Knowledge management: differenze tra le versioni
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Il knowledge management è diventato una vera e propria disciplina a partire dai primi anni ’90 del XX secolo, grazie in particolare all’apporto di Nonaka (1991), che ne è considerato l’iniziatore, e si caratterizza per affondare le sue radici in molti campi diversi, fra cui, in particolare, l’organizzazione aziendale, la sociologia, le scienze cognitive, l’archivistica e, operativamente, l’informatica.
Gli obiettivi per cui aziende o enti attuano strategie di knowledge management si collocano tipicamente nelle aree del miglioramento delle performance, acquisizione o mantenimento del vantaggio competitivo, agevolazione dell’innovazione e del miglioramento continuo. Un elemento caratteristico rispetto ad altri approcci è dato proprio dalla gestione della conoscenza come un “cespite” strategico e dall’incoraggiamento alla condivisione di conoscenza. Secondo alcuni il KM è una possibile risposta alle sfide poste alle aziende dalla globalizzazione, in virtù del fatto che, sebbene il capitale intellettuale sia stato un elemento assai rilevante per la redditività di molte imprese anche prima che si parlasse di knowledge management, la esasperazione della concorrenza ha reso meno importanti gli altri fattori competitivi, ed ha alimentato l’attenzione sulla disciplina che studia il fattore immateriale per eccellenza e che è virtualmente illimitato (chi cede conoscenza in realtà non se ne priva).
In un'[[azienda]], in particolare, lo sviluppo e mantenimento prodotto di un bene di consumo complesso ed altamente tecnologico (elettrodomestici, automobili,...) comporta la generazione di una gran quantità di [[informazione|informazioni]] fortemente correlate per descriverne attività e risultati conseguiti, progettare ed organizzare la produzione e la logistica, supportare la rete commerciale e di assistenza post vendita: indagini di mercato, requisiti utente, specifiche tecniche, pianificazione attività, progetto dei diversi sistemi e sotto sistemi meccanici, elettrici ed elettronici, vincoli legislativi, progetto ed allestimento degli impianti produttivi, organizzazione della logistica, report di sperimentazione e test, verbali di riunione,ecc.▼
▲In un'[[azienda]], in particolare, lo sviluppo e mantenimento prodotto di un bene
Tutti questi documenti insieme alle [[norma (scienze sociali)|norme]], ovvero la formalizzazione, sulla base dell’esperienza, di criteri guida nello svolgimento di specifiche attività (dalla pianificazione di un nuovo sviluppo ai criteri per la progettazione delle singole componenti), rappresentano la [[conoscenza]] aziendale che, debitamente conservata ed organizzata (Gestione della conoscenza o knowledge management in inglese), costituisce lo strumento più importante per migliorare l’efficacia e l’efficienza dei [[processo aziendale|processi]]. L’effettiva capitalizzazione dello sforzo profuso nella loro compilazione è assicurata solo se si garantisce il semplice e rapido reperimento delle informazioni d’interesse per, ad es.:▼
▲Tutti questi documenti insieme alle [[norma (scienze sociali)|norme]], ovvero la formalizzazione, sulla base dell’esperienza, di criteri guida nello svolgimento di specifiche attività (dalla pianificazione di un nuovo sviluppo ai criteri per la progettazione delle singole componenti), insieme alle competenze ed esperienze dei singoli, rappresentano la [[conoscenza]] aziendale che, debitamente conservata ed organizzata
== Le origini del KM ==
[[Immagine:Modello_Nonaka.jpg|350px|thumb|La Spirale della Conoscenza]]
Sebbene il tema della conoscenza affascini l’uomo da millenni, si può attribuire a Ikujiro Nonaka (1995), in virtù di un modello esplicativo tanto semplice quanto potente, il merito di aver iniziato la disciplina del knowledge management, contribuendo al passaggio del tema della gestione della conoscenza dalla fase di ricerca accademica a quella di concreta diffusione nelle prassi manageriali.
Il modello di trasformazione della conoscenza, attraverso passaggi di stato (di combinazione / conversione) da conoscenza tacita a conoscenza esplicita, rappresenta una teoria generale della creazione di conoscenza organizzativa, molto utilizzato anche da altri studiosi: la “spirale della conoscenza”. Il nome deriva proprio dal fatto che questi processi sociali provocano dei passaggi da tacita ad esplicita e viceversa, con andamento a spirale. Il modello prevede quattro modalità di conversione nell’interazione tra conoscenza tacita e conoscenza esplicita:
* Socializzazione (da conoscenza tacita a tacita, in persone diverse che interagiscono)
* Esteriorizzazione o esternalizzazione (da conoscenza tacita a esplicita, tramite formalizzazione)
* Combinazione (da conoscenza esplicita a esplicita, tramite elaborazioni o semplici trasferimenti)
* Interiorizzazione (da conoscenza esplicita a tacita, tramite apprendimento e assimilazione)
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Il ciclo della conoscenza non può fermarsi alla trasmissione di dati e informazioni perché il loro rapporto è gerarchico e può essere schematizzato con la forma di una piramide.
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Alla base ci sono i dati, materiale “grezzo” e abbondante dell’informazione. Su un gradino più alto c’è l’informazione, cioè dati selezionati e organizzati per essere comunicati. Poi la conoscenza, cioè informazione rielaborata e applicata alla pratica. Al vertice troviamo la saggezza, conoscenza distillata dall’intuizione e dall’esperienza.
=== Ciclo di trasmissione dell'informazione ===
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== Knowledge management system (Sistemi di gestione della conoscenza) ==
I Knowledge management system sono sistemi software che supportano le fasi del ciclo dell'informazione e la comunicazione all'interno di una [[comunità di pratica]] (ad esempio un'azienda) o di apprendimento (ad esempio una classe "virtuale") anche disperse nello spazio. Dovrebbero assistere le persone ad esplicitare la [[conoscenza tacita]]
* '''Cattura''' delle competenze collettive
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* '''Integrazione''' delle conoscenze frammentate
Il fatto che non esista una unica tecnologia software per la Gestione della Conoscenza, ma molteplici tipologie di soluzioni, architetture, approcci non è di per sé indice di scarsa maturità o efficacia, ma deriva direttamente dalla natura multiforme della disciplina e dalle diverse strategie attuate.Infatti le prime soluzioni proposte si limitavano a “pagine gialle aziendali” da intendere come elenchi di esperti e, soprattutto, dai sistemi di gestione documentale che potevano fungere da depositi centralizzati e ben governati della conoscenza esplicita a disposizione dell’organizzazione, presto integrati da sistemi di collaboration (su tutti è noto Lotus Notes per il successo raccolto inizialmente e il conseguente ruolo di ulteriore stimolo ricoperto). Oggi quelle componenti, opportunamente evolute, restano sostanzialmente presenti in qualunque soluzione proposta , ma sono spesso integrate da numerose altre, standard o sviluppate ad hoc. Alcuni autori hanno proposto un nucleo minimo basato su poche componenti indispensabili:
* Un sistema di gestione documentale, o eventualmente un vero e proprio Enterprise Content Management System, dotato di sofisticate tecnologie di ricerca
* Un sistema di collaborazione, integrato con la gestione documentale (a sua volta incorpora caratteristiche di unified communication, ma anche tradizionali modalità di revisione dei documenti che consentano il co-editing)
* Un sistema di workflow, o sperabilmente un vero e proprio Business Process Management System
* Un sistema di registrazione e localizzazione delle competenze individuali e collettive, magari integrato dalla rappresentazione della struttura organizzativa
Di volta in volta a queste componenti se ne possono aggiungere altre, rivolte a problemi più specifici. L’aspetto più interessante e promettente è quando tali integrazioni riescono a mostrare assieme, ad esempio quale risultato di una ricerca, dati strutturati (posti su database “tradizionali”), eventualmente elaborati per estrarne la conoscenza creabile, con dati non strutturati, cioè “annegati” all’interno di documenti o altri media digitali.
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*Capitani P. (2002) ''[http://books.google.it/books?id=t84fJ3HoAbMC&dq=knowledge+management&source=gbs_navlinks_s Il knowledge management: strumento di orientamento e formazione per la scuola, l'università, la ricerca, il pubblico impiego, l'azienda]'', Milano, Angeli.
*Christensen P.H. (2003) ''[http://books.google.it/books?id=BxUU-23ESeUC&dq=knowledge+management&source=gbs_navlinks_s Knowledge management: perspectives and pitfalls]'', Copenhagen, Business School Press DK.
*{{Cite journal |ref=harv
|last=Davenport |first=Tom
| author-link=Thomas H. Davenport
|year=2008
|title=Enterprise 2.0: The New, New Knowledge Management?
|journal=Harvard Business Online, Feb. 19, 2008
|url=http://discussionleader.hbsp.com/davenport/2008/02/enterprise_20_the_new_new_know_1.html
}}
* Nonaka I. (1991) ''The Knowledge-Creating Company'' Harvard Business Review, Nov.-Dec. 96-104
*{{Cite book |ref=harv
| last=Nonaka | first=Ikujiro
| author-link=Ikujiro Nonaka
| last2=Takeuchi | first2=Hirotaka
| year=1995
| title=The knowledge creating company: how Japanese companies create the dynamics of innovation
| publisher=Oxford University Press |___location=New York
| page=284
| url=http://books.google.com/?id=B-qxrPaU1-MC |isbn=978-0-19-509269-1
}}
*{{Cite journal | doi=10.1287/orsc.1080.0412 |ref=harv
| last=Nonaka | first=Ikujiro
| authorlink=Ikujiro Nonaka
| last2=von Krogh | first2=Georg
| year=2009
| title=Tacit Knowledge and Knowledge Conversion: Controversy and Advancement in Organizational Knowledge Creation Theory
| journal=Organization Science
| volume=20 | issue=3 | pages=635–652
| url=http://zonecours.hec.ca/documents/H2010-1-2241390.S2-TacitKnowledgeandKnowledgeConversion-ControversyandAdvancementinOrganizationalKnowledgeCreation.pdf
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== Voci correlate ==
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