Fusione nucleare fredda: differenze tra le versioni

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Dopo il clamore provocato nel 1989 dagli esperimenti di [[Martin Fleischmann]] e [[Stanley Pons]] (Università di Salt Lake City - Utah), poi ripetuti in diversi laboratori, seguirono studi teorici, tra cui quelli di [[Giuliano Preparata]], docente di Fisica Nucleare all'[[Università degli Studi di Milano|Università di Milano]] che elaborò la sua "teoria coerente sulla fusione fredda". Nel Maggio 2008 [[Yoshiaki Arata]] uno dei padri del nucleare nipponico, insieme al collega Yue-Chang Zhang, ha mostrato pubblicamente ad Osaka un reattore funzionante con pochi grammi di [[Palladio (elemento)|palladio]], che ha messo in movimento un [[motore Stirling]] a pistoni. Il reattore è stato realizzato anche grazie agli studi di Francesco Celani ed altri del laboratorio dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare ([[INFN]]) di Frascati. Se il successo di questo esperimento sia dovuto alla fusione fredda o piuttosto ad una forma ancora non conosciuta di sviluppo di energia è tuttora oggetto di controversie.
 
== Differenti metodi realizzati per tentare di produrre reazioni di Fusione Fredda ==
Così come per la [[fusione nucleare|fusione termonucleare (fusione calda)]], in cui è necessario avvicinare i [[Nucleo atomico|nuclei]] di [[deuterio]] e [[trizio]] a distanze tali da vincere la [[forza coulombiana]] di repulsione dei [[nucleo atomico|nuclei]] [[carica elettrica|carichi]] positivamente permettendone quindi le reazioni di fusione<ref>Seata, Peter N.; Schaffer, Michael J.; Morrison, Douglas R.O.; Heeter, Robert F. "''What is the current scientific thinking on cold fusion? Is there any possible validity to this phenomenon?''", Scientific American (21 ottobre, 1999).</ref>. Diversamente per le reazioni di fusione fredda, dette anche LENR, quasi sempre i sostenitori della sua esistenza, affermano che per tali reazioni è comunque sempre necessario avvicinare gli atomi di [[deuterio]] tra di loro, superandone quindi la naturale [[forza coulombiana]] di repulsione, ma contrariamente alla [[fusione nucleare|fusione termonucleare]] si può ottenere lo stesso risultato spendendo relativamente poca energia, per mezzo dello sfruttamento di una poco compresa azione da parte di un [[catalizzatore]] quale ad esempio il [[palladio]].<ref>F. Scaramuzzi, “"Ten Years of Cold Fusion: an Eye-witness Account"”. Accountability in Research, 8, 77 (2000); una versione in italiano è stata pubblicata su Energia, Ambiente e Innovazione, 5,21 (2001)</ref>
 
A seconda del tipo di [[catalisi]] utilizzata, si possono avere vari tipologie di fusione fredda:
 
=== Catalizzazione da muoni ===
Il [[muone]] è una particella che ha la possibilità di sostituirsi all'[[elettrone]] dell'[[atomo]], avendo questi una massa assai superiore a quella dell'elettrone (circa 200 volte) quando avviene la sostituzione, per il principio di conservazione del [[momento angolare]], i muoni dovranno orbitare a distanze molto più prossime al nucleo e quindi schermando maggiormente la repulsione [[elettricità|elettrica]] e questo permetterà l'avvicinamento tra quei nuclei che hanno sostituito i propri elettroni con muoni, a tale vicinanza da poterli portare in condizioni utili per innescare la reazione di fusione nucleare, con conseguente emissione di [[energia]]<ref name=Jones>Jones, Steven Earl. "''Muon-catalysed fusion revisited''". Nature. Nature Publishing Group, 1986.</ref>. I muoni, una volta che hanno innescato la fusione tra due nuclei, possono sopravviverne e quindi andare ad agire come [[catalizzatore|catalizzatori]] per nuove reazioni. Oramai tutti i fisici sono concordi con la capacità dei muoni di poter essere utilizzati come catalizzatori per generare reazioni di fusione nucleare, ma vi è l'oggettiva impossibilità, allo stato attuale della tecnologia, nel rendere tali reazioni energeticamente convenienti<ref>"''[[Fusione catalizzata da muoni]]''". da [http://it.wikipedia.org it.wikipedia.org]</ref>.
 
=== Confinamento chimico ===
Questo metodo si basa sulla possibilità di utilizzare la proprietà del [[Palladio (elemento)|palladio]] (o di altri catalizzatori) di [[Adsorbimento|caricare]] all'interno del proprio reticolo cristallino atomi di [[idrogeno]] o dei suoi [[Isotopo|isotopi]] come il [[deuterio]], formando [[deuterio]] oppure [[idruro di palladio]]<ref name="EINFOD">Fleischmann, M., S. Pons, and M. Hawkins. "''Electrochemically induced nuclear
fusion of deuterium''". J. Electroanal. Chem., 1989. 261: p. 301 and errata in Vol. 263.</ref>. C'è da mettere in rilievo che una condizione necessaria, ma non sufficiente, è che tale caricamento deve essere assai elevato e raggiungere una percentuale di H/Pd o D/Pd, detta anche ''di caricamento''<ref name=caricamento>Si definisce ''Caricamento'' il rapporto tra il numero di atomi di idrogeno diffusi all'interno di una matrice cristallina rispetto agli atomi che costituiscono tal matrice.</ref>, che abbia un valore di almeno il 95%, ovvero per ogni atomo di palladio ci deve essere quasi un atomo di idrogeno o deuterio; condizione difficile da ottenere in tempi brevi, se non con particolari procedimenti di natura fisica e/o chimica<ref name="EOATEIDPD">F. Celani, A. Spallone et al.”''[http://www.lnf.infn.it/rapatt/2002/LNF-03-010(IR).pdf Evidence of anomalous tritium excess in D/Pd overloading. experiments]''”. LNF-02/013 (P), 2 Luglio 2002. </ref>.
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Vi sono tre tipologie di dispositivi a confinamento chimico:
 
==== Cella elettrolitica ====
È un dispositivo composto da un contenitore di materiale isolante, riempito con deuterio in [[Soluzione (chimica)|soluzione]] ad un [[elettrolita]], con al suo interno due elettrodi [[Conduttore elettrico|conduttivi]] metallici di cui il primo, normalmente in palladio o altro metallo capace di assorbire gli [[atomo|atomi]] di idrogeno o [[deuterio]] chiamato [[catodo]], è collegato al polo negativo di un apposito [[alimentatore]] a [[corrente continua]]. Mentre l'altro elettrodo, chiamato [[anodo]], è composto da un materiale resistente alla [[corrosione]] [[elettrolisi|elettrolitica]], come ad esempio il [[platino]], è collegato a polo positivo dell'alimentatore. Tale cella, in particolari e non ancora chiarite condizioni fisiche, viene osservata una emissione di calore, in quantità superiore a quella che potrebbe generarsi secondo le classiche leggi della fisica<ref name="EINFOD"/>.
 
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* [[#Ottobre_2007.2C_ENEA_di_Frascati_ed_SRI_USA_dichiarano_una_riproducibilit.C3.A0_delle_reazioni_di_fusione_fredda_dal_65.25_al_75.25|Esperimenti della SRI (USA) e Vittorio Violante (ENEA)]]
 
==== Cella al plasma elettrolitico o cella di T. Ohmori e T. Mizuno ====
Dispositivo concettualmente simile alla precedente ''Cella Elettrolitica'', ma funzionante in un regime completamente differente. Il catodo è normalmente composto da una barra di [[tungsteno]] o altri tipi di materiali metallici, capaci di sopportare le elevatissime temperature prodotte da una bolla di [[Fisica del plasma|plasma]] che si forma, causa le particolari condizioni di funzionamento, intorno all'elettrodo stesso.
 
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* [[#1998-2003.2C_Gli_esperimenti_di_T._Ohmori_e_T._Mizuno_sulla_elettrolisi_al_plasma|Cella di T. Ohmori e T. Mizuno]]
 
==== Cella a gas di deuterio o idrogeno ====
Alcuni scienziati, come il giapponese Arata e gli italiani Piantelli e Focardi, hanno realizzato celle ''asciutte'', nelle quali al posto di un elettrolita liquido, vi è un elettrolita gassoso, come il deuterio o l'idrogeno. In tali celle, all'interno del catodo di [[Palladio]] o [[nichel]], vi può essere un accumulo di una grandi quantità di deuterio (''caricamento''), che possono portare ad ottenere elevatissime concentrazioni di gas che, in certe condizioni non ancora del tutto note, possono innescare fenomeni di generazione di calore, che possono essere spiegate come presumibilmente conseguenza di reazioni [[termonucleare|termonucleari]].
 
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* [[#22_maggio_2008.2C_dimostrazione_presso_l.27universit.C3.A0_di_Osaka|Cella a nanoparticelle di palladio e gas di deuterio di Oshiaki Arata]]
 
== I primi lavori ==
 
La speciale capacità del palladio di assorbire idrogeno fu riconosciuta verso la fine del diciannovesimo secolo da [[Thomas Graham]].<ref name="DOE_1989_7">U.S. Department of Energy (1989). "''[http://www.ncas.org/erab A Report of the Energy Research Advisory Board to the United States Department of Energy]''", Washington US (25 May 2008)</ref>. Nel 1926, due radiochimici, Friedrich Adolf Paneth (britannico di nascita Austriaca) e K. Peters, pubblicarono un lavoro sulla presunta trasformazione spontanea di idrogeno in elio da catalisi nucleare, quando l'idrogeno è assorbito da palladio a temperatura ambiente<ref name="DOE_1989_7"/><ref>Paneth, F., and K. Peters (1926), ''Nature,'' '''118,''' 526.</ref>. Successivamente questi autori ammisero che l'elio da loro misurato era dovuto ad un inquinamento di elio presente, in modo naturale, nell'aria. Nel 1927, lo scienziato svedese J. Tandberg affermò di aver ottenuto una miscela di idrogeno in elio all'interno di una cella elettrolitica con elettrodi in palladio<ref name="DOE_1989_7"/>. Sulla base di tale lavoro chiese un brevetto svedese dal titolo: "''un metodo che produce elio e utili reazioni energetiche''".<BR>Dopo la scoperta del [[deuterio]], nel 1932, Tandberg continuò i suoi esperimenti con l'[[acqua pesante]]. Causa però la precedente scoperta della reazione di Paneth e Peters', seguita poi dalla sua ritrattazione, il brevetto di Tandberg's sarebbe comunque risultato non valido<ref name="DOE_1989_7"/>.<BR>Il termine ''fusione fredda'' ("cold fusion") è stato coniato da Paul Palmer della ''Brigham Young University'' nel 1986 durante una ricerca di ''geo fusione'' ("geo-fusion") sulla possibilità di esistenza di fenomeni di fusione all'interno dei nuclei planetari<ref>Kowalski, Ludwik (2004), "''[http://pages.csam.montclair.edu/~kowalski/cf/131history.html Jones’s manuscript on History of Cold Fusion at BYU]''", Montclair, NJ: [http://pages.csam.montclair.edu csam.montclair.edu].</ref>.
 
== Fusione Fredda a confinamento chimico, L'annuncio di Fleischmann e Pons ==
 
Fleischmann disse che iniziò ad investigare la possibilità che le reazioni chimiche potessero influenzare i processi nucleari negli anni sessanta<ref>Fleischmann, Martin (2003), “Background to cold fusion: the genesis of a concept”, Tenth International Conference on Cold Fusion, Cambridge, MA: World Scientific Publishing, ISBN 978-9812565648981-256-564-8</ref>. Egli predisse che gli effetti collettivi da lui esplorati, potrebbero richiedere l'[[elettrodinamica quantistica]] per essere calcolati, questo potrebbe dare risultati più significativi rispetto agli effetti predetti dalla [[meccanica quantistica]]<ref name="UpperLimitsOnNeutron">Gai, M.; Rugari, S. L.; France, R. H.; Lund, B. J.; Zhao, Z.; Davenport, A. J.; Isaacs, H. S. & Lynn, K. G. (1989), “''Upper limits on neutron and big gamma-ray emission from cold fusion''”, Nature 340: 29–34</ref><ref>Leggett, A.J. (1989), “Exact upper bound on barrier penetration probabilities in many-body systems: Application to ‘‘cold fusion’’”, Phys. Rev. Lett. (no. 63): 191-194.</ref>. Egli poi disse che, nel 1983, aveva l'evidenza sperimentale che lo portava a credere che nella fase condensata i sistemi sviluppano strutture [[Coerenza|coerenti]] piuttosto evidenti, con dimensioni dell'ordine dei 10<sup>-7</sup>m (1/10.000 mm)<ref name="UpperLimitsOnNeutron"/>. Nel 1984, come conseguenza di questi studi, Fleischmann e Pons iniziarono i loro esperimenti sulla fusione fredda.
 
=== La cella utilizzata per i primi esperimenti ===
 
[[ImmagineFile:Fleischmann Pons schema reattore 01it.jpg|300px|right|thumb|Cella elettrolitica di Fleischmann & Pons, nella versione del 1989]]La configurazione iniziale della cella di Fleischmann e Pons utilizzava un [[vaso di Dewar]] (un vaso di vetro a doppia parete al cui interno era stato fatto del vuoto), riempito di [[acqua pesante]] per svolgere l'[[elettrolisi]], in modo che fosse minima (meno del 5% durante la durata di un tipico esperimento) la dispersione termica. La cella era poi immersa in un bagno [[termostato|termostatato]] a temperatura costante in modo da eliminare gli effetti di sorgenti esterne di calore. I due scienziati utilizzarono una cella aperta in modo da eliminare la pericolosa formazione di sacche di [[deuterio]] e [[ossigeno]] risultanti dalle reazioni di elettrolisi, anche se ciò avrebbe favorito qualche perdita termica e quindi il calcolo di una minore potenza prodotta dalla cella stessa. Tale configurazione, causa l'evaporazione del liquido, faceva si che fosse necessario, di tanto in tanto, rabboccare il vaso con nuova acqua pesante. I due scienziati fecero poi notare che se la cella era alta e stretta, l'azione delle bolle di gas prodotte dalla elettrolisi, avevano la proprietà di mescolare e portare ad una temperatura uniforme l'acqua pesante contenuta. Una particolare attenzione era poi messa nella utilizzazione di un [[catodo]] di [[palladio]] ed elettrolita di grande purezza, in modo da prevenire la possibilità di formazione di residui sulla superficie, questo specie per gli esperimenti più lunghi. La cella era poi corredata di un [[termistore]] per la misura della temperatura dell'elettrolita, ed un riscaldatore elettrico per la generazione di impulsi di calore necessari per calibrare le perdite di calore dovute alla evaporazione del gas. Dopo tale calibrazione era possibile, con relativa facilità, ottenere il valore di calore generato dalla reazione<ref>Fleischmann, Martin e Pons, Stanley (1989), “''Electrochemically induced nuclear fusion of deuterium'”, Journal of Electroanalytical Chemistry 261 (2A): 301–308.</ref>.
 
Una corrente costante fu applicata alla cella per un periodo di parecchie settimane, e quindi fu via via necessario addizionare la cella di nuova acqua pesante. Per la maggior parte del tempo, la potenza elettrica immessa nella cella era praticamente uguale a quella dispersa dalla cella stessa, evidenziando un funzionamento della cella secondo le consuete leggi della elettrochimica. In queste condizioni la temperatura della cella era di circa 30 °C. Ma in certi momenti e solo per alcuni esperimenti, la temperatura aumentava improvvisamente a circa 50 °C, senza che fosse variata la potenza elettrica in ingresso, questo repentino fenomeno poteva durare due o più giorni. In questi particolari momenti, la potenza generata, poteva essere superiore a 20 volte la potenza elettrica applicata, in ingresso, alla cella. In altri casi questi repentini innalzamenti di temperatura non venivano riscontrati per molto tempo e quindi la cella veniva spenta.
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La temperatura della cella era misurata con un [[termistore]], mentre un altro termistore era posto direttamente sul catodo in modo da poterne misurare la temperatura durante gli eventi di surriscaldamento.
 
L'efficacia di tale metodo di misura è stata spesso elemento di contestazione<ref>Browne, M. (May 3, 1989), “''[http://partners.nytimes.com/library/national/science/050399sci-cold-fusion.html Physicists Debunk Claim Of a New Kind of Fusion]''”, New York Times. Retrieved on 25 May 2008.</ref>. L'esperimento, nel suo insieme, è stato poi criticato da Wilson<ref>Wilson, R. H. (1992), “''Analysis of experiments on the calorimetry of LiOD-D2O electrochemical cells''”, Journal of Electroanalytical Chemistry 332: 1–31.</ref> Altri esperimenti utilizzanti celle aperte sono stati criticati da Shkedi<ref>Shkedi, Zvi; McDonald, R.C.; Breen, J.J.; Maguire, S.J. & Veranth, J. (1995), “''Calorimetry, Excess Heat, and Faraday Efficiency in Ni-H2O Electrolytic Cells.''”, Fusion Technology 28 (4): 1720-1731.</ref> e Jones<ref>Jones, J. E.; Hansen, L. D.; Jones, S. E.; Shelton, D. S. & Thorne, J. M. (1995), “''Faradaic efficiencies less than 100% during electrolysis of water can account for reports of excess heat in "cold fusion" cells''”, Journal of Physical Chemistry 99 (18): 6973-6979</ref>. Molti ricercatori che hanno fatto sperimentazione sulla fusione fredda, hanno trovato tali critiche non convincenti e comunque non appilcabili in altre tipologie di esperimenti<ref>Jones, J. E.; Hansen, L. D.; Jones, S. E.; Shelton, D. S. & Thorne, J. M. (1995), “''Faradaic efficiencies less than 100% during electrolysis of water can account for reports of excess heat in "cold fusion" cells''”, Journal of Physical Chemistry 99 (18): 6973-6979</ref><ref>Will, F. G. (1997), “''Hydrogen + oxygen recombination and related heat generation in undivided electrolysis cells''”, Journal of Electroanalytical Chemistry 426 (1): 177–184.</ref><ref>Storms, Edmund (2007), Science of Low Energy Nuclear Reaction: “''A Comprehensive Compilation of Evidence and Explanations''”, Singapore: World Scientific, ISBN 9981-8127062270-0620-8.</ref>.
 
=== La comunicazione alla stampa e inizio del dibattito sulla realtà del fenomeno ===
 
La fusione fredda divenne improvvisamente famosa il [[23 marzo]] [[1989]] quando i chimici [[Martin Fleischmann]] dell'[[Università di Southampton]] in [[Inghilterra]] e [[Stanley Pons]] dell'Università dello [[Utah]] negli USA annunciarono alla stampa di essere riusciti a realizzarla.
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Fleischmann e Pons annunciarono di aver ottenuto energia in eccesso, che non poteva avere origini elettrochimiche, da una cella elettrolitica con due elettrodi (platino+ e palladio-) fondendo deuterio e ottenendo elio<ref>M. Fleischmann e S. Pons, "''Electrochemically induced nuclear fusion of deuterium''", ''Journal of Electroanalytical Chemistry and Interfacial Electrochemistry'' (10 April 1989), '''261''', 301.</ref> secondo la reazione:
 
:<sup>2</sup>H + <sup>2</sup>H &rarr; <sup>3</sup>He (0.82 MeV) + n (2.45 MeV)
 
A conferma dell'avvenuta reazione nucleare, i due chimici portavano come prove le misure [[Calorimetria|calorimetriche]] dell'energia rilasciata dalla reazione e le misure di [[neutrone|irraggiamento neutronico]], dovute ai neutroni ad alta energia rilasciati dalla reazione dei nuclei di deuterio.
 
Il [[12 aprile]] [[Stanley Pons]] fece una presentazione trionfale dei risultati al congresso annuale della Società Americana di Chimica (ACS), mentre l'Università dello Utah chiedeva al [[Congresso degli Stati Uniti]] un finanziamento di 25 milioni di dollari per proseguire le ricerche. Su questa decisione non poteva non pesare la considerazione che, dopo il disastro ambientale della [[Exxon Valdez]], il Congresso fosse ben disposto a finanziare ricerche sulla fusione fredda. Lo stesso Pons, al congresso della ACS, aveva dichiarato che la fusione fredda avrebbe fornito energia in eccesso con un dispositivo tascabile, se confrontato con gli apparati ben più complicati, necessari per la [[fusione nucleare|fusione nucleare "calda"]].<ref>{{en}} Robert L. Park, ''Voodoo Science: The Road from Foolishness to Fraud'', Oxford University Press; Reprint edition (Oct 2001). ISBN 01951471030-19-514710-3.</ref> Per questo motivo, Pons ricevette l'invito a incontrarsi con i rappresentanti del [[George H. W. Bush|presidente Bush]] a inizio maggio.
 
== Difficoltà nella riproducibilità del fenomeno ==
 
Una della caratteristiche che hanno creato fin dall'inizio critiche da una parte della comunità scientifica (nonché accese polemiche) è stata la scarsa riproducibilità degli esperimenti lamentata dai ricercatori fin da quando Fleischmann e Pons il 13 marzo 1989 inviarono al ''Journal of Electroanalytical Chemistry'' la pubblicazione con le loro ricerche<ref>Fleischmann, Martin & Pons, Stanley, Journal of Electroanalytical Chemistry 261 (2A), 1989. pp. 301-308.</ref>, in quei febbrili momenti decine di laboratori fecero centinaia di tentativi di replicazione, purtroppo la grande parte di questi non diede esiti sicuramente positivi, era evidente che le condizioni per cui il fenomeno si poteva produrre erano molto particolari e quasi del tutto ignote anche ai due ricercatori, oppure questi si basavano su effetti non reali o spiegabili con particolari fenomeni di origine elettrochimica. Questa difficoltà nella dimostrazione oggettiva del fenomeno, unita ad una particolare situazione di grande attesa da parte del pubblico pompata da un atteggiamento sensazionalistico dei media<ref>Dopo il 1989, quando i media iniziarono a porre seri dubbi sulla realtà del fenomeno, vedi ad esempio l'articolo in data 20 ottobre 1991 uscito sul giornale ''La Repubblica'' dal titolo ''Signori scienziati perché ci truffate? Lo scandalo dei ricercatori che contrabbandano autentici bidoni per grandi scoperte''; parecchi lavori furono fatti sul rapporto tra la responsabilità dello scienziato che genera informazione scientifica ed i media che la devono divulgare verso il grande pubblico. Tale responsabilità, specie per temi molto caldi, come l'energia, la salute, le conseguenze della manipolazione genetica e tanto altro, non sempre viene posta davanti alla necessità dello scienziato di pubblicare quanto prima i suoi lavori al fine di poterne trarre i massimi benefici di carriera ed economici. Benefici che spesso si legano anche agli interessi economici della istituzione alla quale lo scienziato appartiene. Queste considerazioni sono state approfondite dalla giornalista Francesca Gatti nell'articolo del 18 dicembre 2002, ''[http://magazine.enel.it/emporion/arretrati/22-2002/gatti.htm Il flop della fusione fredda]'' pubblicato sulla rivista dell'[[ENEL]] ''Emporion''. In questo articolo, scritto da Francesca Gatti, vengono riportate alcune considerazioni sul comportamento dei ricercatori Fleischmann, Martin & Pons, Stanley:<BR>''L’aver convocato un’improvvisa conferenza stampa anziché aver diffuso ed analizzato le teorie attraverso i canali tradizionali delle riviste e dei congressi, ad esempio. A questo, si aggiungeva una certa ritrosia nel divulgare i dettagli degli esperimenti, sembra a causa di alcuni problemi legati agli sponsor e ai brevetti. E, soprattutto, venne meno una delle basi della ricerca scientifica: la riproducibilità di un fenomeno. Per essere considerato valido, un esperimento deve ripetersi – nelle stesse condizioni – con regolarità. Le sperimentazioni delle teorie di Pons e Fleischmann, al contrario, non diedero mai risultati coerenti. Nessuno dei molti laboratori che, in tutto il mondo, cercarono di mettere in pratica le teorie riuscì a raggiungere una stabilità sperimentale accettabile''</ref> fecero sì che alla fine fu gettato completo discredito sull'argomento.
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Di contro, vari ricercatori che operano nel campo della fusione fredda avanzarono varie spiegazioni a giustificazione di questa difficoltà, essi sostengono che il protocollo da seguire redatto dai ricercatori Fleischmann, Martin & Pons non include una condizione assolutamente necessaria affinché il fenomeno stesso potesse svilupparsi, ovvero che fosse raggiunto un ''rapporto di caricamento''<ref>Il ''rapporto di caricamento'' è un valore numerico dato dalla quantità di atomi di idrogeno o deuterio presenti all'interno di un certo volume rispetto gli atomi di un metallo, come ad esempio il palladio presenti nello stesso volume. Ad esempio se in un certo volume vi sono 100 atomi di palladio e 90 atomi di deuterio, il ''rapporto di caricamento'' è pari a 0,90.<BR>La determinazione analitica di tale rapporto non è una impresa facile e ciò è dimostrato da molti lavori che si concentrano solo sulla determinazione di tale parametro, ad esempio:<BR>E.Del Giudice ,A.De Ninno,M. Fleischmann ,A. Frattolillo,G. Mengoli. "''[http://www.frascati.enea.it/nhe/Loading.pdf Loading of H(D) in a Pd lattice]''". Proc. of 9th International Conference on Cold Fusion, ICCF9 Bejing (Cina), 19-24 maggio, 2002</ref> da parte del deuterio nella matrice di palladio estremamente elevato, rapporto che doveva essere, come poi fu teoricamente dimostrato dai lavori di [[Giuliano Preparata]], uguale o superiore a 0,95. Senza la conoscenza e successiva applicazione di questa informazione<ref>Se il rapporto di caricamento deve essere elevato, è necessario, per il palladio, dedicare un tempo di preparazione piuttosto lungo (giorni o settimane) e non solo, ma un rapporto così alto produce anche gravi stress nella struttura del metallo e, in generale, lo danneggia al punto da far ricadere ben presto la concentrazione di deuterio al di sotto di quel livello. Finché non verrà trovata una tecnologia efficace per mantenere il rapporto di caricamento a livelli utili, i successi resteranno dunque del tutto sporadici.</ref>, non era possibile, da parte di chi tentò di riprodurre l'esperimento, ottenere una sufficiente costanza nei risultati<ref name="EOATEIDPD"/>.
 
== Critiche ==
 
=== 1991 Douglas R.O. Morrison ===
 
Il fisico Douglas R.O. Morrison<ref>Dalla biografia inserita nella rivista [http://cerncourier.com/ cerncourier.com] e scritta dai due colleghi, Peter Schmid e Gottfried Kellner, viene descritto il suo atteggiamento verso il fenomeno della Fusione Fredda:<BR>''L'analisi della affermazioni fatte da alcuni suoi colleghi della comunità scientifica che avevano asserito di aver scoperto l'evidenza della fusione fredda, occupò le facoltà di critica di Morrison nel corso di molti anni. Anche se lui fu inizialmente assai entusiasmato da questo fenomeno, trovò poi rapidamente molti punti deboli e contraddizioni negli argomenti dei suoi colleghi e quindi divenne pronto ad esprimere la propria opinione, dedicandosi all'opposizione di tali affermazioni.''<BR>Un altro paragrafo della sua biografia fa riferimento al fatto che Morrison fu citato come testimone della difesa per un processo di diffamazione a causa di un articolo scritto sul quotidiano [[La Repubblica]]:<BR>''I suoi forti sentimenti sulla questione, portarono Morrison a testimoniare in un caso giudiziario che era stato avviato da parte di un gruppo di fisici contro il giornale italiano La Repubblica. Prendendo la Fusione fredda come esempio chiave, Morrison sviluppò poi una sua formulazione di "[[scienza patologica]]" tramite una serie di articoli e presentazioni.''</ref> ha scritto, nel 1991, un articolo<ref>Douglas R.O. Morrison. "''[http://www.iop.org/EJ/abstract/0038-5670/34/12/R04 Review of cold fusion]''". Sov. Phys. Usp. 34 1055-1060 (1991).<BR>L'abstract dell'articolo:<BR>''I Risultati sperimentali sulla Fusione Fredda sono stati passati rassegna. La maggior parte degli esperimenti non rilevano nessun effetto ed i limiti superiori sono apprezzabilmente più bassi degli effetti positivi annunciati in alcuni esperimenti. È possibile concludere che: (a) Non vi è produzione di calore di eccesso e (b) ed è evidente che il bilancio finale è fortemente contro la presenza di prodotti di fusione. È stata osservata una curiosa regionalizzazione dei risultati, in alcune parti del mondo sono stati trovati solo risultati negativi, e solo risultati positivi in altre parti. In oltre il rapporto dei risultati positivi rispetto i negativi varia con il tempo. Studi precedenti sul palladio indicano che la fusione non dovrebbe accadere nel metallo. La Fusione fredda si spiega meglio come un esempio di Scienza Patologica''</ref> di critica sulla Fusione Fredda, prendendo spunto dai vari esperimenti fatti nei due anni precedenti. Nell'abstract dell'articolo vengono fatte diverse considerazioni, tra le quali:
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L'articolo si conclude con la seguente considerazione: ''La Fusione fredda si spiega meglio come un esempio di "[[Scienza patologica]]"''.
 
== Storia sullo sviluppo della ricerca ==
 
 
 
=== Le prime polemiche ===
Le polemiche cominciarono a montare alla successiva conferenza della Società Americana di Fisica (APS), il [[1 maggio]] [[1989]], a [[Baltimora]]. Furono riportati i risultati di una collaborazione fra un gruppo dei [[Laboratori Nazionali di Brookhaven]] e l'[[Università Yale]], in cui, riproducendo il dispositivo utilizzato da Fleischmann e Pons, non si otteneva né energia in eccesso, né soprattutto produzione di neutroni.<ref>M. Gai, S. L. Rugari, R. H. France, B. J. Lund, Z. Zhao, A. J. Davenport, H. S. Isaacs and K. G. Lynn, [http://www.nature.com/nature/journal/v340/n6228/abs/340029a0.html "''Upper limits on neutron and γ-ray emission from cold fusion''"], ''Nature'' (6 July 1989), '''340''', 29.</ref> Simili risultati furono poi riportati anche da ricercatori dei Laboratori di Harwell, vicino a [[Oxford]], nel [[Regno Unito]].<ref>D. E. Williams, D. J. S. Findlay, D. H. Craston, M. R. Sené, M. Bailey, S. Croft, B. W. Hooton, C. P. Jones, A. R. J. Kucernak, J. A. Mason and R. I. Taylor, [http://www.nature.com/nature/journal/v342/n6248/abs/342375a0.html "''Upper bounds on 'cold fusion' in electrolytic cells''"], ''Nature'' (23 November 1989), '''342''', 375.</ref>
 
In novembre, uno speciale gruppo di scienziati incaricati dal [[Dipartimento dell'Energia degli Stati Uniti|Dipartimento dell'Energia statunitense]] (DOE) si pronunciò in modo negativo sulla fusione fredda,<ref>{{en}} "''Cold Fusion Research''", [http://www.ncas.org/erab/sec5.htm A Report of the Energy Research Advisory Board to the United States Department of Energy], November 1989.</ref> mentre già alla fine del [[1989]] negli Stati Uniti la fusione fredda veniva identificata come un fenomeno di [[pseudoscienza]]. Negli [[anni '90]] negli Stati Uniti la ricerca sulla fusione fredda fu pochissima, mentre cominciavano ad emergere gruppi in [[Europa]] e [[Asia]]. Nel [[luglio]] [[1990]] Fleischmann e Pons correggevano il loro articolo iniziale, con un ponderoso lavoro di oltre 50 pagine, in cui spiegavano i dettagli del loro esperimento.<ref>M. Fleischmann, S. Pons, M. W. Anderson, Lian-Jun Li, and M. Hawkins, "''Calorimetry of the palladium-deuterium-heavy water system''", ''Journal of Electroanalytical Chemistry and Interfacial Electrochemistry'' (25 July 1990), '''287''', 293.</ref> Cominciavano anche ad emergere i retroscena della vicenda del [[1989]]. Nel [[1991]] [[Eugene Mallove]], che era capo redattore scientifico dell'ufficio stampa del [[Massachusetts Institute of Technology|MIT]], ammise che l'importante relazione scritta dal Centro Ricerche sui Plasmi del [[Massachusetts Institute of Technology|MIT]] nel [[1989]], e che aveva avuto un'influenza non piccola nelle polemiche sulla fusione fredda, contenesse dei grafici in cui i dati erano stati modificati senza alcuna spiegazione.<ref>Steven Krivit, [http://newenergytimes.com/Reports/HistoricalAnalysisSummaryCharts.htm#mit "''Controversial M.I.T. Cold Fusion Graphs''"]</ref><ref>Eugene Mallove. ''Fire From Ice''. Infinite Energy Press, 1999. ISBN 18929250281-892925-02-8.<br />Il libro sostiene che il gruppo di lavoro composto da Stanley Pons e Martin Fleischmann presso l'università dello Utah, ha realmente prodotto una quantità di energia superiore all'unità con un esperimento replicato in diverse occasioni, ma che i risultati sono stati soppressi attraverso l'organizzazione di una campagna di ridicolizzazione da gruppi di potere accademici, compresi quelli che studiano la fusione termonucleare controllata, al fine di cercare di proteggere le loro attività di ricerca e di finanziamento.</ref> Secondo Mallove, questo avrebbe precluso qualsiasi tentativo di ottenere calore da dispositivi a fusione fredda al MIT, in modo da evitare possibili cali nei finanziamenti della fusione "calda".<ref>E. Mallove, [http://www.infinite-energy.com/images/pdfs/mitcfreport.pdf "''MIT and cold fusion: a special report''"], 1999.</ref>
 
Una voce ancora più autorevole fu quella del [[premio Nobel]] [[Julian Schwinger]], che nel [[1990]] ammetteva che molte redazioni di riviste scientifiche si fossero adeguate alle pressioni negative degli ambienti accademici verso la fusione fredda.<ref>"''The pressure for conformity is enormous. I have experienced it in editors’ rejection of submitted papers, based on venomous criticism of anonymous referees. The replacement of impartial reviewing by censorship will be the death of science.''" Schwinger, J.,"''Cold fusion: Does it have a future?''", Evol. Trends Phys. Sci., Proc. Yoshio Nishina Centen. Symp., Tokyo 1990, 1991. 57: p. 171.</ref>
 
=== I dubbi sulla realtà fisica del fenomeno ===
 
Una consistente parte della comunità scientifica internazionale ha accolto con scetticismo e sfiducia i risultati sperimentali, risultati che spesso hanno suscitato grosse polemiche. Uno degli argomenti più citati dai detrattori sulla realtà delle caratteristiche nucleari del fenomeno della fusione fredda, è quello secondo cui in essa si producono un numero di particelle nucleari troppo basso per poter giustificare il calore prodotto. Inoltre esistono ancora moltissime controversie (principalmente di tipo teorico) sulla natura e sui meccanismi della fusione fredda.
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A posteriori, Fleischmann e Pons riconobbero alcuni [[Errore di misurazione|errori nella misura]] dell'energia rilasciata dalla cella elettrolitica, e soprattutto nella misura del flusso di neutroni che sarebbero stati prodotti dalla reazione; tuttavia non smentirono mai di avere effettivamente misurato una contaminazione di [[elio]] negli elettrodi, adducendo questo fatto a prova di una eventuale presenza di una reazione di natura nucleare. Sulla natura nucleare di quest'energia, nel corso degli anni, furono effettuati vari test ed esperimenti, come ad esempio quello compiuto nel 2002, sotto la supervisione di [[Carlo Rubbia]], dai laboratori italiani dell'[[ENEA]] di [[Frascati]], vicino a Roma<ref>Antonella del Ninno, Antonio Frattolillo, Antonietta Rizzo<BR>''Rapporto Tecnico ENEA RT2002/41/FUS''<BR>ENEA - Unità Tecnico Scientifica Fusione;Centro Ricerche Frascati, Roma, 2002</ref>.
 
Secondo alcuni studiosi, i molti risultati negativi ottenuti da vari laboratori nel tentativo di replicare il fenomeno, diedero fiato, specie negli [[Stati Uniti]], ad una reazione accademica piuttosto negativa, che in certi casi fu più simile ad un'azione di censura che non ad una legittima critica scientifica ai risultati sperimentali<ref>Roberto Germano, "Fusione fredda. Moderna storia d'inquisizione e d'alchimia", Bibliopolis, 2003. ISBN 887088436888-7088-436-8.</ref><ref>Camillo Franchini. "''Che fine ha fatto la fusione fredda ?"''. [http://www.cicap.org Scienza & paranormale (Rivista del CICAP)], marzo-Aprile 2008, pp. 26-42<BR>L'articolo, a pag. 41, si conclude con questi paragrafi:<BR>"..''Insomma la strana vicenda della fusione fredda ha dimostrato che l'esistenza di un fenomeno non è un impedimento per continuare la ricerca. Finché saranno disponibili fondi, la ricerca continuerà. I finanziamenti saranno sempre trovati, perché i ricercatori sono poco incentivati a presentare risultati risultati scarsi o negativi, per non perdere i finanziamenti. La chiusura della ricerca sulla fusione nell'Università dello Utah non è servita per accelerare il declino asintotico della fusione fredda. La ricerca è semplicemente continuata da altre parti.''"</ref>.
 
A distanza di più di 10 anni dall'episodio, come ha indicato il [[premio Nobel]] [[Carlo Rubbia]] in un convegno nel 2000 in ricordo di [[Giuliano Preparata]],<ref>Seminario [http://www.verdi.it/document/fusione/2.htm ''L’energia “fredda” e le fonti rinnovabili - In ricordo di Giuliano Preparata''], 24 ottobre 2000, Roma.</ref> si può affermare che la fusione fredda sia stata presentata nel [[1989]] in modo affrettato, creando eccessive aspettative: ciò fu in parte dovuto al fatto che Fleischmann e Pons erano [[chimico|chimici]], e non avevano diretta esperienza del tipo di misure necessarie per provare che un'effettiva reazione di fusione fosse avvenuta.
 
== La ricerca sulla fusione fredda a confinamento chimico ==
 
Nei successivi anni che seguirono l'annuncio di Fleischmann e Pons le ricerche sulla Fusione Fredda andarono, in tutto il mondo, via via scemando, rimanendo sempre più un argomento di nicchia, con un numero ufficiale di ricercatori attivi tra le 100 e 200 unità e pochi laboratori. In queste condizioni i progressi nell'approfondimento delle ricerche sono stati abbastanza lenti ed hanno portato a risultati non sempre chiari, anche perché, causa un certo disinteresse per l'argomento da parte delle principali riviste del settore, spesso non è stato possibile attivare quell'importantissimo meccanismo di verifica che è il ''[[Revisione paritaria|peer review]]''<ref name=letteraScience01>[http://www.rainews24.rai.it/ran24/inchieste/documenti/letteraSCIENCE001.pdf Lettera di risposta della rivista Science] che giustifica il rifiuto di pubblicazione del ''Rapporto 41'' a suo tempo richiesta dal gruppo di Antonella Del Ninno. La lettera inizia con la frase "''Poiché il suo manoscritto non ha ricevuto un alto punteggio di priorità durante il processo iniziale di valutazione, non possiamo rinvialo per una analisi approfondita (in-depth review)''".</ref>.<BR>Qui di seguito c'è una breve cronistoria dei principali esperimenti e dei risultati che sono stati dichiarati dai vari autori.
 
=== 1990, Utilizzo del titanio in sostituzione al palladio ===
 
La fusione fredda continua ad essere oggetto di ricerca in alcuni Paesi, tra cui l'[[Italia]]. Il gruppo italiano Antonella De Ninno, guidato dal professor Francesco Scaramuzzi, ha realizzato presso l'[[ENEA]] di [[Frascati]] un esperimento utilizzando il [[titanio]] al posto del [[Palladio (elemento)|palladio]]<ref>A. De Ninno, A. Frattolillo, G. Lollobattista, L. Martinis, M. Martone, L. Mori, S. Podda, F. Scaramuzzi. "''Emissione di neutroni da un sistema Deuterio-Titanio''". Nota presentata nella seduta del 22 aprile 1989 del socio U. Colombo, Atti Acc. Lincei Rend. fis., (8) LXXXIII (1989), 221 (1990)<BR>A. De Ninno, A. Frattolillo, F. Scaramuzzi, da "Understanding Cold Fusion Phenomena". "''Neutron emission from a Titanium-Deuterium System''" ed. by R. A. Ricci, F. De Marco, E. Sindoni, Conference Proc. (Varenna, 15-16 Sept. 1989) Italian Phys. Soc., 41 (1990)<BR>A. De Ninno, A. Frattolillo, F. Lanza, S. Migliori, C. Pontorieri, S. Scaglione, F. Scaramuzzi, P. Zeppa. "''The production of Neutron and Tritium in the Deuterium gas-Titanium interaction''" da "The Science of Cold Fusion ", Proc. of II Int. Conf. on Cold Fusion, Como, June 29-July 4, 1991, ed. T. Bressani, E. Del Giudice, G. Preparata, Società Italiana di Fisica, 445 (1991)</ref>. Con tale esperimento ha evidenziato che quando il titanio assorbe del gas deuterio a bassa temperatura, si verifica un surplus di energia con conseguente emissione di neutroni.
 
=== Dicembre 1993, Possibile presenza di trizio ===
 
Le prime critiche sulla realtà del fenomeno della Fusione Fredda riguardavano la presunta assenza di ''ceneri'', conseguenza prevedibile di una qualche reazione di natura nucleare; nel caso specifico, essendo il fenomeno ipotizzabile come un particolare tipo di reazione di [[fusione nucleare]], i vari gruppi di ricerca hanno immediatamente iniziato a cercare tali ceneri nella forma di un qualche [[isotopo]] dell'[[elio]].
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Il gruppo di ricercatori capitanati da ''Fritz G. Will'' del ''Department of Chemical and Fuels Engineering'', Università dello Utah Salt Lake City<ref>[Fritz G. Will, Krystyna Cedzynska, Denton C. Linton, ''Tritium generation in palladium cathodes with hight deuterium loading''. The Fourth International Conference on Cold Fusion (ICCF-4), Lahaina, Maui, 6-9 dicembre 1993<BR>La pubblicazione riporta alcuni esperimenti di caricamento di deuterio su celle elettrolitiche composte da un filo di palladio immerso in una soluzione di 1N D<sub>2</sub>SO<sup>4</sup> (Soluzione 1 Normale di Acido solforico per il quale al posto dell'atomo di idrogeno vi è del deuterio) rispetto ad un gruppo di controllo costituito dalle stesse celle con acido solforico comune 1N H<sub>2</sub>SO<sup>4</sup>. Nel primo caso si ha una chiara emissione di [[trizio]] mentre per il gruppo di controllo non ne viene rilevata nessuna emissione. Da notare poi che per la prima cella, l'emissione di trizio è possibile solo per valori di caricamento, del deuterio rispetto al palladio, uguali o maggiori all'unità.</ref> ha osservato una correlazione tra la produzione di trizio e il caricamento di un filo di palladio con un caricamento pari o superiore alla unità. Va anche notato che l'autore dell'articolo, si dichiari comunque contrario all'ipotesi che nella cella possa avvenire una fusione nucleare, in quanto non è riuscito a rilevare un flusso neutronico generato da quella che definisce: ''la reazione sconosciuta'', ossia quella reazione che produrrebbe il trizio.
 
=== 1998-2003, Gli esperimenti di T. Ohmori e T. Mizuno sulla elettrolisi al plasma ===
 
[[ImmagineFile:Mizuno schema reattore 01it.jpg|thumb|300px|right|Schema della cella elettrolitica al plasma di Ohmori e Mizuno]]Alla fine degli anni novanta<ref>E. Mallove. "''[http://www.padrak.com/ine/NEN_6_3_2.html Ohmori Mizuno experiment replicated]''". New Energy News (NEN), luglio1998, vol. 6, No. 3, pp. 1-2.<BR>T. Ohmori and T. Mizuno. "''Excess Energy Evolution and Transmutation...''". Infinite Energy Magazine, giugno-Luglio 1998, No. 20, pp. 14-17.</ref>, i ricercatori giapponesi T. Ohmori e T. Mizuno<ref>Ricercatori presso la Hokkaido University, Sapporo (Japan).</ref> hanno annunciato<ref>Ohmori, T. and T. Mizuno. "''Strong Excess Energy Evolution, New Element Production, and Electromagnetic Wave and/or Neutron Emission in the Light Water Electrolysis with a Tungsten
Cathode''". The Seventh International Conference on Cold Fusion (ICCF-7). Vancouver (Canada), 1998.
</ref> dichiarando la possibilità di ottenere reazioni di fusione fredda, con riproducibilità del 100%<ref name=ETI_Wreport>Scott R. Little, H. E. Puthoff Ph.D, Marissa Little. "''[http://www.earthtech.org/experiments/Inc-W/Wreport.html The Incandescent W Experiment]''". [http://www.earthtech.org/ ErthTech International Inc. (ETI)], August 1998. Nella prima serie di prove, nonostante l'esecuzione di ben 10 esperimenti, con gli elettrodi di tungsteno puro forniti direttamente dai ricercatori giapponesi Ohmori e Mizuno, non fu riscontrato nessun eccesso di produzione di calore. Successivamente i ricercatori ricontattarono Mizuno al fine di poter avere maggiori informazioni sul processo, proprio grazie a tali informazioni i ricercatori si accorsero di un errore da essi commesso legato al fatto che avevano mal interpretato la configurazione sperimentale pubblicata dai due ricercatori giapponesi ''invertendo quindi la polarità delle celle''. Corressero immediatamente il problema e svolsero quindi una nuova tornata sperimentale, questo lavoro andò avanti fino al gennaio del 2000, ma nonostante tutti i loro sforzi dovettero, ''con loro grande costernazione'', riscontrare che nessun chiaro eccesso di calore era stato da loro riscontrato. Perciò interruppero gli esperimenti ed asserirono, ''con ragionevole certezza'', che l'elettrolisi al plasma, nelle condizioni proposte da Ohmori e Mizuno non era capace di produrre un misurabile eccesso di calore e che quindi i due ricercatori giapponesi avevano commesso degli errori nella misura della effettiva energia elettrica impiegata dalla cella durante la reazione.</ref>, senza utilizzare il costoso e raro [[palladio]] ne l'acqua pesante (D<sub>2</sub>O), ma solo attraverso una particolare elettrolisi realizzata con elettrodi di [[tungsteno]], sommersi in una soluzione di comune acqua (H<sub>2</sub>O) e [[Carbonato di potassio]] (K<sub>2</sub>CO<sub>3</sub>) tra i quali venga fatta passare una corrente con differenza di potenziale di circa 160-300 V. In tali condizioni, quando la temperatura della soluzione supera i 70-80 °C si ottiene, intorno alla parte immersa dell'elettrodo di tungsteno, la formazione di una bolla di plasma, che porta rapidamente alla ebollizione dell'elettrolita. In tali condizioni, come comunicato dai due ricercatori, si può produrre un bilancio energetico positivo, composto da una emissione termica dal 20-100% superiore all'energia elettrica spesa per sostenere la reazione, più una certa quantità di idrogeno gassoso, quest'ultimo, secondo quanto affermato dagli stessi ricercatori, può portare il rendimento complessivo del sistema ad oltre il 500%<ref>Mizuno, T., T. Akimoto, and T. Ohmori. ''"Confirmation of anomalous hydrogen generation by plasma electrolysis"''. 4th Meeting of Japan CF Research Society. 2003. Iwate, Japan: Iwate University.</ref>.
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Attualmente il principale problema di questo tipo di processo è l'elevata temperatura che raggiunge l'elettrodo di tungsteno, sicuramente superiore ai 3.422 °C, comportante il raggiungimento del punto di fusione e quindi lo scioglimento di questi nella soluzione. In queste condizioni, per una cella con un assorbimento medio di 200-500W, vi è un consumo di qualche cm di elettrodo per ogni ora di funzionamento. Rendendo, nel suo complesso, il processo energeticamente non conveniente.<BR>Un secondo problema, ma non certamente meno importante, è la presunta deposizione, sia in soluzione che sull'elettrodo di tungsteno, di atomi di elementi prima non presenti nella soluzione nel metallo, ma comunque prossimi, a livello di [[tavola periodica]], al tungsteno<ref>T Ohmori, T Mizuno. "''Strong Excess Energy Evolution, New Element Production, and Electromagnetic Wave and/or Neutron...''". The Seventh International Conference on Cold Fusion, 1998</ref>, facendo quindi ipotizzare, secondo vari autori, che sulla superficie dell'elettrodo di tungsteno, possano avvenire processi di [[Trasmutazione LENR|trasmutazione]]<ref>D. Cirillo, A.Dattilo, V. Iorio, ''"Trasmutation of metal to low energy in confined plasma in the water"'', aprile 2004</ref>.
 
==== Critiche sulla corretta esecuzione delle misure ====
 
La società EarthTech International Inc. (ETI)<ref name=ETI_Wreport /> tra l'inizio del 1998 ed il dicembre 1999, ha svolto tre cicli di test con il protocollo di Ohmori e T. Mizuno, nonostante la stretta collaborazione con gli autori giapponesi e l'oggettiva qualità del lavoro svolto, non è riuscita ad ottenere nessun risultato di guadagno energetico. Questo fatto, secondo i ricercatori dell'ETI può solo dipendere dall'oggettiva difficoltà nello svolgere corrette misurazioni sui dispositivi elettrolitici che operano in particolari condizioni, come quelle riscontrate nel protocollo testato.<BR>Ad esempio, causa il forte rumore elettrico indotto dal plasma, non è semplice valutare, con sufficiente correttezza, l'effettiva energia utilizzata dal dispositivo per lo svolgimento della reazione, non solo, ma non è neanche facilmente determinabile se l'errore sulla determinazione dell'energia è in sovrastima o sottostima rispetto a quella realmente impiegata. Tale difficoltà si ripercuote direttamente nella determinazione del corretto rapporto tra energia spesa per la reazione e quella da essa prodotta in calore ([[Coefficiente di prestazione|COP]]). Nonostante queste difficoltà, durante tutto il corso della sperimentazione, i ricercatori dell'ETI sono sempre stati certi della bontà dei criteri di misura da essi adottati e quindi sulla bontà delle loro misurazioni. A valorizzare tale certezza, i ricercatori dell'ETI hanno anche fatto notare che il COP misurato con i loro criteri, lungo tutto l'arco temporale degli esperimenti, era sempre rimasto prossimo al valore unitario e quindi del tutto insensibile alle profonde variazioni delle configurazioni sperimentali nel tempo da essi adottate.<BR>Anche la determinazione della presenza di elementi trasmutati sulla superficie dell'elettrodo di tungsteno è stata, dai ricercatori dell'ETI, completamente confutata, escludendo quindi, secondo le loro ricerche, eventuali processi di trasmutazione sulla superficie dell'elettrodo di tungsteno.
 
=== Febbraio 2002, Marina degli Stati Uniti, pubblica il Technical Report 1862 ===
 
Nel febbraio del [[2002]], un laboratorio della marina degli Stati Uniti rilasciò un lavoro nel quale veniva confermato il fenomeno della fusione fredda come fatto reale.<ref>U.S. Navy, Technical Report 1862. "''[http://www.spawar.navy.mil/sti/publications/pubs/tr/1862/tr1862-vol1.pdf Thermal and Nuclear Aspects of the Pd-D<sub>2</sub>O System]''". S. Szpak, P.A. Mosier-Boss (editor), SSC San Diego CA (USA), Febbraio 2002.</ref>
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È un rapporto di 132 pagine che cerca di fare il punto sullo stato dell'arte delle ricerche sulla fusione fredda fatte dalla U.S. Navy dal 1989 al 2002. Gli esperimenti svolti sono stati in particolar modo descritti nel capitolo 3 (pp. 19), dal titolo "''Excess heat and helium production in palladium and palladium alloys''", vengono riportate le analisi calorimetriche (con tolleranze dell'ordine del 4%) svolte nel 1989 che rilevano un evidente eccesso di calore sui vari esperimenti svolti e la produzione di <sup>4</sup>He (Elio 4) come conseguenza di presumibili effetti di natura nucleare presenti all'interno della cella<ref>Nella relazione si pone l'accento sul fatto che molti critici hanno affermato che l'elio 4 possa essere entrato attraverso le pareti di vetro della cella, il relatore afferma che ciò non è possibile in quanto l'esperimento è stato fatto in parallelo ad un'altra cella del tutto uguale alla prima e posta nelle medesime condizioni fisiche, ma nella quale non avvenivano reazioni di fusione fredda. In questa seconda cella non è stata mai rilevata la presenza di elio 4.</ref>. Successivamente, nel 1992, sono stati fatti esperimenti con leghe di palladio-[[boro]] (Pd-B) che, con sorpresa degli stessi ricercatori, hanno dato tutti esito positivo (pp. 21). Nel 1995 l'esperimento è stato poi riprodotto in Giappone con gli stessi risultati<ref>Nella relazione viene ipotizzato che questi inaspettati successi, sono stati spiegati, con l'ipotesi che il boro ritardi la possibilità del deuterio di uscire dal palladio durante la reazione.</ref>. Successivamente sono stati fatti esperimenti per verificare emissione di neutroni, esperimenti che hanno dato sempre esito negativo.
 
=== Dicembre 2004, US Department of Energy (DoE) promuove un'analisi sulla Fusione Fredda ===
 
==== Organizzazione del peer-review ====
 
Durante la conferenze internazionale sulla fusione fredda (ICCF-10), tenutasi a Boston nell'Agosto del 2003, alcuni ricercatori presentarono risultati positivi<ref>Dalla Intervista del ricercatore ENEA Vittorio Violante, paragrafo ''A che punto siete quindi?'' del documento ENEA "''[http://titano.sede.enea.it/Stampa/skin2col.php?page=eneaperdettagliofigli&id=78 Che fine ha fatto la fusione fredda]''":<BR>''...A cambiare le carte in tavola è stato l’evento scientifico dell’agosto 2003, la Conferenza internazionale sulla fusione fredda tenutasi a Boston. Io e altri ricercatori di istituti stranieri, tra questi alcuni che avevano utilizzato i materiali messi a punto dall’ENEA, presentammo i risultati positivi, che convinsero alcuni accademici americani a sottoporre nuovamente la questione al DoE...''</ref> che convinsero alcuni accademici americani a proporre di riesaminare la questione da parte del Department of Energy (DoE). A questo punto parti una ampia analisi della letteratura e quindi un ufficio del DoE (Dipartimento dell'energia degli Stati Uniti), contattò nel 2003 un gruppo di scienziati che operavano nel campo della Fusione Fredda in modo da poter fare una rivisitazione sulla questione della evidenza scientifica delle reazioni nucleari a bassa energia (LERN) ovvero la Fusione Fredda. Agli scienziati contattati fu chiesto di presentare il materiale che ritenevano più interessante, su questo materiale fu redatto un lavoro riassuntivo dal titolo "''New Physical Effects in Metal Deuterides''"<ref>Peter L. Hagelstein, Michael C. H. McKubre, David J. Nagel, Talbot A. Chubb, Randall J. Hekman. "''[http://www.newenergytimes.com/reports/DOE/2004-DOE-Summary-Paper.pdf New Physical Effects in Metal Deuterides]''". Department of Energy (DoE), 2004.<BR>Documento che riporta lo stato dell'arte sugli studi della fusione fredda, al 2003, redatto tra alcuni dei più qualificati ricercatori, selezionati dal DoE in funzione di ottenere una chiara valutazione scientifica del fenomeno.</ref>. Tutto il materiale così ottenuto venne poi valutato secondo un complesso protocollo di ''peer review''<ref name=DOEreportofth>U.S. Department of Energy (2004) (PDF), "''[http://web.archive.org/web/20070114122346/http://www.science.doe.gov/Sub/Newsroom/News_Releases/DOE-SC/2004/low_energy/CF_Final_120104.pdf Report of the Review of Low Energy Nuclear Reactions]''". Washington, DC: U.S. Department of Energy, retrieved on 19 July 2008.<BR>Il protocollo prevedeva di far commentare, con un mese di tempo, a 9 ricercatori selezionati dal DoE la documentazione raccolta; seguita da una giornata, il 23 agosto 2004, in cui altri 9 ricercatori avrebbero letto la documentazione anonimamente inviata dagli altri 9 esaminatori e quindi ascoltare 6 presentazioni di un'ora fatte da altrettanti gruppi di ricercatori, in modo da ottenere 18 commenti che avrebbero permesso di redarne il rapporto definitivo.</ref>, al termine, sulla base dei 18 commenti realizzati dagli esperti del DoE<ref>Il DoE non ha mai ufficialmente rilasciato i 18 commenti sui lavori presentati.</ref> è stato redatto il rapporto definitivo<ref name=DOEreportofth />.
 
==== Conclusioni da parte della commissione ====
 
Al termine del lavoro sono stati formulati 3 elementi su cui fare la valutazione, ai quali i recensori hanno dato delle risposte, qui di seguito si riportano gli elementi e le risposte conclusive<ref name=CF_Final_120104>U.S. Department of Energy (2004) (PDF), "''[http://web.archive.org/web/20070114122346/http://www.science.doe.gov/Sub/Newsroom/News_Releases/DOE-SC/2004/low_energy/CF_Final_120104.pdf Report of the Review of Low Energy Nuclear Reactions,]''". Washington, DC: U.S. Department of Energy, retrieved on 19 July 2008.<BR>Questo rapporto del U.S. Department of Energy (DOE) ha sollevato ampie critiche da parte della comunità dei ricercatori che operano nel settore delle reazioni LENR, critiche ampiamente riportate nel documento ''[http://www.newenergytimes.com/DOE/DOE.htm The U.S. Department of Energy 1989 Cold Fusion and 2004 LENR Reviews]'' scritto nella rivista internet di settore [http://www.newenergytimes.com www.newenergytimes.com]</ref>:
Riga 163:
:...''Mentre vi è stato un progresso significativo nella qualità dei calorimetri, dall'ultima indagine del 1989 ad oggi, le conclusioni raggiunte dai recensori sono oggi simili a quelle riscontrate nella indagine del 1989<ref name=CF_Final_120104>. Un commento sulla risposta della commissione da parte di Edmund Storms, nel quale pone l'accento al fatto che la commissione, anche se non ha rigettato le possibilità di studio delle reazioni nucleari a bassa energia (LENR), comunque non si è chiaramente espressa sulla loro effettiva esistenza.</ref><ref>Vittorio Violante, ricercatore europeo che ha partecipato alla presentazione verbale con i membri della commissione del DoE, nella intervista: "''[http://titano.sede.enea.it/Stampa/skin2col.php?page=eneaperdettagliofigli&id=78 Che fine ha fatto la Fusione Fredda]''" alla domanda: ''Insomma un ripensamento, nel quale il DOE ha ammesso lo sbaglio del passato?'', così interpreta le conclusioni della commissione:<BR>''..Non proprio, piuttosto l’approvazione di un processo di revisione. Ossia la presa d’atto che la situazione è oggi diversa da quella iniziale del 1989, e che il lavoro fatto nei quindici anni successivi dai vari laboratori di ricerca, come quello dell’ENEA, ha cambiato i termini della questione.''</ref>''
 
==== L'interpretazione da parte del ''Energy Efficiency and Renewable Energy'' del Doe ====
 
Se da un lato il parere della commissione sulla realtà del fenomeno sembra del tutto negativo, la sezione del DoE ''Energy Efficiency and Renewable Energy''<ref>[http://www.eere.energy.gov/ Energy Efficiency and Renewable Energy]<BR>Sezione del DoE specializzata allo studio di metodi per il risparmio energetico ed alla promozione di energia rinnovabili.</ref>, raccomanda di proseguire gli studi per un maggior approfondimento del fenomeno:
Riga 169:
:''Rivedendo l'evidenza per la produzione di calore di eccesso e prodotti di fusione, due terzi dei recensori del DoE non si sentono di ammettere, in modo certo, l'evidenza del fenomeno. La maggior parte dei recensori ha indicato che le evidenze riscontrate non dimostrano, in modo conclusivo, la presenza di fenomeni di fusione fredda. Come analisi finale, i recensori sono stati inconcludenti sull'esistenza di fusione fredda e quindi raccomandano di individuare nuovi metodi di ricerca per risolvere le incertezze nei risultati prima riscontrati.''<ref>EERE Network News. "''[http://www.eere.energy.gov/news/news_detail.cfm/news_id=8694 DOE Report on "Cold Fusion" Studies Recommends More Research]''". 8 Dicemre 2004.<BR>Vittorio Violante. "''[http://titano.sede.enea.it/Stampa/skin2col.php?page=eneaperdettagliofigli&id=78 Che fine ha fatto la Fusione Fredda]''". Ufficio Stampa ENEA, ENEA Frascati (Roma).<BR>Vittorio Violante, come del resto altri ricercatori che studiano i fenomeni legati alla fusione fredda, hanno sempre lamentato l'interpretazione completamente negativa che molti media hanno riportato sulla valutazione fatta dal DoE nel 2004. In realtà, fanno notare, che la maggioranza dei recensori ha solo ammesso di non avere in mano prove certe sulla esistenza di tali fenomeni e che quindi vi è la necessità di avviare nuove e più approfondite attività di ricerca, sulla base delle quali poi procedere ad un nuovo ciclo di analisi.</ref>
 
=== 1994-2008, Esperimenti di Yoshiaki Arata ===
 
==== 1998, Fusione fredda dalla cella ad altissima pressione ''DS Cell'' ====
 
[[Yoshiaki Arata]] e Zhang, nel 1998, hanno confermato<ref>Arata, Yoshiaki, Zhang Yue-Chang. "''[http://www.journalarchive.jst.go.jp/english/jnlabstract_en.php?cdjournal=pjab1977&cdvol=74&noissue=7&startpage=155 Anomalous difference between reaction energies generated within D20-cell and H20 Cell]''", Japanese Journal of Applied Physics 37 (11A): L1274-L1276. 1998.<BR>L'esperimento è stato realizzato con una coppia di particolari celle, dette ''DS Cell'' (“Double-Structures Cathode”), alimentate in serie, di cui una cella era posta in una soluzione di [[deuterio]], l'altra in una soluzione a base di acqua. Le misure sono state fatte come confronto tra le emissioni di calore delle due celle, considerando la cella posta nella soluzione a base di acqua, la cella di riferimento, ovvero quella con assenza di fenomeni di fusione fredda (Comunque vi è da notare che Arata, nella pubblicazione "''[http://joi.jlc.jst.go.jp/JST.Journalarchive/pjab1977/75.76?from=Google Critical condition to induce "excess-energy" within DS-H20 cell]''" del 12 aprile 1999, evidenzia che in condizioni critiche, anche nella cella posta nella soluzione a base di acqua, possono avvenire dei fenomeni di fusione fredda di una certa intensità). Il metodo ''per confronto'' utilizzato da Arata, dovrebbe permettere di semplificare la dimostrazione di un eventuale fenomeno di riscaldamento anomalo per semplice confronto, senza dover introdurre complicati calcoli termodinamici.</ref>, dopo un lavoro durato diversi anni, proveniente dalla cella immersa in [[Deuterio|acqua pesante (deuterio)]] (D<sub>2</sub>O), un notevole eccesso di energia, superiore agli 80 watt (1,8 volte maggiore dell'energia utilizzata per sostenere tale reazione) per 12 giorni. I due ricercatori hanno poi affermato che l'energia emessa durante tali esperimenti, era troppo grande, in comparazione alla piccola massa dei materiali utilizzati dentro la cella, da giustificare come conseguenza di una eventuale reazione di tipo chimico. La cella ideata da Arata, diversamente ad altre utilizzate nella fusione fredda Palladio-Deuterio, è molto particolare in quanto opera con elevatissime pressioni<ref>La cella di Arata (''DS Cell'') era stata concepita tra il 1954 ed il 1955 per ottenere deuterio o idrogeno ad altissima pressione, utilizzabile per gli esperimenti di fusione calda, intrapresi in quegli anni dal Giappone.<BR>Tale cella, tramite lo sfruttamento di microcavità e difetti reticolari, normalmente presenti negli elettrodi di palladio, per mezzo di particolari fenomeni elettro-fisici, può portare, il deuterio inglobato, a raggiungere pressioni enormi, tali da favorire le migliori condizioni per l'innesco di reazioni di fusione fredda</ref>.<BR>Successivamente, nel 2006, alcuni ricercatori italiani<ref>Francesco Celani, A. Spallone, P. Marini, V. Di Stefano, M. Nakamura. "''[http://www.lnf.infn.it/sis/preprint/pdf/getfile.php?filename=LNF-06-20(P).pdf Electrochemical compression of hydrogen inside a Pd-Ag thin wall tube, by alcohol-water electrolyte]''". [http://www.lnf.infn.it/ LNF] 06/20 (P), 17 luglio 2006.</ref> del'[[ENEA]] di [[Frascati]], hanno ripetuto una parte dell'esperimento di Arata, confermando la presenza di un forte aumento di pressione all'interno di un tubo, immerso in una particolare soluzione liquida, tramite il passaggio di una [[Elettrolisi|corrente faradica]].
 
==== 2008, La cella a gas di deuterio ====
 
Successivamente Arata osservava che una notevole quantità di energia utilizzata per attivare la reazione veniva dissipata dall'elettrolita sotto forma di semplice riscaldamento. Perciò, successivamente, ha sviluppato una particolare cella senza elettrolita e senza alimentazione elettrica, la quale, anche se apparentemente molto differente dalle precedenti celle, in pratica non se ne discosta molto dai principio base di funzionamento<ref>Yoshiaki Arata, M.J.A. Yue-Chang Zhang. "''[http://eproceedings.worldscinet.com/9789812701510/9789812701510_0014.html Development of Compact Nuclear Fusion Reactor Using Solid Pycnodeuterium as Nuclear Fuel]''". 10° International Conference on Cold Fusion (ICCF-10), Cambridge (USA), agosto 2003.</ref><ref>Yoshiaki Arata, M.J.A. Yue-Chang Zhang. "''[http://eproceedings.worldscinet.com/9789812772985/9789812772985_0004.html Development of "DS-Reactor" as a practical reactor of "Cold Fusion" based on the "DS-cell" with "DS-Cathode]''". 12° International Conference on Cold Fusion (ICCF-12), Yokohama, Giappone, 27 novembre - 2 dicembre 2005</ref>.
Arata, nel maggio 2008<ref>Ludovica Manusardi Carlesi, [http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Tecnologia%20e%20Business/2008/05/fusione-fredda-riscossa.shtml Fusione fredda alla riscossa], Sole 24 Ore On Line, 15 maggio 2008.<br />
Giuseppe Caravita, [http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Tecnologia%20e%20Business/2008/05/fusione-fredda-soluzione-vicina.shtml Fusione fredda: è vicina la soluzione del mistero?], Sole 24 Ore On Line, 15 maggio 2008.</ref>, ha comunicato alla comunità scientifica internazionale, di aver terminato di perfezionare un protocollo, di produzione di energia da fusione fredda, potenzialmente capace di produrre quantità rilevanti di energia. Tale protocollo<ref>Il protocollo utilizzato da Yoshiaki Arata è stato brevettato il 10 ottobre 2003, con un brevetto europeo [http://www.freepatentsonline.com/EP1551032.html EP1551032] dal titolo ''Hydrogen Condensate and Method of Generating Heat Therewith''.</ref> utilizza un originale sistema composto da particolari nano-particelle di Palladio disperse in una matrice di [[zirconio]]. Con complesse procedure di metallurgia, viene ossidato lo Zirconio, ma non il palladio, in modo che quest'ultimo sia disperso all'interno di una matrice [[Solido amorfo|amorfa]] di ossido di zirconio che se da un lato risulta permeabile al deuterio, dall'altro impedisce alle nanoparticelle di palladio di raggrupparsi. L'esperimento di Arata inizia saturando l'atmosfera della cella con deuterio, il quale, velocemente, attraversa la matrice di zirconio venendo quindi assorbito dalle nanoparticelle di palladio, caricandole e quindi portandole alle condizioni critiche per le quali si innescano probabili fenomeni di fusione nucleare.<BR>Secondo Arata, una volta avviato il processo di fusione, il sistema così realizzato, è capace di azionare un motore termico, senza nessun altro apporto di energia<ref>Il gruppo di Francesco Celani, dei Laboratori Nazionali di Frascati (LNF), sulla traccia degli esperimenti di Arata, ha realizzato nel 2006-2007, un protocollo più semplice per la fabbricazione di tali nano-particelle, utilizzando una tecnologia simile a quella necessaria per la fabbricazione delle marmitte catalitiche, questa tecnologia si basa su del materiale nano-poroso (''gamma-allumina'') che viene ''riempito'' con sali solubili di Palladio. Tutto il dispositivo viene poi sottoposto ad vari cicli ad alta temperatura (500-600 °C) di calcinazione e riduzione del composito.</ref><ref>Francesco Celani. "''[http://www.infn.it/esperimenti2006/esperimenti.php?gruppo=5&sigla_naz=DIAFF Esperimento DIAFF]''". Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), Frascati (Roma), 2006.</ref>.
 
==== 22 maggio 2008, dimostrazione presso l'università di Osaka ====
 
Il primo esperimento pubblico, in cui erano presenti circa 60 persone, tra scienziati e giornalisti<ref>La copertura giornalistica dell'evento è stata prevalentemente Giapponese, questo ha impedito, in un primo momento, di ottenere notizie precise sui giornali occidentali. Comunque Steven B. Krivit di [http://newenergytimes.com/ New Energy Times] era uno dei pochi occidentali presenti all'avvenimento lo ha descritto in un [http://newenergytimes.com/news/2008/29img/Arata-Demo.htm articolo uscito il giorno successivo] ed ha inserito anche un [http://newenergytimes.com/Inthenews/2008/Q2/2008Arata.htm elenco di tutti gli articoli che hanno parlato dell'evento], tra i quali [http://newenergytimes.com/Inthenews/2008/Q2/Nikkan-ArataExpt.htm quello] di uno dei principali giornali economici giapponesi, [[:en:Nikkan_Kogyo_Shimbun|Nikkan Kogyo Shimbun]].</ref>, aveva come fine quello di dimostrare la riproducibilità del 100% dei fenomeni di produzione di calore da parte della cella a gas di [[deuterio]] in pressione, sviluppata da Arata e dal suo collaboratore Yue-Chang. L'evento ha avuto luogo il [[22 maggio]] [[2008]], all'[[Università di Osaka]]<ref>Steven B. Krivit. "''[http://newenergytimes.com/news/2008/29img/Arata-Demo.htm Arata-Zhang LENR Demonstration]''", [http://newenergytimes.com New Energy Times], 2008.<BR>L'articolo riporta la testimonianza diretta dell'autore che era presente alla conferenza di Arata del 22 maggio 2008.</ref>, con una dimostrazione completamente in lingua giapponese. La cella è stata caricata con 7 grammi di speciali nanoparticelle, messa sotto pressione con deuterio a 50 atmosfere, iniziava immediatamente a produrre energia termica, senza nessun tipo di alimentazione elettrica. L'energia termica prodotta, qualche decina di watt, era sufficiente a mettere in moto un [[Motore Stirling|motore termico a ciclo di Stirling]]. Al termine dell'esperimento i presenti hanno voluto nominare tale fenomeno con il nome di ''Arata Phenomena''<ref>Ludovica Manusardi Carlesi. "''[http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Tecnologia%20e%20Business/2008/05/nucleare-fusione-fredda.shtml Nucleare, la fusione fredda funziona]''", Sole 24 Ore On Line, 22 maggio 2008.<br />Giuseppe Caravita. "''[http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Tecnologia%20e%20Business/2008/05/samurai-caravita.shtml La rivincita del Samurai]''", Sole 24 Ore On Line, 22 maggio 2008.</ref><BR>
L'esperimento avvenuto il del 22 maggio 2008, nell'[[Università di Osaka]], è stato eseguito con questo protocollo:<BR>In un apposito contenitore a pressione, posto all'interno di un [[calorimetro]] e collegato, per mezzo di una tubazione, ad uno [[Spettrometria di massa|spettrometro di massa]] ad altissima risoluzione (Necessario per dimostrare la presenza di <sup>4</sup>He ([[Elio]] 4), come eventuale residuo della reazione di fusione), sono stati inseriti 7 grammi di di nano-particelle di Palladio disperse in una matrice di Ossido di [[Zirconio]] appositamente preparate dal laboratorio di Arata. Nella prima fase del test, in tale recipiente, è stato inserito [[idrogeno]] a 50 atmosfere, generando così un breve picco termico dovuto alla [[idratazione]] delle stesse, seguito poi da un lento raffreddamento, dimostrando così che in tale situazione non vi è ne emissione di calore, ne presenza di <sup>4</sup>He. Il recipiente è stato poi svuotato, degasato e nuovamente riempito, ma questa volta con [[deuterio]] a 50 atmosfere. A questo punto vi è stato di nuovo il picco termico dovuto alla idratazione (il deuterio, essendo un [[isotopo]] dell'idrogeno, si comporta chimicamente allo stesso modo), ma questa volta il calore, non è andato via via scemando, ma è continuato in modo costante, tanto da permettere il funzionamento di un [[Motore Stirling|motore termico a ciclo di Stirling]]. Il funzionamento è proseguito per diverso tempo, in modo da poter accumulare nel sistema una sufficiente quantità di elio, successivamente è stata fatta una nuova misura del gas presente nel contenitore e questa volta, lo spettrometro di massa, ha rilevato nettamente la presenza di elio mescolato con deuterio, segno evidente che il calore prodotto era dovuto ad una reazione termonucleare. Durante la reazione, gli appositi rilevatori di radiazioni, non hanno rilevato nessuna emissione radioattiva.<BR>Arata, ha fatto notare, durante la conferenza che aveva preceduto l'esperimento, che tale esperimento prova in modo assolutamente evidente la capacità di produzione di discrete quantità di calore attraverso una reazione di fusione fredda, ma che comunque rimangono ancora aperti numerosi problemi per lo sfruttamento commerciale di tale tecnologia. I problemi più importanti da superare sono quelli legati al [[degasaggio]] dell'elio che si è formato all'interno delle nano-particelle, in quanto il suo accumulo in un certo qual modo ''avvelena'' la reazione, ed alla necessità di ricercare un materiale meno costoso e più abbondante del palladio utilizzato per l'esperimento.
 
Alcuni ricercatori<ref>Camillo Franchini. "''[http://www.cicap.org/new/articolo.php?id=273660 La fusione fredda di Arata]''". Scienza & Paranormale N. 80 (14 Ottobre 2008).</ref> hanno criticato la validità della dimostrazione di Arata soprattutto in relazione al fatto che Arata non ha pubblicato i risultati su nessuna rivista scientifica soggetta a [[revisione paritaria]].
 
== Lo studio della fusione fredda in Italia ==
 
Fin dal suo annuncio, la Fusione Fredda in Italia, è stata studiata da vari gruppi di lavoro ed industrie. Al fine di una migliore interpretazione del fenomeno e dell'attuale stato di percezione di questo all'interno del mondo scientifico, è utile riportare alcuni riferimenti ai lavori svolti dal 1989 ad oggi.
 
=== 22 aprile 1989, Relazione di Francesco Scaramuzzi presso l'ENEA ===
 
A poco più di un mese dalla pubblicazione del lavoro sulla Fusione Fredda di Fleishman e Pons, il fisico italiano Francesco Scaramuzzi, presso l'ENEA di Frascati, presentò una relazione in cui mostrò l'emissione di neutroni da parte di una cella deuterio-titanio sottoposta ad elevatissime pressioni, che potevano raggiungere oltre un [[Bar (unità di misura)|megabar]]<ref>Un megabar è equivalente a circa un milione di atmosfere.</ref>. La cosa fece un certo scalpore tanto che Scaramuzzi fu successivamente invitato ad intervenire ad una audizione parlamentare.<ref>Steven B. Krivit e Nadine Winocur, Psy.D. . ''Prefazione Alla Versione Italiana'', in (Trad. italiana a cura di Antonella De Ninno, Antonio Frattolillo, Antonietta Rizzo) "''[http://newenergytimes.com/Library/2004KrivitS-RapportoSullaFusioneFredda2004.pdf Rapporto Sulla Fusione Fredda]''". Los Angeles (USA), New Energy Times, 2004. p. 4<BR>Continuando la lettura del capitolo, ad un certo punto, viene spiegato il proseguo della vicenda. È interessante leggere tale testimonianza in quanto riassume alcuni aspetti del dibattito che si aprì successivamente all'annuncio ed alle prime difficoltà nella replicazione dei risultati, difficoltà che portarono ad una accesa divisione tra gli scienziati, generando due distinti gruppi:<BR>Il primo gruppo che affermava la realtà del fenomeno, anche se era costretto ad ammettere che sussisteva una evidente difficoltà di replica e quindi della oggettiva impossibilità di ottenere, in tempi brevi, una dimostrazione scientificamente valida.<BR>Il secondo gruppo, invece, ne negava l'assoluta esistenza e che quindi qualsiasi studio su di esso non meritava un approfondito scientifico.<BR>Poche volte nella scienza si sono avuti due partiti così nettamente divisi su questioni scientifiche tanto fondamentali, ma ciò fu quello che capitò in quei particolari momenti del 1989:<BR>''... Il seguito della vicenda italiana, ricalca fedelmente quello che successe negli Stati Uniti, dopo alcuni mesi di ispezioni al laboratorio dell’ENEA da parte di organismi scientifici internazionali e di società private come la British Petroleum, venne decretato che si era in realtà trattato di una “bufala” e che era meglio non parlarne più. Anche l’ENEA fece marcia indietro, al Prof. Scaramuzzi venne sì concessa la dirigenza, ma al suo gruppo non vennero assegnati che pochi fondi per l’anno in corso e più nulla nei successivi. Molti ricercatori che avevano tentato di salire sul carro dei trionfatori, si affrettarono a scenderne vista la “mala parata” e ritrattarono i loro risultati, unendosi immediatamente dopo al coro dei detrattori.<BR>Questo rapido cambiamento di fronte si realizzò in soli 6 mesi. Già nell’autunno del 1989 era fortemente sconsigliato in ENEA e nel resto della comunità scientifica dire di avere qualcosa a che fare con la fusione fredda.<BR>Da questo momento in poi le notizie che sono filtrate sulla fusione fredda sono state molto scarse e questo ha contribuito al nascere di una leggenda: molti si chiedono se si è trattato davvero di una bufala o se è all’opera una congiura per tenere nascosta una ricerca scomoda.<BR>La gente, si sa, ama le leggende e la scarsità di informazioni ha paradossalmente aiutato la fusione fredda a rimanere viva nell’immaginario collettivo.<BR>Pochi sanno, ad esempio, che già nella primavera del 1989, tre fisici italiani: Giuliano Preparata, Emilio Del Giudice e Tullio Bressani, pubblicarono un articolo sulla rivista Il Nuovo Cimento in cui venivano gettate le basi per una teoria predittiva della fusione fredda.''
</ref>
 
=== 1989-2000, Gli studi teorici di Giuliano Preparata ===
 
Uno dei più citati teorici, sui possibili meccanismi che possono spiegare la Fusione Fredda, è stato il Prof. [[Giuliano Preparata]], docente di Fisica Nucleare all'[[Università di Milano]], il quale, subito dopo l'annuncio del 1989 fino al 2000, anno della sua morte, ha studiato il fenomeno in chiave teorica e parallelamente ne ha promosso varie attività di ricerca presso l'Università di Milano e l'[[ENEA]].<BR>Nel 1989 insieme ai fisici Emilio Del Giudice e Tullio Bressani, pubblicò un articolo prettamente teorico<ref>T. Bressani, E. Del Giudice, G. Preparata. "''First steps Toward Understanding Cold Fusion''". Il Nuovo Cimento, 101A, pp. 845-849, 1989</ref> sulla rivista Il [[Nuovo Cimento]] nel quale vi era la volontà di gettate le basi per una teoria predittiva della fusione fredda, basando il fenomeno su alcune estensioni della teoria dell'[[elettrodinamica quantistica]] (QED) nella materia condensata. Tale teoria faceva emergere la possibile esistenza di una soglia nel rapporto tra il numero di atomi di deuterio assorbiti ed il numero di atomi di palladio, il cosiddetto fattore di caricamento<ref>La relazione che c'è tra il "caricamento" e la probabilità che si registrino effetti riconducibili alla fusione fredda, è comunemente nota come "''Effetto Preparata''" o più formalmente come effetto "''Cöhn-Aharonov''"</ref>, che non doveva essere inferiore ad 1<ref>Steven B. Krivit e Nadine Winocur, Psy.D. . ''Prefazione Alla Versione Italiana'', in (Trad. italiana a cura di Antonella De Ninno, Antonio Frattolillo, Antonietta Rizzo) ''[http://newenergytimes.com/Library/2004KrivitS-RapportoSullaFusioneFredda2004.pdf Rapporto Sulla Fusione Fredda]''. Los Angeles (USA), New Energy Times, 2004. p. 5<BR>''Perché il fenomeno avvenisse e la completa deformazione del noto schema dei canali di decadimento della reazione nucleare studiata, una reazione di fusione d+d, che non prevedeva più la massiccia produzione di neutroni e particelle cariche, ma doveva avere un forte sbilanciamento verso la produzione dell'<sup>4</sup>He (elio-4).''<BR>Il capitolo poi prosegue affermando che la conoscenza di una efficace teoria, alla base del fenomeno, impediva, da parte degli sperimentatori, di riprodurre in modo corretto gli esperimenti di Fleischmann e Pons:<BR>''Queste previsioni erano disponibili per la comunità scientifica già nel maggio del 1989. Tutte le relazioni tecniche che confutavano la realtà dell’effetto Fleischmann e Pons, pubblicate entro l’autunno dello stesso anno non contengono nessuna indicazione sul caricamento raggiunto ed utilizzano la circostanza della totale mancanza di neutroni e particelle cariche come prova della fraudolenza delle affermazioni di Fleischmann, Pons e di tutta la banda di coloro che, da allora vengono chiamati i “believers” i credenti.<BR>Le previsioni della teoria di Preparata, Del Giudice e Bressani furono confermate, nel giro di alcuni mesi, dai laboratori in cui si erano “rintanati” coloro che continuavano a credere più alle loro osservazioni che ai sacri testi del moderno aristotelismo.''</ref>. L'immediata conseguenza di tale teoria, è la definizione di una soglia minima, al disotto della quale, il fenomeno di Fusione Fredda, secondo il protocollo utilizzato da Fleischmann e Pons non può avvenire; questo fatto potrebbe dimostrare<ref>I detrattori delle teorie di Preparata fanno notare che tutta la sua teoria si fonda su equazioni con un numero elevatissimo di variabili, equazioni quindi assolutamente difficili, se non impossibili, da risolvere. Mentre la semplificazioni introdotte da Preparata, per risolvere tali equazioni, sono spesso aleatorie e praticamente impossibili dimostrare.</ref> che il fenomeno di Fusione Fredda, in certe condizioni, può essere visto come una conseguenza prevedibile dalla estensione di una teoria ben accettata dalla fisica quale è quella della [[elettrodinamica quantistica]]. Una qualsiasi replica, anche se ha un esito negativo, per essere presa in considerazione, deve essere quindi accompagnata del valore del ''caricamento'' che ha subito il palladio con il deuterio, ovvero il rapporto tra gli atomi di deuterio e quelli di palladio presenti sugli elettrodi. Non solo, ma essendo il rapporto di caricamento assai elevato, un sufficiente caricamento del palladio può richiedere tempi estremamente lunghi (settimane o addirittura mesi).
 
=== 20 ottobre 1991, denuncia a ''Repubblica'' ===
I ricercatori Fleischmann, Pons, Bressani, Preparata e Del Giudice denunciarono il giornalista Giovanni Maria Pace a causa di un articolo apparso su ''[[la Repubblica|Repubblica]]'' del [[20 ottobre]] [[1991]], giudicato diffamatorio<ref>{{Cita news|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1991/10/21/signori-scienziati-perche-ci-truffate.html|titolo=Signori scienziati, perché ci truffate?|autore=Giovanni Maria Pace|pubblicazione=[[la Repubblica]]|giorno=21|mese=10|anno=1991|accesso=2/1/2009}}</ref>.
 
Il giudizio, in prima istanza, del tribunale di Roma, dopo aver qualificato la Fusione Fredda come ''un'ipotesi che attende conferme'' fu di assoluzione e condannò tutti e 5 i ricercatori al pagamento in solido delle spese processuali<ref>S.Casillo F. Di Trocchio. ''Falsi scoop e scienza spettacolo nei quotidiani'', in ''Falsi Giornalistici'', Alfredo Guidi Editore, 1997. pp 153-154. ISBN 887188142788-7188-142-7<BR>Il giudizio espresso dal tribunale di Roma aggiunge poi:<BR>''lo stesso comportamento tenuto da Fleischmann Martin e Pons Stanley, che in più occasioni fornirono dati tra loro contrastanti, l'omessa citazione del contributo fornito dal professore Jones a quegli stessi studi; le dichiarazioni rilasciate agli organi di informazione sulle prospettive e gli sviluppi della ricerca, assolutamente privi di qualsiasi riscontro nella realtà, suscitano non poche perplessità circa la correttezza dei due scienziati. Si deve quindi ritenere che le espressioni di severa critica usate negli articoli da Giovanni Maria Pace nei confronti dei fautori della Fusione Fredda sono giustificate dall'esistenza di una rilevante contestazione da parte della stessa comunità scientifica non soltanto nei riguardi dell'impostazione teorica della ricerca, ma anche per il modo in cui sono stati condotti gli esperimenti, sono stati divulgati dati relativi, sono state trattate le conclusioni sui futuri sviluppi della ricerca...''</ref>.
 
==== 23 ottobre 2001, Sentenza di condanna da parte della Corte d'appello di Roma ====
 
Successivamente, su ricorso in appello dei 5 ricercatori, dopo quasi 10 anni dalla comparsa dell'articolo, la Corte d'Appello di Roma, ribaltò la prima sentenza<ref>Sentenza n. 3864/01 del 23 ottobre 2001 da parte della Corte d'Appello di Roma Prima sezione Civile.in quanto aveva accertato l'illecito commesso dall'autore dell'articolo (in relazione all'art. 595 c.p.).</ref>, condannando ''Repubblica'', nella figura del suo direttore ed editore, ed il giornalista Giovanni Maria Pace, ad un risarcimento monetario nei confronti dei due ricercatori M. Fleischmann, S. Pons<ref>Sul risarcimento la sentenza così dispose:<BR>''Condanna lo Società Gruppo Editorale L'Esperesso S.p.a., Eugenio Scalfari e Giovanni Maria Pace, in solido tra loro, al risarcimento del danno nei confronti dei detti appellanti, che liquida il L. 100.000.000 in favore di ciascuno di essi, nonché al rimborso delle spese etc..''</ref>. Il motivo di tale ribaltamento di posizione nasce dalla constatazione che la precedente sentenza ignorava ''..le informazioni pubblicate, non solo in atti scientifici, ma anche dalla stampa e segnatamente dal quotidiano "La Repubblica" sul positivo andamento della ricerca nel settore "de quo", affermando anzi il contrario''<ref>Il perito del tribunale di Roma, Professor Giovanni Lichieri, ordinario di chimica fisica Università di Stato, è autore della ''Perizia d'ufficio'' (Sentenza 3864/01 della Corte d'Appello di Roma, 2001, pp. 5.):<BR>''..tra l'aprile 1989 e il settembre 1992 sono stati dedicati, sulle riviste scientifiche, 743 articoli, dei quali 332 a carattere sperimentale, di questi 115 si sono espressi favorevolmente, 147 in modo negativo, 70 non hanno descritto risultati decisivi in un senso o nell'altro; dei 183 articoli a contenuto teorico, 76 hanno espresso opinioni favorevoli, 32 contrari, 75 non hanno preso posizione; dei 104 lavori di rassegna e discussione, 20 hanno dato giudizio positivo, 35 negativi, 49 hanno concluso nel dubbio.''.<BR>Di fatto il tribunale, con il riesame degli atti, ha rivalutato la consulenza tecnica di ufficio redatta dal Professor Giovanni Lichieri (ordinario di chimica fisica in Università di Stato) depositata il 3 marzo 1994. Sullo stato di avanzamento delle ricerche nel settore della fusione fredda tra il 1989 al 1992; negando quindi che ''..vi fossero elementi sufficienti per riconoscere il fallimento della ricerca..'' e negava pure che nelle successive precisazioni-correzioni fornite da M. Fleischmann, S. Pons, ''..vi fossero manipolazioni, da cui inferire un loro tentativo di sottile inganno verso la comunità degli scienziati e verso la società''.</ref>.<BR>La sentenza della Corte di Appello di Roma ha chiuso definitivamente il caso essendo passata in giudicato senza che nessuna delle parti abbia adito la Suprema Corte di Cassazione<ref>Roberto Germano. "''Aqua. L'acqua elettromagnetica e le sue mirabolanti avventure''", Bibliopolis, 2007. ISBN 9788870885170978-88-7088-517-0<br />Nel libro è riportata delle testimonianze e la valutazione della sentenza che conclude con questa frase:<BR>''..l'articolo è stato giudicato diffamatorio, Fleischmann e Pons hanno ricevuto un risarcimento che ha coperto anche le nostre spese legali. La Corte, però, ecco perché è una sentenza di compromesso, non ha obbligato il giornale a pubblicare il testo della sentenza..''</ref>.
 
=== 19 febbraio 1994, Sergio Focardi, Francesco Piantelli e Roberto Habel, la fusione fredda Nichel-Idrogeno (Ni-H) ===
 
[[ImmagineFile:Piantelli Focardi schema reattore 01 it.jpg|thumb|300px|right|Schema del reattore nichel-idrogeno ideato da Piantelli e Focardi per la misura dell'eventuale calore in eccesso<ref name=Piantelli-Focardi-ProdEnerNiH400C> Focardi, F. Piantelli. "''[http://www.tecnosophia.org/documenti/Articoli/SessioneI/Focardi.pdf Produzione di energia e reazioni nucleari in sistemi Ni-H a 400 C]''". [[Università di Bologna]], [http://www.christinasponza.it/christinasponza.it/speciale_nucleare/notizie_articoli/2005_04_18-19_convegno_bologna/2005_04_18-19_convegno_bologna.htm Conferenza nazionale sulla politica energetica in Italia], Bologna (18-19 aprile 2005).</ref>]]Nel 1989 il biofisico Francesco Piantelli, dell'[[Università degli Studi di Siena]], mentre sta effettuando studi su campioni di materiale organico ([[gangliosidi]]) posti in atmosfera d'idrogeno e su di un supporto di nichel, si accorge della presenza di una anomala produzione di calore<ref name=Piantelli-Focardi-Corriere-19940220>Foresta Martin Franco. "''[http://archiviostorico.corriere.it/1994/febbraio/20/fusione_fredda_alla_senese_accende_co_0_94022011712.shtml La fusione fredda alla senese accende di nuovo la speranza]''". Corriere della Sera (19 febbraio 1994)</ref>. A questo punto, Piantelli comunica il fenomeno da lui osservato a Focardi, fisico della [[Università di Bologna]], e tutti insieme decidono di creare un gruppo di lavoro, a cui si aggiungerà Habel di Cagliari, al fine di approfondire la causa di tale anomalia termica.<ref>Piantelli ha sempre fatto notare che il merito di tale scoperta, è dovuto principalmente alla fortunata coincidenza di aver svolto il suo lavoro di ricerca biofisica sui [[gangliosidi]], proprio durante il periodo di grande dibattito mediatico successivo all'annuncio di Fleischmann e Pons, periodo nel quale il termine ''fusione fredda'' diventa di uso comune e giustifica un più attento studio dei fenomeni anomali di emissione di calore, come quelli da lui riscontrati.</ref>. Dopo circa tre anni, gli studi approdano a dei significativi risultati permettendo la costruzione di un reattore Nichel-Idrogeno sufficientemente efficiente. Passano altri due anni di sperimentazioni e finalmente il giorno 20 febbraio 1994, in una conferenza stampa<ref>Foresta Martin Franco. "''Siena scopre l'energia pulita Fusione fredda all'italiana?''",Corriere Della Sera, Milano, 19 febbraio 1994.<BR>Sottotitolo: ''Francesco Piantelli, Roberto Habel e Sergio Focardi: "Il nostro esperimento è perfettamente controllabile"''<BR>L'articolo inizia con questa frase:<BR>''Si riaccende il sogno dell'energia pulita, illimitata e a buon prezzo. Da un cilindretto d'acciaio lungo appena 10 centimetri e largo 5 scaturiscono tanta energia e calore da tenere accesa per giorni e giorni una lampadina da 50 watt: a prezzi irrisori e con rendimenti che nessun'altra pila conosciuta è in grado di assicurare. È una nuova, grande illusione o la lampada di Aladino del 2000?..''<BR>Già da come inizia l'articolo vi sono diverse inesattezze, ad esempio i ricercatori dichiarano circa 50W di energia emessa, ma i watt sono termici, non elettrici e perciò non utilizzabili per accendere una lampadina se non con una bassissima efficienza, potenza del tutto insufficiente per auto sostenere la reazione di fusione.<BR>L'articolo continua:<BR>''..E se il rettore [[Luigi Berlinguer]] decide di convocare una conferenza oggi alle 12, chiamando a raccolta giornalisti da tutta Italia, deve avere un asso nella manica. Sprizzano gioia ma hanno la bocca cucita, o quasi, i tre ricercatori padri del nuovo marchingegno: sono Francesco Piantelli, Roberto Habel e Sergio Focardi..''<BR>Vi sono anche alcune descrizioni sul fenomeno:<BR>''..Dentro al cilindretto d'acciaio ci sono un gas, l'idrogeno, e una barretta di metallo, il [[nichel]]. Ad una temperatura di circa 180 gradi il nichel si carica di idrogeno e all'interno del metallo succede un fenomeno di cui parleremo meglio in conferenza stampa. Per ora posso dirle solo che ha luogo una reazione che sviluppa un'energia almeno 1.000 volte superiore a quella di una reazione chimica. Una sola piccola cella produce una potenza di 50 watt..''<BR>L'articolo chiude con questa frase del rettore del'Università di Siena [[Luigi Berlinguer]]:<BR>''..E lo stesso Berlinguer, pur raccomandando il massimo della prudenza, commenta soddisfatto: "La ricerca, anche se sostenuta da mezzi poveri, può produrre grandi risultati"..''</ref> presso l'aula magna della università di Siena, viene annunciata la messa a punto di un differente processo di produzione di energia per mezzo di Reazioni Nucleari a Bassa Energia (LENR)<ref>I due principali ricercatori, S. Focardi ([[Università di Bologna]]) e F. Piantelli ([[Università degli Studi di Siena]]), hanno sempre rifiutato di etichettare il loro processo con il termine ''Fusione Fredda'', in quanto ritengono che, nel processo da loro studiato, avvengano reazioni di tipo nucleare sconosciute, le quali potrebbero non avere elementi in comune con quelle che si presume essere presenti all'interno delle celle elettrolitiche deuterio-palladio ideate da Fleischmann e Pons.</ref>, profondamente differente da quello fatto da Fleischmann e Pons<ref>S. Focardi, F. Piantelli, S. Veronesi. "''Processi di caricamento del Nichel, di ferromagnetici ed altri metalli''". IV Convegno sullo stato della fusione fredda in Italia, 24-25 marzo Certosa di Pontignano - Siena (1995)</ref>.<BR>Tale processo di basa sull'uso di una barra di [[nichel]], mantenuta, per mezzo di una [[resistenza elettrica]], ad una temperatura di circa 200-400 °C, caricata con idrogeno attraverso un particolare processo<ref>Per eseguire il processo è necessario utilizzare una barretta di nichel che abbia prima subito un particolare processo di trattamento superficiale, successivamente è possibile inserire la barretta all'interno della camera di prova e da li procedere ad un processo di caricamento. Prima dell'esecuzione di tale processo è necessario provvedere a una degassatura della barretta di nichel mantenendola, per un certo periodo di tempo, in un vuoto molto spinto ed ad una temperatura che sia comunque inferiore alla [[Modello di Debye|temperatura di Debye]] del materiale, circa 167 °C. Dopo un tempo di parecchie ore, il materiale dovrebbe essere sufficientemente degassato e quindi può essere immessa nella camera un quantità di idrogeno tale da produrre una pressione di 100-1000 [[Bar (unità di misura)|millesimi di Bar]]. L’avvenuto ingresso di idrogeno, all'interno del nichel, viene evidenziato dalla diminuzione della pressione dell'idrogeno causata dal suo assorbimento all'interno del nichel. Parallelamente, la barretta di nichel, viene mantenuta ad una temperatura che va dai 150 °C fino a 450 °C. Quando il nichel risulta ben caricato, si può procedere a delle rapide variazioni di pressione, che, in certi casi, possono portare allo spontaneo innesco di un intenso fenomeno di produzione di calore, che sembra avere molti punti in comune con una reazione di natura nucleare.</ref><ref>Il protocollo viene descritto in varie pubblicazioni, principalmente scritte da S. Focardi e F. Piantelli, come ad esempio:<BR>S. Focardi, V. Gabbani, V. Montalbano, F. Piantelli, S. Veronesi. "''Large excess heat production in Ni-H systems''". Il Nuovo Cimento Vol. 111 A, N.11 pp. 1233, novembre 1998</ref>. Quando la reazione si è innescata, ovvero la barretta di [[nichel]] emette più energia di quanta sia necessaria per il riscaldamento della stessa, vi può essere anche una debole e discontinua emissione di ''[[Raggi gamma|radiazione gamma]]'' che potrebbe testimoniare una possibile origine nucleare di tale fenomeno<ref>A dimostrazione della probabile natura atomica del fenomeno, gli autori hanno redatto vari studi sulla analisi di una eventuale emissione neutronica proveniente, dalla cella:<BR>Battaglia, L. Daddi, S. Focardi, V. Gabbani, V. Montalbano, F. Piantelli, P.G. Sona, S. Veronesi. "''Neutron emission in Ni-H Systems''". Nuovo Cimento 112A, pp. 921, 1999.<BR>E. Campari, S. Focardi, V. Gabbani, V. Montalbano, F. Piantelli, E. Sali, S. Veronesi. "''Some properties of Ni-H system, ICCF8, 8th International Conference on Cold Fusion''". Lerici (La Spezia) 21 - 26 maggio 2000. Conference Proceedings in press.</ref><ref>Gli autori hanno anche osservato che l'idrogeno presente nella cella, con il tempo, si carica di [[elio-3]] (<sup>3</sup>He), mentre l'analisi microscopica della superficie di nichel fa apparire questa ''devastata'' da micro crateri dovuti a fenomeni di fusione del metallo. L'analisi [[Microscopio_elettronico_a_scansioneMicroscopio elettronico a scansione|SEM]] della superficie mostra la presenza di una serie di nuovi elementi atomici che hanno in comune il fatto di essere tutti più leggeri del nichel.</ref>.<BR>Secondo quanto affermato dagli autori, attualmente gli esperimenti sono indirizzati nel tentativo di portare ad un miglioramento della efficienza complessiva del sistema, al fine di poter realizzare un generatore di energia termica ed elettrica completamente autonomo<ref>S. Focardia, V. Gabbanib, V. Montalbano b, F. Piantelli e S. Veronesi. "''Evidence of electromagnetic radiation from Ni-H Systems''", Eleventh International Conference on Condensed Matter Nuclear Science (ICCF-11). Marsillia France. 2004.</ref>.
 
==== Tentativi di replica ====
 
===== 1996, Tentativo di replica presso il CERN di Ginevra =====
 
Un gruppo del CERN di Ginevra, capitanato dal Prof. A. Zichichi, nel 1996 ha tentato una replica dell'esperimento di Piantelli-Focardi<ref>Cerron-Zeballos, E., Crotty, I., Hatzifotiadou, D., Lamas Valverde, J., Williams, M.C.S., and Zichichi, A., "''[http://www.newenergytimes.com/Library/1996Cerron-InvestigationOfAnomalous.pdf Investigation of Anomalous Heat Production in Ni-H Systems]''". Nuovo Cimento, Vol. 109A, p. 1645-1654, (1996).</ref>, attività di studio durata quasi un anno, che alla fine non ha dato un risultato favorevole nei confronti di una spiegazione di natura nucleare del fenomeno<ref>Gli autori dell'articolo, nell'abstract, così affermano:<BR>''Noi abbiamo trovato gli stessi risultati del gruppo di Piantelli-Focardi, risultati in linea con le nostre osservazioni; vale a dire noi misurammo temperature più alte rispetto al contributo di calore immesso, quando l'idrogeno è assorbito durante un ciclo di riscaldamento. Nonostante questo aumento di temperatura non sembra corrispondere un aumento in produzione di calore. Noi abbiamo aggiunto un sensore di temperatura al contenitore dell'esperimento...''<BR>In pratica essi affermano che hanno registrato un certo assorbimento dell'idrogeno da parte del nichel nell'intervallo di temperature segnalato da Pinatelli-Focardi, hanno pure rilevato un aumento di temperatura all'interno del campione di nichel, ma, ed è questo il punto considerato più determinante dagli autori del lavoro, non hanno rilevato un apprezzabile aumento di temperatura sul contenitore esterno. Questo ultimo fatto rende quindi plausibile una spiegazione di natura elettrochimica del fenomeno di riscaldamento del campione di nichel, senza dover mettere in gioco fenomeni di natura nucleare.<BR>A seguito di questo risultato negativo, i ricercatori del CERN non hanno ritenuto di dover fare una analisi della superficie dei campioni di nichel per la ricerca di eventuali ''ceneri'' di origine nucleare, ne hanno mai verificato con opportuna strumentazione, nel corso degli esperimenti, l'eventuale emissione di raggi gamma o neutroni da parte dei campioni sottoposti a test.</ref><ref>Piantelli ha criticato le conclusioni negative del gruppo del CERN (vedi: Steven B. Krivit. "''[http://www.newenergytimes.com/news/2008/NET29-8dd54geg.htm#pf Piantelli-Focardi Publication and Replication Path]''". [http://www.newenergytimes.com/news/2008/NET29-8dd54geg.htm New Energy Times (2008)]) accusando i ricercatori di non aver eseguito in modo corretto il ciclo di caricamento dell'idrogeno nel nichel, citando in particolare un passo del documento del CERN:<BR>''..On some occasions we observed absorption of hydrogen: The gas pressure started to decrease while the temperature of both the coil and the rod increased..''<BR>Trad: ''..In qualche occasione abbiamo osservato un assorbimento di idrogneo: La pressione del gas iniziava a scendere mentre la temperatura del riscaldatore (coil) e del cilindro (di nichel) aumentavano..''.</ref>.
 
===== 1999, Tentativo di replica presso l'Università di Pavia =====
 
Piantelli e Focardi hanno più volte dichiarato che la cella è stata costruita e positivamente testata, presso i rispettivi laboratori, sia all'[[Università degli Studi di Siena]] che all'[[Università di Bologna]]. Comunque, fino ad ora, non vi sono stati altri riscontri sperimentali positivi da parte di gruppi indipendenti di ricercatori. Ad esempio, un tentativo di verifica indipendente, è stato svolto verso la fine degli anni novanta, dal ricercatore Luigi Nosenzo ([[Università di Pavia]]) in collaborazione con Luigi Cattaneo ([[CNR]]), presso l'[[Università di Pavia]]<ref>Nel 1999, il ricercatore Luigi Nosenzo ([[Università di Pavia]]) in collaborazione con Luigi Cattaneo ([[CNR]]), presso il Dipartimento di Fisica "A. Volta" dell'[[Università di Pavia]], hanno elaborato l'esperimento di Piantelli-Focardi sul caricamento del nichel con l'idrogeno, riportando quanto segue:<BR>''Ultimamente è stato riportato in letteratura che un campione di nichel, caricato in particolari condizioni con idrogeno (e deuterio nella concentrazione naturale) e mantenuto a temperatura superiore alla temperatura di transizione ferromagnetica, sarebbe in grado di liberare una quantità di energia non giustificabile in termini di normali reazioni chimiche e/o transizioni strutturali. Il fenomeno si accompagnerebbe anche all'irraggiamento di gamma e di neutroni. Alcuni gruppi sperimentali di Università e Istituti di ricerca italiani, uno dei quali è il presente, si sono accordati al fine di riprodurre e discutere indipendentemente l'esperimento originale.<BR>Nel corso del '98/'99 sono stati studiati tre differenti campioni di nichel. Essi sono stati trattati in atmosfera di idrogeno naturale. I risultati ottenuti, oggetto di una tesi di laurea, hanno mostrato, in un caso, un debole assorbimento anomalo di gas da parte del Nichel; in nessun caso è stato possibile osservare alcun significativo sviluppo anomalo di calore o emissione gamma o comparsa di nuovi elementi, originariamente non presenti (trasmutazione).''</ref>. I risultati conseguiti da tale lavoro sono stati, nel loro complesso, negativi in quanto non hanno raggiunto l'obbiettivo di riprodurre il fenomeno<ref>Adalberto Piazzoli. "[http://www.cicap.org/new/articolo.php?id=273588 ''Fusione Fredda? Una ricerca italiana'']". [[CICAP|Scienza & Paranormale]] N. 78 (maggio 2008).<BR>L'articolo, nella sua parte finale, così riporta i risultati dell'esperimento di Pavia:<BR>''Negli ultimi anni Novanta un gruppo di ricercatori e tecnici dei Dipartimenti Fisici dell'Università di Pavia, grazie a un modesto ma sufficiente finanziamento FAR, ha voluto ripetere acriticamente le misure dei colleghi di Firenze e Siena accogliendone tutti i suggerimenti (anche quelli dettati solamente dallo scrupolo di voler mantenere invariate tutte le condizioni) e con una strumentazione quasi identica e comunque con loro concordata.<BR>Le misure, quasi completamente automatizzate, sono durate mesi e hanno prodotto anche un'apprezzata tesi di laurea. Purtroppo non siamo stati in grado di riprodurre alcun risultato dei citati colleghi ma, si sa, nello studio di fenomeni sconosciuti, ancorché esistenti, le conferme e le smentite non hanno lo stesso valore veritativo.<BR>La nostra stima nei colleghi di Firenze e di Siena è rimasta naturalmente immutata.''</ref>.
 
=== 2001-2002, Il rapporto tecnico ENEA RT2002/41 detto anche ''Rapporto 41'' ===
 
[[ImmagineFile:DiagrammaRubbiaRapporto41-it.jpg|thumb|300px|right|Diagramma che sintetizza la correlazione tra l'aumento di l'elio 4 (in verde) presente nella cella ed il calore da essa prodotto (in rosso)<ref name="ENEART200241" />]]Nel 1999, il Nobel [[Carlo Rubbia]], allora presidente dell'[[ENEA]], essendo a conoscenza di una serie di lavori sulla Fusione Fredda svolti nei precedenti anni presso lo stesso ente ed essendo anche a conoscenza delle varie critiche<ref>Vi è da notare che Carlo Rubbia, tra le sue varie cariche, copre anche il ruolo di membro onorario del [[CICAP]] ovvero il ''Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale''. Nel 2006, il CICAP ha sintetizzato, nella rubrica ''Il CICAP Risponde'', la [http://www.cicap.org/new/articolo.php?id=272860 propria posizione riguardo i fenomeni di fusione fredda], riassunta in una risposta ad una domanda fatta da un lettore su tale argomento:<BR>''Attualmente la stragrande maggioranza della comunità scientifica ritiene che si sia trattato essenzialmente di un episodio di scienza patologica. Il fenomeno presenta tuttavia alcuni aspetti elettrochimici che forse vale la pena studiare ulteriormente''.</ref> che provengono dal mondo scientifico che mettono in dubbio la realtà stessa del fenomeno, quindi decide di commissionare una ricerca organica ad un gruppo di ricercatori dell'ENEA di Frascati, fra cui il Prof. Emilio Del Giudice, Antonella De Ninno e Antonio Frattolillo. Per questa ricerca vengono stanziati quasi 600.000 euro e concessi 36 mesi di tempo per portare a termine il lavoro.<BR>L'esperimento è stato concepito, in modo da accertare se vi è una correlazione diretta tra la produzione di <sup>4</sup>He (Elio 4) e gli eventuali eccessi di calore osservati durante il funzionamento delle celle a Fusione Fredda e se la quantità di <sup>4</sup>He potesse giustificare l'energia prodotta sempre da tali eccessi. Se tale correlazione fosse stata evidente, questa avrebbe dato un forte contributo alla interpretazione della origine nucleare di tali eccessi e parallelamente dare una chiave di interpretazione più chiara di tale fenomeno.
 
Nel aprile del 2002, dopo circa tre anni di ricerca, il gruppo di lavoro capitanato da Antonella De Ninno, termina il proprio lavoro, rilasciando il Rapporto Tecnico ENEA RT2002/41/FUS<ref>A questo rapporto è utile analizzare il metodo di determinazione della quantità di <sup>4</sup>He (elio 4) utilizzato dal gruppo della del Ninno:<BR>A.Frattolillo,A.De Ninno,A.Rizzo. “''[http://www.frascati.enea.it/nhe/He%20technique%20ICCF9.pdf Experimental techniques for detecting small quantities of <sup>4</sup>He gas: problems and solutions]''”. Proc. of 9th International Conference on Cold Fusion, ICCF9 Bejing (China), 19-24 May, 2002</ref> noto come ''Rapporto 41'' che conferma la correlazione tra la produzione <sup>4</sup>He e l'eccesso di calore.
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Il rapporto, per vari motivi, non verrà pubblicato sulle principali riviste di settore, come ad esempio [[Science]]<ref name=letteraScience01/>. Successivamente il gruppo di Antonella Del Ninno richiede un ulteriore finanziamento per portare avanti il lavoro, ma da parte di ENEA non vi sarà nessuna risposta; successivamente le dimissioni di Carlo Rubbia dalla presidenza di ENEA mettono la parola fine alla questione.
 
==== Il documentario di Rainews24 ====
 
In riferimento a tali avvenimenti, il 19 ottobre 2006 [[Rai_News_24Rai News 24|Rainews24]] a cura del giornalista Angelo Saso, manda in onda un'inchiesta<ref>http://www.rainews24.rai.it/ran24/inchieste/19102006_rapporto41.asp<br/>Inchiesta sul rapporto dell'[[ENEA]] n.41 realizzata da Angelo Saso per [[Rai_News_24Rai News 24|Rainews24]], mandata in onda il 19 ottobre 2006.</ref> sul documento [[ENEA]] chiamato ''Rapporto 41''<ref name="ENEART200241">Antonella del Ninno, Antonio Frattolillo, Antonietta Rizzo. "''[http://www.frascati.enea.it/nhe/ Rapporto Tecnico ENEA RT2002/41/FUS]''". ENEA - Unità Tecnico Scientifica Fusione, Centro Ricerche Frascati, Roma (2002)</ref>. L'inchiesta inizia con la lettura della lettera che l'elettrochimico [[Martin Fleischmann]] il 10 aprile 2002 invia a Carlo Rubbia:
:''Caro professor Rubbia, sono molto lieto che il programma di ricerca intrapreso da Giuliano Preparata abbia conseguito il suo scopo'' ... ''I risultati ottenuti dai ricercatori italiani sono veramente impressionanti, e non esagero''.
L'inchiesta analizza in particolar modo, le difficoltà incontrate dai ricercatori, nell'ottenere la pubblicazione su di una rivista con alto livello di visibilità scientifica.<ref>Sul tema delle difficoltà incontrate, dagli autori del Rapporto 41, per la pubblicazione su alcune principali riviste scientifiche del settore, l'inchiesta si sofferma in un approfondimento:<BR>''...Nell'estate del 2002 il Rapporto 41 fu inviato a diverse riviste scientifiche. Le prime due furono le statunitensi Science e Nature, quelle che "hanno un impact factor più alto", come si dice. Nel senso che una pubblicazione su queste riviste "vale" molto di più per la carriera scientifica di un ricercatore. "Nel giro di qualche giorno - ricorda Antonella De Ninno - a stretto giro di posta elettronica, Science ha risposto che non avevano spazio per pubblicare questo lavoro. Non sono entrati nel merito, non ci hanno neanche consentito l'accesso al processo di "review", che si usa di solito nel mondo scientifico, per cui un lavoro viene mandato ad altri colleghi che ne valutano l'attendibilità ed eventualmente chiedono chiarimenti. In questo caso siamo stati espulsi subito. Ci hanno detto che non c'era spazio, motivi editoriali". "Questa fu la risposta di Science", aggiunge Emilio Del Giudice. "Altri fecero delle osservazioni piuttosto peregrine. Per esempio uno dice: "Come è possibile raggiungere temperature così elevate sott'acqua, nell'acqua della cella elettrolitica?" Evidentemente questo signore non sapeva che esistono i vulcani sottomarini, o che è possibile fare le saldature sott'acqua se c'è una sorgente di energia sufficiente..."''.</ref>.
 
=== 27 aprile 2006, Accordo della Soc. Pirelli con l'ENEA ===
 
La Soc. [[Pirelli]] firma un accordo<ref>Pirelli & C. S.p.A. - Milan; Quarterly Report
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:''Il 27 aprile 2006, Pirelli Labs, il centro di tecnologico di eccellenza del gruppo Pirelli, e l'ENEA, Ente per Le Nuove Tecnologie, l'Energia e l'Ambiente, lanciano tre progetti di ricerca avanzata nel campo delle energie rinnovabili con sviluppo sostenibile all'interno dell'insieme di un accordo specifico di 5 anni. Il primo progetto di ricerca lanciato è rivolto alle celle fotovoltaiche a concentrazione, una nuove generazione di sensori per il controllo ambientale e, finalmente, studi fondamentali nel campo della fusione fredda''.
 
=== Ottobre 2007, ENEA di Frascati ed SRI USA dichiarano una riproducibilità delle reazioni di fusione fredda dal 65% al 75% ===
 
Vittorio Violante dell'ENEA di Frascati, insieme a vari collaboratori ed ad alcuni istituti di ricerca internazionali, pubblicano un lavoro dal titolo: "''Joint Scientific Advances in Condensed Matter Nuclear Science''"<ref>V. Violante, F. Sarto, E.Castagna, M. McKubre, F. Tanzella, G.Hubler, D. Knies, K.Grabowski, T. Zilov, I. Dardik, C. Sibilia. "''Joint Scientific Advances in Condensed Matter Nuclear Science''". 8th International Workshop on Anomalies in Hydrogen / Deuterium Loaded Metals. 2007. Sicily, Italy.</ref> che riporta i risultati di un esperimento svoltosi all'interno di più laboratori tra il 2006 ed il 2007, al fine di dimostrare l'affidabilità di un particolare metodo di caricamento del palladio, studiato da Vittorio Violante dell'ENEA. Nella pubblicazione viene dichiarato che tale metodo permette di avere un eccesso di produzione di calore piuttosto elevato, con una riproducibilità media del 70% (65% per gli esperimenti svolti presso l'ENEA di Frascati e 75% presso l'SRI a Menlo Park, USA.). Il lavoro viene pubblicato all'interno dell' ''8° International Workshop on Anomalies in Hydrogen / Deuterium Loaded Metals'' svoltosi a Catania dal 13 al 18 ottobre del 2007<ref>Qui di seguito è riportato l'elenco degli autori del lavoro:<BR>V. Violante, F. Sarto, E.Castagna di ENEA,Frascati, Italia<BR>M. McKubre, F. Tanzella dello SRI International. Menlo Park, California, USA.<BR>G.K. Hubler, D.L. Knies, K.S. Grabowski del Naval Research Laboratory Washington DC, USA<BR>T. Zilov dell'Energetics Technologies Inc., Omer, Israel,<BR>I. Dardik dell'Energetics LLC., New Jersey, USA.<BR>C. Sibilia del Dip. Energetica Univ. La Sapienza Rome, Italy.</ref>.
 
== Conferenze internazionali ==
 
=== ICCF (International Conference on Cold Fusion) ===
Dal [[1989]] ad oggi si sono tenute una serie di conferenze internazionali col titolo di ICCF (International Conference on Cold Fusion)<ref>http://www.iccf-14.org/ICCF_History.html<BR>Elenco delle ICCF svolte sino al 2008</ref>. Elenco delle conferenze svolte ed nelle quali non si è parlato soltanto di fusione fredda in senso stretto ma anche di nuove energie.
 
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# ICCF-14 [[Washington]]<ref>Il sito [http://www.iccf-14.org/ ICCF-14] riporta il programma del congresso.</ref><ref>Il sito [http://www.newenergytimes.com/Conf/2008/ICCMNS-14/ICCMNS-14-Recordings.htm www.newenergytimes.com] riporta una ricca serie di documenti e immagini riprese durante lo svolgimento del congresso.</ref>, 10-15 agosto 2008
 
== Note ==
{{references|2}}
 
== Bibliografia ==
*{{it}} Roberto Germano. ''Fusione fredda. Moderna storia d'inquisizione e d'alchimia''. Napoli, Bibliopolis (collana "Edizioni di filosofia e scienze"), 2000. ISBN 887088397388-7088-397-3.
*{{it}} Steven B. Krivit e Nadine Winocur. ''Rapporto sulla fusione fredda''. Los Angeles, New Energy Times, 2004. [http://www.newenergytimes.com/v2/library/2004/2004KrivitS-RapportoSullaFusioneFredda2004.pdf (testo in formato PDF)]
*{{it}} Sergio Martellucci; Angela Rosati; Francesco Scaramuzzi; Vittorio Violante. ''Fusione fredda. Storia della ricerca in Italia''. Roma, ENEA, 2008. ISBN 88-8286-162-7. [http://www.enea.it/produzione_scientifica/pdf_volumi/V2008_14_StoriaFusioneFredda.pdf (testo in formato PDF)]
Riga 282:
*{{en}} Antonella De Ninno; Antonio Frattolillo; Antonietta Rizzo. ''Experimental Evidence Of <sup>4</sup>He Production in Cold Fusion Experiment''. Roma, ENEA - Centro Ricerche Frascati, 2002. [http://www.overunity.it/ff_file/RT-ENEA_02_411.pdf (testo in formato PDF)]
*{{en}} Edmund Storms. ''A student’s guide to cold fusion''. LENR-CANR.org, 2003. [http://www.newenergytimes.com/v2/library/2003/2003StormsEStudentsGuide.pdf (testo in formato PDF)]
*{{en}} Edmund Storms. ''Science of Low Energy Nuclear Reaction. A Comprehensive Compilation of Evidence and Explanations''. Singapore, World Scientific, 2007. ISBN 9981-8127062270-0620-8.
*{{en}} Jean Paul Biberian. ''Experiments and Methods in Cold Fusion'', ''Journal Of Condensed Matter Nuclear Science'', 2007. [http://www.iscmns.org/CMNS/JCMNS-Vol1.pdf (testo in formato PDF)]
*{{en}} Brian D. Josephson. ''Pathological Disbelief, Lecture given at the Nobel Laureates''. Atti del congresso di Lindau 30 giugno 2004, pp. 26-29. [http://www.newenergytimes.com/v2/library/2004/2004JosephsonB-LindauLecture.pdf (testo dell'intervento in formato PDF)]
 
== Voci correlate ==
*[[Fusione nucleare]]
*[[Fusione catalizzata da muoni]]
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*[[Sonoluminescenza]]
 
== Collegamenti esterni ==
*{{it}}[http://www.cicap.org www.cicap.org/ Bollettino di informazione del CICAP]
*{{it}}[http://www.fisicaonweb.it/articoli/fusione_fredda00.htm Spiegazione della fusione nucleare fredda]
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[[sl:Hladna fuzija]]
[[sv:Kall fusion]]
[[tr:Soğuk füzyon]]
[[uk:Холодний синтез]]
[[zh:冷核聚变]]