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Per rappresentare in modo molto semplice quanto avviene nello Stretto si pensi che quando il Mar Tirreno presenta bassa marea al confine settentrionale dello Stretto, il contiguo Mar Ionio si trova in fase di alta marea ed il contrario avviene al successivo cambio di marea. Il dislivello che si viene a creare (fino a 27 cm) determina che periodicamente le acque dell’uno e dell’altro bacino si riversino in quello contiguo. Più in particolare, in fase di “corrente scendente” (Nord-Sud) le acque tirreniche più leggere scorrono sulle ioniche più pesanti fino a che l’intera parte centrale dello Stretto è riempita da queste acque fluenti verso Sud. All’opposto, con il predominio della “corrente montante” (Sud-Nord), acque ioniche più pesanti interesseranno il centro del bacino affondando sulle acque tirreniche più leggere che, in precedenza, occupavano lo Stretto per versarsi quindi nel Tirreno una volta oltrepassata la sella Ganzirri – Punta Pezzo dove si riscontra la minore profondità (80-120 m) e la minore ampiezza (circa 3,4 km) dello Stretto di Messina [B1].
[[Image:Messina Straits Defant currents model sections.JPG|left|thumb|Fig. X: Divisione dello Stretto di Messina in sezioni secondo Defant 1940]].
[[Image:Messina Straits Defant currents model sections.JPG|right|thumb|Fig. Y: Modello schematico (Sud-Nord) del movimento delle acque al variare delle correnti nello Stretto di Messina secondo Defant 1940]].
|right|thumb|Fig. Y: Modello schematico (Sud-Nord) del movimento delle acque al variare delle correnti nello Stretto di Messina secondo Defant 1940 ]].
 
La "pendenza" che si viene così a creare fra le contigue superfici marine è in media di 1,7 cm per chilometro di distanza, con un massimo in corrispondenza della linea ideale di congiunzione fra Ganzirri (Sicilia) e Punta Pezzo (Calabria).