enrico in un primo tempo (1002) inviò truppe in Italia con a capo [[Ottone I di Carinzia|Ottone]], [[Ducato di Carinzia|duca di Carinzia]] e [[Marca di Verona|margravio di Verona]] per far deporre ad Arduino lo scettro. Tuttavia, grazie ad alcune abili mosse di Arduino, l'esercito di Ottone venne bloccato alle Chiuse dell'[[Adige]] nella valle del [[Brenta]] (attuale [[Val Sugana]]) e sconfitto, dopo aver cercato di accerchiare il nemico, tra il [[1002]] e il [[1003]]. Arduino, secondo alcune fonti, conquistò così anche il titolo di [[Marca di Verona|marchese di Verona]].<ref name=":0">{{Cita pubblicazione|autore=|cognome=Notteriva|data=31 luglio 2018|titolo=Alessandro Barbero Re Arduino Sans despartir 2015|rivista=|volume=|numero=|accesso=28 novembre 2018|url=https://www.youtube.com/watch?v=ufip_8JwW9A}}</ref>.
 
Visto tale rovescio militare per le milizie dei vescovi e le truppe imperiali, Enrico nel [[1004]] calò in [[Italia]] con un poderoso esercito.