Inoltre i primi dubbi sollevati nell'agosto del 1963 dal leader socialdemocratico [[Giuseppe Saragat]] vengono rilanciati dalla stampa di destra legata a gruppi industriali - quali l'[[Edison]] - che avevano perso il monopolio della produzione di energia elettrica a seguito della nazionalizzazione e della creazione dell'[[Enel]] di cui Ippolito era stato un fervente promotore. Si parla anche di un clima intimidatorio verso i testimoni della difesa.
==Un giudizio sul caso Ippolito (e sulla politica nuclerare italiana)==
"Storicamente grave è il fatto che la crisi del C.N.E.N.CNEN sia stata identificata con uno ''scandalo Ippolito''. [...] Niente palazzi con ori e gemme, niente piscine con cigni e pesciolini rossi, niente case di piacere animate da compiacenti ''segretarie''. [...] Non in ciò stava lo sperpero, ma nel fatto che dentro ai capannoni si nascondevano circuiti perfetti, che servivano a sostenere progetti di ricerca insensati, o circuiti imperfetti, dal funzionamento incerto e zoppicante. [...] Da chi fu causato lo scivolone di Ippolito? Mi è stato riferito che Ippolito, non appena iniziata la sua attivitànelattività nel consiglio di amministrazione dell'ENEL, fu incaricato, quale membro più giovane, di stendere i verbali delle sedute settimanali del consiglio. Ma in questi verbali, alquanto ponderosi, apparivano lievemente distorte -un aggettivo qua, una virgola spostata, un'omissione - quelle che i consiglieri credevano fossero state le loro originali dichiarazioni. Costoro si sarebbero perciò dovuti piegare ad un'opera di restauro, ardua quanto il rifecimento di un testo mutilo di Plauto. << Abbiamo quindi deciso di farlo fuori>>. [...] Personalmente ho il sospetto - ma solo il sospetto - che contro Ippolito si siano sovrapposte due iniziative: una più palese, facente capo al gruppo di senatori democristiani, ed una più occulta, che passando casualmente attraverso Saragat, Preti e Togni, mirava a scalzare Ippolito dall'ENEL. [...] Ma è sgradevole che la demolizione del mito sia avvenuta non sulla base di una serena discussione tecnico-scientifica - che avrebbe dato allo stesso Ippolito migliori possibilità di difesa - ma in seguito ad un uragano scatenatosi, pur sussistendo ampi motivi per una contestazione scientifica, al di fuori del mondo dei ricercatori e sulla loro testa. [...] Sfortunatamente Ippolito non era un <<satrapo ladro>>. E l'Italia, condannandolo come tale, lo trattò poi <<da satrapo onesto>>. E lo scandalo del CNEN non era uno scandalo: era il sintomo di un male infinitamente peggiore. Era l'impreparazione di tutta una nazione, messa per un istante crudelmente a nudo, e subito nascosta per paura della verità". Da Mario SILVESTRI, ''Il costo della menzogna. Italia nucleare 1945-1968'', Einaudi, Torino 1968, pp. 330-359.
==Dopo la Grazia==
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