Metilde Viscontini Dembowski: differenze tra le versioni

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A seguito della denuncia di Carlo de Castilla, fratello di Gaetano, Confalonieri fu arrestato il [[13 dicembre]] [[1821]] e fece i nomi dei complici, tra i quali figuravano Metilde e Stendhal, allora già rientrato in Francia. Metilde fu arrestata il [[24 dicembre]] [[1821]], la sua casa fu perquisita e vi furono trovate lettere di Giuseppe Vismara, allora rifugiato a [[Torino]], nella quali lei risultava tramite di spostamenti di denaro tra un fratello di Giuseppe Pecchio e lo stesso Vismara. Non avendo ammesso nulla, fu rilasciata il giorno dopo ed ebbe così tempo per accordarsi con il Pecchio per dare un'innocua giustificazione alle contestazioni degli inquirenti, che la interrogarono nuovamente il [[26 dicembre]] senza poter raggiungere prove sufficienti di un suo coinvolgimento nella congiura.
 
Metilde morì di [[Tabe dorsale|tabe]] nel [[1825]], a soli 35 anni<ref>http://www.literary.it/dati/literary/torcellan/la_dolorosa_storia_del_sovversiv.html</ref>, in casa della cugina Francesca Milesi, e fu sepolta nel cimitero di San Gregorio. Quando questo fu dismesso alla fine dell'Ottocento, i suoi resti andarono dispersi come quelli di altri illustri cittadini, [[Andrea Appiani]], [[Vincenzo Monti]], [[Carlo Porta]].
 
[[Alexandre Andryane]], anch'egli implicato nei processi del [[1821]] e imprigionato allo [[Spielberg]], la ricorda nei suoi ''Mémoires d'un prisonnier d'État'', pubblicati nel [[1837]]. Stendhal scrisse di lei che «ella disperava della società, quasi della natura umana, aveva come rinunciato a trovarvi ciò che era necessario al suo cuore». Come donna separata, avvertiva infatti la disapprovazione della società e non era infelice soltanto per questo: nelle sue ultime lettere alla granduchessa Julie si «mostra disperata per l'avvenire dei suoi figli, per l'Italia asservita, sognando l'esilio e il ritorno agli anni» trascorsi in Svizzera, come i meno infelici della sua vita.<ref>M. Crouzet, ''Stendhal'', cit., p. 384.</ref>