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In seguito ad un lavoro di ricerca e di ricostruzione che lo portò a spostarsi frequentemente a Londra, Parigi e Vigo, fondò in Inghilterra, con un capitale di 5 milioni, una società anonima, la Sea Salvage Company Limited, che aveva per scopo il salvataggio delle navi e dei sottomarini affondati e il recupero dell'oro dal fondo della Baia di Vigo, riservandosi il ruolo di amministratore insieme a personaggi illustri del Regno Unito ed è chiamato a tenere conferenze con esponenti ai vertici della Marina Militare e Mercantile Britannica, del Lloyd e della Borsa.
Sea Salvage era il nome della nave attrezzata per i salvataggi in mare, nel marzo del 1912 si trovava nel sud della Gran Bretagna, a Portsmouth, impegnata nel recupero del sottomarino britannico A3, affondato
L'Ing. Iberti, nonostante il mare mosso e le raffiche di neve, diresse le operazioni di sollevamento con un apparecchio di sua invenzione installato sulla Sea Salvage. La missione non riuscì perché l'Ammiragliato dette ordine di sospendere i lavori dopo 12 giorni, benché egli si rifiutasse di sospenderli.<ref>[http://paperspast.natlib.govt.nz/cgi-bin/paperspast?a=d&cl=search&d=ODT19120410.2.90&srpos=2&e=-------10--1----2Carlo+Iberti-- Otago Daily Times, Issue 15424, 10 April 1912, Page 8]</ref>L'operazione di recupero e il dissidio sorto tra l'ingegnere italiano e l'Ammiragliato inglese fu un argomento di cui si occupò la stampa all'epoca<ref>[http://paperspast.natlib.govt.nz/cgi-bin/paperspast?a=d&cl=search&d=PBH19030130.2.35&srpos=3&e=-------10--1----0Carlo+Iberti-- Poverty Bay Herald, Volume XXX, Issue 9653, 30 January 1903, Page 3] </ref>
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