Pargali Ibrahim Pascià: differenze tra le versioni
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[[Grecia|Greco]] di nascita, nato nella città di [[Parga]], venne venduto come schiavo, all'età di sei anni, per essere impiegato a lavorare nel futuro palazzo del sultano ottomano in costruzione a [[Manisa]] nell'ovest dell' [[Anatolia]]. Li fece amicizia con Solimano (figlio del sultano), che aveva la sua stessa età, e pian piano scalò i gradi della scala gerarchica nel palazzo, divenendo falconiere del sultano. Le sue promozioni furono così veloci che ad un certo punto chiese al sultano di non promuoverlo troppo spesso per evitare gelosie negli altri dipendenti. Impressionato dalla sua modestia, Solimano gli giurò che non sarebbe mai stato messo a morte durante il suo regno. Dopo essere stato nominato Gran Visir, continuò a ricevere molti regali dal sultano, ed il suo potere nell'[[Impero ottomano]] fu assoluto. Fra i molti titoli, era anche ufficiosamente noto come "il più bell'uomo dell'impero."
Anche se sposò la sorella di Solimano e divenne come tale, parente della dinastia ottomana (''
Il suo magnifico palazzo esiste ancora oggi ad [[Istanbul]] ed ospita il [[Museo di arte turca e islamica]]. Gli sono state attribuite origini [[slavi|slave]], [[Italia|italiane]] (più precisamente [[Genova|genovesi]]) o anche [[Albania|albanesi]] o [[ebrei|ebraiche]], in considerazione del fatto che conoscesse molte lingue, ma non legate ad alcun elemento concreto<ref> Joseph von Hammer, lo storico del XIX secolo ritenuta la massima autorità sulla storia dell'Impero ottomano, afferma che egli era greco. Tra l'altro molti di coloro che gli attibuiscono diverse nazionalità, sono concordi nel dire che la sua lingua madre fosse quella greca. Una fonte della [[Bilkent University]] (in [[lingua turca|turco]], con scritti anche in [[lingua inglese|inglese]]), trattante il profilo letterario di Ibrahim Pascià, fa menzione di attribuzioni di origini non greche di Ibrahim Pascià, confutando allo stesso modo tutte le notizie relative alle sue origini indiscutibili. [http://www.thesis.bilkent.edu.tr/0002528.pdf The literary life around Pargali Ibrahim Pasha by Esma Tezcan, Bilkent University]. İsmail Hâmi Danişmend, un'altro importante studioso della storia dell'Impero ottomano, non nasconde la sua antipatia per la personalità di Ibrahim Pascià, chiamandolo un "magnifico vagabondo" di origini oscure. Il sito web [[Albania|albanese]] in Tuchia [http://www.arnavutum.com] lo considera come uno di loro. </ref>. Vengono citati molti indizi che si riferiscono al periodo del suo potere, come il fatto che scelse di costruire il suo palazzo in vista di [[Atmeydanı]] (oggi piazza [[Sultanahmet]]) ad Istambul (il famoso [[ippodromo di Costantinopoli]] degli imperatori bizantini) di fronte ad [[Hagia Sophia]]), chiaramente indica che lui era greco. Costruì il suo palazzo secondo un disegno che è chiaramente difensivo (aveva concorrenti terribili), ed il suo palazzo è l'unica residenza costruita da qualcuno al di fuori della dinastia ottomana a meritare di essere definita palazzo.
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Sul fronte diplomatico nei suoi rapporti con la cristianità occidentale, Ibrahim riuscì a realizzare un successo completo. Ato dipingendosi come "il vero potere dietro all'impero ottomano", Ibrahim usò una varietà di tattiche per negoziare favorevolmente con i capi della nazioni cattoliche. I diplomatici della [[Repubblica di Venezia]] lo chiamarono "Ibrahim il Magnifico", donandogli lo stesso soprannome dato al suo sultano. Nel 1533, convinse [[Carlo V del Sacro Romano Impero]] a trasformare l'[[Ungheria]] in uno stato vassallo dell'Impero ottomano. Nel 1535, realizzò un trattato monumentale con [[Francesco I di Francia]] che concedeva accordi commerciali favorevoli all'interno dell'impero ottomano in cambio di una alleanza contro gli [[Asburgo]]. Questo accordo pose le basi per l'alleanza franco-ottomana che consentì l'unione delle flotte francese e ottomana a [[Nizza]] nel 1543, dove si radunò l'intera flotta ottomana per delle manovre congiunte con quella francese.
Un comandante di grado elevato dell'esercito ottomano, disse che Ibrahim decadde dalle grazie del sultano per una imprudenza da lui commessa durante una campagna contro l'[[Impero persiano]] [[Safavidi|Safavida]], quando egli si attribuì un titolo che comprendeva la parola ''sultano''. Questo incidente
Poichè Solimano aveva giurato di non mettere a morte
Solimano si pentì dell'esecuzione di Ibrahim ed il suo carattere cambiò in modo completo, al punto che divenne completamente avulso dalle attività di governo. I suoi rammarichi sono riflessi nei suoi poemi nei quali, anche dopo venti anni, tratta continuamente i temi dell'amicizia, dell'amore e della fiducia tra amici,
==Voci correlate==
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