Giuseppe Garibaldi: differenze tra le versioni
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Il viaggio comunque continuò e nell'agosto del 1828 Garibaldi sbarcò dalla ''Cortese'' a [[Costantinopoli]], dove, ammalato, rimase per circa tre anni: in quel periodo per sostenersi economicamente fece l'istitutore,<ref name="smith8">{{Cita|Smith|p. 8}}.</ref> insegnando [[Lingua italiana|italiano]], [[Lingua francese|francese]] e [[matematica]]. Fra i motivi che lo fecero indugiare vi fu la [[Guerra russo-turca (1828-1829)|guerra turco-russa]], che chiuse le vie commerciali marittime; nel frattempo si integrò nella comunità italiana, grazie anche alla presenza di una sua concittadina, la signora Luisa Sauvaigo.<ref>{{Cita|Dumas|p. 20}}.</ref> Garibaldi probabilmente frequentò la casa di Calosso – comandante della cavalleria del [[Sultano]] con il nome di Rustem Bey – e l'ambiente dei genovesi, che storicamente erano insediati nei quartieri di [[Galata (Istanbul)|Galata]] e [[Beyoğlu|Pera]]. Ritornò a Nizza nella primavera del 1831.<ref name="sciro8" /> Appena giunto in città ripartì subito, imbarcandosi sulla ''Nostra Signora delle Grazie'' comandata dal capitano [[Antonio Casabona]], prima come secondo: poi l'anziano capitano gli cedette il comando.<ref>{{cita libro|Giuseppe |Guerzoni |Garibaldi, pag 11|2010|BiblioLife||isbn = 978-1-149-38210-3}}</ref> Il 20 febbraio 1832<ref>{{cita libro|Mino |Milani |Giuseppe Garibaldi, seconda edizione pag 10|1982|Mursia|}}</ref> gli fu rilasciata la patente di capitano di mare di seconda classe.
Nello stesso mese si reimbarcò con la ''Clorinda'' per il mar Nero; si contavano venti uomini a bordo e la paga di Giuseppe fu di 50 lire piemontesi al mese<ref>{{Cita|Scirocco|p. 9}}.</ref> mentre 100 toccarono al comandante, [[Simone Clary]]. Ancora una volta la nave fu presa di mira dai corsari ma questa volta l'equipaggio accolse gli aggressori a fucilate. Garibaldi fu ferito alla mano destra: avrebbe poi ricordato l'accaduto come il suo primo combattimento.<ref name="sciro8" /> Proprio sulla ''Clorinda'' conobbe [[Edoardo Mutru]], suo compagno d'armi in futuro.<ref>{{Cita|Scirocco|p. 10}}.</ref> Nel 1833 si contarono sui registri navali 72 mesi di navigazione effettiva.<ref name="sciro8" /> L'importanza dello ''spirito marinaro'' in Garibaldi è stata più volte sottolineata
Dopo 13 mesi di navigazione ritornò a Nizza, ma già nel marzo 1833 ripartì per Costantinopoli. All'equipaggio si aggiunsero tredici passeggeri francesi seguaci di [[Henri de Saint-Simon]], imbarcati di notte e controllati dalla polizia affinché andassero in esilio nella capitale [[Impero ottomano|ottomana]]. Il loro capo era [[Emile Barrault]], professore di [[retorica]] che espose le idee [[Sansimonismo|sansimoniane]] a un attento Garibaldi.<ref>La prima infarinatura politica ricevuta dal condottiero, si veda: {{Cita|Possieri|p. 60}}</ref> Garibaldi, allora ventiseienne, fu molto influenzato dalle sue parole, ma Annita Garibaldi ipotizza che probabilmente quelle idee non gli giungessero del tutto nuove, essendogli note fin da quando aveva soggiornato nell'[[Impero ottomano]], luogo prescelto da tanti profughi politici dell'Europa e percorso esso stesso da fremiti di autonomia e di libertà.<ref>Alcune sue province, come l'Egitto, s'erano di fatto già rese autonome fin dal 1805, con [[Mehmet Ali]], mentre altre, come la Grecia, ambivano alla più totale indipendenza.</ref> Tutto ciò contribuì a convincerlo che il mondo era percorso da un grande bisogno di libertà. Lo colpì in particolare Emile Barrault quando affermò: {{Citazione|Un uomo, che, facendosi cosmopolita, adotta l'umanità come patria e va ad offrire la spada ed il sangue a ogni popolo che lotta contro la tirannia, è più di un soldato: è un eroe|[[Emile Barrault]], frase riportata da Garibaldi ad Alexandre Dumas in ''Memorie di Giuseppe Garibaldi''}}
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