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Il concetto platonico esprime una tipica ottica globale, che non abbraccia il solo orizzonte politico ma si estende anche alla sfera [[ethos|etica]] e [[morale]].
 
Sempre nella stessa ottica etico-politica si muoveva [[Aristotele]] quando, nel sesto libro della [[Poetica (Aristotele)|Poetica]], indicava la pace come il fine ultimo della [[città ideale|polis ideale]], al cui conseguimento doveva essere indirizzata e conformata l'educazione [[polis|politica]] del cittadino.<ref>Orazioni ''Sulla pace'' furono scritte dagli oratori [[Isocrate]] e [[Demostene]].</ref>
 
È lo stesso quadro delle relazioni politiche internazionali, maturato nel [[IV secolo a.C.]] a promuovere un'evoluzione del concetto di pace, quando questa, a seguito dei contatti più stretti con l'[[Persia|Oriente persiano]], non poteva essere più ricondotta alla dimensione delle relazioni tra le sole polis o, addirittura, all'angusto ambito dei rapporti interni alla singola polis: è il concetto [[della [[pace comune]] (''koinè eiréne''), un obiettivo tendenzialmente stabile e duraturo, che acquisiva il suo senso in una logica [[multilateralismo|multilaterale]] nel quale si componessero e bilanciassero gli interessi di un ambito di comunità più ampio di quelle in conflitto, venendo garantita in maniera anche coercitiva da un organismo sovraordinato alle singole individualità comunitarie. L'esempio proveniente dal IV secolo a.C. è quello della ''[[pace del Re]]'', ma il prototipo di questo tipo di relazioni può essere rintracciato nella genesi di quelle embrionali associazioni multilaterali che evolveranno nel fenomeno delle ''[[Anfizionia|anfizionie]]''.
 
=== Mondo romano ===