Knowledge management: differenze tra le versioni

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{{F|scienza|novembre 2007}}
Non esiste un’unica e conclusiva definizione di '''knowledge management'''. In senso lato, il concetto può riferirsi alla preservazionegestione e alla condivisione della [[conoscenza]] ed è portato avanti fin dall’antichità con lo sviluppo di [[biblioteca|biblioteche]] e strumenti di comunicazione. NeiE' però nei tempi più recenti della [[rivoluzione digitale]], chiamiamoche knowledge management quel filonel’insieme di ricerca teoricastrategie e applicativa che sviluppa metodi per identificare, raccogliere, sviluppare, conservare e rendere accessibile la conoscenza delle persone che fanno parte di una organizzazione (o, al limite, di una comunità di pratica), assume la moderna connotazione e prende il nome di '''knowledge management''', o gestione della conoscenza organizzativa, avvalendosi in genere di strumenti dell’''[[information technology]]''.
Il knowledge management è diventato una vera e propria disciplina a partire dai primi anni ’90 del XX secolo, grazie in particolare all’apporto di Nonaka (1991), che ne è considerato l’iniziatore, e si caratterizza per affondare le sue radici in molti campi diversi, fra cui, in particolare, l’organizzazione aziendale, la sociologia, le scienze cognitive, l’archivistica e, operativamente, l’informatica.
 
Gli obiettivi per cui aziende o enti attuano strategie di knowledge management si collocano tipicamente nelle aree del miglioramento delle performance, acquisizione o mantenimento del vantaggio competitivo, agevolazione dell’innovazione e del miglioramento continuo. Un elemento caratteristico rispetto ad altri approcci è dato proprio dalla gestione della conoscenza come un “cespite” strategico e dall’incoraggiamento alla condivisione di conoscenza. Secondo alcuni il KM è una possibile risposta alle sfide poste alle aziende dalla globalizzazione, in virtù del fatto che, sebbene il capitale intellettuale sia stato un elemento assai rilevante per la redditività di molte imprese anche prima che si parlasse di knowledge management, la esasperazione della concorrenza ha reso meno importanti gli altri fattori competitivi, ed ha alimentato l’attenzione sulla disciplina che studia il fattore immateriale per eccellenza e che è virtualmente illimitato (chi cede conoscenza in realtà non se ne priva).
In un'[[azienda]], in particolare, lo sviluppo e mantenimento prodotto di un bene di consumo complesso ed altamente tecnologico (elettrodomestici, automobili,...) comporta la generazione di una gran quantità di [[informazione|informazioni]] fortemente correlate per descriverne attività e risultati conseguiti, progettare ed organizzare la produzione e la logistica, supportare la rete commerciale e di assistenza post vendita: indagini di mercato, requisiti utente, specifiche tecniche, pianificazione attività, progetto dei diversi sistemi e sotto sistemi meccanici, elettrici ed elettronici, vincoli legislativi, progetto ed allestimento degli impianti produttivi, organizzazione della logistica, report di sperimentazione e test, verbali di riunione,ecc.
 
In un'[[azienda]], in particolare, lo sviluppo e mantenimento prodotto di un bene di consumo complesso ed altamente tecnologico (elettrodomestici, automobili,...) comporta la generazione di una gran quantità di [[informazione|informazioni]] fortemente correlate per descriverne attività e risultati conseguiti, progettare ed organizzare la produzione e la logistica, supportare la rete commerciale e di assistenza post vendita: indagini di mercato, requisiti utente, specifiche tecniche, pianificazione attività, progetto dei diversi sistemi e sotto sistemi meccanici, elettrici ed elettronici, vincoli legislativi, progetto ed allestimento degli impianti produttivi, organizzazione della logistica, report di sperimentazione e test, verbali di riunione,ecc.
Tutti questi documenti insieme alle [[norma (scienze sociali)|norme]], ovvero la formalizzazione, sulla base dell’esperienza, di criteri guida nello svolgimento di specifiche attività (dalla pianificazione di un nuovo sviluppo ai criteri per la progettazione delle singole componenti), rappresentano la [[conoscenza]] aziendale che, debitamente conservata ed organizzata (Gestione della conoscenza o knowledge management in inglese), costituisce lo strumento più importante per migliorare l’efficacia e l’efficienza dei [[processo aziendale|processi]]. L’effettiva capitalizzazione dello sforzo profuso nella loro compilazione è assicurata solo se si garantisce il semplice e rapido reperimento delle informazioni d’interesse per, ad es.:
 
Tutti questi documenti insieme alle [[norma (scienze sociali)|norme]], ovvero la formalizzazione, sulla base dell’esperienza, di criteri guida nello svolgimento di specifiche attività (dalla pianificazione di un nuovo sviluppo ai criteri per la progettazione delle singole componenti), insieme alle competenze ed esperienze dei singoli, rappresentano la [[conoscenza]] aziendale che, debitamente conservata ed organizzata (Gestione della conoscenza o knowledge management in inglese), costituisce lo strumento più importante per migliorare l’efficacia e l’efficienza dei [[processo aziendale|processi]]. L’effettiva capitalizzazione dello sforzo profuso nella loro compilazione è assicurata solo se si garantisce il semplice e rapido reperimento delle informazioni d’interesse per,nella adoperatività ese in ciascuna delle decisioni che debbono quotidianamente essere assunte.:
* Recuperare le esperienze già fatte in occasione di un nuovo sviluppo
* Modificare/aggiornare prodotti preesistenti
* Analizzare eventuali malfunzionamenti
* Confrontare diverse opzioni progettuali
* Fidelizzare la clientela
* Valutare i fornitori
* Programmare campagne pubblicitarie.
 
== Le origini del KM ==
[[Immagine:Modello_Nonaka.jpg|350px|thumb|La Spirale della Conoscenza]]
Sebbene il tema della conoscenza affascini l’uomo da millenni, si può attribuire a Ikujiro Nonaka (1995), in virtù di un modello esplicativo tanto semplice quanto potente, il merito di aver iniziato la disciplina del knowledge management, contribuendo al passaggio del tema della gestione della conoscenza dalla fase di ricerca accademica a quella di concreta diffusione nelle prassi manageriali.
 
Il modello di trasformazione della conoscenza, attraverso passaggi di stato (di combinazione / conversione) da conoscenza tacita a conoscenza esplicita, rappresenta una teoria generale della creazione di conoscenza organizzativa, molto utilizzato anche da altri studiosi: la “spirale della conoscenza”. Il nome deriva proprio dal fatto che questi processi sociali provocano dei passaggi da tacita ad esplicita e viceversa, con andamento a spirale. Il modello prevede quattro modalità di conversione nell’interazione tra conoscenza tacita e conoscenza esplicita:
== KM First generation: la gestione dell'informazione ==
* Socializzazione (da conoscenza tacita a tacita, in persone diverse che interagiscono)
Nel [[1986]] [[Karl Wiig]], autore nel [[1993]] del libro ''Knowledge management foundations'', enuncia i principi del ''knowledge management'', termine da lui coniato. Molte aziende, soprattutto [[multinazionale|multinazionali]], mostrano un forte interesse verso questa teoria. L’obiettivo del ''knowledge management'', infatti, è pragmatico: migliorare l’efficienza dei gruppi collaborativi esplicitando e mettendo in comune la conoscenza che ogni membro ha maturato durante il suo percorso professionale. I primi investimenti si concentrano soprattutto sullo sviluppo dei mezzi per rendere veloce e semplice l’[[archiviazione]], la descrizione e la comunicazione di [[dati]] e [[informazioni]]. È una prima fase, la ''first generation'', che tende a ridurre il ''knowledge mangement'' alla sua componente strumentale, l’''information technology'', che è fondamentale ma non ne esaurisce le potenzialità.
* Esteriorizzazione o esternalizzazione (da conoscenza tacita a esplicita, tramite formalizzazione)
* Combinazione (da conoscenza esplicita a esplicita, tramite elaborazioni o semplici trasferimenti)
* Interiorizzazione (da conoscenza esplicita a tacita, tramite apprendimento e assimilazione)
 
== KM Second generation: laLa condivisione della conoscenza ==
Il ciclo della conoscenza non può fermarsi alla trasmissione di dati e informazioni perché il loro rapporto è gerarchico e può essere schematizzato con la forma di una piramide.
 
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Alla base ci sono i dati, materiale “grezzo” e abbondante dell’informazione. Su un gradino più alto c’è l’informazione, cioè dati selezionati e organizzati per essere comunicati. Poi la conoscenza, cioè informazione rielaborata e applicata alla pratica. Al vertice troviamo la saggezza, conoscenza distillata dall’intuizione e dall’esperienza.
 
La seconda fase delIl ''knowledge management'' si focalizza su come poter mettere a servizio di tutta l’azienda le conoscenze professionali specifiche di ogni membro. Questa logica spinge il ''knowledge management'' a diventare un sorta di “filosofia” della collaborazione e della condivisione negli ambienti di lavoro. Può incontrare una certa resistenza da parte di esperti gelosi dell’indispensabilità del proprio ruolo, spesso raggiunto dopo anni di [[esperienza]]. Questa visione riduce la conoscenza a una sorta di "bagaglio" personale che il proprietario può portare via quando lascia l'azienda, arrecando un danno economico. Invece, quello della conoscenza è un ciclo che può portare alla produzione di nuova conoscenza solo tramite la condivisione e l'elaborazione di informazioni.
 
=== Ciclo di trasmissione dell'informazione ===
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== Knowledge management system (Sistemi di gestione della conoscenza) ==
 
I Knowledge management system sono sistemi software che supportano le fasi del ciclo dell'informazione e la comunicazione all'interno di una [[comunità di pratica]] (ad esempio un'azienda) o di apprendimento (ad esempio una classe "virtuale") anche disperse nello spazio. Dovrebbero assistere le persone ad esplicitare la [[conoscenza tacita]] e, a favorirereperirla, laa creativitàcondividerla, supportando in particolare le seguenti funzioni:
 
* '''Cattura''' delle competenze collettive
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* '''Integrazione''' delle conoscenze frammentate
 
Il fatto che non esista una unica tecnologia software per la Gestione della Conoscenza, ma molteplici tipologie di soluzioni, architetture, approcci non è di per sé indice di scarsa maturità o efficacia, ma deriva direttamente dalla natura multiforme della disciplina e dalle diverse strategie attuate.Infatti le prime soluzioni proposte si limitavano a “pagine gialle aziendali” da intendere come elenchi di esperti e, soprattutto, dai sistemi di gestione documentale che potevano fungere da depositi centralizzati e ben governati della conoscenza esplicita a disposizione dell’organizzazione, presto integrati da sistemi di collaboration (su tutti è noto Lotus Notes per il successo raccolto inizialmente e il conseguente ruolo di ulteriore stimolo ricoperto). Oggi quelle componenti, opportunamente evolute, restano sostanzialmente presenti in qualunque soluzione proposta , ma sono spesso integrate da numerose altre, standard o sviluppate ad hoc. Alcuni autori hanno proposto un nucleo minimo basato su poche componenti indispensabili:
Attualmente non è disponibile una unica tecnologia software per la Gestione della Conoscenza, ma solo soluzioni parziali con sistemi quali:
* Un sistema di gestione documentale, o eventualmente un vero e proprio Enterprise Content Management System, dotato di sofisticate tecnologie di ricerca
* [[e-learning]] sistemi per l'apprendimento a distanza, e non necessariamente in simultanea, basati tipicamente su tecnologie web, con fruizione di video e corredati da software di collaboration
* Un sistema di collaborazione, integrato con la gestione documentale (a sua volta incorpora caratteristiche di unified communication, ma anche tradizionali modalità di revisione dei documenti che consentano il co-editing)
* [[Product Data Management]] (PDM) utilizzati nei dipartimenti di ingegneria e progettazione delle aziende manifatturiere per controllare il processo di sviluppo attraverso la gestione dei risultati prodotti (distinta base, controllo di versioni, ticket di modifica, dati [[CAD]]/[[Computer-aided manufacturing|CAM]]/[[Computer-aided engineering|CAE]], [[Workflow management|gestione del workflow]], specifiche, testing,…) al fine di centralizzare e potenziare la circolazione delle informazioni e abilitarne la tracciabilità.
* Un sistema di workflow, o sperabilmente un vero e proprio Business Process Management System
* [[Supply Chain Management]] (SCM) utilizzati per organizzare e riconfigurare dinamicamente la rete dei rifornimenti agli stabilimenti produttivi in funzione della localizzazione, disponibilità, capacità e tempi d’approvvigionamento dai singoli fornitori, della fluttuazione delle richieste del mercato, … per minimizzare i tempi d’inattività a causa di mancanza di materiale o i costi di gestione di un magazzino ([[just in time production]]).
* Un sistema di registrazione e localizzazione delle competenze individuali e collettive, magari integrato dalla rappresentazione della struttura organizzativa
* [[Customer Relationship Management]] (CRM) utilizzati dalle grandi aziende per raccogliere tutti i dati ritenuti necessari per capire la propria clientela e anticiparne i bisogni così da poter programmare adeguati interventi sulla gamma dei prodotti offerti, sulle capacità di produzione, sul marketing e sulle attività di supporto alla vendita.
Di volta in volta a queste componenti se ne possono aggiungere altre, rivolte a problemi più specifici. L’aspetto più interessante e promettente è quando tali integrazioni riescono a mostrare assieme, ad esempio quale risultato di una ricerca, dati strutturati (posti su database “tradizionali”), eventualmente elaborati per estrarne la conoscenza creabile, con dati non strutturati, cioè “annegati” all’interno di documenti o altri media digitali.
* [[Enterprise Resource Planning]] (ERP) utilizzati dalle aziende (in special modo quelle manifatturiere) per meglio gestire e pianificare la produzione, l’approvvigionamento, i magazzini, le relazioni con i fornitori e con i clienti, gli ordini.
* [[Computer Aided Software Engineering]] (CASE) utilizzati per la gestione del [[ciclo di vita del software|ciclo di vita di un prodotto software]] (specialmente della sua parte alta) attraverso l’utilizzo di formalismi grafici (ad es. [[UML]] per l’Object Oriented), integrati con tool per la gestione dei requisiti e del testing.
 
Ai quali occorre ancora aggiungere la miriade di sistemi informativi più o meno grandi, normalmente sviluppati ''ad hoc'' o ottenuti con forti personalizzazioni di sistemi commerciali, che risolvono specifiche problematiche proprie delle risorse umane, della gestione della documentazione, della registrazione dei risultati di sperimentazione o di utilizzo di particolari apparati, ecc.
 
Da quanto appena detto si può ben capire come la '''Conoscenza Aziendale''' risulti frammentata tra sistemi dissimili per tecnologie, linguaggi e piattaforme, oltre che poco accessibile e scarsamente integrata. In particolare, i problemi d’integrazione non sono addebitabili solo a difficoltà tecniche (sempre superabili con opportuni investimenti), ma anche, e soprattutto, all’adozione di modelli di rappresentazione dati specifici per i diversi domini: da record e relazioni dei sistemi anagrafici, tipici della gestione del personale, ai documenti classificati dei sistemi di document management, tipici dei PDM.
 
In particolar modo l’utilizzo del '''documento''' come unità minima elaborata appare particolarmente limitativo, soprattutto quando si ha a che fare con contenuti molto complessi e ricchi che richiederebbero, invece, una risoluzione più fine per semplificare il reperimento e la correlazione automatica delle informazioni. Questa situazione è particolarmente sentita soprattutto dove il progresso tecnologico induce lo sviluppo di apparati “intelligenti” (ovvero ricchi di contenuti e funzionalità).
 
Una risposta a questo problema è oggi offerta dalle tecnologie legate al [[Web semantico]] [http://www.w3.org/TR/webont-req/#usecase-designdoc].
 
 
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*Capitani P. (2002) ''[http://books.google.it/books?id=t84fJ3HoAbMC&dq=knowledge+management&source=gbs_navlinks_s Il knowledge management: strumento di orientamento e formazione per la scuola, l'università, la ricerca, il pubblico impiego, l'azienda]'', Milano, Angeli.
*Christensen P.H. (2003) ''[http://books.google.it/books?id=BxUU-23ESeUC&dq=knowledge+management&source=gbs_navlinks_s Knowledge management: perspectives and pitfalls]'', Copenhagen, Business School Press DK.
*{{Cite journal |ref=harv
|last=Davenport |first=Tom
| author-link=Thomas H. Davenport
|year=2008
|title=Enterprise 2.0: The New, New Knowledge Management?
|journal=Harvard Business Online, Feb. 19, 2008
|url=http://discussionleader.hbsp.com/davenport/2008/02/enterprise_20_the_new_new_know_1.html
}}
* Nonaka I. (1991) ''The Knowledge-Creating Company'' Harvard Business Review, Nov.-Dec. 96-104
*{{Cite book |ref=harv
| last=Nonaka | first=Ikujiro
| author-link=Ikujiro Nonaka
| last2=Takeuchi | first2=Hirotaka
| year=1995
| title=The knowledge creating company: how Japanese companies create the dynamics of innovation
| publisher=Oxford University Press |___location=New York
| page=284
| url=http://books.google.com/?id=B-qxrPaU1-MC |isbn=978-0-19-509269-1
}}
*{{Cite journal | doi=10.1287/orsc.1080.0412 |ref=harv
| last=Nonaka | first=Ikujiro
| authorlink=Ikujiro Nonaka
| last2=von Krogh | first2=Georg
| year=2009
| title=Tacit Knowledge and Knowledge Conversion: Controversy and Advancement in Organizational Knowledge Creation Theory
| journal=Organization Science
| volume=20 | issue=3 | pages=635–652
| url=http://zonecours.hec.ca/documents/H2010-1-2241390.S2-TacitKnowledgeandKnowledgeConversion-ControversyandAdvancementinOrganizationalKnowledgeCreation.pdf
}}
 
 
== Voci correlate ==