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A Vienna Tacconi seguì - fra gli altri - le lezioni del [[Wilhelm Meyer-Lübke|Meyer-Lübke]] e del [[Milan Rešetar|Rešetar]], perfezionando nel contempo la sua conoscenza del [[lingua serbo-croata|serbo-croato]], del [[lingua tedesca|tedesco]] e del [[lingua francese|francese]], che parlava e leggeva correntemente. Tacconi era altresì versato nel greco, nel latino, nello spagnolo, nell'inglese e nel russo.
Il suo primo incarico fu quello di docente di italiano e di filosofia al ginnasio di [[Ragusa (Croazia)|Ragusa]] (1912-1918), passando in seguito a Spalato. Nel biennio 1918-1920 - nel pieno delle trattative per la definizione dei confini fra il [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]] e il neonato [[Regno dei Serbi, Croati e Sloveni]] (RSCS) - Tacconi s'adoperò in ogni modo per assicurare Spalato all'Italia. A seguito del [[Trattato di Rapallo (1920)]], la sua città natale entrò a far parte del RSCS: agli italiani di Dalmazia fu concesso di optare per la cittadinanza italiana senza aver l'obbligo di trasferire la propria residenza, ma gli impiegati pubblici - divenuti stranieri in patria - perdettero il lavoro: Tacconi si trasferì di conseguenza al ginnasio di Zara, come docente di lingua francese.
A partire dalla fine del 1922, Tacconi iniziò il suo lungo periodo di direzione de «La Rivista Dalmatica», che in brevissimo tempo divenne la principale pubblicazione dedicata ad ogni aspetto culturale, artistico e storico della regione, con un chiaro indirizzo [[irredentismo italiano|irredentista]].
Piegata in pochi giorni la Jugoslavia a seguito dell'[[invasione della Jugoslavia|invasione]] da parte delle [[potenze dell'Asse]], Tacconi accettò la carica di commissario straordinario del governo italiano per il distretto di Spalato: fu insediato il 21 aprile 1941, alla presenza del commissario civile per la Dalmazia [[Athos Bartolucci]], del generale [[Francesco Zingales]] (comandante del Corpo d'Armata celere che aveva occupato la Dalmazia), del senatore [[Antonio Tacconi]] (fratello di Ildebrando), del consigliere nazionale Nicolò Luxardo (zaratino), del presidente della provincia di Zara Antonio Arneri, del podestà di Zara Giovanni Salghetti e del rappresentante del [[Partito Nazionale Fascista|PNF]] Gianfelice. Pochi giorni dopo, Antonio Tacconi venne nominato commissario civile del comune di Spalato<ref>La cronaca di quei giorni convulsi in {{cita|Nardi 1941|pp. 57-65}}</ref>: pur ritenendo l'annessione all'Italia della Dalmazia come l'inverarsi degli antichi ideali degli [[partito autonomista|autonomisti dalmati]], creando un'impropria connessione fra questi ultimi e l'imperialismo fascista<ref>Sulla critica di tale assunto si veda {{cita|Monzali 2007|pp. 311 ss.}}.</ref>, Ildebrando Tacconi condusse il suo incarico con equilibrio<ref>{{cita|Tacconi 1994|Terza di copertina.}}</ref>.▼
▲Piegata in pochi giorni la Jugoslavia a seguito dell'[[invasione della Jugoslavia|invasione]] da parte delle [[potenze dell'Asse]], Tacconi accettò la carica di commissario straordinario del governo italiano per il distretto di Spalato: fu insediato il 21 aprile 1941, alla presenza del commissario civile per la Dalmazia [[Athos Bartolucci]], del generale [[Francesco Zingales]] (comandante del Corpo d'Armata celere che aveva occupato la Dalmazia), del senatore [[Antonio Tacconi]] (fratello di Ildebrando), del consigliere nazionale Nicolò Luxardo (zaratino), del presidente della provincia di Zara Antonio Arneri, del podestà di Zara Giovanni Salghetti e del rappresentante del [[Partito Nazionale Fascista|PNF]] Gianfelice. Pochi giorni dopo, Antonio Tacconi venne nominato commissario civile del comune di Spalato<ref>La cronaca di quei giorni convulsi in {{cita|Nardi 1941|pp. 57-65}}</ref>: pur ritenendo l'annessione all'Italia della Dalmazia come l'inverarsi degli antichi ideali degli [[partito autonomista|autonomisti dalmati]], creando un'impropria connessione fra questi ultimi e l'imperialismo fascista<ref>Sulla critica di tale assunto si veda {{cita|Monzali 2007|pp. 311 ss.}}.</ref>, Ildebrando Tacconi condusse il suo incarico con equilibrio<ref>{{cita|Tacconi 1994|Terza di copertina.}}</ref>, terminato il quale si spostò nuovamente a Zara, ove divenne preside dell'Istituto Tecnico Commerciale «[[Francesco Rismondo]]».
Rifugiatosi a Venezia per sfuggire ai [[bombardamenti di Zara|bombardamenti alleati su Zara]], tornò a rischio della vita nella capitale della Dalmazia per effettuare le consegne della Cassa e dei documenti dell'Istituto, definitivamente spostandosi a Venezia prima dell'ingresso delle truppe jugoslave in città (31 ottobre 1944). A Venezia continuò la sua carriera scolastica come preside: prima all'Istituto Magistrale «[[Nicolò Tommaseo]]» e infine all'Istituto Tecnico Commerciale «[[Paolo Sarpi]]», andando in pensione nel 1958.
Ildebrando Tacconi morì a Venezia il 30 aprile 1973.
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