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Dal dopoguerra in poi, le condizioni dei cesenati migliorarono sempre di più e per fortuna l'infanzia abbandonata diminuiva.
Il Canonico allora decise di donare i beni di sua proprietà all'Opera che divenne, nel [[1964]], con Decreto del Presidente della Repubblica, '''Ente morale della Fondazione Istituto "Figli del Popolo"'''. La vecchia sede di subborgo Valzania (Porta Santi) fu venduta e fu costruita una grande nuova struttura in '''via Mulini''', su indicazione testamentarie del benefattore Cesare Martini. L'istituto invece di bambibi abbandonati cominciò ad ospitare adolescenti di famiglie problematiche. Fino a che si trasformò - come é ora - in '''"Fondazione Opera Don Baronio" per anziani soli e ammalati''': una struttura tra le più grandigrande e moderne in Romagnamoderna.
 
Don Baronio, come già detto, durante la vita, fu '''pastore della carità cristiana''', umile e tenace '''strumento della divina Provvidenza''', sempre pronto ad aiutare, in forme mutevoli il Prossimo sofferente. Dalle sue belle parole nei giornali che dirigeva, alle catechesi, al pane donato ai bisognosi (aveva vicino alla Cattedrale uno studiolo, nel quale riceveva i bisognosi per dare loro qualche aiuto economico), al conforto dato ai '''malati''', ai '''carcerati''' della Rocca Malatestiana, al ruolo di '''confessore ricco di misericordia'''. Riceveva e dava. Fondò anche '''un'associazione per l'adorazione notturna''' ([[1923]]), e nel [[1952]] - tornato con Padre Guglielmo Gattiani da una visita a [[Padre Pio da Pietrelcina]] - organizzò '''un gruppo di preghiera mensile''' presso le suore cappuccine.