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[[Immagine:PICT0065.JPG|thumb|250px|left|Il borgo di [[Arcola]]]]
 
La pace nel ritiro di campagna potè durare ben poco con l'esercito austro-russo che avanzava verso gli [[Appennini]]. Nel maggio del 1799 soldati francesi si erano acquartierati nella sua villa e Federici e famiglia preferirono tornare a Genova. Il [[5 luglio]] il Generale [[Sextius Alexandre François de Miollis|Miollis]] pose il suo quartier generale alla Spezia dove era in atto un generale sbandamento con molti cittadini, noti per le simpatie democratiche, che fuggivano dalla città così come i membri dell'amministrazione<ref>Ronco A., ''op.cit.'', pag.319.</ref>.

La situazione precipitò in poche settimane, il [[31 luglio]] Sarzana si arrese senza combattere e la popolazione subì atroci violenze<ref>Ronco A., ''op.cit.'', pag.318.</ref>. I soldati francesi alla Spezia decisero il [[2 agosto]] di abbandonare la città e chiusersi nel Forte di Santa Maria<ref>Il Forte di Santa Maria, costruito a partire dal [[1560]], sorgeva sul braccio a ponente del [[Golfo della Spezia]] sulla punta del [[Varignano]].

Venne distrutto dalla flotta anglo-napoletana nel marzo [[1814]].</ref> e contrassero un debito di 8000 lire con tre ricche famiglie locali per poter acquistare i viveri per la guarnigione<ref>Ronco A., ''op.cit.'', pag.319.</ref>. Tremila furono versati dal [[Marchese]] Grimaldo Oldoini<ref>Un avo di [[Virginia Oldoini]], meglio conosciuta come la [[Contessacontessa di Castiglione]].</ref>, altrettanti da Camilla Rapallini e duemila dai Federici.

Il giorno stesso i [[Dragone|dragoni]] austriaci entravano in città e abbattevano l'[[albero della libertà]], seguiti la sera dalle bande irregolari di sanfedisti capitanate da quell'Andrea Doria che Marco Federici aveva sconfitto due anni prima. Ne seguì una notte di terrore per gli abitanti, con i reazionari che si diedero al saccheggio più sfrenato<ref>Ronco A., ''op.cit.'', pag.320.</ref> partendo dalle case dei giacobini Isengard, Torretti, Montebruni e Torre.
 
Palazzo Federici fu ovviamente uno dei primi ad essere visitato e stesso destino toccò alla Villa della Croce. A capo dei saccheggiatori cinque preti<ref>Don Ottaviano Bacchini, Don Giobatta Franceschi, Don Giovanni Bruni, Don Giobatta Paita e Don Francesco Carabelli.</ref>, per la maggior parte venuti da Sarzana a vendicare Monsignor Maggioli. Nello scempio bruciarono gli antichi arazzi, fu svuotata la cantina e soprattutto andò persa per sempre l'amata biblioteca. Federici aveva salvato la vita sua e dei suoi famigliari, ma non potè salvare i suoi averi dalla vendetta reazionaria.