Emilio Franceschini: differenze tra le versioni

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||Ho desiderato di essere fatto strumento della Provvidenza|lingua=it}}
 
{{quote|Per poco non sono impazzito, e voi conoscete l’assioma: non bis in idem; è un assioma penale, e perciò è di vostra competenza». «Signore – riprese Villefort, – c’è un’altra cosa da temere, oltre la morte, la vecchiaia o la follia; c’è, per esempio, l’apoplessiaL’apoplessia, quel colpo di fulmine che vi colpisce senza distruggervi, ma dopo il quale tutto è finito. Siete ancora voi, e tuttavia non lo siete più; voi che eravate un angelo, come Ariele, non siete ormai altro che una massa inerte che, come Calibano, è una bestia; tutto questo nella lingua umana si chiama semplicemente, come vi dicevo, apoplessia. Venite, vi prego, a continuare questa conversazione a casa mia, signor conte, un giorno che avrete voglia di incontrare un avversario capace di comprendervi e avido di confutarvi, e vi mostrerò mio padre, il signor Noirtier di Villefort, uno dei più accesi giacobini della Rivoluzione francese, cioè la più brillante audacia messa al servizio della più vigorosa organizzazione; un uomo che forse non aveva visto, come voi, tutti i regni della terra, ma che aveva contribuito a rovesciarne uno dei più potenti; un uomo che, come voi, si credeva inviato, non da Dio ma dall’Essere supremo, non dalla Provvidenza ma dal Fato; ebbene, signore, la rottura di un vaso sanguigno in un lobo del cervello ha spezzato tutto questo, non in un giorno, non in un’ora, ma in un secondo. Il giorno prima il signor Noirtier, ex giacobino, ex senatore, ex carbonaro, che rideva della ghigliottina, rideva del cannone, rideva del pugnale, il signor Noirtier che giocava con le rivoluzioni, il signor Noirtier per il quale la Francia non era altro che una grande scacchiera dalla quale dovevano sparire pedine, torri, cavalli e regine per dare scacco matto al re, il signor Noirtier, così temibile, il giorno dopo era quel povero signor Noirtier, vecchio immobilizzato, sottoposto alla volontà dell’essere più debole della casa, cioè di sua nipote Valentine; un cadavere muto e freddo, che vive senza soffrire solo per dare il tempo alla materia di arrivare senza scosse alla sua completa decomposizione
||Vi è, per esempio, l'apoplessia, questo colpo di fulmine che vi colpisce senza distruggervi, ma dopo il quale però tutto è finito; siete sempre voi, e ciò nonostante non siete più voi. Venite, se vi piace continuare questa conversazione, venite in casa mia, signor conte, un giorno che abbiate volontà d'incontrarvi in un avversario capace di comprendervi ed avido di confutarvi e vi mostrerò mio padre, il signor Noirtier Villefort, un uomo che come voi, non aveva forse veduto tutti i regni della terra, ma aveva aiutato a rovesciarne uno dei più forti; un uomo che come voi si credeva inviato da Dio, dall'Essere supremo, dalla Provvidenza... Ebbene, singore, la rottua di un vaso sanguigno in un lobo del cervello ha rovinato tutto questo; non in un giorno, non in un'ora, ma in un secondo. Il giorno prima il signor Noirtier disprezzava tutto, il giorno dopo era quel povero Noirtier vecchio immobile, abbandonato alla volontà dell'essere più debole della casa, vale a dire sua nipote Valentina; infine cadavere muto e agghiacciato, che vive senza gioie, e spero, senza soffrire|lingua=it}}