Massimo d'Azeglio: differenze tra le versioni

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Entrò quindi come allievo ufficiale militare [[sottotenente]] di Cavalleria ([[Piemonte Cavalleria|Reggimento "Reale Piemonte"]]), sulle orme del padre. Tuttavia, dopo qualche mese, abbandonò la carriera militare per dissensi nei confronti della classe aristocratica, ed entrò nella semplice fanteria (Guardia provinciale) con mansioni di segretariato, presso l'ambasciata sarda di Roma.
[[File:Eliseo Sala (1813-1879) Ritratto della marchesa Luisa d'Azeglio Blondel Maumery (1844 ca.) Galleria d'Arte Moderna di Milano.jpg|thumb|left|La seconda moglie di d'Azeglio, Luisa Maumary, in un ritratto di Eliseo Sala]]
Rientrato a Torino presso la famiglia, cambiò d'un tratto stile di vita, abbandonando i bagordi e dedicandosi interamente allo studio, continuando a dare la precedenza alla pittura, tanto che dormiva «in mezzo ai colori, agli oli, le vernici». Il mutamento fu tuttavia troppo drastico; la salute di d'Azeglio ne risentì, conducendolo a una sorta di esaurimento nervoso. Costretto a un periodo di riposo, cominciò presto a sentire nostalgia dell'ambiente romano, dove sognava di poter riprendere il proprio apprendistato artistico. I genitori acconsentirono allo spostamento, nella speranza di assistere a un miglioramento del figlio, e fu così che la madre, pur cagionevole di salute, si trasferì con lui e con il fratello Enrico a Roma.<ref>''I miei ricordi'', cit., 1923, pp. 131-133</ref>