Egisto Perino: differenze tra le versioni

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Con l'entrata in [[seconda guerra mondiale|guerra]] dell'Italia, avvenuta il 10 giugno 1940, si trovò ad operare in seno allo Stato Maggiore della [[Regia Aeronautica]]. Poco prima della capitolazione della Francia, il 18 giugno fece parte della delegazione italiana che si recò a Monaco di Baviera a parlare con [[Adolf Hitler]] per esporre le richieste armistiziali che il governo italiano intendeva fare a quello francese.<ref name=R6p25>{{Cita|Rodogno2006|p. 25|Rodogno 2006|harv=s}}</ref>Tale delegazione era composta dal Ministro degli Esteri [[Galeazzo Ciano]], dal direttore generale per l'Europa e il Mediterraneo del Ministero degli affari esteri Gino Buti, dal vicecapo di Stato Maggiore del [[Regio Esercito]] generale [[Mario Roatta]], dal contrammiraglio [[Raffaele De Courte]], e da Perino.<ref name=R6p25/> Hitler non si dimostrò contrario alle richieste italiane, ma espose le proprie, che al ritorno della delegazione a Roma indussero Mussolini a chiedere espressamente a Hitler di moderarle, per non esasperare i francesi.<ref name=R6p26>{{Cita|Rodogno2006|p. 26|Rodogno 2006|harv=s}}</ref>
 
Poco tempo dopo fu mandato in ispezione in [[Africa settentrionale italiana|Africa settentrionale]], per valutare le forze aeree italiane presenti in quel settore.<ref nameS0p396name=S0p396>{{Cita|Segrè1990|p. 396|Segrè 1990|harv=s}}</ref>
Il 28 giugno<ref nameS0p393name=S0p393>{{Cita|Segrè1990|p. 393|Segrè 1990|harv=s}}</ref> assistette alla morte del Maresciallo dell'aria Italo Balbo, abbattuto dalla contraerea italiana sul cielo di [[Tobruk]]. Gli aere di Balbo e [[Felice Porro|Porro]], due trimotori [[Savoia-Marchetti S.M.79|Savoia-Marchetti S.79 Sparviero]], vennero scambiati per bombardieri inglesi,<ref>Quando i due aerei arrivarono sul cielo di Tobruk era appena terminata un'incursione effettuata da alcuni bombardieri [[Bristol Blenheim]] inglesi.</ref> e fatti segno dal fuoco contraereo italiano. Il velivolo di Balbo, ripetutamente colpito, precipitò al suolo<ref nameS0p396name=S0p396/> causando la morte di tutti i passeggeri,<ref>Oltre a Balbo si trattava del maggiore pilota Ottavio Frailich, del capitano motorista Gino Capannini, del maresciallo marconista Giuseppe Berti, del giornalista [[Nello Quilici]], del segretario federale di Tripoli e console della MVSN Enrico Caretti, Claudio Brunelli dell'Ente Turistico Alberghiero della Libia, del tenente Lino Balbo nipote del Maresciallo, e del tenente Francesco Florio, cognato di Balbo.</ref> mentre quello di Porro<ref>A bordo di esso si trovavano oltre al generale Porro, il generale Perino, il capitano pilota Leardi, il capo di stato maggiore del Comando Superiore Forze Armate Africa Settentrionale generale [[Giuseppe Tellera]], il capo ufficio operazioni del Comando Supremo tenente colonnello Rosario Sorrentino, e il capitano fotografo Goldoni. Quest'ultimo doveva imbarcarsi inizialmente sul velivolo di Balbo, ma fu sostituito da Caretti.</ref> riuscì ad atterrare in emergenza sull'aeroporto T.2.<ref nameS0p397name=S0p397>{{Cita|Segrè1990|p. 397|Segrè 1990|harv=s}}</ref>
 
Subito dopo la morte di Balbo fu incaricato dal Capo di Stato Maggiore della [[Regia aeronautica]], generale [[Francesco Pricolo]], di stendere una ampia e circostanziata relazione<ref>Probabilmente tale relazione venne richiesta da [[Benito Mussolini]], e un'altra fu preparata dal generale [[Giuseppe Tellera]] per il Capo di Stato Maggiore Generale, [[Maresciallo d'Italia]] [[Pietro Badoglio]].</ref> sull'incidente. Tale relazione venne scritta il 1° luglio dello stesso anno a [[Roma]], presso lo Stato Maggiore dell'Aeronautica, ma rimase segreta per volere dello stesso Mussolini.