Plotino: differenze tra le versioni

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All'atto della nascita l'anima perderebbe coscienza di questo contatto e l'intera vita del filosofo è un ritorno alla bellezza originaria. Platone nell'"Anima" affermava che l'uomo non cercherebbe con tanta energia una cosa della cui esistenza non è nemmeno certo; al contrario la forza con cui cerca la bellezza originaria è conseguenza del fatto che l'ha vista e il suo crescere nella conoscenza è un ricordare sempre più quel momento prima di incarnarsi in cui conosceva tutto, avendo la verità davanti a sé.
 
Plotino commenta la dottrina della reminiscenza platonica, rilevando che l'anima incarnata "ha voglia di appartenersi", ed ha voltato le spalle all'Uno che è ancora ad attenderla; nello stesso tempo e'è grave; in lei una parte trascendente, quella che ha visto l'Uno ed era prima del corpo, che spinge a cercarlo e vuole tornarvi.
 
Ci sono nell'uomo due opposte forze che confliggono, senza corrispondere chiaramente a due parti-funzioni della nostra anima distinte e contrapposte. La felicità coincide con la realizzazione della propria essenza che è qualcosa di eterno, ingenerata e imperitura, con sede in quello che per Platone è l'iperuranio o mondo delle idee e per Plotino è, più in dettaglio, l'Uno che non è solo il mondo e l'identità delle idee (dove ogni idea è tutte le altre, come per Platone), ma è anche un io e più ancora il Demiurgo platonico che le pone nell'essere, uscendo fuori di sé.