Genji monogatari: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica |
m →Contesto letterario: wlink fix |
||
Riga 27:
[[File:ch42_nioumiya.jpg|thumb|Illustrazione del capitolo 42, – 匂宮 ''Niō no Miya'' ("Il principe profumato"). Attribuita a [[Tosa Mitsuoki]] ([[1617]]–[[1691]]).]]
Poiché fu scritto per venire incontro al gusto delle dame di corte del [[Giappone]] dell'XI secolo, l'opera presenta delle asperità per il lettore moderno. Per prima cosa, la lingua di Murasaki, il [[Lingua giapponese tardoantica|giapponese]] parlato a corte nel
Un altro aspetto del linguaggio è l'importanza che riveste l'uso della [[poesia]] nella conversazione. Modificare o rielaborare un classico a seconda della situazione del momento era un comportamento codificato nella vita di corte del tempo, e spesso serviva a comunicare attraverso sottili allusioni. Le poesie nel ''Genji'' sono spesso dei [[waka]]. La gran parte di essi era ben conosciuta dal lettore di riferimento, perciò ne vengono citati solamente i primi versi, ed il lettore è invitato a completarli da solo, proprio come oggi potremmo dire "tanto va la gatta al lardo..." e lasciare sottinteso il resto del proverbio ("...che ci lascia lo zampino").
Come la stragrande maggioranza delle opere letterarie
Proprio per questo al di là del lessico relativo alla politica ed al [[buddhismo]], il ''Genji'' contiene poche parole prese in prestito dal [[lingua cinese|cinese]]. Ciò conferisce alla lettura un ritmo più scorrevole ed uniforme, tuttavia crea anche dei problemi di interpretazione, poiché in giapponese sono numerosissime le parole [[Omofonia (linguistica)|omofone]] il cui significato è generalmente chiarito dai sinogrammi, perciò per il lettore moderno spesso il contesto è insufficiente per scegliere il significato giusto.
[[Murasaki Shikibu]] non fu né la prima né l'ultima autrice del periodo
== Struttura dell'opera ==
|