Discussione:Chakra: differenze tra le versioni

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Manusha (discussione | contributi)
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::Una definizione locale potrebbe essere: "I ''cakra'' sono punti particolari del corpo yogico che Kuṇḍalinī attraversa lungo il suo percorso verso Śiva." Un commento al riguardo, perché la cosa sia più comprensibile ai non addetti, potrebbe essere: "I ''cakra'' sono alterazioni dello stato della coscienza dell'individuo che pratica con successo quella disciplina spirituale nota come ''kuṇḍalinī yoga''."<br />--[[Utente:DonatoD|DonatoD]] ([[Discussioni utente:DonatoD|msg]]) 22:23, 26 ott 2012 (CEST)
:::Ciao. Mi trovi contrario. Sono definizioni che "non definiscono" ma aggiungono solo elementi che hanno bisogno di definizioni a loro volta. Inoltre è troppo restrittivo... i chakra sono una realtà anche per delle correnti spirituali che non prevedono per forza una salita di kundalini verso shiva, ma magari una discesa di shakti, o una salita verso Brahma o Vishnu, o verso una qualche moksha. Inoltre corpo yogico non vuol dire niente, sfido a trovare una fonte autorevole che possa parlare a nome di tutte le varie correnti che credono nei chakra e che parli di corpo yogico; non esiste una termine corrispondente neanche in sanscrito perché gli stessi yogi antichi non lo prevedevano. Inoltre i chakra non sono affatto alterazioni della coscienza: delle variazioni nella loro attività possono provocare alterazioni di coscienza ma essi non sono tali alterazioni.--[[Utente:Manusha|Manusha]] ([[Discussioni utente:Manusha|msg]]) 11:31, 27 ott 2012 (CEST)
 
::::Ah, ma le mie erano osservazioni diciamo personali, non proposte, assolutamente: era giusto per comunicare informalmente quello che io ho dedotto sull'argomento in base alle mie letture. Senz'altro molte scuole e dottrine e santoni vari si sono impossessati di questi concetti, e la cosa continua fino ai nostri giorni... quindi non mi meraviglierei affatto se per esempio ci fosse qualcuno che dice che Kuṇḍalinī viaggia verso il dio di Abramo (sto alludendo, se ben ricordo, ai "centri di preghiera" dell'esicasmo e alla supposta affinità dell'ultimo ''cakra'' con l'aureola della santità); che serve per smettere di fumare, eccetera... Questo per dire che in letteratura poi si trova di tutto, e occorre fare un discorso analitico per districarsene.
 
::::A ogni buon conto, se andiamo per esempio nella voce "Derivata", leggiamo:
::::"La derivata di una funzione <math>f</math> in un punto <math>x_0</math> è il valore del coefficiente angolare della retta tangente alla curva nel punto, ovvero la tangente trigonometrica dell'angolo formato dalla tangente in un punto della curva di equazione <math>y=f(x)</math> e l'asse delle ascisse."
::::Di questa si potrebbe dire quanto tu hai appena scritto: "Sono definizioni che "non definiscono" ma aggiungono solo elementi che hanno bisogno di definizioni a loro volta." È corretto?... Sì e no: se ci si muove in un certo ambito si usa la terminologia di quell'ambito, dandone ovviamente spiegazione, nella voce corrente o in altra.
 
::::Comunque, "corpo yogico" è espressione ben autorevole: la usa André Padoux; Gavin Flood ha scritto un testo dal titolo "Il corpo tantrico"; D.G. White parla di "corpo alchemico"; già Mircea Eliade parlava di "corpo sottile", eccetera. Il termine ''cakra'' già compare nel VI secolo con Vyasa, commentatore di Patañjali; ma è in ambito tantrico shivaita, assolutamente, che il corpo yogico, o tantrico che dir si voglia, prende definizione, più precisamente nel culto della dea Kubjka (XI secolo), con tutta la sua anatomia composta di ''cakra'', ''nāḍi'', eccetera.
 
::::Sull'argomento stati di coscienza infine, così Eliade:
{{quote|L'identificazione dei ''cakra'' coi plessi è divenuta corrente [...] Ma è sufficiente leggere attentamente i testi per rendersi conto che si tratta di esperienze transfisiologiche , che tutti questi "centri" rappresentano degli "stati yoga".| ''Lo Yoga. Immortalità e libertà'', BUR, 2010, p. 223}}
 
::::Tornando a bomba, volendo sistemare la voce occorre innanzitutto procedere con fonti autorevoli alla mano; questo non vuol dire che fonti meno autorevoli non possano avere spazio, ma il tutto va contestualizzato: secondo l'accademico X è così, secondo l'erudito Y è cosà, secondo lo studioso Z è invece così, eccetera. Va da sé che libercoli a uso e consumo di qualche santone locale non sono fonti, e nemmeno lo sono i testi di divulgazione, per quanto successo possano aver avuto nelle vendite; quale quelli indicati nella bibliografia: Valerio Sanfo, docente di neuropatia in odore di new-age; Omraam Mikhaël Aïvanhov, pedagogo bulgaro esperto di dottrine esoteriche: stiamo scherzando?
 
::::Occorre poi inquadrare il tutto in discorso di natura storica: in quale ambito sono nati i ''cakra''?... quali scuole ne hanno utilizzato i concetti, e in che modo?... Per esempio: i ''cakra'' non sono affatto sette, ma molti di più; in genere ci si riferisce ai principali, che poi possono essere sei o sette a secondo del testo; o anche 11, come nel ''Kaulajñānanirṇaya'': e anche questo va detto nella forma giusta: secondo il testo X sono sei; secondo il testo Y sono invece 7, eccetera...<br />Il discorso storico è importante anche per far capire in quale contesto i ''cakra'' hanno, o hanno avuto, il loro spazio autentico: perché se sono nati in ambito tantrico ''śaiva'', come realmente è, a quanto ne so, se ci sono scuole vishnaite che ne sono state influenzate cambiando le cose, questo va bene messo in evidenza. Similmente per il buddhismo.
 
::::Io mi muovo, per così dire, in ambito ''śaiva'', se e quando metterò mano a questa voce, o già adesso, ti sarei grato se contribuissi con ciò che sai. Grazie per l'opportunità, ciao.<br />--[[Utente:DonatoD|DonatoD]] ([[Discussioni utente:DonatoD|msg]]) 20:45, 27 ott 2012 (CEST)
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