Elizabeth Short: differenze tra le versioni

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[[File:ElizabethShortGrave.jpg|thumb|La tomba di Elizabeth Short]]
 
Elizabeth Short nacque nel [[quartiere]] di [[Hyde Park (Massachusetts)|Hyde Park]] a [[Boston]]. Dopo che suo padre nell'ottobre [[1930]] abbandonò la famiglia, la [[madre]] Phoebe Mae si trasferì a [[Medford (Massachusetts)|Medford]] ([[Massachusetts]]) con le sue cinque figlie. Sofferente di [[asma]], Elizabeth passava l'[[estate]] con la famiglia a Medford, e l'[[inverno]] in [[Florida]]. Abbandonò presto gli studi e cominciò a lavorare come cameriera. A 19 anni decise di lasciare la madre, e di andare a vivere con il padre a [[Los Angeles]] in [[California]]. La loro coabitazione durò poco: dopo un litigio Elizabeth se ne andò di casa e trovò lavoro in un ufficio postale a [[Camp Cooke]]. In seguito si trasferì a [[Santa Barbara (California)|Santa Barbara]], dove il 23 settembre [[1943]] fu arrestata per [[ebbrezza]]; per la legge della California era ancora minorenne, e fu quindi riaccompagnata dalle autorità dalla madre, nuovamente a Medford. Dopo aver lavorato per un periodo alla mensa dell'[[Università di Harvard]], si spostò in [[Florida]], dove conobbe il maggiore dell'[[United States Army Air Force|Aeronautica statunitense]] Matthew M. Gordon Jr., all'epoca in procinto di essere trasferito nel [[Sud-est asiatico|Sud Est Asiatico]].
 
Mentre era ricoverato in un ospedale militare in [[India]]. Gordon, che si era particolarmente distinto in servizio, scrisse ad Elizabeth chiedendole di sposarlo. La giovane accettò, ma Gordon morì il 10 agosto [[1945]] in un incidente aereo. Betty lasciò quindi la Florida, e tornò in California, nel luglio [[1946]], dove incontrò Gordon Fickling, una sua vecchia fiamma, [[tenente]] dell'aviazione di stanza a [[Long Beach (California)|Long Beach]]. Durante la sua permanenza in California fu soprannominata ''Dalia Nera'' a causa della sua passione per il [[film]] ''[[La dalia azzurra]]'' e l'abitudine di vestirsi in nero.
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[[File:Black Dahlia Mugshot.jpg|thumb|left|Foto segnaletica di Elizabeth Short scattata dopo l'arresto per aver bevuto alcolici quando la sua età non lo avrebbe legalmente consentito]]
 
Il 15 gennaio il cadavere di Elizabeth Short fu trovato a [[Leimert Park]], un quartiere periferico di Los Angeles, abbandonato in un terreno spoglio sul lato ovest della South Norton Avenue tra Coliseum Street e la West 39th Street ({{coord|34.0164| -118.333|region:US_scale:10000|display = inline}}). Il corpo fu scoperto intorno alle 10 del mattino dalla signora Betty Bersinger, a passeggio con la figlia di tre anni.<ref>{{cita web|lingua=en|autore=Julia Scheeres|url=http://www.crimelibrary.com/notorious_murders/famous/dahlia/2.html|titolo=Black Dahlia|editore=Crime Library|accesso=14 aprile 2014|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140415055702/http://www.crimelibrary.com/notorious_murders/famous/dahlia/2.html|dataarchivio=15 aprile 2014}}</ref><ref name="severed">{{Cita|Gilmore, 2001|}}.</ref> Il corpo di Elizabeth Short era nudo, e tagliato in due parti all'altezza della vita, mutilato, e con vistosi segni di [[tortura]]; aveva i capelli tinti di rosso, e il sangue era stato completamente estratto.<ref>{{cita news|lingua=en|nome=Dennis|cognome=McLellan|url=http://articles.latimes.com/2003/jan/09/local/me-asdel9 |titolo=Obituaries: Ralph Asdel, 82; Detective in the Black Dahlia Case|pubblicazione=[[Los Angeles Times]]|data=9 gennaio 2003|accesso=14 aprile 2014}}</ref> Il volto era sfregiato con un taglio da orecchio a orecchio, a creare l'effetto chiamato [[Glasgow smile]] (sorriso di Glasgow).
 
Il 25 gennaio fu sepolta nel [[Mountain View Cemetery (Oakland, California)|Mountain View Cemetery]] ad [[Oakland]], California, e non a Medford, la città da cui proveniva, per rispettare l'amore che aveva sempre dimostrato per la California. Il delitto resta tuttora irrisolto. Molte furono le ipotesi e le speculazioni, anche sul conto della vittima. Nonostante corresse voce che fosse una [[prostituta|ragazza-squillo]] per il suo atteggiamento all'apparenza ambiguo, le indagini non lo confermarono affatto.
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== Il delitto ==
=== Le indagini ===
Le indagini sul "delitto della Dalia Nera" furono fra le più vaste nella storia del [[Los Angeles Police Department|Dipartimento di Polizia]] di [[Los Angeles]] e coinvolsero centinaia di agenti ed ispettori, anche di altri divisioni. I sospettati furono centinaia, e venne ascoltato circa un migliaio di persone. Fu il primo caso criminale di interesse nazionale, sul quale tutti i [[giornale|giornali]] degli Stati Uniti si gettarono a capofitto, a causa delle modalità particolarmente perverse del delitto, e per il fatto che Los Angeles era all'epoca un luogo 'particolare', dove si intrecciavano i sogni degli aspiranti artisti, gli interessi mafiosi che di disputavano enormi proprietà terriere da trasformare in una metropoli, e i soliti 'politicanti' dalle mani sporche<ref>{{Cita libro|titolo=True confessions}}</ref>.
 
Secondo alcuni le indagini non furono svolte correttamente, dato che ufficialmente non furono mai ritrovate impronte di macchine o di scarpe. La polizia non raccolse neanche le fibre nel campo. Se lo avesse fatto avrebbe potuto trovare il numero di scarpa dell'assassino o, se fossero state trovate impronte di pneumatici, capire quali erano e cercare riscontri con le auto dei sospettati. Dell'[[omicidio]] furono accusate o si auto-accusarono almeno 60 persone, di cui la maggior parte uomini. Dai documenti ufficiali degli investigatori della Polizia di Los Angeles risultarono 22 sospettati "principali".
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==== Le accuse di Janice Knowlton ====
Nel [[1995]] Janice Knowlton scrive assieme a [[Michael Newton]], al cui attivo figurano varie inchieste su crimini e criminali, il libro ''[[Daddy Was the Black Dahlia Killer]]'', in cui appunto afferma che fu suo padre George a uccidere Elizabeth Short. La Knowlton sostiene nel libro che il padre e la Short avevano una relazione. Afferma che la Short sarebbe stata ospite a casa sua, e che per lei sarebbe stata ricavata una improvvisata stanzetta nel garage. Lì avrebbe patito un [[aborto]] e la Knowlton racconta che sarebbe stata costretta a seguire il padre durante le operazioni di occultamento del [[cadavere]]. Pare inoltre che un ex-collaboratore dello [[sceriffo]] di Los Angeles tenesse informata la Knowlton riguardo alle indagini condotte sul padre. La stessa fonte sembra le abbia inoltre confidato che anche Edward Davis, futuro capo della polizia di Los Angeles, e futuro politico californiano, e Buron Fitts, procuratore distrettuale di Los Angeles, fossero coinvolti nell'omicidio. Tuttavia nei documenti ufficiali non vi è traccia di alcuna indagine nei confronti di George Knowlton da parte della Polizia, né vi sono prove riguardo alle altre dichiarazioni.
 
Janice Knowlton diventerà in seguito molto conosciuta nei vari ''[[newsgroup]]s'' di [[Internet]] che parlano del delitto della "Dalia Nera". Le sue accuse riguardano, e si collegano, a molti dei personaggi che ruotano intorno alla vicenda.
 
Nel [[1998]] invia un messaggio in un gruppo [[Usenet]] dove nomina il dottor George Hodel additandolo come uno dei sospetti. Poco tempo dopo nascerà una lunga corrispondenza via [[e-mail]] fra Janice Knowlton e Tamara Hodel, figlia del dottor George Hodel. Nel [[1999]] dichiarerà invece su vari [[forum (Internet)|forum]] tematici, che anche l'editore del ''Los Angeles Times'' Norman Chandler ha partecipato alle operazioni di "insabbiamento".
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==== Jack Anderson Wilson ====
Jack Anderson Wilson, anche conosciuto come Arnold Smith, era un ladruncolo alcolizzato intervistato dallo scrittore [[John Gilmore (scrittore)|John Gilmore]] per il suo libro ''Severed''. Dopo la morte di Wilson, Gilmore fa il nome del suddetti come possibile assassino, per la conoscenza che era intercorsa tra lui e la Short. Tuttavia il 17 gennaio [[1982]], cioè prima della morte di Wilson, Gilmore aveva fatto tutt'altra ipotesi dalle colonne del ''[[Los Angeles Herald-Examiner]]''.
 
In ''Severed'' l'autore sostiene che il detective John St. John, incaricato al tempo del caso, era quasi arrivato ad incastrare Wilson. Il detective chiamato in causa dicharò al ''[[Los Angeles Herald-Examiner]]'' di essere impegnato nella risoluzione di altri delitti, e che avrebbe preso in considerazione le ipotesi di Gilmore quando avrebbe avuto «un po' di tempo». Successivamente, una volta resi pubblici il rapporto dell'[[FBI]] e della Procura distrettuale di [[Los Angeles]], le affermazioni contenute nel libro di John Gilmore che accusavano Wilson dell'[[omicidio]] della "Dalia Nera" si rivelarono infondate.