Seconda intifada: differenze tra le versioni
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{{dx|[[File:Sumayya and her cat in front of her demolished home 2002, 2nd Intifada.jpg|thumb|left|Una bambina palestinese e la sua casa distrutta, campo profughi di Balatah]]}}{{Campagnabox conflitto arabo-israeliano}}La provocazione di Ariel Sharon fu il ''[[casus belli]]''. Le ragioni storiche erano piuttosto il lento accumulo di tensioni tra il 1993 e il 2000, dovuto allo stallo del processo di pace, che faceva intravedere un fallimento degli [[accordi di Oslo]]. La tensione avrebbe raggiunto il culmine nel luglio del 2000 con il fallimento del [[vertice di Camp David]].
I primi problemi erano sorti poco dopo gli
La costruzione di insediamenti in [[Cisgiordania]] riprese in modo massiccio, così come la confisca di terreni e la demolizione di case palestinesi. In particolare intorno a [[Gerusalemme]] un motivo di altissimo conflitto fu la volontà del governo di costruire il nuovo quartiere denominato [[Har Homa]], decisione condannata dalla comunità internazionale. Inoltre, ci fu un arenarsi dei colloqui fra le parti. L'ostacolo era rappresentato dal netto ed esplicito "no" di Netanyahu a tre fondamentali richieste palestinesi: uno Stato indipendente, il riconoscimento del diritto al ritorno dei profughi, lo smantellamento degli insediamenti costruiti e l'abbandono dei territori occupati, con un ritorno così ai confini del 1967. La politica di Netanyahu era invece orientata a prolungare i negoziati il più possibile approfittando della posizione di forza israeliana per portare avanti fatti compiuti. Parallelamente, in questa situazione estremamente penalizzante per l'[[Autorità Nazionale Palestinese]] (ANP), vi fu tra i palestinesi una rapida crescita di consenso verso gruppi estremistici di impronta religiosa islamica (in particolare [[Hamas|Ḥamās]], ma anche il [[Movimento per il Jihad Islamico in Palestina]]).
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