Remain in Light: differenze tra le versioni
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La copertina fu concepita da Tina Weymouth e Chris Frantz con l'aiuto del ricercatore del [[Massachusetts Institute of Technology]] Walter Bender e il suo gruppo del Media Lab<ref name=bowman176/><ref name=kalman415>Tibor Kalman, Peter Hall, Michael Bierut, ''cit.'' p. 415.</ref>. Prendendo ispirazione da ''Melody Attack'', la copia creò un collage di aerei da guerra rossi in formazione militare sull'Hymalaya<ref name=bowman176/>. Gli aerei raffigurati sono [[Grumman Avenger]], in onore del padre della Weymouth, ex ammiraglio<ref name=bowman183/>. L'idea per il retro di copertina era di inserire semplicemente i ritratti dei quattro Talking Heads. La Weymouth frequentò spesso il MIT durante l'estate del 1980 e lavorò con Scott Fisher, un collega di Bender, alla realizzazione al computer delle idee. Il processo fu complesso perché la potenza dei computer negli anni ottanta era limitata: solo il [[mainframe]] richiese l'impiego di numerose stanze<ref name=bowman176>David Bowman, ''cit.'', p. 176.</ref>. La Weymouth e Fisher erano entrambi appassionati di maschere e usarono il concetto per sperimentare con i ritratti. I volti furono cancellati con blocchi di colore rosso, tranne che per gli occhi, i nasi e le bocche. La Weymouth pensò di sovrapporre il volto di Eno sui quattro ritratti per evocare il suo egocentrismo (il produttore aveva chiesto di essere raffigurato in copertina insieme ai quattro membri del gruppo), ma alla fine cambiò idea<ref name=bowman177>David Bowman, ''cit.'', p. 177.</ref>.
[[File:Remain in Light logo.jpg|thumb|left|La caratteristica grafica del nome della band così come appare in testa alla copertina.]]
Il resto dell'artwork e le note di copertina furono disegnate dal designer grafico Tibor Kalman e dalla sua compagnia M&Co<ref name=kalman415/><ref name=bowman177/>. Kalman era molto critico verso il formalismo e il design professionale nell'arte e nella pubblicità<ref name=bowman174>David Bowman, ''cit.'', p. 174.</ref>. Offrì gratuitamente il suo lavoro e discusse la possibilità di usare materiali anticonvenzionali come la carta smerigliata e il veltro per la busta dell'LP. La Weymouth, scettica all'idea di ingaggiare una compagnia di design, rifiutò le proposte di Kalman e preferì le immagini computerizzate fatte al MIT. La creazione del design fece notare alla band che il titolo ''Melody Attack'' era troppo frivolo per la musica prodotta; decisero quindi per ''Remain in Light''<ref name=bowman177/>. David Byrne ha dichiarato:
Tina Weymouth consigliò a Kalman di usare un carattere semplice, [[caratteri tipografici senza grazie|senza grazie]]. La M&Co. seguì le istruzioni ed ebbe l'idea di rovesciare le "A" in "Talking Heads". La Weymouth e Frantz decisero di usare l'acronimo "C/T" per l'artwork, mentre Bender e Fisher usarono le iniziali e nomi in codice perché il progetto non era ufficialmente legato al MIT<ref name=bowman178>David Bowman, ''cit.'', p. 178.</ref>. I crediti per la grafica sono: "HCL, JPT, DDD, WALTER GP, PAUL, C/T"<ref name=bowman183/>. La versione definitiva della copertina ha quindi uno dei primi artwork disegnati al computer nella storia della musica<ref name="NPR">''Rick Karr, [http://www.npr.org/templates/story/story.php?storyId=1072131 "Once in a Lifetime"], National Public Radio, 27 marzo 2000.</ref>. Lo psicanalista Michael A. Brog ha definito la copertina "un'immagine disarmante, che suggerisce sia la divisione sia la cancellazione dell'identità" e che introduce l'ascoltatore a uno dei temi ricorrenti dell'album, il "disturbo di identità". "L'immagine è in contrasto con il titolo, perché le immagini oscurate dei membri del gruppo non possono restare alla luce"<ref name=brog167/>.
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===Testi===
[[File:Dean 30-0124a.gif|alt=|thumb|upright|La deposizione di John Dean, coinvolto nello scandalo Watergate, fu una delle numerose ispirazioni per i testi dell'album.]]
''Remain in Light'' contiene otto canzoni che, secondo lo psicanalista Michael A. Brog, sarebbero basate sul principio della libera associazione, prive cioè del pensiero coerente rintracciabile nei testi scritti in [[flusso di coscienza]]. David Gans spiegò a Byrne come essere più libero con il contenuto dei testi, avvertendolo che
Come le altre canzoni, il brano d'apertura ''Born Under Punches (The Heat Goes On)'' trae ispirazione da
===Musica===
Byrne ha descritto l'album come un lavoro
Il primo lato contiene le canzoni più ritmate, con lunghi interludi strumentali: ''Born Under Punches (The Heat Goes On)'', ''Crosseyed and Painless'' e ''The Great Curve''<ref name=bowman170/>. Il lato B è composto da canzoni più introspettive, con sonorità che di brano in brano si fanno sempre più rarefatte<ref name=bowman178/>. ''Once in a Lifetime'' contiene una citazione da ''I Heard Her Call My Name'' dei [[Velvet Underground]]. La canzone era in origine intitolata ''Weird Guitar Riff Song'' per la sua particolare composizione<ref name=bowman172/>. Fu concepita come un singolo riff prima che il gruppo ne sovrapponesse un altro; Eno alternò otto battute di ciascun riff con le corrispondenti battute della controparte<ref name=bowman169/>. ''Houses in Motion'' include una lunga esibizione alla tromba e ai corni di Jon Hassell. ''Seen and Not Seen'' alterna un testo recitato da Byrne con un sottofondo ritmato a un ritornello più evocativo, mentre ''Listening Wind'' presenta elementi tipici della tradizione musicale araba. Il brano finale, ''The Overload'', fu il tentativo da parte dei Talking Heads di emulare il sound dei [[Joy Division]]. La canzone fu composta nonostante nessun membro della band avesse mai ascoltato nulla dei Joy Division: i musicisti si basarono piuttosto su come la musica del gruppo inglese era descritta nelle recensioni delle riviste musicali. Il brano è costituito da battiti tribali simil-[[industrial]] eseguiti principalmente da Harrison e Byrne<ref name=bowman178/>.
==Accoglienza ==
=== Giudizio della critica ===
L'album, dopo il suo rilascio, è stato acclamato ampiamente dalla critica musicale mondiale. Ken Tucker del magazine ''Rolling Stone'' ha lodato il suo tentativo coraggioso e coinvolgente di individuare un terreno comune, nei primi anni [[1980]], fra generi musicali spesso ostili e divergenti, concludendo che esso raccoglie musica spaventosa e divertente, che fa «ballare e pensare, pensare e ballare, ballare e pensare,''[[ad infinitum]]''».<ref>{{cita libro|url=http://www.rollingstone.com/music/artists/talking-heads/albumguide |titolo=Remain In Light by Talking Heads|autore=Tucker, Ken |giornale=Rolling Stone |data=dicembre 1980|issue=332|pages=55}}</ref> [[Robert Christgau]], scrivendo per ''[[The Village Voice]]'', lo ha descritto come l'opera «nella quale David Byrne è riuscito a conquistare la sua paura della musica in un' ottica visionaria [[Afrobeat|Afrofunk]], chiara, distaccata, quasi misticamente ottimistica».<ref name="christg">{{cita web|url=http://www.robertchristgau.com/get_artist.php?nome=talking+heads|titolo=Talking Heads: Consumer Guide Reviews|autore=Christgau, Robert|opera=[[The Village Voice]]|editore=[[Robert Christgau]]|consultato=25 giugno 2014}}</ref> Michael Kulp del ''[[The Daily Collegian]]'' ha affermato che ''Remain in Light'' non deve essere etichettato sotto il genere "rock classico" come i suoi tre predecessori,<ref name="DCPS">{{Cita news|titolo=Talking Heads: new mixture of pop styles|autore=Kulp, Michael|opera=[[The Daily Collegian]]|pagina=12|data=12 novembre 1980}}</ref> mentre [[John Rockwell]], in una sua recensione per il ''[[The New York Times]]'', è addirittura convinto che la band, con la pubblicazione di questo lavoro, può essere definitivamente annoverata fra i «gruppi più avventurieri dell'[[America]]».<ref name="NYT">{{Cita news |titolo=New Territory for The Talking Heads|autore=Rockwell, John|opera=[[The New York Times]]|pagina=D24|data=5 ottobre 1980}}</ref> A Sandy Robertson del ''[[Sounds]]'' è piaciuta sopratutto la natura innovativa e sperimentale dell'album,<ref name="smag">{{Cita news |titolo=Talking Heads: Remain In Light|autore=Robertson, Sandy|opera=[[Sounds]]|pagina=27|data=11 ottobre 1980}}</ref> così come alla ''[[Billboard]]'' che una volta disse: «Quasi ogni lp dei Talking Heads rilasciato negli ultimi quattro anni alla fine è rientrato nella lista di quelli preferiti dalla critica. ''Remain in Light'' non fa eccezione».<ref name="bill">{{Cita news |title=Top Album Picks: Talking Heads–Remain In Light|work=[[Billboard (magazine)|Billboard]]|page=66|date=October 18, 1980}}</ref>
William Ruhlmann di [[Allmusic]] ritiene che il disco rappresenti la definitiva transizione, appena accennata nel precedente ''[[Fear of Music]]'', del gruppo verso una musica più completa e matura: «I Talking Heads si sono connessi con un pubblico pronto a seguire la loro evoluzione musicale e l'album è stato così inventivo ed influente.»<ref name="AMG">{{Allmusic|class=album|id=r19634|tab=|etichetta=Remain in Light – Talking Heads |first=William |last=Ruhlmann |consultato=25 giugno 2014}}</ref> Nel [[1995]] Eric Weisbard, giornalista della branca della rivista ''[[Spin (rivista)|Spin]]'' ''[[Spin (rivista)|Spin]] Alternative Record Guide'', ha elogiato lo sforzo della produzione di Eno, che ha permesso di dare sfogo a tutti gli eccessivi stanziamenti della musica africana nei pezzi del quartetto<ref name="spin">{{cita libro|autore= Weisbard, Eric|titolo= Spin Alternative Record Guide|editore= [[Vintage Books]]|pagina=394|anno= 1995|isbn= 0-679-75574-8}}</ref> Nel [[2004]], Barry Walsh della[[Slant Magazine|Slant]] ha aggettivato i suoi risultati come «semplicemente magici», dopo che riuscì a trasformare il rock della band in un' entità più globale in termini di portata musicale e lirica.<ref name="SM">{{cita web |url=http://www.slantmagazine.com/music/music_review.asp?ID=523|titolo=Talking Heads: Remain In Light|autore=Walsh, Barry|editore=[[Slant Magazine|Slant]]|data=6 novembre 2004|consultato= 25 giugno 2014}}</ref> Infine, nel [[2008]], Sean Fennessey di ''[[Vibe (magazine)|Vibe]]'', alla fine di un suo commento sull'album, scrisse: «I Talking Heads hanno portato i poliritmi africani a New York City e hanno fatto il viaggio di ritorno con un elegante e alieno [[post-punk]] nella valigia.»<ref name="vibe">{{Cita news |titolo=Talking Heads: Remain In Light|autore=Fennessey, Sean|opera=[[Vibe (magazine)|Vibe]]|pagina=104|data=settembre 2008}}</ref>
===Riconoscimenti===
''Remain in Light'' è stato nominato il miglior album degli anni ottanta dalla ''Sounds'', davanti a ''[[The Absolute Game]]'' degli [[The Skids]], e dal ''[[Melody Maker]]'',<ref>{{Cita news |titolo=The Best of 1980|autore=''Sounds'' staff|opera=[[Sounds (magazine)|Sounds]]|pagina=31|data=13 dicembre 1980}}</ref><ref>{{Cita news |titolo=1980 Melody Maker Albums|autore=''Melody Maker'' staff|opera=[[Melody Maker]]|formato=sezione estraibile|data=13 dicembre 1980}}</ref> mentre il ''The New York Times'' lo ha incluso nella sua rosa delle dieci migliori registrazioni di quell'anno.<ref>{{Cita news |titolo=The Pop Life: The 10 best of the albums issued in 1980|autore=Palmer, Robert|opera=[[The New York Times]]|pagina=C19|data=19 dicembre 1980}}</ref> Ma figura fra i primi posti anche in molte altre classifiche, come quella di Robert Christgau, che lo pone al secondo posto, dietro a ''[[London Calling]]'' dei [[The Clash]],<ref>{{cita web |url=http://www.robertchristgau.com/xg/pnj/deans80.php|titolo=Pazz & Jop 1980: Dean's List|autore=Christgau, Robert|opera=[[The Village Voice]]|editore=[[Robert Christgau]]|consultato=25 giugno 2014}}</ref> oppure quella della ''[[NME]]'', nella quale si trova alla sesta posizione.<ref>{{Cita news |titolo=Best Albums of 1980|autore=''NME'' staff|opera=[[NME]]|formato=sezione estraibile|data=134 dicembre 1980}}</ref> Inoltre occupa il podio (al numero 3, preceduto da ''[[The River (Bruce Springsteen)|The River]]'' di [[Bruce Springsteen]] e ''London Calling'' dei Clash) della lista di [[Pazz & Jop]], filiale di ''The Village Voice'', che ha aggregato i giudizi di più di un centinaio di recensioni.<ref>{{cita web|url=http://www.robertchristgau.com/xg/pnj/pjres80.php|titolo=The 1980 Pazz & Jop Critics Poll|opera=[[The Village Voice]]|editore=[[Robert Christgau]]|consultato=25 giugno 2014}}</ref>
{{citazione
|Allora si sono riuniti in uno studio di Nassau con Brian Eno e hanno creato un album senza precedenti... Sia audacemente sperimentale che orecchiabile, ''Remain in Light'' potrebbe essere il momento definitivo dei Talking Heads.
|[[Ryan Schreiber]], Nella recensione del 2002 per Pitchfork Media
|So they congregated in a Nassau studio with Brian Eno and created a record without precedent ... Both daringly experimental and pop-accessible, ''Remain in Light'' may be the Talking Heads' defining moment
|lingua=en
}}
Nel [[1989]], la ''Rolling Stone'' ha ritenuto ''Remain in Light'' il quarto miglior album di tutta la decade e il centoventiseiesimo di tutti i tempi.<ref>{{cita libro|autore=Irwin, Jim|tiolo=The Mojo Collection: The Greatest Albums of All Time|anno=2001 |editore=[[Canongate Books]]|isbn=1-84195-067-X |pagina=507}}</ref><ref name="RSLIST">{{Cits news |titolo=The 500 Greatest Albums of All Time|autore=''Rolling Stone'' staff|opera=[[Rolling Stone]]|pagina=126|data=12 novembre 2003}}</ref> Nel [[1993]], è stato posizionato all'undicesimo posto della classifica della ''NME'' dei 50 migliori dischi degli anni ottanta,<ref>{{Cita news |titolo=The 50 Greatest Albums Of The '80s|autore=''NME'' staff|opera=[[NME]]|pagina=19|data=25 settembre 1993}}</ref> e al sessantottesimo di quella delle migliori registrazioni della storia.<ref>{{Cita news |titolo=Greatest Albums Of All Time|autore=''NME'' staff|opera=[[NME]]|pagina=29|data=2 ottobre 1993}}</ref> Nel [[1997]], ''[[The Guardian]]'', raccolti tutti i pareri e le opinioni di ogni critico di fama, artista e [[DJ]] del mondo, ha deciso di metterlo alla postazione numero 43 della lista "100 Best Albums Ever".<ref>{{Cita news |titolo=100 Best Albums Ever|autore=[[The Guardian]]|pagina=''Features''|data=19 settembre 1997}}</ref> Nel [[1999]], venne incluso dalla [[Vibe (rivista)|''Vibe'']] nella centuria dei migliori album del ventesimo secolo.<ref>{{Cita news |titolo=100 Essential Albums of the 20th Century|autore=''Vibe'' staff|opera=[[Vibe (rivista)|Vibe]]|pagina=162|data=dicembre 1999}}</ref> Nel [[2002]], [[Pitchfork Media]] lo collocò al secondo posto, dietro a ''[[Daydream Nation]]'' dei [[Sonic Youth]], nella sua "Top 100" delle più belle opere musicali degli ottanta.<ref name=pitch>{{cita web |url=http://pitchfork.com/features/staff-lists/5882-top-100-albums-of-the-1980s/10/ |autore=Pitchfork staff|titolo=Top 100 Albums of the 1980s|editore=[[Pitchfork Media]]|data=20 novembre 2002|consultato=25 giugno 2014}}</ref> Un anno dopo la [[VH1]] lo posizionò al numero 88 della sua personale classifica dei migliori album di tutti i tempi<ref>{{cita libro|editor=Hoye, Jacob|titolo=VH1: 100 Greatest Albums|anno=2003 |editore=[[Simon & Schuster]]|isbn=0-7434-4876-6 |pagina=194}}</ref> e la ''Slant'' in quelle dei 50 dischi pop più importanti e dei migliori lavori degli anni ottanta (nel [[2012]] al sesto posto).<ref>{{cita web|url=http://www.slantmagazine.com/music/features/vitalpop.asp|autore=Slant staff|titolo=Vitalpop!|editore=[[Slant Magazine|Slant]]|anno=2003|consultato=15 settembre 2009}}</ref><ref>{{cita web |url=http://www.slantmagazine.com/music/feature/best-albums-of-the-1980s/308/page_10 |titolo=Best Albums of the 1980s |autore=Slant staff |editore=[[Slant Magazine|Slant]] |data= 5 marzo 2012 |accessdate=January 25, 2013 }}</ref> Infine nel [[2006]], il magazine ''[[Q magazine|Q]]'' lo collocò alla postazione numero 27 della classifica "40 Best Albums of the 80s".<ref>{{Cite news |title=40 Best Albums of the 80s|author=''Q'' staff|work=[[Q magazine|Q]]|date=August 2006}}</ref>
== Tracce ==
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