Utente:Luppyo/Sandbox2: differenze tra le versioni

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L’ordine preciso ai partigiani fu: ogni distaccamento agisca in modo autonomo, si salvi l’equipaggiamento, si eviti il combattimento in paese per non compromettere i civili e gli innocenti, ci si sposti sulle alture di Col Palazzo con disposizione a raggiera. In mezzo ad un inferno di fuoco d’armi automatiche pesanti e leggere, i partigiani poterono guadagnare le posizioni prestabilite. Lo sbaglio di calcolo di una colonna nazi-fascista, quella che veniva da Ardesio, fu la salvezza dei partigiani. In Valzurio però i nazi-fascisti non trovarono che civili e bottino da catturare a quelle povere famiglie che, con immense fatiche e sacrifici, avevano raccolto un po’ di roba e di animali. Qui ferirono anche una povera ragazza.
 
Tutto quanto era asportabile lo portarono via, malmenando il Parroco di Valzurio, percuotendolo duramente, e sfogando la loro rabbia nel saccheggiare, devastare e infine distruggere col fuoco l’intera frazione. <ref>Don Giovanni Bonanomi in: Gabriele Carrara, ''Villa d’Ogna nel vortice della resistenza: diario del partigiano Carmelo'', 1987, pp. 52-53.</ref>}}
 
Don Giovanni Bonanomi in: Gabriele Carrara, Villa d’Ogna nel vortice della resistenza: diario del partigiano Carmelo, 1987, pp. 52-53
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== Le fucilazioni del 14 luglio 1944 ==
Nel pomeriggio del 14 luglio [[1944]], dopo perquisizioni, saccheggi e requisizioni, uno dei militari della [[R.S.I.]], guardando con il cannocchiale, notò del movimento nei pressi della "stalla Casale": era il [[partigiano]] Carmelo Baronchelli, 34 anni, ex [[21ª Divisione fanteria "Granatieri di Sardegna"|granatiere di Sardegna]], reduce dal servizio militare.
Carmelo stava scendendo dalla montagna in direzione del paese per assicurarsi che il suo curato, don Bonanomi, non fosse stato toccato dalle perquisizioni fasciste. Colto di sorpresa, cercò di nascondere le bombe a mano che teneva con sé, ma, dopo essere stato perquisito e disarmato, venne fucilato. Prima di morire riuscì a mettersi al collo la corona del Rosario e ad urlare a gran voce: “Viva l’Italia, viva la mia Italia”.<ref>Informazioni raccolte da alcune testimonianze di cittadini di Villa d’Ogna presenti all'epoca dei fatti. </ref>
 
 
 
Carmelo Baronchelli fu la prima, ma non ultima, vittima di quel tragico giorno. Infatti il gruppo di militari, riunitisi al ponte di [[Villa d'Ogna]], uccisero altre due persone: Luigi Pezzoli, contadino di 58 anni e Guerino Donda, giovane di [[Ardesio]] di 26 anni che passava di lì diretto a casa. Vennero entrambi catturati e trascinati presso il ponte per poi essere gettati nel canale adiacente e barbaramente uccisi.
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Tuttavia, in quella stessa frazione, si erano nascosti altri due [[partigiani]]: Vincenzo Caccia, di 24 anni e Giovanni Carissimi, di 27 anni. Entrambi erano sfuggiti alla deportazione in Germania, si erano aggregati ai partigiani ed erano da poco sposati.
I due cercarono di sfuggire alle perquisizioni in corso, tentando di saltare sul tetto di casa. Ma i perquisitori li videro e li uccisero fra le grida delle loro spose e dei loro genitori.
 
==Note==
<references/>
 
== Bibliografia ==