Roberto Farinacci: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m Annullate le modifiche di 80.117.216.75 (discussione), riportata alla versione precedente di 84.226.70.140 |
|||
Riga 60:
===Il fascista non allineato===
La posizione [[contestazione|contestataria]] era talmente smaccata che anche la [[polizia]], in occasione dell'[[attentato]] a Mussolini a [[Bologna]], volle verificare che non vi fossero coinvolgimenti dei fascisti di Farinacci e quando qualche interrogato ne fece il nome, solo il personale intervento di Mussolini lo salvò da misure di sicurezza
Meno ancora piacque al regime l'evocazione giornalistica dello "[[scandalo]] Belloni" ([[1928]]): [[Ernesto Belloni]], [[podestà]] di [[Milano]], fu indicato come il pricipale attore di una sorta di [[Tangentopoli]] ambrosiana nella quale i vizi privati si mescolavano alle pubbliche [[malversazione|malversazioni]]. Insieme al notissimo [[federale]] [[Mario Giampaoli]], la cui vita di lussi e spese folli era ulteriormente impreziosita dalla passione per il [[gioco d'azzardo]], il Belloni aveva costruito una rete fittissima di rapporti "privilegiati" con industriali ed affaristi sino al punto di essersi garantito una maxi-[[tangente]] ritagliata da un colossale prestito erogato al comune di Milano (circa 30 milioni di dollari degli anni '20).
Lo scandalo esplose intorno ad un [[memoriale]] scritto da [[Carlo Maria Maggi (federale di Milano) |Carlo Maria Maggi]], precedente federale di Milano e protetto di Farinacci, che fu pubblicato sul giornale cremonese. La vicenda suscitò immediatamente un certo nervosismo da parte di Mussolini, che la seguiva attentamente, conscio della potenziale grave lesione all'immagine del nuovo stato fascista. Il Duce, è stato sostenuto, avrebbe premuto per [[insabbiamento|tacitare]] la vicenda, ma le pubblicazioni continuarono, in aperta polemica con i vertici romani.
Giampaoli, invece, avrebbe per tutta risposta commissionato l'omicidio di Farinacci, per un soldo di 2.000 lire; non tardò Farinacci a trovare documenti che provavano la manovra e con questi si presentò personalmente al Duce. La pubblicazione, però, aveva destato l'attenzione della [[magistratura]] che, probabilmente perché non era più possibile diversamente, aprì nel settembre [[1930]] un pubblico processo (che avrebbe confermato le accuse). Mussolini aveva destituito Giampaoli prima del processo, ma anche Maggi fu allontanato.
A Farinacci si chiusero le porte della politica "importante" per molti anni ed il suo giornale fu successivamente di tanto in tanto oggetto di "dispettose" [[censura|censure]], sequestri, ammonimenti. E forse - è stato detto - ebbe anche fortuna non avendo patito altre conseguenze (oltre all'[[emarginazione]]) quando attaccò [[Arnaldo Mussolini]], fratello del Duce, del quale insinuò senza prove che avesse ottenuto finanziamenti occulti per "il Popolo d'Italia".
|