Remain in Light: differenze tra le versioni

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{{Recensioni album
| recensione1 = Ondarock
| giudizio1 = Pietra miliare<ref name=Ondarock>[http://www.ondarock.it/pietremiliari/talkingheads_remain.htm] su Ondarock.</ref>
| recensione2 = [[Allmusic]]
| giudizio2 = {{giudizio|5|5}}<ref name=Allmusic>[http://www.allmusic.com/album/remain-in-light-mw0000192118 Scheda dell'album] su Allmusic.</ref>
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'''''Remain in Light''''' è il quarto album in studio dei [[Talking Heads]], pubblicato l'8 ottobre [[1980]] dalla Sire Records. Fu registrato in varie località delle Bahamas e degli Stati Uniti tra il luglio e l'agosto 1980 e prodotto da [[Brian Eno]], da tempo collaboratore del gruppo. L'album raggiunse la diciannovesima posizione della classifica Billboard 200 negli Stati Uniti e la ventunesima della UK Albums Chart. Furono distribuiti due singoli, ''Once in a Lifetime'' e ''Houses in Motion'', e il promo ''Crosseyed and Painless''. Venne certificato [[disco d'oro]] negli Stati Uniti e in Canada nel corso degli [[anni 1980|anni ottanta]].
 
I Talking Heads desideravano realizzare un album in grado di smentire l'idea che il ''frontman'' e paroliere [[David Byrne (musicista)|David Byrne]] fosse l'unico membro creativo del gruppo e lavorasse con una semplice band di supporto. Decisero di sperimentare con la poliritmia africana e insieme a Eno registrarono le tracce strumentali come una serie di ripetizioni e ''loop'', un'idea innovativa per l'epoca. Numerosi musicisti addizionali collaborarono con il gruppo lungo tutta la fase di registrazione. La stesura dei testi rallentò il completamento dell'album, ma fu conclusa quando Byrne trovò ispirazione dalla cultura africana. La copertina fu realizzata con l'aiuto della M&Co, la compagnia di design e ingegneria informatica del [[Massachusetts Institute of Technology]]. Completato l'album, i Talking Heads estesero la formazione a nove membri per i concerti promozionali. ''Remain in Light'' fu ben accolto dalla critica, che lodò la fusione coerente di diversi generi e la sperimentazione sonora. Nel [[2006]] è stato rimasterizzato e ridistribuito con l'aggiunta di quattro tracce bonus.
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Byrne ha descritto l'album come un lavoro «spirituale», «gioioso ed estatico, eppure è serio»; ha fatto notare che, alla fine, c'era «meno africanismo in ''Remain in Light'' di quanto intendavamo [...] ma le idee africane erano molto più importanti da ottenere dei ritmi specifici»<ref name=paredes38/>. Secondo Eno il disco fonde in maniera unica il [[funk]] con il [[punk rock]] o la [[new wave (musica)|new wave]]<ref name=TGINT/>. Nessuna delle composizioni contiene cambi di accordo, basandosi piuttosto sull'uso di diversi [[armonia|armonici]] e [[note]]<ref name=bowman171/>. Riff intricati e strati sovrapposti di bassi e percussioni sono usati frequentemente in tutto l'album<ref name=bowman169/>.
 
Il primo lato contiene le canzoni più ritmate, con lunghi interludi strumentali: ''Born Under Punches (The Heat Goes On)'', ''Crosseyed and Painless'' e ''The Great Curve''<ref name=bowman170/>. Il lato B è composto da canzoni più introspettive, con sonorità che di brano in brano si fanno sempre più rarefatte<ref name=bowman178/>. ''Once in a Lifetime'' contiene una citazione da ''I Heard Her Call My Name'' dei [[Velvet Underground]]. La canzone era in origine intitolata ''Weird Guitar Riff Song'' per la sua particolare composizione<ref name=bowman172/>. Fu concepita come un singolo riff prima che il gruppo ne sovrapponesse un altro; Eno alternò otto battute di ciascun riff con le corrispondenti battute della controparte<ref name=bowman169/>. ''Houses in Motion'' include una lunga esibizione alla tromba e ai corni di Jon Hassell. ''Seen and Not Seen'' alterna un testo recitato da Byrne con un sottofondo ritmato a un ritornello più evocativo, mentre ''Listening Wind'' presenta elementi tipici della tradizione musicale araba. Il brano finale, ''The Overload'', fu il tentativo da parte dei Talking Heads di emulare il sound dei [[Joy Division]]. La canzone fu composta nonostante nessun membro della band avesse mai ascoltato nulla dei Joy Division: i musicisti si basarono piuttosto su come la musica del gruppo inglese era descritta nelle recensioni delle riviste musicali. Il brano è costituito da battiti tribali simil-[[industrial]] eseguiti principalmente da Harrison e Byrne<ref name=bowman178/>.
==Accoglienza ==
 
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|lingua=en
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Nel [[1989]], la ''Rolling Stone'' ha ritenuto ''Remain in Light'' il quarto miglior album di tutta la decade e il centoventiseiesimo di tutti i tempi.<ref>{{cita libro|autore=Irwin, Jim|tiolo=The Mojo Collection: The Greatest Albums of All Time|anno=2001 |editore=[[Canongate Books]]|isbn=1-84195-067-X |p=507}}</ref><ref name="RSLIST">{{Cits news |titolo=The 500 Greatest Albums of All Time|autore=''Rolling Stone'' staff|opera=[[Rolling Stone]]|p=126|data=12 novembre 2003}}</ref> Nel [[1993]], è stato posizionato all'undicesimo posto della classifica della ''NME'' dei 50 migliori dischi degli anni ottanta,<ref>{{Cita news |titolo=The 50 Greatest Albums Of The '80s|autore=''NME'' staff|opera=[[NME]]|p=19|data=25 settembre 1993}}</ref> e al sessantottesimo di quella delle migliori registrazioni della storia.<ref>{{Cita news |titolo=Greatest Albums Of All Time|autore=''NME'' staff|opera=[[NME]]|p=29|data=2 ottobre 1993}}</ref> Nel [[1997]], ''[[The Guardian]]'', raccolti tutti i pareri e le opinioni di ogni critico di fama, artista e [[DJ]] del mondo, ha deciso di metterlo alla postazione numero 43 della lista "100&nbsp;Best Albums Ever".<ref>{{Cita news |titolo=100 Best Albums Ever|autore=[[The Guardian]]|p=''Features''|data=19 settembre 1997}}</ref> Nel [[1999]], venne incluso dalla [[Vibe (rivista)|''Vibe'']] nella centuria dei migliori album del ventesimo secolo.<ref>{{Cita news |titolo=100 Essential Albums of the 20th Century|autore=''Vibe'' staff|opera=[[Vibe (rivista)|Vibe]]|p=162|data=dicembre 1999}}</ref> Nel [[2002]], [[Pitchfork Media]] lo collocò al secondo posto, dietro a ''[[Daydream Nation]]'' dei [[Sonic Youth]], nella sua "Top 100" delle più belle opere musicali degli ottanta.<ref name=pitch>{{cita web |url=http://pitchfork.com/features/staff-lists/5882-top-100-albums-of-the-1980s/10/ |autore=Pitchfork staff|titolo=Top 100 Albums of the 1980s|editore=[[Pitchfork Media]]|data=20 novembre 2002|accesso=25 giugno 2014}}</ref> Un anno dopo la [[VH1]] lo posizionò al numero 88 della sua personale classifica dei migliori album di tutti i tempi<ref>{{cita libro|editore=Hoye, Jacob|titolo=VH1: 100 Greatest Albums|anno=2003 |editore=[[Simon & Schuster]]|isbn=0-7434-4876-6 |p=194}}</ref> e la ''Slant'' in quelle dei 50 dischi pop più importanti e dei migliori lavori degli anni ottanta (nel [[2012]] al sesto posto).<ref>{{cita web|url=http://www.slantmagazine.com/music/features/vitalpop.asp|autore=Slant staff|titolo=Vitalpop!|editore=[[Slant Magazine|Slant]]|anno=2003|accesso=15 settembre 2009}}</ref><ref>{{cita web |url=http://www.slantmagazine.com/music/feature/best-albums-of-the-1980s/308/page_10 |titolo=Best Albums of the 1980s |autore=Slant staff |editore=[[Slant Magazine|Slant]] |data= 5 marzo 2012 |accesso=25 gennaio 2013 }}</ref> Infine nel [[2006]], il magazine ''[[Q magazine|Q]]'' lo collocò alla postazione numero 27 della classifica "40 Best Albums of the 80s".<ref>{{Cita news|titolo=40 Best Albums of the 80s|autore=''Q'' staff|editore=[[Q magazine|Q]]|data=agosto 2006}}</ref>
== Tracce ==
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