Angelo custode: differenze tra le versioni
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[[File:Cortona Guardian Angel 01.jpg|thumb|240px|Angelo custode, di [[Pietro da Cortona]], 1656.]]
==Storia del concetto di angelo custode==▼
La chiesa primitiva ereditò il concetto di "angelo" dal mondo ebraico e pagano, in cui l'esistenza di un anello intermedio fra Dio e l'uomo era garante della trascendenza divina e la presenza di una "corte" di angeli attorno a Dio era una necessaria conseguenza della sua maestà regale. Nello stesso ambiente precristiano era anche comune assegnare agli angeli il controllo dei fenomeni naturali (ad esempio nel [[Libro di Enoch]] il gelo, la neve e altri fenomeni) e in particolare identificare gli angeli con le stelle fisse e gli arcangeli con i sette astri mobili (cinque pianeti più il sole e la luna). ▼
Il culto degli angeli aveva spesso eccessi, contro i quali la chiesa lottò sin dall'inizio (cfr. [[San Paolo]] in {{passo biblico|Colossesi 2, 18}}). L'opera di riflessione dei padri della chiesa trovò un primo tentativo di sistematizzazione dell'[[angelologia]] nel [[De coelesti hierarchia]] dello [[Pseudo-Dionigi l'Areopagita]].▼
Fra i compiti degli angeli ben documentati nell'[[Antico Testamento]] vi era quello di guidare e proteggere l'uomo (ad esempio nel libro di [[Tobia]]. L'idea di uno spirito inviato dalla divinità a sorvegliare sugli esseri umani era già presente anche nella [[filosofia greca]] antica e nello stesso [[Platone]] nel suo [[Fedone]]. ▼
L'idea, però, che ogni singolo uomo fosse affidato a uno specifico angelo, benché esplicitamente accennata (ad esempio in
==La dottrina cattolica e ortodossa==
La credenza nell'affidamento di ogni uomo al suo angelo custode è in accordo con due principi generali:
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Tra i santi che più hanno evidenziato la loro relazione con il proprio angelo custode ricordiamo [[san Pietro]], [[san Tommaso d'Aquino]], [[san Francesco di Sales]], [[san Francesco d'Assisi]], [[santa Gemma Galgani]] e [[San Pio]].
▲==Storia del concetto di angelo custode==
▲La chiesa primitiva ereditò il concetto di "angelo" dal mondo ebraico e pagano, in cui l'esistenza di un anello intermedio fra Dio e l'uomo era garante della trascendenza divina e la presenza di una "corte" di angeli attorno a Dio era una necessaria conseguenza della sua maestà regale. Nello stesso ambiente precristiano era anche comune assegnare agli angeli il controllo dei fenomeni naturali (ad esempio nel [[Libro di Enoch]] il gelo, la neve e altri fenomeni) e in particolare identificare gli angeli con le stelle fisse e gli arcangeli con i sette astri mobili (cinque pianeti più il sole e la luna).
▲Il culto degli angeli aveva spesso eccessi, contro i quali la chiesa lottò sin dall'inizio (cfr. [[San Paolo]] in {{passo biblico|Colossesi 2, 18}}). L'opera di riflessione dei padri della chiesa trovò un primo tentativo di sistematizzazione dell'[[angelologia]] nel [[De coelesti hierarchia]] dello [[Pseudo-Dionigi l'Areopagita]].
▲Fra i compiti degli angeli ben documentati nell'[[Antico Testamento]] vi era quello di guidare e proteggere l'uomo (ad esempio nel libro di [[Tobia]]. L'idea di uno spirito inviato dalla divinità a sorvegliare sugli esseri umani era già presente anche nella [[filosofia greca]] antica e nello stesso [[Platone]] nel suo [[Fedone]].
▲L'idea, però, che ogni singolo uomo fosse affidato a uno specifico angelo, benché esplicitamente accennata (ad esempio in ...), era molto meno diffusa. Essa si impose solo gradualmente nel [[Cristianesimo]] primitivo e una delle prime esplicite affermazioni è dovuta a [[San Basilio di Cesarea]]: {{quote|Ogni fedele ha al proprio fianco un angelo come protettore e pastore per condurlo alla vita|Adversus Eunomium, 3, 1: pg 29, 656b}}
==Festa dei Santi Angeli Custodi==
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*Andrea Vittorelli, ''Trattato della custodia ch’hanno i Beati Angeli de gli uomini'', Venezia, appresso Mattio Valentini, 1610
*Francesco Albertini da Catanzaro, ''Trattato dell’Angelo Custode'', Roma, Bartolomeo Zannetti, 1612
*Giorgio Gozzelino, ''Angeli e demoni. L'invisibile creato e la vicenda umana'', San Paolo, Milano 2000 (in particolare pp. 205-206)
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