Belluno: differenze tra le versioni
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Nel frattempo era incominciato un costante aumento demografico, tale da dare via al fenomeno dell'[[emigrazione]], iniziato alla fine del [[XIX secolo]] e conclusosi solo con il [[miracolo economico italiano|boom economico]] [[italia]]no degli [[anni 1950|anni cinquanta]]. La principale meta di emigrazione era l'[[Austria]], dove era richiesta manodopera per la costruzione di nuove ferrovie.
Sempre a livello di opere pubbliche, si ebbero delle importanti trasformazioni urbanistiche: vennero abbattute le mura della città e interrato il fossato, così che divenne più semplice il collegamento della città con la zona [[nord]] del ''Campitello''. Quest'ultimo divenne il nuovo centro gravitazionale della città, anche se i servizi rimasero in piazza del Duomo. Inoltre vennero costruiti vari ponti sul [[Piave]] e sull'[[Ardo (torrente)|Ardo]].
Il 18 marzo 1848 giunse a Belluno l'annuncio dei moti viennesi e veneziani, suscitando grande scalpore in municipio<ref>{{Cita libro|autore=Riccardo Pasqualin|titolo=Antonio Maresio Bazolle. Antirisorgimento veneto|anno=2025|editore=Club di Autori Indipendenti|città=Castellammare di Stabia (Napoli)|p=35}}</ref>. Il dominio austriaco durò
{{citazione|Essi fecero la scelta italiana, perché sentivano di appartenere alla nazione italiana e perché compresero presto che la provincia bellunese, agli occhi dell'Impero, non aveva grande valore politico, economico e militare, quindi non era meritevole di piani di sviluppo. I Bellunesi si sentirono emarginati.|Gigetto De Bortoli, ''Belluno: storia, architettura, arte'', p.22}}
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