New Deal: differenze tra le versioni

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Le critiche di un'eccessiva statalizzazione nel paese più liberale del mondo furono messe a tacere dai concreti risultati e dal riassorbimento delle sacche di forza lavoro rimasta [[disoccupazione|disoccupata]]. Il metodo keynesiano, il suo approccio pragmatico all'evento ridiedero spinta ad un paese giunto quasi sull'orlo del tracollo.
 
L'ampliamento dei poteri dell'esecutivo, l'apertura alla sperimentazione economica, la fiducia garantita alla comunità scientifica, all'università costituirono le grandi novità di una nazione che si rimetteva in moto. Le successive elezioni del [[1936]] diedero a Roosevelt la possibilità di un secondo mandato grazie a quello che fu definito un plebiscito popolare in cui Roosvelt vinse con più del 60 per cento dei voti, cosa mai accaduta per nessun altro presidente americano. La nazione americana, che aveva sopportato il trauma di un tracollo violento dopo un periodo di fortissima espansione, rialzava il capo e proseguiva nel suo cammino, pur osteggiato dalle ombre nere della [[guerra]], ormai alle porte.
 
L'essenziale punto di novità del New Deal rispetto al passato non risiede in grandi scelte radicali, ma soprattutto in una nuova alleanza tra mondo intellettuale e mondo economico resa necessaria ed urgente proprio dalla stessa crisi.