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Laura Towne Merrick ([[Hallowell]], 18 settembre 1840 – [[Firenze]], 4 luglio 1926) è stata una filantropa americana, vissuta ina [[Lamporecchio]], provincia di [[Pistoia]], dalla fine dell'Ottocento.
 
== '''Gli anni negli Stati Uniti d'America''' ==
 
=== '''''Origini familiari''''' ===
Laura, figlia di Samuel Vaughan Merrick e Sarah Thomas, nacque ad Hallowell (Maine) il 18 settembre 1842 e visse a Philadelphia[[Filadelfia]], nel sobborgo di Germantown, fino alla fine degli anni Ottanta del XIX secolo.
 
Il padre, Samuel Vaughan Merrick, ha avuto un ruolo attivo nello sviluppo economico e culturale della città di PhiladelphiaFiladelfia. Partecipò alla fondazione del [[Franklin Institute]] (uno dei principali luoghi di ricerca per la scienza e l’industria) e nel 1835 dette avvio all'attività della fonderia Southwork<ref>{{Cita web|url=https://www.philadelphiabuildings.org/pab/app/pj_display.cfm/3267|titolo=Southwark Foundry & Machine Co}}</ref>, che tra le altre commissioni costruì i fari in ferro lungo le scogliere della [[Florida]]; fu anche membro del consiglio cittadino e presidente della Ferrovia della [[Pennsylvania]].
 
Possiamo far ricondurre il secondo cognome di Laura, Towne, a un socio del padre, John Towne, con il quale entrò in società nel 1840 fondando la compagnia "Merrick & Towne", che produceva motori a vapore.
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== '''L'Europa, il Grand Tour e l'Italia''' ==
I suoi primi viaggi di Laura in Europa risalgono alla fine degli anni Sessanta dell'Ottocento.
 
Nel 1869 e nel 1870 visitò alcune tra le principali città europee, tra cui [[Roma]], [[Parigi]] e [[Ginevra]].
 
Nel 1870 tornò nuovamente in America (Liverpool e Philadelphia) e nel 1880 era a PhiladelphiaFiladelfia sotto la potestà della madre. Il padre era deceduto nel 1870 e il fratello John, diin quattordiciseguito annialla maggioremorte didel Laura,padre. abitava ormai con la propria famiglia.
 
Dal 1882 in poi le città annotate sui libri personali di Laura sono solamente italiane (Roma, Napoli, Firenze); è probabilmente questo il momento in cui decise di stabilirsi definitivamente nel Vecchio Continente.
 
Un'importante fonte documentaria è un lasciapassare rilasciatole a Parigi dall'Ambasciata degli Stati Uniti il 16 giugno del 1886, che le avrebbe permesso di spostarsi a Est; le nazioni menzionate sono la Russia e la Svezia.
 
Nel lasciapassare troviamo anche una sua descrizione fisica di Laura e altre informazioni che la riguardano:
 
«Age: 43 years/ Stature: 5 feet 6 1/2 Inches Eng/ Forehead: low/ Eyes: brown/ Nose: straight/ Mouth: medium/ Chin: round/ Hair: brown/ Complexion: fair/ Face: oval».
 
brown/ Nose: straight/ Mouth: medium/ Chin: round/ Hair: brown/
 
Complexion: fair/ Face: oval».
 
Era piuttosto alta, quasi 1 metro e 70 centimetri; aveva capelli e occhi castani, la fronte bassa, il naso dritto, il mento tondeggiante, il viso ovale e la carnagione chiara.
 
Quasi sicuramente si riferiscono al percorso dell'[[Orient Express]], l'unico treno transnazionale presente in Europa nel 1886. In tal caso la tratta prevedeva la partenza da [[Parigi]], fermate a [[Monaco di Baviera|Monaco]], [[Vienna]], [[Belgrado]] e la traversata del [[Danubio]] con il traghetto in direzione di [[Costantinopoli]].
 
=== '''Gli anni alla Villa di Papiano, Lamporecchio''' ===
Conobbe Emilio Torrigiani a Parigi, intorno agli anni Ottanta dell'Ottocento. All'epoca lui aveva circa sessanta anni e si trovava in Francia, dove svolgeva l'attività di [[postiglione]] nella tratta Parigi-Londra. In uno di questi spostamenti incontrò la nobildonna, che sembra fosse stata derubata di alcuni bagagli. Il Torrigiani le offrì il suo aiuto e da questo episodio ebbe inizio la loro amicizia<ref>{{Cita libro|autore=Claudio Ciattini|titolo=Sul filo della memoria. Fatti realmente accaduti a Porciano.|anno=1986|editore=Pro Loco Porciano e Comune di Lamporecchio}}</ref>.
Laura conobbe Emilio Torrigiani a Parigi, intorno agli anni Ottanta dell'Ottocento.
 
Quando decise di acquistare una propria residenza fuori città si affidò a Emilio Torrigiani, che la indirizzò verso un antico casale vicino al suo paese di origine: Papiano. L'acquisto nel 1886, del quale fu incaricato Emilio come prestanome, avvenne pochi mesi dopo la tragica morte della maestra [[Italia Donati]].
All'epoca lui aveva circa sessanta anni e si trovava in Francia, dove svolgeva l'attività di [[postiglione]] nella tratta Parigi-Londra. In uno di questi spostamenti incontrò la nobildonna, che sembra fosse stata derubata di alcuni bagagli. Il Torrigiani le offrì il suo aiuto e da questo episodio ebbe inizio la loro amicizia.
 
La proprietà passò a Laura nel 1889. La casa padronale fu oggetto di importanti lavori di ristrutturazione e ampliamento, così come il giardino. L’immagine generale che si ha è quella di un gusto antiquario, affiancato però dall’utilizzo di tecniche all’avanguardia per l’epoca. Commissionò alle Ceramiche Ginori ([[Richard-Ginori]]) persino un depuratore in porcellana che filtrasse l’acqua corrente dalle impurità. L’oggetto, tuttora conservato, porta l’iscrizione «Manifattura Ginori – Filtro Amicrobo».
Quando decise di acquistare una propria residenza fuori città si affidò a Emilio Torrigiani, che la indirizzò verso un antico casale vicino al suo paese di origine: Papiano.
 
Gli interni della [[Villa di Papiano]], nota anche come "Villa dell'Americana", denotano la nota personale dettata dal suo gusto, confluita nell’ampio uso di elementi decorativi (stemmi araldici, grandi specchi, mantovane di pesante tessuto e arredi di legno scuro riccamente intagliati), un'ampia biblioteca, dipinti, collezioni di [[Vetro di Murano|vetri di Murano]] e [[cineserie]].
==== '''''La Villa di Papiano, detta la Villa "dell'Americana"''''' ====
Durante l'arco dell'Ottocento il casone di Papiano e i poderi annessi erano proprietà di un ramo della famiglia Torrigiani distinto da quello di Emilio.
 
== '''Filantropia nella comunità di Lamporecchio''' ==
Emilio fu probabilmente incaricato di procedere nell'acquisto come prestanome di Laura Merrick.
Ricoprì un ruolo di rilievo nel paese di Lamporecchio sia dal punto di vista culturale che sociale. Fu un'importante filantropa: dette lavoro ad artigiani, operai e domestiche; sosteneva economicamente chi si trovava in situazioni di indigenza.
 
=== '''''La scuola di merletti e lavori femminili''''' ===
Insieme a un fabbricato ad uso di villa diviso in tre piani e composto di numero ventuno stanze oltre ad alcuni anditi e piccoli ambienti e di una vasta terrazza scoperta, l'atto di vendita comprendeva il giardino, destinato in parte a uso di orto e un altro fabbricato di recente costruzione attiguo alla villa diviso in tre piani e composto di quattordici stanze destinate a stalle, rimesse, cantine, coppaia, magazzini agrari e frantoio di olio.
Nel primo decennio del Novecento istituì la “Scuola di merletti e lavori femminili di Lamporecchio”, della quale si è conservato il regolamento stampato nel 1911<ref>{{Cita libro|titolo=Regolamento della scuola di merletti e lavori femminili di Lamporecchio|anno=1911|editore=Tipografia G. Grazzini|città=Pistoia}}</ref>.
 
La sede si trovava con ogni probabilità nella villetta in via Boccaccio a Lamporecchio, che era stata da lei acquistata nel dicembre 1903.
Una clausola del contratto ci informa che Emilio Torrigiani ebbe l'usufrutto a vita di tutti i locali al piano terreno e relativi sotterranei dei due fabbricati, compreso un quartiere di numero quattro stanze al piano superiore, nonché l'ambiente che ora serve ad uso di coppaia, ed i locali che restano sopra alla rimessa, stalla, frantoio, tinaia e cantina.
 
Questa particolare nota fa supporre che egli non avesse altra dimora.
 
Più che di una ristrutturazione, la villa fu oggetto di una riedificazione parziale, dato che risultò modificato lo stesso impianto volumetrico. Furono aggiunti un terzo piano e un attico composto da un’unica stanza centrale, la quale venne circondata da un portico quadrangolare costituito da archi a tutto sesto poggianti su colonne in stile tuscanico.
 
Ai lati del portone d’ingresso furono addossate alla facciata due sedute in pietra serena e sopra di esso venne murato lo stemma della famiglia Merrick.
 
Per quanto riguarda i nuovi edifici, fu realizzato un campanile, una scuderia e nuove case poderali. Vennero inoltre edificate una colombaia e una serra.
 
Un intervento che merita di essere sottolineato è la fabbricazione del cancello d’ingresso da parte dell’Officina di Arcadio Benvenuti di Pistoia, datato 1889.
 
Il giardino fu ridisegnato e dotato di due vasche che venivano alimentate tramite un acquedotto; quest’ultimo, costruito interamente in piombo, aveva origine da una sorgente situata nella proprietà ″La Paduletta″ e riforniva di acqua corrente la villa stessa.
 
L’immagine generale che si ha è quella di un gusto antiquario, affiancato però dall’utilizzo di tecniche all’avanguardia per l’epoca. I nuovi solai, infatti, furono realizzati con strutture metalliche che, curiosamente, sono in realtà rotaie ferroviarie. Possiamo supporre che, data la fiorente attività delle fonderie Merrick e probabilmente il loro riconoscimento a livello internazionale, Laura fosse in contatto, direttamente o indirettamente, con industrie metallurgiche italiane.
 
La Merrick commissionò alle Ceramiche Ginori persino un depuratore in porcellana che filtrasse l’acqua corrente dalle impurità. L’oggetto, tuttora conservato, porta l’iscrizione «Manifattura Ginori – Filtro Amicrobo».
 
Gli interni della villa di Papiano denotano la nota personale dettata dal gusto dell’Americana, confluita nell’ampio uso di grandi specchi, mantovane di pesante tessuto e accese decorazioni parietali.
 
L’appartamento nel quale Laura Merrick abitava è composto da otto ambienti, tutti disposti al piano nobile e comunicanti tra loro. Il pavimento è ovunque in ceramica decorata e le pareti con pitture si alternano a quelle ricoperte con carta da parati. I soffitti sono dipinti a secco, i grandi tappeti e le mantovane in cretonne a quasi tutte le finestre arricchiscono ulteriormente gli ambienti. I mobili dell’appartamento furono costruiti appositamente per la villa; la Merrick si avvalse probabilmente di artigiani locali e fiorentini. L’impianto d’illuminazione, inizialmente progettato a candele, è stato adattato alla nuova fonte di energia con l’avvento del gas. Dagli anni Cinquanta del 1900 i nipoti di Laura Merrick hanno soggiornato alla villa per brevi periodi; in quella circostanza le stanze del piano nobile sono state dotate di elettricità.
 
Nel 1955 un erede di Laura, J. V. Merrick III, vendette la proprietà a Mauro Venturini, figlio di Liberina Torrigiani e nipote di Alessandro. Con una clausola del contratto, l’erede della Merrick e le sorelle Polly e Catherine si riservarono soltanto il diritto di abitazione nel piano nobile per venti anni. Infatti, fino ai primi anni Settanta, i discendenti di Laura hanno continuato a trascorrere soggiorni più o meno lunghi a Papiano.
 
=== '''Filantropia''' ===
La signorina Merrick ricoprì un ruolo di rilievo nel paese di Lamporecchio, sia dal punto di vista culturale che sociale. Fu una importante filantropa: dette lavoro ad artigiani, operai e domestiche; sosteneva economicamente chi si trovava in situazioni di indigenza; sostenne la filarmonica comunale e la filodrammatica; fondò una scuola femminile di ricamo nei primi anni del 1900.
 
== '''''La scuola di merletti e lavori femminili di Lamporecchio''''' ==
Nel primo decennio del Novecento, Laura Towne Merrick istituì una scuola di ricamo, la “Scuola di merletti e lavori femminili di Lamporecchio”, della quale si è conservato il regolamento stampato nel 1911<ref>{{Cita libro|titolo=Regolamento della scuola di merletti e lavori femminili di Lamporecchio|anno=1911|editore=Tipografia G. Grazzini|città=Pistoia}}</ref>.
 
La sede si trovava con ogni probabilità nella villetta in via Boccaccio a Lamporecchio, che la Merrick aveva acquistato nel dicembre 1903 dai figli di Emilio Torrigiani, Eliseo e Don Carlo.
 
Alle ispettrici era raccomandata la sorveglianza sulla condotta morale e religiosa delle lavoratrici ed erano ammesse alla scuola soltanto le donne che professavano la religione cattolica, che appartenevano al comune di Lamporecchio e che avevano compiuto i dodici anni. Si dava la precedenza alle più anziane, alle più bisognose e a coloro che mostravano particolari attitudini per i lavori di ricamo. a coloro che mostravano particolari attitudini per i lavori di ricamo.
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Era previsto un tirocinio di tre mesi, durante i quali le allieve non avevano diritto ad alcun compenso; solo quando si fosse certificata la loro preparazione e la bravura nell'esecuzione avrebbero potuto iniziare a percepire il pagamento per il loro lavoro.
 
L'ordinamento diffidava inoltre le allieve a non utilizzare il materiale della scuola per produrre lavori non richiesti e a non accettare commissioni per conto proprio; il laboratorio intendeva "riservare esclusivamente a sé la privativa di un disegno con punto speciale".
 
All’interno della scuola, oltre ai punti di ricamo tipici del Pistoiese ([[Punto antico|Punto Antico]]), veniva insegnato un nuovo punto, nato proprio all’interno di quella piccola istituzione: il punto Lamporecchio. Come nel caso di altri punti speciali ideati in quello stesso periodo all’interno di scuole-laboratori di natura analoga, i disegni del punto Lamporecchio traevano ispirazione da antiche iconografie e da ricami conservati in chiese e collezioni private. Proprio alla fine del Novecento erano stati ridati alle stampe alcuni “modellari” cinquecenteschi, piccoli volumi che raccoglievano serie di tavole illustrate; in tal modo molti disegni si diffusero a livello nazionale e ogni scuola li adattò al proprio punto di ricamo.
punto speciale"
 
Il punto tipico di Lamporecchio si riconosce per la tecnica, inconfondibile, con la quale venivano eseguiti gli spessi contorni delle figure; il punto era frutto di una particolare lavorazione del punto erba, che appariva come un cordoncino in rilievo sulla tela. La difficoltà non era tanto nell’imparare il punto, quanto nel dare alle figure forme armoniose, renderle “vive”. I soggetti che ricorrevano sui diversi manufatti erano grifoni, aquile, uccelli, cigni e cani, un bestiario analogo alle figure che si trovavano nei bassorilievi delle chiese romaniche pistoiesi e del [[Montalbano (monte)|Montalbano]]. Gli altri due soggetti ricorrenti erano “i fidanzati” e “l’albero della vita con frutti”.
All’interno della scuola, oltre ai punti di ricamo tipici del Pistoiese, veniva insegnato un nuovo punto, nato proprio all’interno di quella piccola istituzione: il punto Lamporecchio. Come nel caso di altri punti speciali ideati in quello stesso periodo all’interno di scuole-laboratori di natura analoga, i disegni del punto Lamporecchio traevano ispirazione da antiche iconografie e da ricami conservati in chiese e collezioni private. Proprio alla fine del Novecento erano stati ridati alle stampe alcuni “modellari” cinquecenteschi, piccoli volumi che raccoglievano serie di tavole illustrate; in tal modo molti disegni si diffusero a livello nazionale e ogni scuola li adattò al proprio punto di ricamo.
 
Il punto tipico di Lamporecchio si riconosce per la tecnica, inconfondibile, con la quale venivano eseguiti gli spessi contorni delle figure; il punto era frutto di una particolare lavorazione del punto erba, che appariva come un cordoncino in rilievo sulla tela. La difficoltà non era tanto nell’imparare il punto, quanto nel dare alle figure forme armoniose, renderle “vive”. I soggetti che ricorrevano sui diversi manufatti erano grifoni, aquile, uccelli, cigni e cani, un bestiario analogo alle figure che si trovavano nei bassorilievi delle chiese romaniche pistoiesi e del Montalbano. Gli altri due soggetti ricorrenti erano “i fidanzati” e “l’albero della vita con frutti”.
 
L’insegnante della scuola era Clotilde Negroni, nata a Castel San Pietro Emilia nel 1862 e morta a Lamporecchio nel 1931. La Negroni aveva portato con sé tutto il bagaglio culturale emiliano, le conoscenze e la maestria che a Bologna erano confluite nell’Aemilia Ars (1898), la società protettrice di arti e industrie decorative dell’Emilia Romagna.
 
Per quanto ne sappiamo al momento, si ipotizza che la scuola sia terminata con l’inizio della [[Prima guerra mondiale]] oppure con la sua morte della Merrick (1926); ovviamente le ricamatrici portarono avanti l’attività, ognuna per conto proprio, e trasmisero alle generazioni seguentisuccessive tecniche e disegni.
 
L’esecuzione del punto Lamporecchio si è protratta per almeno due generazioni (1900-1950), perdendosi quasi del tutto dagli anni Sessanta in poi, forse a causa anche di logiche di mercato. Quel tipo di ricamo, infatti, non ebbe molto successo commerciale sul nostro territorio; gli stessi negozi di Pistoia richiedevano soprattutto merletto, intaglio e punto antico.
 
La domanda di manufatti in puntoPunto Lamporecchio era prevalentemente americana. Negli Stati Uniti, grazie alle esposizioni universali tenutesi tra Ottocento e Novecento (Philadelphia, Saint Louis, San Francisco), il ricamo “made in Italy” aveva richiamato su di sé molta attenzione comparendo tra le “industrie femminili”.
 
Fino agli anni Sessanta, le ordinazioni dall’America arrivavano a Papiano direttamente a Virginia Torrigiani, sua dama di compagnia, che le trasmetteva alle ricamatrici. La stoffa veniva acquistata a Pistoia sulla [[piazza della Sala]], dalla ditta Camici, uno storico commerciante di tessuti che faceva da capofila per tutte le ricamatrici.
Anche oltreoceano nacquero scuole di ricamo, dalla “succursale” newyorkese della Royal School of Needlework di Londra, alla Scuola d’Industrie Italiane, fondata a Little Italy nel 1906 dalla collaborazione di una italiana, Carolina Amari, e di un’americana, Florence Colgate. Come già detto, è documentata la presenza di una scuola di ricamo anche a Philadelphia, che vide il coinvolgimento di Laura in prima persona.
 
Fino agli anni Sessanta, le ordinazioni dall’America arrivavano a Papiano direttamente a Virginia Torrigiani, la dama di compagnia della Merrick; Virginia, che ricamava ma non il punto Lamporecchio, le trasmetteva alle ricamatrici che in quel momento erano disponibili. La stoffa veniva acquistata a Pistoia "sulla Sala", dal Camici, uno storico commerciante di tessuti che faceva da capofila per tutte le ricamatrici. La ditta “Camici Leone e figlio” esiste ancora oggi e si trova al numero 11 di via Fabbri.
 
=== '''''Rapporti con la banda comunale''''' ===
La Filarmonica di Lamporecchio, che era nata agli inizi dell’Ottocento, visse il periodo di massimo splendore nei decenni compresi tra la fine del XIX secolo e l’ iniziol’inizio di quello successivo.
 
Nel 1893 fu pubblicato a Pistoia, dalla Tipografia Niccolai, lo ''Statuto della Società Filarmonica Municipale''<ref>{{Cita libro|titolo=Statuto della Società Filarmonica Municipale di Lamporecchio|anno=1893|editore=Tipografia Niccolai|città=Pistoia}}</ref>.
 
Intorno al 1905 il corpo della banda ricevette una nuova divisa; il contratto per la commissione di suddette divise fu registrato a Pistoia il 25 maggio 1908, stipulato tra Emilio Torrigiani in quanto Presidente della Filarmonica e il commerciante Samuele Passigli di Firenze. Una copia dell'atto è conservata nell'Archivio privato di Villa Merrick a Papiano.
 
La nuova divisa era completa di sciabole, indossata dai musicisti in una fotografia di gruppo scattata agli inizi del Novecento. L'immagine è in bianco e nero, ma la memoria orale qualcuno ricorda ancora come si presentasse la divisa. I pantaloni erano azzurri, decorati lateralmente da una striscia verticale rossa. Le giacche avevano i bottoni dorati, le cordicelle ornamentali sulle spalle. I cappelli somigliavano a quelli della legione straniera, con il pennacchio. Il decoro più inusuale, e probabilmente più prezioso, erano però le sciabole che i musicisti portavano appese alla cintura. Non si trattava di pezzi ornamentali, ma di vere e proprie armi.
Una copia dell'atto è conservata nell'Archivio privato di Villa Merrick a Papiano.
 
Ogni anno veniva organizzato un concerto in suo onore, in occasione del quale il direttore della filarmonica, Carmelo Lembo, componeva una diversa opera musicale in omaggio alla signora; gli spartiti sono ancora conservati presso la Villa di Papiano.
La nuova divisa era completa di sciabole, indossata dai musicisti in una fotografia di gruppo scattata agli inizi del Novecentok. L'immagine è in bianco e nero, ma la memoria orale qualcuno ricorda ancora come si presentasse la divisa. I pantaloni erano azzurri, decorati lateralmente da una striscia verticale rossa. Le giacche avevano i bottoni dorati, le cordicelle ornamentali sulle spalle. I cappelli somigliavano a quelli della legione straniera, con il pennacchio. Il decoro più inusuale, e probabilmente più prezioso, erano però le sciabole che i musicisti portavano appese alla cintura. Non si trattava di pezzi ornamentali, ma di vere e proprie armi.
 
=== '''''Finanziamenti alle società sportive locali''''' ===
Filantropa e benefattrice, Laura Towne Merrick ha generosamente sostenuto attività, ed enti e privati nel corso degli anni di cittadinanza lamporecchiana. I suoi finanziamenti percorsero le più svariate destinazioni; non mancarono nemmeno le società calcistiche.
 
LaAlcune lettere documentano una specifica richiesta da parte della Società Sportiva Libertas di Porciano. Non avendo le risorse necessarie per "vestire in costume" la squadra locale di calcio, si rivolse a Lauralei per far fronte alla spesa con una lettera datata 20 marzo 1922. La Libertas di Porciano ricevette 60 lire.
 
La seconda società che nel 1925 beneficiò di un suo contributo fu la Società Sportiva Lampo di Lamporecchio. Nell'archivio privato della villa sono conservate, in una busta che recita: "Contiene n°10 azioni di £25 ciascuna della Società Sportiva Lampo di Lamporecchio", le azioni acquistate nel giugno 1925 "pro Campo Sportivo", come si legge a sinistra.
datata 20 marzo 1922:
 
«La locale Società Sportiva "Libertas" desidera vestire in costume la sua squadra di calcio, ma non avendo risorse finanziarie bastanti di far fronte a simile spesa, si rivolge anche alla Signoria Vostra Illustrissima perché si compiaccia di darci un aiuto.
 
La ringraziamo anticipatamente suoi devotissimi servi
 
Il Consiglio Direttivo».
 
La Libertas di Porciano ricevette da Miss Merrick 60 lire ("dato £ 50+10"). Di questa società sportiva non ci sono pervenute altre testimonianze.
 
La seconda società che nel 1925 beneficiò di un suo contributo è la Società Sportiva
 
Lampo di Lamporecchio.
 
Nell'archivio privato della villa sono conservate, in una busta che recita "Contiene n°10 azioni di £25 ciascuna della Società Sportiva Lampo di Lamporecchio", le azioni acquistate nel giugno 1925 "pro Campo Sportivo", come si legge a sinistra. In calce, la firma del Segretario (?), del Cassiere (A. Lassi) e del Presidente (Manni).
 
=== '''''L. Merrick in rapporto alla realtà sociale di Lamporecchio: la Società Operaia di Mutuo Soccorso, le donazioni''''' ===
La comunità di Lamporecchio provava nei confronti di Laura Merrick una profonda riconoscenza. Grazie al suo interessamento e alla sua generosità poterono affermarsi in paese alcune associazioni a carattere sociale ed educativo che segnarono positivamente i primi decenni del Novecento.
 
=== '''''Rapporti con la Società Operaia di Mutuo Soccorso''''' ===
Nel 1809 la Merrick fondò la Società Operaia di Mutuo Soccorso; la forma di associazionismo della Società Operaia, che aveva trovato nella nobildonna il suo principale socio protettore, si fondava sul senso della dignità e della solidarietà ed era volta ad affrontare i disagi dovuti a malattie, invalidità, guerre, povertà e vecchiaia. Le elargizioni della Merrick permisero di sussidiare i suoi componenti, ma anche il formarsi di un capitale sociale su cui fare affidamento nell'avvenire.
 
Della Società Operaia la nobildonna fu nominata all'unanimità presidentessa onoraria.
Anche la Società Filarmonica del paese godette di generose donazioni e finanziamenti. La banda comunale era nata agli inizi dell'Ottocento, ma visse il periodo di massimo splendore nei decenni compresi tra la fine del secolo e l'inizio di quello successivo.
 
=== '''''Altre donazioni''''' ===
Ogni anno veniva organizzato un concerto in onore della Merrick, in occasione del quale il direttore della filarmonica, Carmelo Lembo, componeva una diversa opera musicale in omaggio alla signora; gli spartiti sono ancora conservati presso la Villa di Papiano.
Alla fine del XIX secolo la [[Pieve di Santo Stefano (Lamporecchio)|Pieve di Santo Stefano]] di Lamporecchio venne abbattuta per essere riedificata in forme rinascimentali e anche in questo caso non mancò di partecipare all'iniziativa, indirizzando una generosa donazione al Comitato per l'ampliamento della Chiesa. I lavori furono eseguiti tra il 1900 e il 1921. Lo stemma Merrick si nota tuttora sul portone di sinistra???.
 
Nell'archivio privato della Villa di Papiano è conservata una cospicua corrispondenza con confraternite di varia natura, alle quali dispensava offerte destinate a opere di beneficenza. Tra le richieste di contributo troviamo la Regia Arciconfraternita della Misericordia di Pistoia<ref>{{Cita web|url=https://www.misericordia.pistoia.it/|titolo=Misericordia di Pistoia}}</ref>, L'Associazione Nazionale Madri e Vedove dei Caduti in Guerra di Pistoia, la Società di Pubblica Assistenza La Croce Bianca di [[Cerreto Guidi]], la Confraternita della Misericordia di [[Vinci]]<ref>{{Cita web|url=https://www.misericordiavinci.it/|titolo=Misericordia di Vinci}}</ref>.
Sia della Filarmonica che della Società Operaia la nobildonna fu nominata all'unanimità presidentessa onoraria.
 
Nel 1916, nel corso della [[Prima guerra mondiale]], il segretario del Comune di Lamporecchio si rivolse a lei perché si impegnasse a far confezionare gratuitamente dei guanti e delle calze di lana da inviare ai militari che si trovavano al fronte.
Alla fine del XIX secolo la chiesa di Lamporecchio venne abbattuta per essere riedificata in forme rinascimentali e la donna non mancò di partecipare all'iniziativa, indirizzando una generosa donazione al Comitato per l'ampliamento della Chiesa. I lavori furono eseguiti tra il 1900 e il 1921.
 
In séguito a tanti benefici rivolti alla comunità di Lamporecchio, nelil 2 giugno del 1904 fu deciso di organizzareorganizzata in suo onore una festa che coinvolse il paese intero. Come è riportato sul giornale a numero unico stampato in occasione dei festeggiamenti, ''Onoranze alla Nobil Signora Laura Merrick''<ref>{{Cita libro|titolo=Onoranze alla Nobil Signora Laura Merrick|anno=1904|editore=Tipografia Cooperativa|città=Pescia}}</ref>. Furono costituiti un Comitato d'onore e un Comitato esecutivo, che si occuparono dell9elaborazionedell'elaborazione e dello svolgimento di un ricco programma.
 
Fino a pochi decenni fa gli anziani la ricordavano ancora la Merrick come un esempio di generosità; una volta alla settimana era solita fare l'elemosina alle famiglie più indigenti e nel giorno del suo compleanno invitava a suonare la Banda Comunale nei giardini della Villa di Papiano, dove offriva a tutti vino e vin santo.
 
== '''''Dimore di Firenze e Roma''''' ==
villa di Papiano, dove offriva a tutti vino e vin santo.
 
Molta gente del paese trovò lavoro all'interno della tenuta di Papiano come personale di servizio. Nell'archivio della villa è conservata una cospicua corrispondenza tra la nobildonna e confraternite di varia natura alle quali dispensava offerte destinate a opere di beneficenza.
 
A proposito dei bisogni materiali delle famiglie dei richiamati al fronte, un episodio in particolare è ben documentato da lettere e note personali: nel 1916 il segretario del Comune di Lamporecchio si rivolse a Laura Merrick perché si impegnasse a far confezionare gratuitamente dei guanti e delle calze di lana da inviare ai militari che si trovavano al fronte22. La lana occorrente e le misure necessarie erano indicate dal comune; un rendiconto riporta l'acquisto della lana, la distribuzione alle donne che l'avrebbero lavorata e la consegna dei guanti e delle calze alle famiglie.
 
La signora stessa, nell'arco delle lunghe giornate a Papiano, era spesso occupata nel lavoro a maglia; produceva golf e calze di lana, che usava regalare alle persone a lei vicine o a chi ne avesse bisogno.
 
Altre lettere documentano una specifica richiesta da parte della Società Sportiva Libertas di Porciano: desiderando vestire in costume la squadra locale di calcio, ma non avendo le risorse finanziarie necessarie per farlo, si rivolse alla signora per far fronte alla spesa.
 
=== '''''Firenze''''' ===
La prima residenza in Toscana della quale siamo a conoscenza è un appartamento preso in affitto a Firenze sul [[Lungarno Corsini]], preso in affitto negli anni fra il 1891 e il 1893 circa; su alcuni biglietti da visita conservati nello scrittoio della villa troviamo un secondo Villino Merrick situato al numero 20 del [[Lungarno Vespucci]], che vendette nel 1905 per acquistare una casa a Roma.
 
In un altro esemplare di biglietti da visita compare la terza residenza in città, una Palazzina Merrick al numero 57 del viale Milton, sul torrente [[Mugnone]].
Secondo luogo: Villino Merrick al numero venti del Lungarno Vespucci; l'indirizzo compare su alcuni biglietti da visita che si trovano nello scrittoio della villa.
 
Di solito trascorreva i mesi invernali a Firenze e usava arrivare a Papiano intorno al mese di aprile. Anche sui ''guest books'' conservati in villa, i primi ospiti compaiono proprio nei mesi primaverili. Ogni stagione tutto il personale di servizio si spostava al suo séguito ed era abitudine (necessaria) prenotare un intero scompartimento del treno per far viaggiare i suoi effetti personali. Due fotografie ritraggono il gruppo di coloro che lavoravano alle sue dipendenze proprio di fronte alla facciata interna della dimora fiorentina.
Non abbiamo nota dell'anno in cui Laura Merrick abbia acquistato il suddetto villino, ma sappiamo che lo vendette nel 1905. Allora, infatti, decise di comperare una casa a Roma, la cui somma fu coperta in parte con i contanti e in parte con la permuta della proprietà fiorentina.
 
In un altro esemplare di biglietti da visita compare la terza residenza in città, una Palazzina Merrick al numero cinquantasette del viale Milton, sul torrente Mugnone. È questa la casa che maggiormente si ricorda tra le persone di Papiano, poiché fu quella di cui la nobildonna è stata in possesso fino agli anni Venti del secolo scorso.
 
La signora trascorreva i mesi invernali a Firenze e usava arrivare a Papiano intorno al mese di aprile. Anche sui ''guest books'' conservati in villa i primi ospiti compaiono proprio nei mesi primaverili. Ogni stagione tutto il personale di servizio si spostava al suo séguito ed era abitudine (necessaria) prenotare un intero scompartimento del treno per far viaggiare i suoi effetti personali. Due fotografie ritraggono il gruppo di coloro che lavoravano alle sue dipendenze proprio di fronte alla facciata interna della dimora fiorentina.
 
Con il passare degli anni e il sopraggiungere di problemi di salute diversi da quelli oculistici che l'avevano avvicinata alla campagna, la casa in città si dimostrò la residenza più adeguata; il suo decesso, nel 1926, avvenne qui.
 
=== '''''Laura Merrick a Roma''''' ===
Da alcune ricevute di affitto conservate all'interno dell'archivio privato di Papiano, la sua prima residenza risulta essere stata al numero 3 di via Balbo.
La sua prima residenza risulta essere stata al numero tre di via Balbo; le ricevute di pagamento di affitto coprono il periodo compreso tra il mese di aprile del 1902 e quello di marzo del 1904; la proprietaria del villino era la signora Anna Tommasi Crudeli.
 
Nel maggio 1905, infine, la Merrick acquistò dal signor Franzosini una palazzina dotata di giardino al numero quarantuno41 della via Sallustiana, e lache vendetterivendette nel 1911.
 
== '''''Morte e sepoltura''''' ==
Laura Merrick èÈ deceduta a Firenze il 4 luglio del 1926, nella sua villetta al numero 57 del viale Milton, a Firenze.
 
Nei registri dello Stato Civile del Comune di Lamporecchio il decesso fu registrato il giorno seguente; si presentarono nel nostro comune un commesso (Giuseppe Vestri) e un vinaio (Giuseppe Favilli), entrambi residenti a Firenze. Laura è dichiarata "possidente", nata a "Filadelfia (S. U. A.)" e "nubile (di nazionalità americana)".
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=== '''''La Villa di Papiano dopo la morte di Laura T. Merrick''''' ===
Attualmente la villa è privata e gli edifici del complesso ospitano alcuni appartamenti per soggiorni.
Nell'appartamento di Laura sono conservati la sua corrispondenza privata, vestiti e oggetti personali.
 
La villa è inserita nel circuito delle Case della Memoria e Case di Cittadini Illustri.
La sua numerosa biblioteca, di arte e letteratura, è ancora oggi conservata nella Villa di Papiano.
 
Attualmente la villa è privata e gli edifici del complesso ospitano alcuni appartamenti per soggiorni.
 
Nell'appartamento di Laura sono conservati la sua numerosa biblioteca, l'archivio (corrispondenza privata, documenti relativi alla fattoria), vestiti e oggetti personali.
La villa è inserita nel circuito delle Case della Memoria, e Case di Cittadini Illustri.
 
== '''Bibliografia''' ==
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Guglielmo Galeotti, ''A Papiano il 18 settembre 1896. Genetliaco alla signora americana Laura Turne Merrick'', in ''Elemosina per l'asilo infantile di San Paolo in San Miniato'', Tipografia e Cartoleria C. Taviani, San Miniato 1897
 
Daniel Raynes Goodwin, ''Memoir ofJohnof John Merrick Esq.'', Philadelphia, Henry B. Ashmead book and job printer, 1862
 
Emma Huntington Nason, ''Old Hallowell on the Kennebec'', Augusta, Burleigh & Flynt, 1909