Tempio malatestiano: differenze tra le versioni

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|Religione =
|DedicatoA = [[Colomba di Sens|Santa Colomba]]
|AnnoConsacr = [[800]]
|StileArchitett = [[Architettura rinascimentale|rinascimentale]], con elementi [[architettura gotica|gotici]]
|InizioCostr = [[IX secolo]], ricostruita nel [[XII secolo]] in stile gotico, inizio rifacimento nel [[1447]] circa in stile rinascimentale
|FineCostr = [[1503]]
|Sito = https://app.tempiomalatestiano.it/
}}
Il '''Tempio malatestiano''', usualmente indicato dai cittadini come il [[Duomo]] e dal [[1809]] divenuta [[cattedrale]] col titolo di '''Santa Colomba'''<ref name="diocesi">{{Cita web | url=http://www.diocesi.rimini.it/parrocchie-e-chiese/parrocchie/basilica-cattedrale-tempio-malatestiano/ | titolo=Basilica Cattedrale (Tempio Malatestiano), Diocesi di Rimini<!-- Titolo generato automaticamente --> | accesso=16 marzo 2011 | dataarchivio=21 febbraio 2011 | urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110221131513/http://www.diocesi.rimini.it/parrocchie-e-chiese/parrocchie/basilica-cattedrale-tempio-malatestiano/ | urlmorto=sì }}</ref><ref name="Colomba">{{cita web |url=http://riminisparita.info/2012/08/02/la-cattedrale-di-santa-colomba/ |titolo=La Cattedrale di Santa Colomba |editore=Rimini Sparita | autore=Luca| data= 2 agosto 2012| urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150723032235/http://riminisparita.info/2012/08/02/la-cattedrale-di-santa-colomba/|dataarchivio=23 luglio 2015}}</ref>, è il principale [[luogo di culto]] [[cattolicesimo|cattolico]] di [[Rimini]]. Rinnovato completamente sotto la signoria di [[Sigismondo Pandolfo Malatesta]], con il contributo di artisti come [[Leon Battista Alberti]], [[Matteo de' Pasti]], [[Agostino di Duccio]] e [[Piero della Francesca]], è sebbene incompleto, l'opera chiave del [[Rinascimento riminese]] e una delle architetture più significative del [[XV secolo|Quattrocento]] italiano in generale. Dal [[1940]] è [[Monumenti nazionali (Italia)|monumento nazionale]]<ref>Regio decreto 21 novembre 1940, n. 1746</ref>.
 
==Storia==
[[File:Matteo de' pasti, medaglia di sigismondo pandolfo malatesta col tempio malatestiano, verso 1450.JPG|thumb|left|Una delle [[Medaglia di Sigismondo Pandolfo Malatesta e il Tempio Malatestiano|medaglie di Matteo de' Pasti]]]]
Nell'area è documentata già nel [[IX secolo]] una cappella chiamata ''Santa Maria in Trivio'', demolita nel 1257 per consentire l'erezione di una chiesa più grande, in stile [[Architettura gotica|gotico]] a navata unica e [[abside|triabsidata]], che sarà poi consacrata a San Francesco e retta dall'[[Ordine francescano]]<ref>{{Cita web |autore =Diocesi di Rimini |url=https://www.beweb.chiesacattolica.it/cattedrali/cattedrale/217/Chiesa+di+Santa+Colomba |titolo=Chiesa di Santa Colomba |editore=BeWeb |anno=2020}}</ref>.
 
Tra il [[XIII secolo|Duecento]] e [[XIV secolo|Trecento]] furono aggiunte due cappelle sul lato sud. Parte dei marmi per i lavori furono presi da rovine romane in [[Sant'Apollinare in Classe]] e da [[Fano]]. La chiesa, nonostante le dimensioni relativamente modeste, era già utilizzata nel [[1312]] come luogo di sepoltura della famiglia [[Malatesta]]<ref>{{Cita libro |cognome=Musmeci |nome= Marco |titolo=Una dimora patrizia del 16. secolo a Rimini: Palazzo Maschi-Marcheselli-Lettimi |serie=Mirabilia urbis |anno=1997 |editore=Il Ponte Vecchio |città=Cesena |id=SBN IT\ICCU\RAV\0308384}}</ref>, arricchita da altari e opere d'arte, alle quali fu chiamato a contribuire anche [[Giotto]].
 
Sotto la signoria di [[Sigismondo Pandolfo Malatesta]], fu deciso di sistemarvi una cappella dedicata a [[Sigismondo (re dei Burgundi)|San Sigismondo]], patrono del committente, affidando il progetto al veronese [[Matteo de' Pasti]]. Il 31 ottobre del [[1447]] fu benedetta la posa della prima pietra. Negli anni successivi, in seguito a una fortunata serie di vittorie e riconoscimenti, il Malatesta decise di estendere il progetto a tutto l'edificio<ref name="DVC94">De Vecchi-Cerchiari, cit., p. 94.</ref>. Probabilmente ebbe un ruolo, nella decisione di mutare il progetto, [[Leon Battista Alberti]]<ref>Alberti e Sigismondo si incontrarono probabilmente a Fabriano durante la permanenza in città della corte di [[papa Niccolò V]] nel 1450: Howard Burns, ''Leon Battista Alberti in'' "Storia architettura italiana-Il Quattrocento", Electa, 1998, p. 131</ref> al quale fu poi affidato il progetto di una nuova sistemazione architettonica esterna, che comprendeva, secondo la testimonianza di una serie di [[Medaglia di Sigismondo Pandolfo Malatesta e il Tempio Malatestiano|note medaglie]]<ref>Si tratta di tradizionali medaglie di fondazione che riportano la data del 1450, quando Sigismondo decise di ampliare il suo primitivo progetto: Howard Burns, ''op. cit.'', 1998, pag.131</ref>, di Matteo de' Pasti del [[1450]], l'aggiunta di una rotonda nella parte posteriore della chiesa, coperta da una [[cupola]] a imitazione di quella del [[Pantheon (Roma)|Pantheon]]. I lavori relativi al progetto di Alberti iniziarono presumibilmente nel 1453. Se il progetto fosse stato completato, la navata avrebbe allora assunto un ruolo di semplice accesso al maestoso edificio circolare, e sarebbe stata molto più evidente la funzione celebrativa dell'edificio<ref name="DVC95">De Vecchi-Cerchiari, cit., p. 95.</ref>.
 
Il tema iconografico della struttura è inconsueto per una chiesa cristiana, per i numerosi riferimenti a [[paganesimo in Italia|culti pagani]] che conteneva.<ref>Fabrizio Falconi, [https://books.google.it/books?id=CFTmAUbAjRMC&pg=PT108 ''I monumenti esoterici d'Italia'', pag. 108], Newton Compton Editori, 2013.</ref> Nell'apparato decorativo originale i riferimenti religiosi tradizionali sono talmente ridotti e defilati da sembrare a prima vista del tutto assenti<ref>L'unica croce presente nella decorazione marmorea è posta sopra l'ingresso principale ma (attualmente) nascosta dall'emblema vescovile e l'unico santo rappresentato all'interno è San Sigismondo (probabilmente solo per celebrare ulteriormente il Malatesta). Nella decorazione vi sono diverse allusioni al mondo cristiano, come ad esempio le scritte in prossimità alle Sibille, che prevedono la nascita del Messia. La Cristianità non è dunque completamente rinnegata, ma posta deliberatamente in secondo piano nella simbologia complessiva.</ref>.
Il Malatesta volle tale edificio unicamente come sepolcro suo, per la sua stirpe e per i dignitari a lui vicini, quale enorme monumento celebrativo di sé stesso e della sua casata, prevedendo una iconografia articolata in un complesso linguaggio proprio del [[paganesimo]]: da qui la denominazione di ''[[Tempio]]''.
 
Ciò contribuì al peggioramento dei rapporti con [[papa Pio II]] [[Piccolomini]], già critici prima della sua elezione nel [[1458]] (a causa anche delle precedenti campagne militari ostili alla sua città natale, Siena), rapporti che degenerarono fino alla scomunica nel [[1460]].
La quantità di riferimenti pagani è tale per cui Pio II riportò nei suoi Commentari: {{Citazione|Costruì un nobile tempio a Rimini in onore di San Francesco; ma lo riempì di tante opere pagane che non sembra un tempio di cristiani ma di infedeli adoratori dei demoni |[[papa Pio II]], Commentarii, p. 92<ref>{{cita libro |autore=Papa Enea Piccolomini |wkautore=Papa Pio II |titolo=Commentarii |url=http://imagohistoriae.filosofia.sns.it/imageView.php?workId=29&workSign=Piccolomini_Commentarii&selectStru=id2449857&imgNumber=55&imageField.x=20&imageField.y=11 |anno=1582 |città=Roma |p=92 |accesso=19 marzo 2014 |dataarchivio=20 marzo 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140320011629/http://imagohistoriae.filosofia.sns.it/imageView.php?workId=29&workSign=Piccolomini_Commentarii&selectStru=id2449857&imgNumber=55&imageField.x=20&imageField.y=11 |urlmorto=sì }}</ref><ref>{{cita libro |autore1=Cetty Muscolino |autore2=Ferruccio Canali |titolo=Il tempio della meraviglia: gli interventi di restauro al Tempio Malatestiano per il Giubileo (1990 - 2000)| url=http://books.google.com/books?id=Yt0BhZLhwPMC&pg=PA14|anno=2007 |editore=Alinea Editrice |isbn=978-88-6055-183-2 |p=14 }}</ref> |Aedificavit tamen nobile templum Arimini in honorem divi Francisci; verum ita gentilibus operibus implevit ut non tam Christianorum quam Infidelium daemones templum esse videretur|lingua=la}}
[[File:Tempio Malatestiano (pre-war).jpg|thumb|Interno come appariva prima della guerra]]
[[File:Tempio Malatestiano 1944.jpg|thumb|Interno vista abside dopo i [[Operazione Olive|bombardamenti del 1944]]]]
 
Tuttavia sarebbe riduttivo leggere il tempio malatestiano solo come sfida personale, ma piuttosto come massima manifestazione di una raffinata cultura di tipo [[accademia neoplatonica|neoplatonico]], intellettuale e idealistica, intenzionalmente lontana dalla realtà, non timorosa di esprimersi attraverso un linguaggio, tra ethos apollineo e pathos dionisiaco, estraneo alla cristianità proprio in quello che doveva essere un tempio cristiano<ref>{{Cita libro | titolo=La rinascita del paganesimo antico e altri scritti 1917-1929 | nome=Aby | cognome=Walburg | editore=Nino Aragno Editore | anno=2008 | isbn=978-88-8419-251-6}}</ref>. La lettura dell'apparato del Tempio non si presenta affatto agevole. Tra le fonti letterarie ispiratrici si possono rinvenire [[Macrobio]], [[Platone]], [[Porfirio]], [[Giamblico]] e [[Gemisto Pletone]]<ref>{{Cita pubblicazione |titolo=Ethos apollineo e pathos dionisiaco nel cosmo Malatestiano |altri=da appunti di Aby Warburg e collaboratori del 1929 |rivista=Engramma |numero=35 |data=agosto–settembre 2004 |url=http://www.engramma.it/engramma_v4/homepage/35/sezion_alpha_omega/iii/25.html |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131111182112/http://www.engramma.it/engramma_v4/homepage/35/sezion_alpha_omega/iii/25.html |dataarchivio=11 novembre 2013 }}</ref>. [[Roberto Valturio]], membro della corte illuminata che circondava il Malatesta e che tanta parte ha avuto nella definizione del gusto e dei temi, ribadì nel ''De re militari'' che il Tempio era colmo di “simboli tratti dai più occulti penetrali della filosofia" che solo gli iniziati potevano penetrarne il significato<ref>C. Mitchell, ''The Imagery of the Tempio Malatestiano'', in «Studi Romagnoli», II, 1951, pp. 77-90; ''Il Tempio Malatestiano'', in Studi Malatestiani, cit., pp. 71-103.</ref>.
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La struttura progettata dall'Alberti non fu completata, in seguito all'avversa fortuna in campo militare del Malatesta (e alle conseguenti difficoltà economiche) che resero impossibile la fine dei lavori. Nel 1460 erano state del tutto ultimate solo tre cappelle ed i rivestimenti esterni, realizzati incapsulando la struttura medievale. Sigismondo fu definitivamente sconfitto dalle truppe papali alleate con [[Federico da Montefeltro]] due anni dopo sul Cesano. Ne conseguì l'interruzione di tutte le fabbriche da lui avviate (a parte l'aggiunta del sarcofago del filosofo neoplatonico Giorgio Gemisto Pletone nel 1464). Su spinta dell'ordine francescano che reggeva la chiesa, i lavori ripresero negli anni successivi ma, perso l'originale committente, proseguirono in difformità dal progetto dell'Alberti, per essere completati nel 1503.
 
Nel [[1809]] le [[soppressioni napoleoniche]] sciolsero il convento francescano e in seguito alla sconsacrazione e distruzione dell'antica Santa Colomba, il tempio fu consacrato a [[cattedrale]] cittadina, assumendo la dedica della santa.
 
Durante la [[seconda guerra mondiale]], l'edificio subì molti danni (in particolare, nel [[1944]]), tanto da far esclamare, commosso, ad [[Ezra Pound]], nel suo Canto LXXII (a parlare è lo spirito di [[Ezzelino III da Romano]]):
{{quote|Rimini arsa e Forlì distrutta,<br>
chi vedrà più il sepolcro di [[Giorgio Gemisto Pletone|Gemisto]]<br>
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Ma egli non m'ascoltò...}}
 
La zona [[abside|absidale]], insieme a buona parte della copertura, fu distrutta e ricostruita in forme semplificate con l'esterno in mattoni a vista e l'interno in semplice e disadorno intonaco bianco. Solo recentemente l'altare maggiore è stato arricchito da un celebre [[Crocifisso di Rimini|crocifisso]] di [[Giotto]], dipinto durante il suo soggiorno a Rimini tra il [[1308]] e il [[1312]]. La facciata e i fianchi furono danneggiati, con dislivelli, fuoripiombo e distacchi, tanto da dover procedere con un difficile intervento, smontando e rimontando sostanzialmente l'intero paramento murario, numerando i vari conci e blocchi lapidei.<ref>{{Cita libro | nome=A. | cognome=Turchini | titolo=Il tempio distrutto. Distruzione, restauro, anastilosi del Tempio Malatestiano | città=Cesena | anno=1998}}</ref>
 
==Descrizione della basilica==
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Alberti trasse spunto dall'architettura classica, ma affidandosi a spunti locali, come l'[[arco di Augusto (Rimini)|arco di Augusto]], il cui modulo è triplicato nella parte bassa della facciata<ref name="DVC95"/>. Una particolarità di questo intervento è che il rivestimento non tiene conto delle precedenti aperture gotiche: infatti, il passo delle arcate laterali non è lo stesso delle finestre ogivali, che risultano posizionate in maniera sempre diversa. Del resto Alberti scrisse a Matteo de' Pasti che «queste larghezze et altezze delle Chappelle mi perturbano».
 
La medaglia di [[Matteo de' Pasti]] del [[1450]] mostra l'aspetto originario che il tempio avrebbe dovuto avere, con una grande rotonda coperta da [[cupola]] semisferica simile a quella del [[Pantheon (Roma)|Pantheon]]. Se completato, la navata avrebbe allora assunto un ruolo di semplice accesso al maestoso edificio circolare, e sarebbe stata molto più evidente la funzione celebrativa dell'edificio, anche in rapporto allo ''skyline'' cittadino<ref name="DVC95"/>.
 
La parte posteriore è nuda: qui si eleva il campanile eretto tra XV e XVI secolo. La distruzione su questo lato del convento francescano, operata nel [[1921]] per allargare via IV Novembre, ha alterato i rapporti del monumento col contesto urbanistico.
 
===Interno===
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====Cappelle malatestiane di destra====
La prima cappella a destra è quella delle Virtù, o di San Sigismondo, avviata nel [[1447]] nell'architettura e il 14 ottobre 1450 per le decorazioni scultoree: in tale data venne collocata la prima coppia di elefanti reggipilastro, in [[marmo bardiglio]]. I pilastri, nelle facciate verso la navata, hanno teste e figure intere di Virtù ad altorilievo con giovanetti portascudo, riferibili al primo periodo di [[Agostino di Duccio]]. Allo stesso artista è riferita la statua di San Sigismondo e la sua ricchissima edicola sull'altare. Il bassorilievo sottostante (''San Sigismondo in viaggio con la famiglia verso il monastero di Agauno'') è una copia in stucco dell'originale oggi al [[Museo d'arte antica]] di [[Milano]]. Sulle pareti laterali, dello stesso scultore, due straordinari bassorilievi di grandi dimensioni in stiacciato, con ''Angeli reggicortina'', dalle sinuose linee. Segue sullo stesso lato la cella delle Reliquie, già sagrestia della cappella delle Virtù, a cui si accede da un portale scolpito con bassorilievi di apostoli, evangelisti e simboli malatestiani. Sia le ante lignee che i chiavistelli sono originari del Quattrocento. Qui sono conservati alcuni reliquiari settecenteschi, una pala di [[Camillo Sagrestani]], un piccolo sarcofago del VII secolo, e alcuni oggetti rinvenuti nel sopralluogo del 1920 dentro la tomba di Sigismondo (frammenti di vesti in broccato d'oro, spada, stocco, speroni e sei medaglie, oggi in parte trasferiti al [[Museo della città di Rimini]]). Anche l'affresco staccato di [[Piero della Francesca]] si trovava un tempo qui, mentre oggi è nell'ultima cappella a destra. Sulla parete si trovano tracce delle decorazioni in cotto della fabbrica trecentesca.
 
La seconda cappella di destra è quella degli Angeli, o di Isotta o di San Michele. La statua dell'arcangelo, sull'edicola sull'altare, è di [[Agostino di Duccio]], autore anche degli angeli alati che giocano e suonano nei riquadri dei pilastri dell'arcone di ingresso. Sulla parete sinistra il sarcofago di [[Isotta degli Atti]], sorretto da due elefanti portastemma e scolpito probabilmente da [[Matteo de' Pasti]]. Sopra il sarcofago si trova un padiglione marmoreo sormontato dal cimiero malatestiano tra teste d'elefante alate recanti cartigli. Un tempo era conservato qui il ''[[Crocifisso di Rimini]]'' di [[Giotto]], oggi dietro l'altare maggiore.
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Segue la cappella dei Giochi infantili, o dell'Angelo custode, dove trovano posto i sepolcri delle prime due mogli di Sigismondo, [[Ginevra d'Este]] e [[Polissena Sforza]], circondate da sessantuno figure di angioletti, in diciotto riquadri, danzanti o in gioco fra loro, che cavalcano bastoni e delfini, improvvisano un concerto o fingono di navigare, si tirano per i capelli e giocano a girotondo attorno ad una fontana, tutti scolpiti da [[Agostino di Duccio]] (1455). All'altare si trova un crocifisso ligneo cinquecentesco. La sagrestia adiacente, oggi cappella dei Caduti, ha un portale quattrocentesco con figurazioni di eroi biblici.
 
L'ultima cappella (prima sinistra) è detta degli Antenati, o della Pietà o della Madonna dell'Acqua da un piccolo gruppo marmoreo di scuola franco-tedesca del XV secolo sull'altare, che il popolo era solito invocare per chiedere la pioggia. Iniziata nel [[1454]] seguendo un programma iconografico descritto da [[Roberto Valturio]] e di [[Poggio Bracciolini]], fu decorata da dodici figure di Profeti e Sibille (due dei primi, dieci delle seconde), di [[Agostino di Duccio]] e aiuti. Alla base dei pilastri, sopra gli elefanti malatestiani, dadi con grandi medaglioni del profilo di Sigismondo Malatesta entro ghirlande d'alloro. Alla parete sinistra, sotto un padiglione in marmo, spicca l'arca degli Antenati e dei Discendenti, importante lavoro di Agostino di Duccio destinato ad accogliere, appunto, i personaggi della dinastia malatestiana prima e dopo Sigismondo.
 
Sul fronte la dedica è incisa tra due bassorilievi (''Minerva tra una schiera di eroi'' e il ''Trionfo di Scipione l'Africano'') che simboleggiano i due attributi fondamentali dell'immortalità: la Saggezza e la Gloria. Essendo originariamente destinata alla facciata del tempio, ha sia i fianchi che il coperchio scolpiti, anche nei lati non visibili. All'interno del coperchio ad esempio si trova un bel profilo di Sigismondo incorniciato da un festone e da un distico attribuito a [[Basinio da Parma]]: "''Haec Sigismundi vera est victoris imago qui dedit heac Patribus digna sepulcra suis''" (questa è la vera effigie di Sigismondo vittorioso che diede ai suoi antenati questo degno sepolcro). Un calco è visibile nel [[Museo della città di Rimini]]. La cappella si differenzia dalle altre per il suo stile gotico e veneto. L'aspetto attuale della cappella è stato alterato da un pesante intervento [[Luigi Poletti (architetto)|Luigi Poletti]] nel 1862-1868, rimaneggiando il rivestimento marmoreo del fondo e aggiungendo la nicchia sull'altare, le decorazioni in oro e azzurro, come ricorda un'iscrizione sulla parete destra (1868).
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{{vedi anche|Sigismondo Pandolfo Malatesta in preghiera davanti a san Sigismondo}}
[[File:Piero, Sigismondo Pandolfo Malatesta before Saint Sigismund 01.jpg|thumb|[[Piero della Francesca]], ''[[Sigismondo Pandolfo Malatesta in preghiera davanti a San Sigismondo]]'' (1451)]]
L'ultima cappella di destra e di sinistra sono successive all'epoca malatestiana: dopo il vano dell'accesso laterale, la cappella della Concezione presenta il monumento neoclassico al conte [[Paolo Garattoni]] (m. 1827). Qui è stato collocato l'affresco di [[Piero della Francesca]] di ''[[Sigismondo Pandolfo Malatesta in preghiera davanti a san Sigismondo]]'' (datato [[1451]]), dove la glorificazione del committente ha il culmine. Il tema religioso si intreccia con aspetti politici e dinastici, come nelle fattezze di san Sigismondo che celano quelle dell'imperatore [[Sigismondo del Lussemburgo]], che nel [[1433]] investì il Malatesta come cavaliere e ne legittimò la successione dinastica, ratificandone la presa di potere<ref name="DVC95" />.
 
==== Presbiterio ====
Il presbiterio fu ricostruito dopo le distruzioni belliche. L'attuale altare principale, in metallo e travertino, opera di [[Giuliano Vangi]], sostituisce il precedente dono di [[Napoleone]] attribuito a [[Luigi Poletti (architetto)|Luigi Poletti]]. La sua collocazione nel [[2001]] fu oggetto di aspre polemiche da parte del critico [[Vittorio Sgarbi]]<ref>"Altare in metallo sostituisce quello di Napoleone", 9 luglio 2001, p., Monti Vittorio & Quintavalle Arturo Carlo, [http://archiviostorico.corriere.it/2001/luglio/09/Altare_metallo_sostituisce_quello_Napoleone_co_0_0107094219.shtml Link]</ref>.
 
Dietro l'altare si trova il notevole ''[[Crocifisso di Rimini]]'' attribuito a [[Giotto]], la cui presenza a Rimini è documentata alla fine del Trecento. Il crocifisso sarebbe l'unica opere superstite della sua attività per la chiesa francescana che forse aveva compreso anche la realizzazione di affreschi<ref>{{Cita libro|autore=A.Tomei, C.Viggiani|titolo=L'Italia di Giotto-Itinerari giotteschi|data=2019|ISBN=}}</ref>.