Scipio Slataper: differenze tra le versioni

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Di ascendenze italiane e [[Boemia|boeme]], come egli stesso lasciò scritto nella sua opera principale ''[[Il mio Carso]]''<ref>Fulvio Tomizza sottolinea le origini boeme dello scrittore che lo collocano fra gli autori triestini dotati di una propria inconfondibile specificità. Cfr. [[Fulvio Tomizza]], ''Destino di frontiera'', Marietti, Genova, 1992, pag. 41, citato da Afrodita Carmen Cionchin dell'Università degli Studi di Padova in [http://www.geocities.com/marin_serban/cionchin2004.html]</ref>, si trasferì a [[Firenze]] per studiare. Qui si laureò in Lettere, con una tesi su [[Henrik Ibsen|Ibsen]]. Tornato a Trieste, nel settembre 1913 sposò Gigetta Carniel da cui ebbe un figlio cui fu dato il medesimo nome di Scipio e che, arruolato nella [[Brigata alpina "Julia"|Divisione Julia]], rimase disperso in Russia durante la [[Ritirata di Russia|ritirata (1942-1943)]].
 
Pur essendo stato inizialmente molto critico nei confronti delle tesi [[irredentismo|irredentiste]], allo scoppio della [[prima guerra mondiale]] si arruolò volontario, come molti altri triestini, nel [[Regio Esercito|Regio esercito italiano]] raggiungendo il grado di [[sottotenente]] nel [[1º Reggimento "Granatieri di Sardegna"|1º Reggimento]] dei [[Brigata meccanizzata "Granatieri di Sardegna"|"Granatieri di Sardegna"]] e morì al fronte combattendo sul [[Battaglia del Podgora|monte Podgora]] (toponimo sloveno della località ''Piedimonte del Calvario'', ora nel comune di [[Gorizia]])<ref>{{cita web|url=http://www.itinerarigrandeguerra.it/Tomba-Di-Scipio-Slataper-Monte-Calvario-Gorizia|titolo=Tomba di Scipio Slataper|sito=Itinerari della Grande Guerra|accesso=13 luglio 2014}}</ref>. Per il suo sacrificio gli fu concessa la [[medaglia d'argento al valor militare]] <ref>{{cita web|url=http://www.ilterritorio.ccm.it/index_.php|titolo=Da Vivante a Timeus : ideologie e identità a confronto nel tramonto di un'epoca, Fabio Todero |fonte=Il territorio, semestrale di storia, memoria, cultura, fotografia, ambiente, n. 10, novembre 1998}}</ref>
 
==Lo scrittore==
Entrato in contatto negli anni universitari con i giovani letterati italiani che ruotavano attorno alla rivista ''[[La Voce (rivista)|La Voce]]'' fondata da [[Giuseppe Prezzolini]], vi collaborò assiduamente, pubblicando numerosi articoli.
E le ''[[Lettere triestine]]'' sono una serie di articoli pubblicati su [[La Voce (rivista)|La Voce]] nel 1909. In questi scritti, molto critici e che molto fecero discutere, Slataper analizza la situazione culturale della Trieste dell'epoca, che ai suoi occhi si presentava senza «tradizioni di coltura». La borghesia che governava la città giuliana, poiché politicamente si trovava sotto l'impero asburgico, basava la propria "italianità" oltre che su elementi etnici, soprattutto su motivazioni di stampo culturale. L'accusa venne dunque percepita come grave e venne rifiutata con sdegno dalla classe dirigente triestina, che vide in Slataper un traditore della causa dell'italianità di Trieste.
 
''[[Il mio Carso]]'' pubblicato nella Libreria della Voce nel [[1912]], è la sua opera più importante, l'unico romanzo della sua breve carriera, interrotta prematuramente dalla guerra. È un'autobiografia spirituale di tono accesamente lirico, che attesta il cammino compiuto dallo scrittore dall'esaltazione dell'io alla crisi provocata in lui dal dolore per il suicidio dell'amata Anna Pulitzer, che lo spinge a intuire la necessità di una legge morale più profonda per la sua vita. Nel [[1921]] fu tradotto in francese da [[Benjamin Crémieux]]. <ref>riedito nel 2011 [[Mursia]] ISBN 9788842547341</ref>
 
Va sicuramente menzionata la tesi di laurea di Slataper su [[Ibsen]], scritta nel 1912 e che fu da lui successivamente rimaneggiata per darla alle stampe. Uscì postuma nel [[1916]]. Questo studio si configura come un'analisi di tutto l'itinerario della vita e della produzione dello scrittore norvegese. Pur rifacendosi a critici di area austriaca e tedesca (un esempio evidente e confessato è quello dell'opera del [[Otto Weininger|Weininger]], che è alla base dell'interpretazione slataperiana del [[Peer Gynt]]), Slataper riesce a proporre tesi originali e innovative che rendono a tutt'oggi il suo studio una tappa fondamentale per chi vuole occuparsi di Ibsen.
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==Riconoscimenti==
Per onorare la memoria dell'[[irredentista]] intellettuale triestino gli sono state intitolate:
* alcune caserme a [[Sacile]]<ref>{{cita web|url=http://www.angetitalia.it/Sede%207%C2%B0%20Trasm.htm|titolo=ANGET, Associazione nazionale genieri e trasmettiroti d'Italia. La sede del 7°º reggimento trasmettitori}}</ref>., [[Roma]], [[Muggia]];
* un istituto scolastico a [[Gorizia]] ed uno a [[Trieste]];
* diverse strade, fra le quali a: [[Roma]], [[Torino]], [[Milano]], [[Trieste]], [[Firenze]] e [[Pisa]];